Alexander Berzin: La recitazione dei mantra

Il Monte Kailash ed il Mantra

Ci sono molti modi di recitare i mantra. Uno è vocale e uno è mentale. Questo soggetto si trova come elenco delle modalità in cui si recitano i mantra. Ci sono anche altri modi di pronunciarli, visualizzandone le lettere e recitandoli mentalmente in quel modo, o immaginando che siano le lettere stesse a emettere il suono. C’è una lunga lista di vari modi in cui poter lavorare con i mantra. Se esaminiamo la questione in modo più approfondito, però, ci rendiamo conto che ciò che desideriamo è poter allenare il nostro corpo, la nostra parola e la nostra mente e non soltanto la mente, o solo la coppia di corpo e mente. La parola ha a che fare con la comunicazione, quindi è davvero molto importante. Se vogliamo aiutare gli altri, insegnare agli altri, ecc., dobbiamo comunicare; in quanto esseri umani, usiamo quindi il linguaggio.

E così, a un primo livello, lavorare a voce alta con i mantra trasforma quantomeno la parola in qualcosa di positivo, perché integriamo tre aspetti: manteniamo il corpo in una certa posizione, immaginando di essere una certa divinità; recitiamo un mantra; teniamo a mente la compassione, la chiarezza della mente, o qualunque rappresentazione si dia. Questo è dunque un modo di integrare i tre: corpo, parola e mente. Continue reading »

Lama Yesce: Il metodo yoga di Maitreya – Le pratiche preliminari

Lama Yesce: Prendere rifugio non significa solo recitare delle parole – ci deve essere qualcosa nella vostra esperienza che vi porta a sentire che questo è il modo di agire per sfuggire alla sofferenza...

Lama Yesce: Prendere rifugio non significa solo recitare delle parole – ci deve essere qualcosa nella vostra esperienza che vi porta a sentire che questo è il modo di agire per sfuggire alla sofferenza…

Le meditazioni preliminari per il metodo yoga di Maitreya sono la presa di rifugio e la bodhicitta, i quattro incommensurabili e così via.

Perché appaiono in questo testo? Perché fanno parte di questa pratica? I preliminari sono una sorta di segnale di avvertimento, come un semaforo, che vi dicono di stare attenti. Questo mostra la bellezza del Buddhismo tibetano; è una specie di pubblicità per il Buddhismo tibetano. La gente al giorno d’oggi è confusa, sia spiritualmente che in senso materiale. Dunque abbiamo bisogno di un sentiero agile e graduale verso l’illuminazione, un processo attraverso il quale possiamo crescere a piccoli passi. In altre parole, un sistema graduale è molto importante per far sì che la nostra crescita spirituale avvenga in maniera naturale, organica e che il Dharma diventi noi e che noi possiamo diventare il Dharma.

La domanda a questo punto sorge spontanea: bisogna fare i preliminari quando pratichiamo questa sadhana ogni giorno? Essi appaiono nel testo: bisogna farli? Io vi dico di no, non necessariamente. Allora mi chiederete: perché dunque sono nel testo? La risposta è che poiché dobbiamo svilupparci gradualmente, i preliminari servono per mostrarci come farlo. 

Se voi avete già completa fiducia nel supremo essere illuminato e nella saggezza del Dharma e sentite che i praticanti di meditazione sono i vostri migliori amici nel mondo – se avete piena fiducia in questi tre aspetti – allora questo significa prendere rifugio. Non avete bisogno di recitare la formula del rifugio, “Prendo rifugio in Buddha, prendo rifugio in Dharma, prendo rifugio in Sangha”, ogni volta. Questo può essere semplicemente un fatto culturale; questo modo di prendere rifugio dovrebbe essere abbandonato. Prendere rifugio non significa solo recitare delle parole – ci deve essere qualcosa nella vostra esperienza che vi porta a sentire che questo è il modo di agire per sfuggire alla sofferenza e ottenere la liberazione e che vi fa sentire a vostro agio con questo modo di pensare. Questa è l’essenza della presa di rifugio. LEGGI TUTTO Continue reading »

Ven. Ghesce Yesce Tobten: il Tantra – 1

Ven. Ghesce Yeshe Tobden: La prima cosa da fare per generare una adeguata compassione verso tutti gli esseri senzienti, siano essi amici, nemici od indifferenti è capire che tutti gli esseri senzienti sono stati molto gentili verso di noi.

Pubblichiamo molto volentieri gli insegnamenti del nostro amatissimo Maestro il Ven. Ghesce Yesce Tobten grazie alla dedizione ed alla gentilezza del suo allievo Dott. Roberto Luccioli  Bravo medico ed esperto in varie discipline mediche (neurologia, radiologia) ma soprattutto un assiduo ricercatore della Verità, che confessa: Molto lentamente inizio la pubblicazione di un Insegnamento del Ven. Tobden tenuto a Torino nei giorni 1-2-3 Novembre 1985. C’è una frase che, scrivendola, mi ha dato i brividi: ‘potremo dissolvere la nostra forma umana e prendere rinascita in un altro luogo’. Capito con chi si aveva a che fare? Carissimo Roberto, ci uniamo a tutti coloro che non sanno come ringraziarti per dirti anche noi: grazie di cuore, ogni parola di Ghesce La è preziosa. Che fortuna avere conosciuto quel grande Yogi! Possa sempre ispirarci il suo magnifico esempio! L’oro puro crediamo sia un Insegnamento come questo. grazie mille per condividere queste perle… grazie di cuore la pubblicazione di questi meravigliosi insegnamenti. SARVAMANGALAM! Grazie, grazie, grazie. Luciano, Graziella ed Alessandro

Ven. Ghesce Yesce Tobten – LA REALTA’: SOFFERENZA E LE SUE CAUSE

Parleremo a proposito della pratica del Dharma. Se analizziamo la realtà della nostra condizione, vediamo che noi vogliamo la felicità e non certo l’infelicità, la sofferenza. Continue reading »

Ven. Ghesce Yesce Tobten: il Tantra – 2

Il Ven. Ghesce Yesce Tobten nel suo eremo di meditazione, dove era chiamato Gen Dubtop, il detentore dei Siddhi.

Il Ven. Ghesce Yesce Tobten nel suo eremo di meditazione, dove era chiamato Gen Dubtop, il detentore dei Siddhi.

Ven. Ghesce Yesce Tobten: Lo yoga della divinità.

Il punto fondamentale dello ‘yoga della divinità’ consiste nel cercare di rendere se stessi il più simile possibile alla Divinità; tuttavia non possiamo rendere simile ad una divinità il nostro corpo che è umano; e poiché abbiamo vari livelli di coscienza e diversi stati mentali non possiamo trasformare in divinità tutti i livelli di coscienza e tutte le situazioni mentali.

Esistono tre principali categorie di tantra: il Kriya, il Ciarya e lo Yogatantra.

Nel primo, il Kriya, si tende a produrre la particolare trasformazione della saggezza che comprende la vacuità. In questo caso la normale coscienza si trasforma in una coscienza che comprende la vacuità ed in seguito questa coscienza che comprende ormai la vacuità si trasforma nella Divinità. In altre parole, nel livello più alto, il più sottile stato che esista di coscienza, si trasforma nella natura della vacuità ed è solo a questo punto che acquista la natura della Divinità.

Nei due Sentieri del Sutra e del Tantra il concetto di vacuità è lo stesso. Vi è invece una differenza riguardo a quale tipo di coscienza realizza la vacuità, dal momento che esistono due livelli di coscienza: uno grossolano ed uno più sottile. Prima di tutto è importante realizzare la consapevolezza della vacuità, in seguito portare questa trasformazione nella coscienza che ha realizzato la vacuità, infine, sarà questo stesso livello di coscienza che ha acquisito la natura della vacuità ad operare la trasformazione nella divinità stessa.

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Ghesce Tenzin Tenphel: Introduzione al tantra

Ven Ghesce Tenzin Tenphel

Ven Ghesce Tenzin Tenphel

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel: Introduzione al tantra

il 26-28 ottobre 2007 al Centro ScenPhen GiamTse Ling in Parma

Traduzione di Annamaria Depretis. Trascrizione immediata non revisionata: Ivan Zerlotti.

Innanzitutto è molto importante la motivazione iniziale, un pensiero positivo. Questa motivazione positiva, questa attitudine di benevolenza non è qualcosa di indispensabile solo quando si fa la pratica spirituale o si ascoltano insegnamenti e non nella vita comune. Non è così, non è da relegare all’ambito sacro. La mente positiva è qualcosa di necessario in ogni momento. Questo perché è la mente che imposta ciò che viviamo. Provare sofferenza o esserne liberi dipende dalla nostra impostazione mentale. Continue reading »

Lama Yesce: I Sei Yoga di Naropa

Lama Yesce: "La mente è il nucleo del samsara e del nirvana."
Lama Yesce: “La mente è il nucleo del samsara e del nirvana.”

Lama Yesce: I Sei Yoga di Naropa.

Dal testo commentario di Lama Tzong Khapa (1357-1419) ai Sei Yoga di Naropa. La padronanza di Lama Yesce nel primo dei sei Yoga, la pratica del fuoco interiore (tib. Tummo) lo spinge ad aiutare gli occidentali alla comprensione dell’argomento. Alcuni spunti per noi occidentali dal testo : “La beatitudine del Fuoco Interiore” Il cuore della pratica dei Sei Yoga di Naropa”. Chiara Luce Edizioni,

Cap. 4 Il punto chiave è la Pratica. Continue reading »

Ghesce Sonam Rinchen: Ostacoli allo sviluppo della concentrazione

Ghesce Sonam Rinchen: Mantenere la focalizzazione su ognuno di questi oggetti di meditazione può richiedere diversi livelli di sforzo, ma tutti essi richiedono uguale attenzione e cosciente consapevolezza.

Ghesce Sonam Rinchen: Mantenere la focalizzazione su ognuno di questi oggetti di meditazione può richiedere diversi livelli di sforzo, ma tutti essi richiedono uguale attenzione e cosciente consapevolezza.

Ghesce Sonam Rinchen: Ostacoli allo sviluppo della concentrazione, specialmente durante la meditazione di recitazione tantrica.

Ghesce Sonam Rinchen, Dharamsala, India, Dicembre 1988. Tradotto e redatto da Alexander Berzin. Traduzione italiana a cura di Francesca Paoletti.

Introduzione

Per realizzare uno stato mentale calmo e posato (zhi-gnas, sct.shamatha), l’oggetto di focalizzazione deve restare lo stesso: le istruzioni guida affermano chiaramente che l’oggetto di focalizzazione non dovrebbe cambiare una volta scelta. Questo significa che non soltanto non dobbiamo cambiare il nostro oggetto di focalizzazione per lo sviluppo di shamatha passando, per esempio, dal nostro respiro ad una visualizzazione di Buddha. Significa anche che il nostro oggetto di focalizzazione non dovrebbe cambiare mentre ci stiamo focalizzando su di esso, per esempio nel caso in cui il Buddha che stiamo visualizzando si muove, diventa più grande o più piccolo oppure cambia nel corso della sessione. In questo modo, anche se potresti raggiungere un eccellente stato di concentrazione di assorbimento (ting-nge-‘d zin, sct. samadhi) focalizzandoci su una recitazione tantrica, non potremmo usarla, come non potremmo usare le mutevoli visualizzazioni che la accompagnano, per raggiungere lo stato mentale calmo e posato di shamatha. Continue reading »

A. Berzin: L´ispirazione (“benedizioni”) e la sua relazione ai mantra e alla trasmissione orale

Dobbiamo aver accumulato moltissima forza positiva che genera l’illuminazione. Quest’accumulazione avviene quando pratichiamo con successo le pratiche preliminari comuni e non comuni, in questa vita e/o in vite precedenti. Inoltre, come minimo dobbiamo aver sviluppato un livello avanzato di concentrazione, di motivazione della bodhicitta, ed una corretta comprensione concettuale della vacuità.

L’ispirazione (“benedizioni”) e la sua relazione ai mantra ed alla trasmissione orale.

Alexander Berzin, dicembre 2008 (in risposta alle domande di Theodore Whelan). Traduzione italiana a cura di Julian Piras.

Domanda sull’ispirazione nell’ambito del guru-yoga.

Theo: Mi sembra che la maggioranza degli occidentali che studiano il Buddhismo tibetano continua a usare un termine molto ambiguo: benedizioni. A mio parere, e probabilmente anche secondo una buona parte degli occidentali, non c’è alcun dubbio che questo termine porti con sé connotazioni teistiche. Sembra implicare che un Essere Onnipotente con poteri onnipotenti possa conferire realizzazioni a chi ha fede, a prescindere dalla rete di forza positiva o negativa della persona.

Nell’ambito della struttura buddista mi sembra più appropriato usare il termine ispirazione, nel senso di “elevare” perché non evoca connotazioni teistiche. Tuttavia, sto ancora cercando di comprendere tutti i significati possibili di ciò a cui questo termine si riferisce.

Poco tempo fa, durante una conversazione con una persona che preferisce il termine benedizione, mi disse che la parola ispirazione gli sembrava applicabile solo al processo in cui ci si focalizza su una persona che rappresenta un esempio costruttivo e incoraggiante. Focalizzandosi in questo modo, si è “ispirati”, e questo significa meramente che si è incoraggiati a seguire il percorso tracciato da quell’esempio. Anche se questo può avere il risultato che la persona ispirata cambia profondamente avvicinandosi all’esempio, per il mio interlocutore, il termine ispirazione non sembra implicare nessuno degli altri significati possibili della parola tibetanatcinlab (tib. byin-rlabs, sct.adhishtana). La mia comprensione del termine tcinlab è stata influenzata dal commento di questa persona e da altre informazioni che ho accumulato in modo casuale sin dall’inizio del mio percorso di Dharma. Con le mie domande, vorrei chiarire gli altri significati possibili di questa parola. LEGGI TUTTO Continue reading »

A. Berzin: Divinità buddhista o Topolino: qual è la differenza?

Dr. Alexander Berzin: Il tantra è spesso paragonato a una canna di bambù: o ci si arrampica fino in cima, o altrimenti si scivola giù, fino a terra.

Dr. Alexander Berzin: Divinità buddhista o Topolino: qual è la differenza?

Se studiamo il Buddhismo tibetano sufficientemente a lungo, senza dubbio incontreremo la pratica del tantra. Con numerosi metodi di visualizzazione è facile confondersi, e persino arrivare a pensare di essere matti, specialmente se non abbiamo una solida conoscenza delle basi del Buddhismo mahayana. Continue reading »

A. Berzin: Consigli per un iniziazione

Consigli per la presa di un potenziamento tantrico (iniziazione)

Alexander Berzin, Berlino, Germania, Marzo 2011. Traduzione italiana a cura di Julian Piras.

Poiché siamo esseri senzienti, abbiamo tutti il “materiale” e il potenziale per raggiungere lo stato illuminato di un Buddha. Abbiamo tutti la capacità di comprendere e sapere tutto, di essere amorevoli e pieni di compassione in modo equanime assolutamente con tutti, capaci di comunicare con tutti Continue reading »

A. Berzin: La necessità del Lam-rim per praticare efficacemente il tantra

Dr. Alexander Berzin: Se non abbiamo accumulato una base solida nell’ambito iniziale del lam-rim, c’è il pericolo che la nostra pratica tantrica diventi semplicemente un rituale vuoto …

Dr. Alexander Berzin: La necessità del Lam-rim per praticare efficacemente il tantra 

Il tantra è una pratica altamente avanzata che richiede delle solide fondamenta affinché si possano ottenere dei risultati positivi. Abbiamo soprattutto bisogno di integrare in modo sincero ciascuno dei tre livelli graduali di motivazione del lam-rim, altrimenti la nostra pratica del tantra sarà incompleta e priva di significato.

Introduzione

Se abbiamo ricevuto un’iniziazione tantrica, solitamente ci impegniamo a compiere la pratica relativa ogni giorno per il resto delle nostre vite. Molti tibetani prendono questi potenziamenti con la motivazione di piantare semi per le loro vite future, senza l’obiettivo di praticare il tantra davvero in profondità in questa vita – ad eccezione di recitare alcuni mantra ogni giorno. Continue reading »

A. Berzin: La necessità dell’ambito intermedio ed avanzato del Lam-rim nel tantra

Dr. Alexander Berzin: Sviluppiamo equanimità per tutti gli esseri; in secondo luogo amore e compassione affinché tutti siano felici e non soffrano; e in terzo luogo la bodhichitta per puntare all’illuminazione per il beneficio di tutti.

Dr. Alexander Berzin: La necessità dell’ambito intermedio ed avanzato del Lam-rim nel tantra

Nella prima parte di questa serie, abbiamo esaminato il livello iniziale di motivazione in cui puntiamo ad evitare le rinascite inferiori ed ottenere una rinascita superiore. In particolare vogliamo una preziosa rinascita umana in modo tale da poter migliorare nella nostra pratica.

L’ambito intermedio è quando puntiamo ad eliminare non soltanto le rinascite peggiori, ma anche la rinascita che ricorre in modo incontrollabile nel suo complesso. Il nostro obiettivo è la liberazione.

Il livello avanzato di motivazione consiste nell’avere l’obiettivo di ottenere lo stato illuminato di un Buddha, in cui possiamo beneficiare pienamente gli altri. Sebbene continuiamo a lavorare per migliorare noi stessi da una vita all’altra, il nostro interesse primario è di essere del massimo beneficio per gli altri.

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Lo Yoga della Triplice Purificazione del Glorioso Chakrasamvara

Lo Yoga della Triplice Purificazione del Glorioso Chakrasamvara

Direzione Sicura (Rifugio) e Riaffermazione dello Scopo di Bodhicitta

Prendo per sempre una guida sicura dai Buddha, dal Dharma e dal Sangha.

Prendo per sempre una direzione sicura da coloro che hanno tutti e tre i veicoli della mente,

Dagli yogi del mantra nascosto e dalle dakini,

Dagli eroici vira, dalle eroiche signore virini e dalle dee potenzianti,

come pure dai bodhisattva di grande natura,

E soprattutto dai miei maestri tantrici. Continue reading »

A. Berzin: Introduzione al Tantra

Il punto più importante da considerare prima di prendere un´iniziazione sono le qualificazioni del maestro.

Il punto più importante da considerare prima di prendere un´iniziazione sono le qualificazioni del maestro.

Introduzione al Tantra

Alexander Berzin, 1997.

La necessità di avere un approccio realistico

Diventare un Buddha – qualcuno che è completamente risvegliato – significa sormontare tutti i difetti e realizzare tutte le potenzialità per aiutare gli altri. È urgente trovare i metodi più efficaci per raggiungere questo scopo, perché c’è così tanta sofferenza nel mondo. Continue reading »

La Suprema Sorgente


bh-mandLa Suprema Sorgente Kunje Gyalpo

Il tantra radice

Ascolta, Sattvavajra! Ti mostrerò la tua stessa natura.
Tu sei me, la sorgente.
Io sono da sempre pura e totale coscienza.
Cos’è la pura e totale coscienza?
Lo spazio totale di Vajrasattva
E l’immensa dimensione dell’esistenza in cui tutto è sempre bene

(Sa- mantabhadra).

Siccome è la perfetta via universale che tutto libera,
È al di là del nascere e dell’interrompersi, e del pensare.
Essendo amore, realizza il vero scopo,
E non si sforza di esercitare la grande compassione.
Essendo lo stato totale, non c’è bisogno di lodare
Le sue profonde e supreme qualità.
Tutti i fenomeni non si allontanano dalla condizione naturale Continue reading »

A. Berzin: Il mandala

 Mandala.

Mandala.

Il significato e l’uso di un mandala

Alexander Berzin, Dicembre 2003. Traduzione italiana a cura di Francesca Paoletti.

Il significato di un mandala

La parola tibetana per “mandala,” dkyil-‘khor, significa letteralmente “ciò che circonda un centro.” Un “centro” qui è un significato e “ciò che lo circonda” – un mandala – è un simbolo circolare che ne rappresenta il significato. Tuttavia, non tutti i mandala sono circolari.

Ci sono molti tipi di mandala, che vengono usati per diversi scopi sia nelle pratiche buddhiste del sistema di sutra che in quello di tantra. Andiamo a passarne in rassegna alcuni.

Mandala esterno

Un mandala esterno (phyi’i dkyil-‘khor) è una rappresentazione Continue reading »

Alexander Berzin: Spiegazione dei mandala

Il significato di un mandala

La parola tibetana per “mandala,dkyil-‘khor, significa letteralmente “ciò che circonda un centro.” Un “centro” qui è un significato e “ciò che lo circonda” – un mandala – è un simbolo circolare che ne rappresenta il significato. Tuttavia, non tutti i mandala sono circolari.

Ci sono molti tipi di mandala, che vengono usati per diversi scopi sia nelle pratiche buddhiste del sistema di sutra che in quello di tantra. Andiamo a passarne in rassegna alcuni.

Mandala esterno

Un mandala esterno (phyi’i dkyil-‘khor) è una rappresentazione di un sistema planetario. Viene usato come un’offerta fatta al maestro spirituale per richiedere un insegnamento, il conferimento di un insieme di voti e per il conferimento di un potenziamento tantrico. Viene usato allo stesso modo come un’offerta di apprezzamento alla fine di un insegnamento o di una cerimonia per il conferimento di un voto o di un potenziamento (iniziazione tantrica).

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A. Berzin: Caratteristiche di base del tantra

Tutte le classi di tantra richiedono che il praticante raggiunga un certo livello di maturità spirituale attraverso le pratiche preliminari

Tutte le classi di tantra richiedono che il praticante raggiunga un certo livello di maturità spirituale attraverso le pratiche preliminari.

Caratteristiche di base del tantra

Alexander Berzin, Luglio 1986, rivisto con ampliamenti nel Febbraio 2002.

Significato di tantra

Il termine tantra (rgyud) indica una continuità eterna. Ci sono tre livelli di tale continuità:

  1. La continuità eterna di base è il continuum mentale individuale (flusso mentale) di ciascun essere limitato (essere senziente), Continue reading »

A. Berzin: Capire il tantra

Capire il tantra

Alexander Berzin, 2002. Traduzione italiana a cura di Francesca Paoletti.

Parte I: Domande di fondo e dubbi riguardo al tantra

1 Il significato del tantra

La definizione della parola tantra

Gli insegnamenti di Buddha includono sia i sutra che i tantra. Continue reading »

A. Berzin: Dare un senso al tantra.

tara bianca -mantraAlexander Berzin: Dare un senso al tantra. Domande fondamentali e dubbi sul tantra.

Vedasi anche https://www.sangye.it/altro/?p=4457, https://www.sangye.it/altro/?p=4464

1.Il senso del tantra

La definizione del termine tantra.

Gli insegnamenti del Buddha comprendono sia i sutra che i tantra.

Nei sutra si trovano i temi essenziali della pratica che permettono di raggiungere la liberazione dai problemi ricorrenti incontrollabili (skt. Samsara) e oltre a questo, lo stato illuminato di un Buddha, la capacità di aiutare gli altri per quanto possibile.

Questi temi comprendono dei metodi per sviluppare un’autodisciplina etica, la concentrazione, l’amore, la compassione e la comprensione corretta di come le cose esistano in realtà. Continue reading »

Rifugio

Azioni per la pratica derivanti dal prendere una direzione sicura (Rifugio)

Estratto modificato in Marzo 2002 da: Berzin, Alexander: L’Iniziazione di Kalachakra. Roma: Ubaldini Editore, 2002. Traduzione in italiano a cura di Francesca Paoletti.

Introduzione

Prendere rifugio (skyabs-‘gro) significa imprimere alla nostra vita, in maniera formale, la direzione sicura e positiva indicata dal Triplice Gioiello – i Buddha, il Dharma e il Sangha – e promettere di mantenere risolutamente questa direzione stabile, finché non ci porti alla liberazione o all’illuminazione. Continue reading »

A. Berzin: Voti radice del bodhisattva

Voti radice del bodhisattva

Estratto modificato in Marzo 2002 da: Berzin, Alexander: L’iniziazione di Kalachakra. Roma: Ubaldini Editore, 2002. Traduzione in italiano a cura di Francesca Paoletti.

Contesto

Un voto (sdom-pa) è una forma invisibile e sottile in un continuum mentale, che determina il comportamento. In particolare, è l’astensione da un ”azione biasimevole” (kha-na ma-tho-ba), sia che essa sia un’azione naturalmente distruttiva (rang-bzhin-gyi kha-na ma-tho-ba) oppure una che il Buddha ha proibito (bcas-pa’i kha-na ma-tho-ba) per individui specifici che stanno praticando per raggiungere certi obiettivi specifici. Continue reading »

A. Berzin: Voti tantrici secondari

Voti tantrici secondari

Agosto 1997. Parzialmente pubblicato in: Berzin, Alexander: L’Iniziazione di Kalacakra. Roma: Ubaldini Editore, 2002. Traduzione a cura di Francesca Paoletti.

Introduzione

I voti tantrici radice, sia quelli comuni che quelli specifici del Kalacakra, implicano entrambi una promessa di astenersi Continue reading »

A. Berzin: Pratiche comuni per creare una connessione con le famiglie di Buddha

Dr Alexander Berzin: Pratiche comuni per creare una connessione con le famiglie di Buddha. Introduzione

Un potenziamento (iniziazione) per qualsiasi sistema di anuttarayoga o yoga tantra richiede, oltre al prendere i voti del bodhisattva e i voti tantrici, un impegno ad adottare e mantenere certe pratiche che creano strette connessioni (dam-tshig, sct. samaya) con i singoli tratti peculiari delle famiglie di Buddha (rigs). Spesso tradotti come “famiglie di Buddha,” questi tratti peculiari si riferiscono ad aspetti della natura di Buddha, più specificamente agli aspetti dell’attività mentale di chiara luce, che ci permettono di raggiungere l’illuminazione. Come nel caso dei cinque aggregati (sct. skandha), ognuno è rappresentato nella sua forma purificata da una figura di Buddha (yi-dam), associata ad uno dei cinque tipi di profonda consapevolezza (ye-shes, saggezza di Buddha). Continue reading »

Il guru come Buddha nel tantra

I punti di vista della base, del sentiero e del risultato

La maggior parte dei testi tibetani che parlano dell’essere Buddha dei maestri tantrici spiegano l’argomento delle apparenze impure e pure da un punto di vista specifico. Spesso, tuttavia, i testi trascurano di esprimere il proprio punto di vista e ciò può causare confusione.

Nel Continuum sublime Maitreya spiegò tre punti di vista del guardare alle apparenze impure e pure come inseparabili. Si possono considerare queste apparenze dal punto di vista di una natura di Buddha non ancora realizzata, parzialmente realizzata o completamente realizzata. In altre parole, le apparenze inseparabili impure e pure appaiono in modo diverso quando le macchie fugaci si sovrappongono alla natura di Buddha, quando sono parzialmente scomparse e quando sono completamente assenti.

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Tsenshap Serkong Rinpoche: Stati extracorporei nel Buddismo

Lama Tsenshap Serkong Rinpoche: Con una guida adeguata, una buona motivazione ed un’intensa pratica meditativa si può espandere il proprio potenziale per aiutare gli altri e se stessi a beneficio di tutti.

Tsenshap Serkong Rinpoche: Stati extracorporei nel Buddismo

La letteratura buddista e la tradizione orale registrano molti esempi di coscienza che viaggia con una forma sottile al di fuori del corpo grossolano. Tali fenomeni sono stati notati anche in Occidente e spesso etichettati come “viaggi del corpo astrale”. Sebbene sia difficile correlare le esperienze ed identificare casi individuali da una cultura all’altra all’interno dello schema di classificazione di quell’altra cultura, tuttavia può essere utile delineare alcune varietà di questo fenomeno così come si trova nelle tradizioni buddiste dell’India e del Tibet. Continue reading »

Glenn H. Mullin: Lo Yoga del Sogno

 

Mes Aynak Buddha

Mes Aynak Buddha

Lo Yoga del Sogno, di Glenn H. Mullin, al Centro EWAM Firenze 14-15 Novembre 1995, trascrizione di Ciampa Yesce Bruno Vannucchi che si ringrazia di cuore per la sua grande gentilezza e generosità.

Glenn H. Mullin

Nella traduzione buddista l’illuminazione è una nostra responsabilità.Se noi otteniamo l’illuminazione questo porta noi stessi a rinascita divina e porta anche un grande beneficio per il mondo. Se noi non andiamo nella direzione dell’illuminazione allora semplicemente seguiamo le circostanze, le condizioni nelle quali ci troviamo. Quindi, se ci troviamo in circostanze positive è possibile che seguiremo una direzione positiva. Di solito però le condizioni che ci circondano non sono positive ma sono piuttosto di attaccamento, di avidità, di antagonismo, di rabbia, di gelosia e quindi quello di cui abbiamo bisogno è un metodo che ci può aiutare a trovare la realtà in tutte queste attività che ci circondano, che sono a disposizione nostra, tutto quello che esiste al di fuori della nostra mente. Continue reading »

Guru Yoga di Dudjom Lingpa

Guru Yoga di Dudjom Lingpa, Dodrupchen Jikmé Tenpé Nyima e Tertön Sogyal

di Tertön Sogyal Lerab Lingpa

ཧཱུྃ། རིག་པའི་རང་སྣང་འོག་མིན་ཞིང༌།།

hung, rigpé rangnang womin shying

Hūṃ! Il mio rigpa si manifesta come il paradiso di Akaniṣṭha.

གསང་མཆོག་བདེ་ཆེན་ཕོ་བྲང་དུ།།

sang chok dechen podrang du

Qui, nel palazzo supremamente segreto della grande beatitudine,

རང་བྱུང་ངོ་མཚར་མཆོད་སྤྲིན་དབུས།།

rangjung ngotsar chötrin ü

fra favolose nuvole di offerte sorte spontaneamente, Continue reading »

A. Berzin: Introduzione a Guhyasamaja

Guhyasamāja mandala

Introduzione al sistema Guhyasamaja di Anuttarayoga Tantra

Alexander Berzin, Mosca, Russia, ottobre 2012, trascrizione inedita

Questa sera mi è stato chiesto di parlare del sistema Guhyasamaja della più alta classe di tantra, l’Anuttarayoga.

Il mio background su Guhyasamaja

Vorrei iniziare raccontandovi un po’ della storia del mio coinvolgimento con esso. Ho iniziato a studiare il sistema Guhyasamaja nel 1968 quando ero all’Università di Harvard come studente laureato. A quel tempo avevamo una lezione in cui stavamo leggendo il primo capitolo di Guhyasamaja, confrontando le versioni sanscrita, tibetana e cinese. Il mio amico Bob Thurman era in classe con me; eravamo compagni di scuola insieme ad Harvard. Ed ero molto attratto dal sistema. Mi piaceva molto. Anche se ovviamente non avevamo idea di cosa significasse veramente o in cosa fosse coinvolto. Stavamo principalmente esaminando il modo in cui è stato tradotto. Ma il mio professore, il dottor Nagatomi, un professore giapponese, mi ha suggerito di studiare il sistema Guhyasamaja per la mia tesi di dottorato e di scriverne. Così ho ricevuto una borsa di studio Fulbright per andare in India a studiare Guhyasamaja con i tibetani. Ma avevo studiato solo la lingua tibetana scritta. Non conoscevo la lingua parlata. E non c’erano libri di testo a quel tempo, quindi come un antropologo ho dovuto capire la struttura del suono ed imparare la lingua parlata una volta arrivato in India. Continue reading »

A. Berzin: Voti secondari del bodhisattva

Voti secondari del bodhisattva

Alexander Berzin, Agosto 1997. Traduzione in italiano a cura di Francesca Paoletti.

Introduzione

I voti secondari del bodhisattva consistono nell’astenersi da quarantasei azioni errate (nyes-byas). Queste azioni errate sono divise in sette gruppi, ognuno dei quali è nocivo al nostro addestramento nei sei atteggiamenti lungimiranti (pha-rol-tu phyin-pa, sct. paramita, perfezioni) e al nostro essere di beneficio agli altri. Continue reading »

Voti ed impegni

Per essere capaci di ottenere il corpo e la mente puri di un essere evoluto, ci occorre una grande quantità di energia positiva e di saggezza. Per creare una tale riserva possiamo ricorrere a vari metodi: sviluppare bodhicitta, fare offerte ai Tre Gioielli Buddha, Dharma e Sangha; prendere i voti.

Rendendoci conto che ci sono in noi certe tendenze contrarie allo sviluppo spirituale e dannose per gli altri, dobbiamo adottare un modo di vita Continue reading »

1 – Il corpo sottile

chakra1

Il corpo sottile, prima parte.

L’essere umano non è costituito soltanto da un corpo grossolano, tangibile e visibile, come sembrerebbe ad un primo esame. Infatti, all’interno dei confini della nostra forma fisica ordinaria, esiste un altro corpo molto più sottile.In altre parole, nello skandha fisico della forma rientra sia il nostro corpo grossolano che quello sottile: il primo è composto di carne, ossa, ecc., per cui è una struttura statica ed anatomica, il secondo non ha come invece l’altro la forma concreta e tangibile della materia, ma possiede la forma radiante dell’energia. La sua luminosità e densità cambia coi nostri pensieri e sensazioni, e la sua radiosità naturale diventa un colore grigio-fumo in caso di malattia. Continue reading »

2 – Il corpo sottile

guru-maitripaIl corpo sottile, seconda parte.

La respirazione controlla i movimenti del rlun nelle nadi. Rispetto al processo respiratorio, la procedura può esser così sintetizzata: l’aria introdotta con l’inspirazione attraverso le narici gonfia le nadi laterali, dove porta la forza dei klesha (“rlun karmico”). Lo yogi, controllando il proprio respiro, fa entrare questo rlun nell’avadhuti dove si trasforma in consapevolezza e potere trascendentale, cioè diventa il “rlun della saggezza”, che vi viene trattenuto, mentre con l’espirazione espelle i klesha ed i karma negativi. L’unità delle due correnti laterali, cioè lo stato di “due in uno”, costituisce l’integrazione ed il completamento della nostra individualità: la fusione di cuore e mente, di compassione e saggezza, di azione e comprensione, per cui l’uomo diviene un essere armonico, completo, totale e perfetto. Continue reading »