9 Shantideva Bodhisattvacharyavatara: la Saggezza

Manjushri, la saggezza di tutti i Buddha

Manjushri, la saggezza di tutti i Buddha

SHANTIDEVA, BODHISATTVACHARYAVATARA, CAPITOLO 9: LA SAGGEZZA

Il nono capitolo, eccetto i versi introduttivi e finali, è in forma di prosa e di dibattito fra la scuola di Shantideva, la Madhyamaka ed altre scuole buddiste e non. Lo scritto in carattere corpo normale è dell’autore Shantideva, il corsivo ( o italico) fa parte di un commentario.

Ogni parte della Dottrina venne insegnata dal Possente Re per accrescere la saggezza degli esseri senzienti, perciò chi vuole abbandonare la sofferenza deve sviluppare la saggezza.

I come riconoscere la natura delle saggezza.

A accertamento delle Due Verità

2. le verità illusorie o convenzionali sono definite così poiché sono realtà accertate da menti valide, le quali hanno apparenze dualistiche, che non comprendono il significato reale e le verità assolute hanno tale denominazione in quanto realizzate da un essere con saggezza suprema, o arya, la mente del quale non possiede apparenza dualistica, queste vengono considerate le due verità. Quelle assolute non vengono apprese dalla mente convenzionale, la quale ottiene la conoscenza delle verità assolute. Continue reading »

La morte di un maestro tibetano in Italia

Lama Yesce e Ghesce Ciampa Ghiatzo

Lama Yesce e Ghesce Ciampa Ghiatzo

La morte di un maestro tibetano in Italia di Silvia Bianchi

L’esperienza diretta di Silvia Bianchi psicologa per l’Associazione Nazionale Tumori e psicoterapeuta di psicologia buddhista ed occidentale.

La morte di un Maestro Tibetano in Italia, del mio Maestro, dell’unica persona che conosco (è ancora in me anche se è morto qualche anno fà) che “è” ciò che insegna: amore, compassione, sforzo entusiastico, saggezza, vera empatia, gioia, costanza, lealtà, pazienza, concentrazione, umiltà,…non c’è una qualità di cui si parli nei testi antichi e moderni di Buddismo che lui non incarni. L’unica persona che con il passare degli anni e della conoscenza, mi sono accorta strada facendo, era molto di più di ciò che potevo riconoscere Continue reading »

Ven. Kensur Jampa Tegchok: Originazione dipendente e vacuità.

Ven. Kensur Jampa Tegchok: Quando diciamo che ciascun singolo fenomeno ha la sua propria entità, la sua propria natura, questa è la natura che è stabilita in dipendenza, nominalmente, sulla base dell’essere un sorgere dipendente, e così via.

Ven. Kensur Jampa Tegchok: Quando diciamo che ciascun singolo fenomeno ha la sua propria entità, la sua propria natura, questa è la natura che è stabilita in dipendenza, nominalmente, sulla base dell’essere un sorgere dipendente, e così via.

Ven. Kensur Jampa Tegchok: Originazione dipendente e vacuità.
Quando parliamo di esseri senzienti ordinari immaturi si tratta di coloro che non hanno realizzato la vacuità. Tutto quello che essi percepiscono – ad es. i colori come blu, giallo, verde e così via, le forme, i suoni, i sapori, ecc. – non lo percepiscono nel loro modo reale di dimorare; il loro modo reale è quello di sorgere in modo dipendente dalle cause e dalle condizioni, ma essi sono oscurati dal vederlo. Continue reading »

Ven. Khenrab Rinpoche: La Storia del Buddha

Ven. Lama Khenrab Rinpoche

Ven. Lama Khenrab Rinpoche

Ven. Khenrab Rinpoche: La Storia del Buddha.

Cominciamo subito col dire che il termine ‘Buddha’ non è un nome di persona, significa semplicemente “Risvegliato”. Risvegliato alla vera realtà del mondo. Tuttavia, esistette davvero un personaggio storico con il nome di Buddha.Dopo moltissime vite condotte in piena santità, il Buddha viveva tranquillo nel più alto dei cieli, quando Brahma, il grande dio degli indù, e i quattro Re Celesti lo pregarono di rinascere sulla Terra. La madre del Buddha era una regina, e si chiamava Srimahamaya. La notte prima del concepimento del suo bimbo, lei sognò che un elefante bianco era disceso dalle montagne d’oro e d’argento e le aveva portato un fiore di loto. La madre del futuro Buddha, secondo le consuetudini del tempo, volle tornare alla casa paterna per dare alla luce la sua creatura. Ma lungo la strada, mentre la madre si stava chinando per raccogliere un fiore, il bimbo nacque. Continue reading »

Thich Nhat Hanh: Toccare la Terra

Thich Nhat Hanh: Apro il mio cuore e trasmetto la mia energia d’amore e di comprensione a tutti coloro che mi hanno fatto soffrire e su quella delle persone a cui voglio bene.

Thich Nhat Hanh: Apro il mio cuore e trasmetto la mia energia d’amore e di comprensione a tutti coloro che mi hanno fatto soffrire e su quella delle persone a cui voglio bene.

Thich Nhat Hanh: Toccare la Terra

La pratica del Toccare la Terra (detta anche pratica delle Prosternazioni) consiste nel ritornare alla Terra, alle nostre radici, ai nostri antenati, e riconoscere che non siamo soli ma che siamo invece connessi ad un’intera corrente di antenati spirituali e di sangue. Siamo la loro continuazione, e con loro continueremo nelle generazioni future. Tocchiamo la terra per lasciar andare l’idea di essere sconnessi da tutto il resto, e per ricordarci che siamo la Terra e parte della Vita.

Quando tocchiamo la Terra diventiamo piccoli, con l’umiltà e la semplicità di un bambino. Quando tocchiamo la Terra diventiamo grandi, come un vecchio albero che affonda le sue radici giù nella terra, dissetandosi alla sorgente di tutte le acque. Quando tocchiamo la Terra inspiriamo tutta la forza e la stabilità della Terra, ed espiriamo tutta la nostra sofferenza – le sensazioni di rabbia, odio, paura, inadeguatezza e dolore.

Le nostre mani si congiungono a formare un bocciolo di loto e dolcemente ci sdraiamo, in modo che gambe, braccia e fronte siano poggiate comodamente a terra. Toccando la Terra giriamo i palmi delle mani verso l’alto, mostrando la nostra apertura verso i tre gioielli, il Buddha, il Dharma e il Sangha. Dopo aver praticato il Toccare la Terra (i Tre o i Cinque Toccare la Terra) per una o due volte, riusciamo già a lasciar andare molta della nostra sofferenza e del nostro senso di alienazione, Continue reading »

Thich Nhat Hanh: I Cinque Addestramenti alla Consapevolezza

Thich Nhat Hanh: Praticherò la Retta Diligenza per alimentare la mia capacità di comprensione, amore, gioia e inclusività, e trasformare gradualmente la rabbia, la violenza e la paura che giacciono nel profondo della mia coscienza.

Thich Nhat Hanh: Praticherò la Retta Diligenza per alimentare la mia capacità di comprensione, amore, gioia e inclusività, e trasformare gradualmente la rabbia, la violenza e la paura che giacciono nel profondo della mia coscienza.

Thich Nhat Hanh: I Cinque Addestramenti alla Consapevolezza

I Cinque Addestramenti alla Consapevolezza rappresentano la visione buddhista di una spiritualità e di un’etica universali; sono espressione concreta degli insegnamenti del Buddha sulle Quattro Nobili Verità e il Nobile Ottuplice Sentiero, la via della retta comprensione e del vero amore che conduce alla guarigione, alla trasformazione e alla felicità nostra e del mondo. Praticare i Cinque Addestramenti alla Consapevolezza significa coltivare la visione profonda dell’interessere, la Retta Visione che è in grado di rimuovere ogni discriminazione, intolleranza, rabbia, paura e disperazione. Se viviamo seguendo i Cinque Addestramenti alla Consapevolezza siamo già sulla Via del Bodhisattva. Sapendo che siamo su quel cammino evitiamo di perderci nella confusione riguardo alla nostra vita di oggi o nelle paure riguardo al futuro.

Il Primo Addestramento alla Consapevolezza

Consapevole della sofferenza causata dalla distruzione della vita, mi impegno a coltivare la visione profonda dell’interessere e la compassione e a imparare modi di proteggere la vita di persone, animali, piante e minerali. Sono determinato(a) a non uccidere, Continue reading »

Thich Nhat Hanh: Sull’alimentazione

Thich Nhat Hanh: Nella dimensione ultima, ogni nascita e morte è un fenomeno superficiale. Non-nascita e non-morte sono la vera natura di tutte le cose. Questo è l'insegnamento della Via di Mezzo nel Buddhismo.

Thich Nhat Hanh: Nella dimensione ultima, ogni nascita e morte è un fenomeno superficiale. Non-nascita e non-morte sono la vera natura di tutte le cose. Questo è l’insegnamento della Via di Mezzo nel Buddhismo.

Lettera di Thây sull’alimentazione

Monastero Blue Cliff, 12 ottobre 2007

Cara famiglia spirituale,

Blue Cliff è molto bello in autunno. Le foreste sono ornate di foglie gialle. Oggi fin dalle undici del mattino da molti luoghi diversi sono cominciati ad arrivare i partecipanti al ritiro intitolato Sedendo nella brezza autunnale. Si sono iscritti in tanti, ma non potendo accoglierli tutti, ne abbiamo dovuti rimandare indietro un gran numero. Le sorelle e i fratelli e gli amici laici ne erano molto dispiaciuti, ma purtroppo non c’è altra soluzione. Questo è il ritiro più numeroso che si sia mai tenuto a Blue Cliff: tutti vogliono venire a praticare con il Sangha e, nello stesso tempo,”testare” il nuovo monastero.

Il pomeriggio del 9 Ottobre 2007 la rivista Time Magazine è venuta a intervistare Thây su quanto sta avvenendo in Birmania e sul problema del riscaldamento globale. L’intervista sarà messa in rete.

A proposito della Birmania, Thây ha dichiarato che i monaci birmani sono stati coraggiosi a sollevarsi per mostrare al popolo la via dei diritti umani e della democrazia, Continue reading »

Surangama Sutra

Dal Sbh4urangama Sutra

Un giorno il Buddha chiese a venticinque illuminati ivi presenti di
parlare dei vari mezzi grazie ai quali essi avevano conseguito
l’illuminazione, in modo che tutti i presenti potessero conoscerli. Dopo
che ebbero parlato ventiquattro di questi, il Bodhisattva Avalokitesvara
rivelò di essere stato risvegliato per mezzo del senso dell’udito. Per
educare il discepolo Ananda e tutta la congregazione, il Buddha domandò a
Manjusri il suo parere su i procedimenti esposti. Manjusri affermò che
il criterio utilizzato da Avalokitesvara era il più consono agli esseri
umani e che egli stesso l’aveva impiegato per la propria comprensione.
Quello che segue è il racconto delle esperienze che vengono incontrate
lungo questa via: Continue reading »

Sutra del Karma

Buddha Sakyamuni: La legge del Karma è sempre efficace, e il frutto di una buona azione giungerà a tempo debito.

Buddha Sakyamuni: La legge del Karma è sempre efficace, e il frutto di una buona azione giungerà a tempo debito.

Sutra del Karma

Una volta, tra la folla riunita di 1250 seguaci, il venerabile Ananda,dopo aver girato tre volte, con le mani giunte, attorno al Buddha ed essersi inchinato, con rispetto disse : “Nella nostra oscura epoca, dove la maggior parte del nostro popolo è indulgente nei confronti delle ingiustizie, insolente per l’insegnamento del Signore, senza alcun dovere per i loro genitori, immorale, miserabile e sordida, tra questi alcuni sono sordi, alcuni ciechi, altri muti, qualche schiocco e portatore di difetti in altri aspetti, e la maggior parte delle persone abituate ad uccidere. Come potremmo comprendere l’enigmatico e fondamentale principio o cause che ci hanno condotti a questa realtà e quali conseguenze è costretto a vivere ciascun individuo per le sue azioni. Continue reading »