ven. Gheshe Ghedun Tharchin: La pratica dello Dzogchen II

Insegnamenti del Ven. Ghesce Lharampa Gendun Tarcin: La pratica dello Dzochen II. Sassari 19-19/01/2020. Appunti non revisionati del Dott. Luciano Villa nell’ambito del Progetto Free Dharma Teachings per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Ven. Ghesce Ghendun Tarcin.

Quest’incontro è finalizzato a sviluppare una nuova esperienza nel mondo, in modo significativo, gioioso, di libertà, in modo da eliminare la sofferenza che pervade ogni atto, oltre la sofferenza, è come fermare il tempo, ma non è possibile, ma nella nostra mente c’è la concettualizzazione, il seguire questo mondo d’illusione, questo è il nostro fermare il tempo, cosi è il nostro praticare, che riguarda il tempo. In realtà ciò che dobbiamo capire è che il tempo è infinito, non ha misura, quindi, essendo infinito, non esiste.

Allo stesso tempo non dipendiamo dal minuto, ora, giorno mese anno, perché qualsiasi tempo è infinito. Questa intuizione sul tempo infinito ci fa comprendere il senso della nostra vita: felice, malata dolorosa, solo attraverso la comprensione del tempo, vivere nel tempo, è questa la vita.

Ogni istante è infinito, tutta la nostra sofferenza è basata su questo tipo d’ignoranza, non c’è un tempo lungo e corto, lo etichettiamo noi, noi percepiamo un tempo illusorio, ma è sempre lo stesso tempo, la vita trascorre col tempo, abbiamo la potenzialità, non di fermare il tempo, ma di trasformare la realtà, ma tutto dipende dalla nostra mente. Qualcuno vede una cosa in un cero modo, altri in un altro. La realtà è soggettiva. Ad esempio il colore giallo non esiste di per sé, siamo noi che abbiamo creato questa realtà. Che non si può negare, ma non è assoluta. È una realtà soggettiva ma non assoluta. Nam interiore pa che crede nell’interiorità , il nampa dipende dalla interiorità, la realtà dipende dalla interiorità. È la filosofia della mente. La mente decide della realtà. La forma, la plasma. Ma non è assoluta. Trasformare la realtà convenzionale, dipende dalla realtà assoluta, la vacuità della natura, della persona, che da molto negativa può trasformarsi in molto positiva. Il che nasce dalla sua realtà ultima. Òa realtà cambia, ma cambia la realtà soggettiva. Saggezza e compassione dipendono dalla nostra visione della realtà. Compassione, saggezza tolleranza sono come gli occhiali che ci fanno vedere le cose, ciò che percepiamo dipende da cosa vediamo, tocchiamo ecc. sono filtri mentali che dipendono dalle nostre esperienze, è la nostra realtà relativa, ognuno capisce in base alle sue esperienze. Perché ognuno di noi ha caratteristiche diverse. Il tempo si azzera man mano che ci avviciniamo alle esperienze positive e viceversa.

Mente e facoltà mentali. La mente è come il nostro occhio. I fattori mentali cambiano ciò che la mente riesce a vedere. E qualsiasi cosa che la mente percepisce è una realtà, che può trasformare la ns mente. Le emozioni più disturbanti sono comunque la nostra realtà. È inutile andare a conoscere le emozioni distruttive di tutti gli esseri umani, meditiamo piuttosto sulle ns. vivere sulle emozioni piacevoli. Meditiamoci sopra perché tutto diventa bello, piacevole, energia. Come? Attraverso la meditazione. Inutile assumere delle medicine. La medicina ti aiuta a sostenere un attimo la tua situazione. Ma se non riesci a sostenere la realtà, vuol dire che non siamo in grado di utilizzare la nostra capacita mentale. Allora la tua vita sarà più significativa, sorridente, gioiosa. Possiamo affidarci solo al ns cuore, all’intuizione. Accogliamo bene la nostra intuizione. Né guru o lama possono aiutarci, ma sono solo dei contorni. Il nostro vero maestro è la nostra intuizione. Siamo nati come maestri di noi stessi. L’intuizione è la capacita, è la benedizione dei Buddha, che discendono dalla ns energia, universale. Dio è dentro di te. Bh è dentro di te. Mente e facoltà mentali. La meditazione è la scienza della mente. Altrimenti siamo falliti. Nessun luogo della terra sarà come lo vogliamo, come lo abbiamo immaginato. Il mandala bh è una realtà creata da noi stessi. Dobbiamo essere noi i trasformatori di noi stessi.

Lama Tzong Khapa puntualizza: “La radice di tutte le sofferenze del mondo è l’ignoranza”. E’ la mancanza di comprensione, di consapevolezza. Per eradicarla dobbiamo riuscire a vedere la realtà, è comprendere la natura dell’interdipendenza. Perché tutto è relativo, l’universo stesso nasce dall’interdipendenza, il meccanismo della realtà. Allora scompare la nostra illusione, quella che ci fa apparire tutto come immutabile, fisso. Solo la visione profonda ci fa sconfiggere la paura di vedere le cose come transitorie. Altrimenti, se vogliamo mantenere la ns visione delle cose come immutabili, questa ci fa separare dalle cose, ci rende separati dagli altri.

Riuscire a superare l’ignoranza comprendendo che tutto è interdipendente, allora scompare la visione del bianco e nero, del tutto bene e tutto male, la nostra vita dominata dall’ignoranza, come la liberiamo dalla oscurazione?

Dzochen o grande perfezione è conoscere la mente. Ma se è già perfetta, quali passi occorre fare? Lo Dzochen dice che dobbiamo conoscere la ns mente, che ha la capacità di comprendere la realtà. La realtà è nella tua mano. Conoscere la mente, è conoscere la libertà, lo spazio infinito. La mente è bellezza, vivere nella perfezione della mente. L’illuminato non ha bisogno di nulla, vive nell’armonia e nella pace, la pace nel cuore. Non gli servono né ricchezze né onori, né potere. Non gli servono né piume né cappelli che facciano spettacolo. La pratica dello Dzochen è giungere all’illuminazione attraverso la conoscenza della nostra mente.

Meditazione univoca ed analitica che indaga e cerca dentro di noi, non al di fuori.

Recita del sutra del cuore.

È la comprensione della natura della impermanenza, che esiste, ma solo in modo transitorio, interdipendente.

Gl Otto Versi della Trasformazione Mentale.

Amore e compassione possono svilupparsi infinitamente, mentre la rabbia cresce, s’acuisce ma non può rimanere sempre acuta, finisce per affievolirsi, così l’invidia, l’attaccamento, l’orgoglio. Mentre l’amore e la compassione si possono sviluppare all’infinito. Nella vita umana c’è questa bellezza: quello dello sviluppo all’infinito dell’amore e della compassione.

La nostra mente è perfetta fin dall’inizio, questo è il nostro valore. La nostra vera ed unica potenzialità è l’intuizione.

Sia il lupo che il coniglio hanno ragione nella loro dimensione, se il lupo non mangiasse carne cosa gli succederebbe? Morirebbe. Viceversa, se il coniglio non mangiasse dei vegetali cosa gli succederebbe? Questa è la grande perfezione, lo Dzochen, ogni cosa che c’è sulla terra è la grande perfezione, è la grande perfezione della natura. Perché la bellezza è la perfezione del mondo. Perché tutto è in movimento ed è in equilibrio.

Pomeriggio

Trasformare la visione comune ordinaria in quella superiore, di modo che la mente trasforma la realtà, tramite la forte volontà, intelligenza, consapevolezza, visione flessibile, invece di vedere tutto in modo fisso ed eterno percepirle in continua trasformazione. Il potere della nostra mente è esercitandosi a trasformare la realtà, la nostra visione. Ma per poterlo fare dobbiamo conoscere la mente perfetta, la mente della grande perfezione, la mente originale, primordiale, non inquinata, mentre quella ordinaria è quella dove tutti i concetti sono temporanei, questa invece è chiara, luminosa e non giudica, è quella di base. È il continuo, fluido, come il fiume dove non scorre mai la stessa acqua, quella completamente non esistente inerentemente perché i pensieri passano e quindi sono trascorsi e quelli futuri non ci sono ancora, quindi è la mente focalizzata sul momento presente. L’esperienza cos’è? Dal punto di vista della natura, dell’interdipendenza è come l’acqua del fiume che è passata, quindi non c’è più, ed a essa non ci dobbiamo attaccare. Anche la persona non è la stessa, perché quella del mattino non è piu quella del pomeriggio o della sera, tutti i fenomeni sono trascorsi, questa è l’impermanenza sottile. Questa è vivere nello yoga, nel Samadhi, nella profonda concentrazione, è lo yogi. È entrare nella profonda realtà dei fenomeni. È la visione profonda, è che la ns conoscenza, concentrazione entra profondamente nella realtà, come essere consapevole che l’acqua del fiume che scorre non è mai la stesa acqua, anche se il fiume c’è da migliaia d’anni. Dobbiamo vincere l’ignoranza che non riesce a vedere la realta profonda delle cose che mutano incessantemente. È il Samadhi. La mente non è di per sé inquinata da rabbia, invidia, ira e le varie negatività. Queste sono come le nuvole che oscurano il cielo, ma non sono perenni, vanno e vengono, così è il Samadhi, la meditazione profonda unita all’inspirazione ed espirazione. Continuiamo a meditare. La nostra meditazione è il nostro respiro, che ci permette di dare e ricevere. Questo è lo strumento da utilizzare per la nostra consapevolezza: inspirare ed espirare. Ma esiste inerentemente? Indipendentemente? Anche il respiro è un fenomeno transitorio, e proprio per questo libero di esistenza indipendente. Respiriamo forse con consapevolezza? Moriamo con consapevolezza? Ma noi abbiamo di base una mente intelligente d’amore e compassione. Qualsiasi cosa facciamo lo facciamo col respiro, allora attiviamo la consapevolezza del respiro, trasformandolo in una visione d’amore, in un atto d’amore. La mente primordiale è pura dalla nascita, anzi, da tempo senz’inizio, che riconosce la realtà. Più aumentiamo le conoscenze della nostra vita, più rischiamo di velare quella mente pura senz’inizio. È realizzare con la mente primordiale in modo spontaneo tutti i desideri, soddisfacendo cosi le aspirazioni della nostra vita. Ma non significa soddisfare qualsiasi desiderio, ma quelli giusti, positivi. La mente pura è la mente gentile, pura, compassionevole, in grado di dare le risposte giuste a qualsiasi domanda della vita. Riflettendo nasce l’intuizione, che ci indica il nostro vero percorso di vita. Mente primordiale, kuntzo sangpo, Samantabhadra, dio, trinità: hanno molti nomi. Dio attraverso il figlio diffonde lo spirito santo, l’amore e la compassione. La visione profonda ci porta all’ordine nel disordine del samsara. Perfezione dell’imperfezione. L’importante è scoprire la perfezione in ogni singola esistenza, perché ogni cosa, ogni essere ha la sua perfezione.

La mente primordiale ha la capacita di realizzare i desideri, ha la caratteristica della compassione. Chi conosce la tua mente? Il Buddha, anzi quando diventerai tale.

Quindi tutto è della stessa natura, d’un solo sapore. Comprendere la propria mente attraverso la propria consapevolezza. con la tua consapevolezza, con la tua fantasia scoprirai la tua mente. La ricerca della tua mente sarà continua, perenne. Nel momento in cui declina la ns consapevolezza siamo persi. E non ci troveremmo in uno stato d’illuminazione, ma di pericolo, di non consapevolezza magica della realtà. Se non viviamo pienamente il samsara, se non abbiamo ad es conosciuto la rabbia, non potremo conseguire il nirvana completo. Lo Dzochen la grande perfezione o manifestazione della ns mente primordiale. La sofferenza è un segnale, tutto ha un ruolo nella ns vita. Camminiamo in completa consapevolezza, in pieno relax, in completa perfezione. La mente primordiale, chiara e pura dall’origine, della natura della compassione, spontanea è il grande dono della ns vita. Lo studio del Dharma dev’essere consapevolezza, yoga, unione di mente e cuore, grande cuore, per lo yoghi non esiste il tempo, che non esiste ma esiste il cuore.

Qualsiasi forma di meditazione, consapevolezza, azione spirituale ha la capacità d’emozionarci, perché la meditazione mette in contatto il cuore con la mente, si diventa consapevoli, è yoga, è unione, è consapevolezza. la vacuità è sciogliere l’aspettativa nutriva e lievitata per lungo tempo. La leggerezza pure corrisponde al vuoto, vuoto di purezza, vuoto pieno di purezza, di luminosità, della natura ultima della mente, la mente è vuota di natura intrinseca. Perciò più questa sensazione ci diventa familiare più generiamo comunicazione. Non ci dobbiamo fermare nella prima fase della sorpresa.

Mantra è il silenzio, il silenzio della mente è il piu grande mantra, il silenzio della mente che muove e purifica il nostro respiro. In tal modo il corpo sottile, la consapevolezza sottile, la visione sottile, attraverso la meditazione, passo per passo, nutriamo la nostra anima, lo spirito santo, indipendentemente dalle nostre condizioni mentali, materiali, conoscere tutti i tipi della ns mente, non quella degli altri, perché è la nostra mente che dobbiamo liberare dalle afflizioni, familiarizziamoci, conosciamo la natura della compassione. Rabbia e compassione possono convivere? Non contemporaneamente! La malattia diventa salute e viceversa, la compassione diventa rabbia e la rabbia lascia il posto alla compassione: questo è il samsara. Questo è vivere pienamente la vita. Le difficolta ed i problemi fanno parte della perfezione. Spontaneità, purezza, compassione sono la caratteristica della natura.

La compassione è la natura della mente, così come lo è la purezza.

Siamo rappresentanti della civiltà umana. Nostro dovere è condividere la ns gentilezza, compassione almeno a livello della ns famiglia.

Non perdiamo il ns vero valore umano intangibile: la compassione.

La grande perfezione per il suo conseguimento non necessita di grandi studi, ricerche, perché la sua base è la grande compassione.

Sassari domenica mattina 19/01/2020 Ghesce Ghendun Tarcin Dzochen

Il nostro fine è conoscere la propria mente, lo Dzochen lo chiama atiyoga, o yoga ultimo, veicolo supremo.

Yana o veicoli rappresentano vari sentieri. Tutto dipende dalla nostra mente, dalla sua capacità e disponibilità ad affrontare il percorso. 9 veicoli primi 3 sono la pratica comune adatta a tutti, sentiero dell’ascolto o degli uditori o Sravaka, pratiche basate sull’ascolto, pratica della visione profonda meditando sui 5 skanda o aggregati – forma, sensazioni, percezione, formazioni mentali e coscienza – sono tutti i fenomeni, incluso il nostro corpo, la mente principale, sensazioni ecc, è la ricerca del sé, ma non lo trovano, ma non entrano troppo nel profondo nella ricerca della vacuità, si fermano al livello della coscienza, che possono essere le vite passate. Sono immersi nella ricerca, la stessa meditazione li posta alla ricerca del sé più profondo, a gestire in modo più consapevole i 5 aggregati. Meditano molto in modo univoco, concentrazione univoca, ad es su un’immagine di Buddha, come se fosse un Buddha vero, all’inizio non è ben distinto per poi farsi l’immagine nitida. Sono immersi nella pratica delle Quattro Nobili Verità, a partire dalla verità della sofferenza, che non manca mai! Senza sofferenza non si fa nulla! Anche per il conseguimento dell’illuminazione occorre sperimentare sofferenza. Quindi non va né eliminata né contrastata, quindi la sofferenza va conosciuta, a partire delle sue cause. Quindi la prima meditazione è sulla sofferenza, sopratutto la verità ultima della sofferenza: lo stato di non sofferenza. Ma senza conoscerla è impossibile realizzare la realtà ultima della sofferenza, la quale è la nostra compagna di vita assoluta. La conoscenza della sofferenza, la realtà ultima della sofferenza ci porta alla meditazione analitica, perché meditare sulla sofferenza non deve portarci a soffrire ma a comprenderla appieno. Potremmo parlare molto a lungo della verità della sofferenza, il che non significa essere sofferente. La seconda Nobile Verità è la causa della sofferenza o dukkha. Le sue cause sono il karma cui fanno da corollario i gnun mon o difetti od oscurazioni mentali o klesha. Innanzitutto la pigrizia. Il non voler far alcunché, il procrastinare. La pigrizia è basata sull’ignoranza. La transitorietà è sofferenza, e se continuiamo a rimandare è perché siamo immersi nell’ignoranza, altrimenti gestiremmo bene la sofferenza e diventerebbe una risorsa, altrimenti precipitiamo nell’oscurazione. I praticanti del Dharma non devono apprendere in modo acritico, ma devono sottoporre a critica, vagliare quanto viene loro proposto.

I difetti mentali sono un qualcosa di tangibile, ma il karma cos’è? La verità della sofferenza è la verità della causa della sofferenza. La sofferenza, attraverso la sua comprensione, ha la capacità di essere trasformata, superata. La Terza Nobile Verità è quella della cessazione della sofferenza, il che è gia contenuta in nuce nella sofferenza. La Quarta Nobile Verità è la Verità del Sentiero che ci porta oltre la sofferenza. Il sentiero è ancora sofferenza o dukkha. Questa è la pratica del sentiero degli uditori. Il nirvana è la cessazione della sofferenza. Da qui nasce la pratica della semplicità, di condurre una vita semplice, senza eccessi né in troppo né in troppo poco. Diminuzione dei difetti mentali attraverso la concentrazione, praticando le Quattro Nobili Verità, fino alla cessazione della sofferenza, quindi al nirvana.

Il Secondo Veicolo è quello dei Meditatori o Praticanti Solitari o Pratyeka Buddha che, all’interno delle Quattro Nobili Verità, ascoltano solo il Maestro interiore, cercano l’illuminazione attraverso la propria saggezza, meditano sulla vacuità del sé: l’io ed il mio. Il sé autonomamente non esistente, altrimenti saremmo limitati ed impossibilitati a raggiungere il nirvana. È la pratica della saggezza che conosce sé stessa, al punto di giungere alla conclusione che l’io non esiste indipendentemente, inerentemente, confutando la falsa concezione d’un io esistente di per sé, autonomo. La radice di tutti i problemi è l’io, la concezione errata d’un io esistente in modo indipendente, quindi cerca di sfuggire dalla nostra ricerca. Il praticante del Secondo Veicolo indaga sull’io, giungendo alla non esistenza dell’io. La ricerca del sé è libera, non ha una metodologia. In questo contesto vengono spiegati i Dodici Anelli dell’Origine Dipendente: nascita è sofferenza, da morto non possiamo evitare di rinascere, ma possiamo evitare di morire per evitare di rinascere. La nascita npn è causa della morte, ma è la possibilità di superare la morte, perciò il Nirvana, ovvero la realtà ultima della sofferenza, il suo superamento. La morte è come la via mentre il Nirvana rappresenta l’effetto del superamento della sofferenza. Il Buddha rende piacevole la sofferenza perché ci mostra la via della sua trasformazione, della sua cessazione. La terra pura non è lontana, ultraterrena, ma qui, tra i problemi della tua famiglia, non c’è confine tra samsara e nirvana. È la via della assoluta umiltà, perché dove c’è assoluta umiltà non c’è ego. 12 anelli: dalla nascita alla morte. Chi blocca la morte deve riuscire a bloccare la vecchiaia, malattia. Questi praticanti insegnano il Dharma con la sua testimonianza, comportamento, senza utilizzare un linguaggio verbale. Vuole rinascere dove non ci sono né dei Buddha né uditori, perché lì può insegnare il Dharma con la sua esperienza, il suo comportamento.

Il terzo è il veicolo di Bodhisattva, il cui comportamento dalla peculiare impronta personale. La base è la compassione e l’amore, come la madre per i figli. Ovunque ci sono uditori, meditatori solitari e Bodhisattva che vogliono portare all’illuminazione tutti gli esseri senzienti. Il che ci fa originare una gran forza, che per noi è inimmaginabile, ma per loro è naturale. Meditano sulla visione della vacuità sulla base della Cittamatra o Solo Mente, anch’essi nella ricerca del sé finiscono per non trovarlo. La sua non conoscenza rappresenta l’ignoranza.

Tre aspetti principali del sentiero: rinuncia, bodhicitta e vacuità.

Rinuncia qui s’intende di rinunciare alla sofferenza del samsara o superare la sofferenza. Tuttavia il Nirvana è insito nel Samsara, quindi, grazie alla ns intelligenza, dobbiamo giungere ad essere in grado di superare la sofferenza del samsara. Così è la meditazione, la pratica del Dharma. Samsara e Nirvana sono intimamente interconnessi, non sono disgiunti, sono dello stesso sapore. Quindi non dobbiamo distruggere il samsara ma trasformarlo, trasformare la realtà.

La pratica del Bodhisattva comprende le 6 paramita: generosità, etica, Pazienza, perseveranza entusiastica = opporsi alla pigrizia, concentrazione, saggezza. È la saggezza che ti porta ovunque desideri. Lo scopo ultimo del Bodhisattva è la completa illuminazione tramite la bodhicitta.

3 veicoli dei sutra e 6 del mantra. Le prime 3 dei 6 sono le categorie dei mantra preliminari, che sono comunque molto interessanti.

1 Krya yoga, sono basati sull’attività fisica di curare l’ambiente, il proprio corpo, gli alimenti.

La rinuncia si può realizzare nel caos e nella sporcizia, tuttavia, se non ci si riesce, occorre nutrirsi di cibo naturale, puro, non inquinato.

2 Charya yoga è la pratica esteriore ed interiore integrata armonicamente, per curare la casa, pulirla, cucinare, ecc.

3 Yoga tantra. pratica esteriore rimane ma ci si dedica più a quella interiore.

4 Anuttara Yoga Tantra.

Dalla continua ricerca della felicità, l’ego sparisce.

Abbiamo affrontato in questi giorni degli importanti argomenti.

Siamo alla ricerca della verità, la verità del sé, la verità dell’io, la verità della mancanza del sé e dell’io. Questa è la felicità! Nagarjuna disse: “Qualsiasi forma di libertà è felicita mentre qualsiasi forma di costrizione è sofferenza”.