17 – Il Dhammapada: L’uomo giusto

Dhammapada 279: "Tutta la realtà non ha esistenza inerente": chi comprende questo si sottrae alla sofferenza. Questa è la strada per la purificazione.

Dhammapada 279: "Tutta la realtà non ha esistenza inerente": chi comprende questo si sottrae alla sofferenza. Questa è la strada per la purificazione.

L’uomo giusto

256

Un uomo non è giusto

se tratta una questione con violenza, ma se discerne

tra il reale e ciò che non lo è.

257

Chi guida gli altri con calma, secondo la legge,

che custodisce il diritto

ed è attento, questi e un uomo giusto.

258

Non è saggio

chi parla molto, ma chi è paziente,

tranquillo e coraggioso.

259

Non si è esperti di dottrina perché se ne parla molto;

anche se si è imparato poco,

ma si reputa il dharma una cosa concreta, allora si è esperti

di dottrina e non la si trascura.260

Non si è anziani

perché il capo è canuto; l’età può maturare, ma si è detti

“vecchi invano”;

261

ma colui nel quale albergano verità, rettitudine,

pietà, ritegno e misura,

che è libero da macchia, questi è detto ben vecchio.

262

Una persona invidiosa, avida, disonesta

non diventa degna

solo per ciò che dice o per l’eleganza del suo aspetto,

263

ma colui nel quale

questi difetti sono sradicati ed estirpati dalla radice,

che sia libero

dall’odio e intelligente, questi è detto a ragione bello.

264

Chi è indisciplinato e falso non diventa asceta

per mezzo della tonsura:

come potrebbe diventare asceta chi è preda di avidità

e desiderio?

265

Chi acquieta

i mali grandi e quelli piccoli, per questo

è detto asceta.

266

Non si è monaco

perché si mendica; dopo aver ricevuto in sé la legge,

si diventa monaci, non per altro.

267

Chi abbia lasciato il bene e il male, pratichi la castità

e si comporti con cautela

nel mondo, questi è davvero un monaco.

268

Lo stolto o l’incolto

non diventa monaco per aver fatto voto del silenzio,

ma lo diventa

chi, afferrata una bilancia e scelto il meglio,

269

fugge il peccato, questi è un asceta e lo è proprio

per questo. Chi nel mondo

valuta entrambi i lati, questi è detto asceta.

270

Non si è eletti perché si uccidono

gli esseri, ma perché si evita di fare del male agli esseri,

per questo si è chiamati eletti.

271

Non solo con l’obbedienza e con i voti,

e nemmeno con la cultura, o raggiungendo l’estasi

meditativa, o per il fatto di vivere in solitudine,

272

si raggiunge la felicità nascente

della rinuncia, perseguita dalle persone non comuni.

Oh monaco, solo chi ha raggiunto

lo scioglimento dei legami ha conseguito la fiducià (in sé).

* La strada

273

Tra i sentieri, l’Ottuplice

è il migliore; tra le verità, le nobili quattro; la dottrina

migliore è la mancanza

di brama; l’uomo migliore è quello che ha occhi per vedere.

274

Questa è la strada, non ne esiste un’altra

che conduca alla purificazionedella visione.

Seguitela! In essa è la liberazione da Mara.

275

Entrando in essa,

porrete fine al dolore. Io indicai la strada,

dopo aver constatato che essa calma il dolore.

276

Voi dovete sforzarvi: i Tathagata predicano solamente.

Chi medita ed entra nella strada,

questi si libera di Mara.

277

“I composti sono impermanenti”: chi comprende

questo si sottrae alla sofferenza.

Questa è la strada per la purificazione.

278

“Ciò che esiste è dolore”: chi comprende questo

si sottrae alla sofferenza.

Questa e la strada per la purificazione.

279

“Tutta la realtà non ha

esistenza inerente”: chi comprende questo si sottrae

alla sofferenza.

Questa è la strada per la purificazione.

280

Chi non si alza quando deve e che, anche se giovane

e baldo, è pigro, senza immaginazione

e volontà, quest’uomo negligente e apatico non trova

la strada per la conoscenza.

281

Vegliando la parola, controllata

(la mente), non si compirà il male nemmeno con il corpo.

Mantenendo puliti questi tre

sentieri per l’azione, si percorra la via indicata dai saggi.

282

Dalla pratica ascetica nasce la saggezza: senza ascesi

si perde la saggezza. Conoscendo

questa duplice via dell’acquisto e della perdita, ognuno

si adoperi per aumentare la saggezza.

283

Tagliate tutta la foresta (dei desideri),

che non rimanga un solo albero! Dalla foresta nasce

la paura. Quando avrete tagliato foresta

e sottobosco, allora o monaci avrete raggiunto il nirvana.

284

Come il vitello alla madre, così sarà legato il pensiero fino

a che il più piccolo desiderio

dell’uomo verso la donna non sarà stato reciso.

285

Taglia l’amore verso te stesso,

come un loto autunnale con la mano! Il nirvana è stato

insegnato dal Ben Andato (il Buddha).

286

“Questo è il luogo dove trascorrerò la stagione delle piogge,

qui l’inverno e là l’estate”,

così pensa lo stolto, senza pensare alla fine della vita.

287

Quest’uomo tanto impegnato

con i figli e con il bestiame, la cui mente è confusa,

è colto dalla morte,

come un alluvione coglie un villaggio nel sonno.

288

Non lo aiutano i figli, non il padre, e nemmeno i parenti;

chi è colto dal dio.

della morte non può essere aiutato dai parenti.

289

Conoscendo il significato di ciò,

chi è saggio e onesto purifica presto la via

che lo porta al nirvana.