Ode alla Mahamudra composta da Tilopa per Naropa.

Tilopa

Tilopa

Ode alla Mahamudra composta da Tilopa per Naropa.

Mahamudra, la via regale,
è libera da ogni parola e simbolo sacro.

Per te solo, amato Naropa, questa meravigliosa ode

nasce da Tilopa 
per l’infinita amicizia spontanea.

La natura completamente aperta di tutte le dimensioni e gli eventi

è un arcobaleno che continuamente si ripresenta ed a cui non ci si deve mai afferrare.

La via della di Mahamudra
non crea alcuna chiusura.

In questo aperto cammino non e’ necessario alcun strenuo sforzo mentale.

Il naturale flusso di consapevolezza si muove naturalmente lungo di essa.

Come lo spazio appare sempre fresco e mai riempito,

così la mente è senza limiti e sempre consapevole.

Guardando con la consapevolezza pura nell’abituale consapevolezza pura,

strutture astratte si fondono nella feconda primavera della Buddhita’.

Le nuvole bianche che scivolano attraverso il cielo blu, 
dalle forme in costante evoluzione, 
 non hanno radice, ne’ fondamento, ne’ dimora;

né danno il via a cambiamento dei modelli di pensiero che galleggiano nel cielo della mente.

Quando la distesa informe di consapevolezza
si fa chiaramente strada, 
 semplicemente e naturalmente cessa l’ossessione delle forme di pensiero.

Come forme e colori vanno spontaneamente formandosi nell’apertura dello spazio universale, 
 anche se lo spazio non ha ne’ colore o forma,

così, all’interno della distesa dei reami di consapevolezza,

vanno sorgendo le relazioni ed i valori,

anche se la consapevolezza e’ priva di caratteristiche sia positive che negative.

Come il buio della notte, anche se dovesse durare mille anni,

non riesce a nascondere il sole che sorge,

cosi’ infinite ere di conflitti e sofferenze

non possono nascondere lo splendore innato della Mente.

Anche se i filosofi spiegano l’apertura trasparente delle apparenze

come vuota delle caratteristiche permanenti e completamente indeterminabile, 
 
 cosi’, questa indeterminatezza universale, non può mai essere, a sua volta, determinata.

Benché i saggi descrivono la natura della consapevolezza caratterizzata dalla luminosità,

questo splendore senza limiti non può essere contenuto

all’interno di qualsiasi lingua od organizzazione religiosa.

Anche se l’essenza stessa della Mente

è quella di essere priva sia del soggetto che dell’oggetto,

nel suo grembo abbraccia teneramente tutta la vita.

Per realizzare questa verità inesprimibile,

non devi manipolare ne’ la mente ne’ il corpo,

ma è sufficiente aprire la mente alla trasparenza,

con rilassata, naturale grazia,

ponendola a suo agio in silenzio,

a riposo nella quiete, come il vuoto bambù.

Né inspirando né espirando col respiro del pensiero abituale,

permetterai alla mente di essere in pace nella veglia luminosa.

Questa è la regale ricchezza di Mahamudra,

che con nessuna moneta di qualsiasi regno si può acquistare.

Amato Naropa, questo tesoro di Buddhita’ appartiene a te ed a tutti gli esseri.

L’impegno ossessivo in discipline meditative

o lo studio perenne della Scrittura e della filosofia

non ti farà conseguire questa meravigliosa realizzazione,

questa verità connaturale alla consapevolezza,

perché la mente che desidera disperatamente raggiungere

un altro regno o livello d’esperienza, ignora inavvertitamente

la luce di base che costituisce tutte le esperienze.

Chi crea qualsiasi divisione nella coscienza

tradisce l’amicizia di Mahamudra.

Cessa ogni attività che separa,

abbandona anche il desiderio d’essere liberi dai desideri,

e permetti al processo del pensiero di salire e scendere agevolmente,

come onde su un mare senza sponde.

Chi non e’ dedito a farneticazioni

ed il cui unico intento non è mai per dividere o separare

conferma la fiducia della Mahamudra.

Colui che abbandona il desiderio per l’autorità e la definizione,

e non diventa mai unilaterale
nella discussione o nella comprensione, 
 da solo percepisce il senso autentico e nascosto nelle antiche scritture.

Nell’abbraccio beato della Mahamudra,

i punti di vista negativi e le loro propensioni

sono bruciati senza lasciare residui, come la canfora.

Attraverso la porta aperta della Mahamudra,

lo stato illuso di auto-reclusione è per sempre facilmente lasciato alle spalle.

Mahamudra è la fiaccola della libertà suprema

che
 risplende attraverso tutti gli esseri coscienti.

Gli esseri che, pur basati su quella stessa consapevolezza che cercano di ignorare,

respingono o s’afferrano alla consapevolezza,

infliggendo dolore e confusione a sé stessi,

si comportano come
 pazzi.

Per essere immune da questa follia,

coltiva la graziosa amicizia di un sublime saggio praticante di Mahamudra,

che al mondo può apparire come un pazzo.

Quando la mente limitata entra in unione benedetta con la Mente infinita,

sorgeranno albe
di libertà indescrivibili.

Motivazioni egoistiche o limitate
creano il senso illusorio di reclusione 
 e spargono semi di un ulteriore delusione.

Anche l’autentico insegnamento religioso e’ in grado di generare una visione ristretta.

Fidati solo dell’approccio assolutamente vasto e profondo.

La nobile via della Mahamudra

non s’impegna nel dramma della prigionia e della liberazione.

Il saggio della Mahamudra 
e’ del tutto privo di distrazioni,

perché non ha mai dichiarato guerra alle distrazioni.

Questa unica nobiltà e gentilezza, la nonviolenza di pensiero e di azione,

è il percorso immacolato di tutti i Buddha.

Cammina su questo percorso onnicomprensivo con la beatitudine della Buddhità.

In ogni piano dell’essere i fenomeni costantemente sorgono e scompaiono.

Così sono sempre freschi, sempre nuovi ed inesauribili.

Come sogni senza sostanza solida, non possono mai diventare rigidi e vincolanti.

L’universo esiste in un profondo modo elusivo, che non può mai essere afferrato o bloccato.

Perché nutrirne un desiderio ossessivo od odio, creando legami illusori?

Rinuncia alle visioni univoche, ed a quelle abituali.

Vai avanti con coraggio a meditare nell’asprezza della vera montagna,

la vasta ed aperta Mahamudra.

Trascendi i confini di parentela, abbracciando tutti gli esseri viventi

come una sola grande famiglia di consapevolezza.

Dimora senza alcuna costrizione nel paesaggio della libertà naturale:

spontaneo, generoso, gioioso.

Ricevendo la corona di Mahamudra,

ogni senso di rango o di realizzazione

dolcemente scomparirà.

Taglia la radice della vite che soffocano l’albero,

ed i suoi viticci abbarbicati s’estingueranno del tutto.

Elimina la mente convenzionale dell’attaccamento,

e tutte le oppressione e depressioni si dissolveranno.

L’accensione di una lampada ad olio illumina immediatamente la stanza,

anche se è stato buio per eoni.

La mente è d’un illimitato splendore.

Come può il minimo buio restare nella stanza della percezione quotidiana?

Ma chi s’aggrappa ai processi mentali non può risvegliare lo splendore della Mente.

Chi e’ strenuamente alla ricerca della verità con indagini e concentrazione,

mai apprezzerà l’impensabile semplicità e beatitudine
della Mahamudra.

Per scoprire questo fertile terreno,

taglia le radici della complessità con lo sguardo acuto della nuda consapevolezza,

rimanendo completamente in pace, trasparente e soddisfatto.

Non è necessario fare grandi sforzi né dover conseguire ampi poteri spirituali.

Rimani nel flusso della coscienza pura.

La Mahamudra non accetta né rifiuta qualsiasi corrente di energia: interna o esterna.

Dal momento che la coscienza di base non è mai nata in nessun reame dell’esistenza,

nulla può essere aggiunto o sottratto ad essa.

Nulla può bloccarla o macchiarla.

Quando la consapevolezza vi riposa,

qualsiasi aspetto di divisione e di conflitto scompare nella realtà originaria.

Le emozioni abbinate d’ansia e d’arroganza svaniscono nel vuoto da cui provengono.

La suprema conoscenza onnisciente non conosce
nessuna separazione tra soggetto ed oggetto.

La suprema azione agisce immediatamente ed abilmente

senza necessitare d’alcuna serie di strumenti.

La suprema realizzazione consegue l’obiettivo senza passato, presente o futuro.

Il praticante impegnato, inizialmente sperimenta la via spirituale

come un turbolento torrente di montagna,
cadendo pericolosamente tra i massi.

Quando raggiunge la maturità,

il fiume scorre senza intoppi e pazientemente, con la potente portata del Gange.

Svuotandosi nell’oceano della Mahamudra,

l’acqua diventa luce in continua espansione che si riversa in una grande Chiara Luce

senza direzione, destinazione, divisione, distinzione o descrizione.

Prima bozza di traduzione dall’inglese del Dott. Luciano Villa da https://www.sangye.it/altro/?p=3715 .

Tilopa (9281009) fu un mahasiddha indiano del Buddhismo Vajrayana e inventore del sistema di pratica spirituale noto come Mahamudra volto al conseguimento veloce dell’illuminazione. Viene considerato il primo patriarca della tradizione Kagyu (bKa’-rgyud) del Buddhismo tibetano e nove suoi libri sono conservati, tradotti, nel canone tibetano.

È conosciuto più col suo nome tibetano che col suo nome originale sanscrito di Talika. Nato in una famiglia di brahmini a Pataliputra fu ordinato monaco buddhista e divenne abate nel monastero di Somapura. Secondo un’altra tradizione si stabilì invece a Visnunagara dove fu produttore di olio di sesamo.
In seguito ad esperienze mistiche di visualizzazione di Dakini come yidam e dell’adibuddha Vajradhara, abbandonò il monastero e si diede alla vita vagabonda nel Bengala.
Fu maestro di Naropa che divenne il suo successore e portò in Tibet i suoi insegnamenti. Una delle frasi più celebri attribuitegli è: “Il problema non è il piacere, il problema è l’attaccamento.” http://it.wikipedia.org/wiki/Tilopa;

Naropa nacque nel 1016 a Lahore, città lungo il Ravi, affluente del fiume Indo, in una famiglia molto ricca e potente, e nei suoi primi anni conseguì i classici studi brahminici, accompagnati da insegnamenti buddhisti che ricevette privatamente. Un giorno domandò al padre il permesso di diventare monaco, ma gli fu negato, e pertanto prese moglie e fino ai venticinque anni condusse una normale vita familiare, fino a che insieme alla consorte decise di prendere i voti e di stabilirsi a Nālandā. Ivi studiò il Dharma, e divenne il più grande erudito della celebre università monastica.

Un giorno, leggendo i sacri testi, una vecchia donna gli si avvicinò per chiedere cosa stesse facendo, e lui rispose di leggere un testo tantrico. Al che, la donna ballò allegramente e chiese se capisse il significato del testo, e quando Naropa rispose affermativamente, interruppe la danza e pianse, dicendo che lui aveva mentito, e che l’ unico che capiva il significato dell’ insegnamento era il fratello Tilopa. Naropa volle a tutti i costi incontrarlo, ma dovette trattenersi a Nālandā fino alla fine degli studi. Prima di incontrare il maestro Tilopa, per molti anni Naropa superò molte difficoltà, lungo dodici situazioni che si rivelarono diretti insegnamenti volti al superamento della pigrizia e allo sviluppo di bodhicitta, e alla realizzazione della vacuità. Dopo anni di ricerca, consapevole della differenza tra comprensione intellettuale e la realizzazione del loro significato, incontrò infine Tilopa, e nei successivi dodici anni ricevette iniziazioni e superò le cosiddette «dodici difficoltà maggiori».

Raccolse e realizzò le più importanti trasmissioni di Tilopa, che da lui presero il nome «Sei insegnamenti di Naropa», e messa a punto la disciplina di Mahamudra, restò per ventuno anni a Phullahari, ove insegnò il Dharma fino alla morte, avvenuta a ottantacinque anni. Tra i suoi più celebri discepoli vi fu Marpa, fondatore della scuola Kagyu, aderente al Buddhismo tibetano. Mori nel 1100. http://it.wikipedia.org/wiki/Naropa ; http://en.wikipedia.org/wiki/Naropa; http://www.kagyu.org/kagyulineage/lineage/kag03.php.

Tilopa (9281009) fu un mahasiddha indiano del Buddhismo Vajrayana e inventore del sistema di pratica spirituale noto come Mahamudra volto al conseguimento veloce dell’illuminazione. Viene considerato il primo patriarca della tradizione Kagyu (bKa’-rgyud) del Buddhismo tibetano e nove suoi libri sono conservati, tradotti, nel canone tibetano.

È conosciuto più col suo nome tibetano che col suo nome originale sanscrito di Talika. Nato in una famiglia di brahmini a Pataliputra fu ordinato monaco buddhista e divenne abate nel monastero di Somapura. Secondo un’altra tradizione si stabilì invece a Visnunagara dove fu produttore di olio di sesamo.
In seguito ad esperienze mistiche di visualizzazione di Dakini come yidam e dell’adibuddha Vajradhara, abbandonò il monastero e si diede alla vita vagabonda nel Bengala.
Fu maestro di Naropa che divenne il suo successore e portò in Tibet i suoi insegnamenti. Una delle frasi più celebri attribuitegli è: “Il problema non è il piacere, il problema è l’attaccamento.” http://it.wikipedia.org/wiki/Tilopa; vedi http://buddhismoitalia.forumcommunity.net/?t=16500842 ; http://www.magnanelli.it/Estratti/ESP_TilopaIlGrandeSigillo.htm;

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