38 – S.S. Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche: La terza fase della pratica Mahamudra

Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche in ritiro.

Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche in ritiro.

Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche ci illustra la terza delle quattro fasi o livelli della pratica Mahamudra.

Appunti a cura della Dott.ssa Nicoletta Nardinocchi e revisione del Dr. Luciano Villa nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Domanda: Santità, ci parlerebbe del secondo livello o fase della pratica Mahamudra?

Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche

(3) La fase successiva di realizzazione yoga è chiamato “il livello d’un unico gusto”.

Per Il livello inferiore di praticante esiste un gusto unico per oggetto e soggetto. La mente ed i suoi oggetti, interni ed esterni, sono realizzati nella loro unità. Nel primo stato la realtà convenzionale e quella ultima, apparenza ed esistenza reale non erano integrate.

A questo livello abbiamo risolto il problema, tutto ha un solo gusto, samsara e nirvana sono visti come uno.

Come disse il grande protettore degli esseri viventi Nagarjuna: “La comprensione completa del samsara è il nirvana. Realizzare completamente la natura del samsara è raggiungere il nirvana.” La dicotomia fra il samsara e nirvana è in ultima analisi, un errore. Essi non sono di natura diversa. A questo punto, il praticante raggiunge lo stato di non-dualità, la realizzazione completa della non-dualità. Si rende conto che non si tratta di vagare nel samsara, che non c’è nessuno che vaga nel samsara, né esiste un essere che raggiunge o raggiunge l’illuminazione o lo stato di Buddha. Queste dicotomie sono false. Tutti i fenomeni di samsara e nirvana hanno un solo gusto, una sola realtà. In forza di questa realizzazione potente, il praticante può di nuovo incorrere nell’errore di aver raggiunto la fase finale del non- apprendimento in cui non è più necessario sforzo o meditazione.

Il praticante di medio livello ha tagliato la radice di ogni pensiero dualistico. Realizzando la non-dualità nella sua pienezza, vede realtà interiore ed esteriore, soggetto e oggetto, come una sola cosa. Ha un senso di piena illuminazione dove nulla, nessun soggetto o oggetto, è separato da questa unità direttamente percepita. Questa esperienza di grande unità è così potente che c’è il pericolo di accettarla come piena illuminazione e di trascurare le sofferenze degli esseri viventi. Gli esseri viventi non sono classificati come coloro che subiscono le sofferenze dell’esistenza ciclica e quelli che godono dell’ultima beatitudine della piena illuminazione. Sono parte di questo intero o uno completamente integrato in cui siamo diventati pienamente integrati. Vi è il pericolo di smarrire il senso di preoccupazione compassionevole per le sofferenze degli esseri viventi o di sperimentarli come parte di questa meravigliosa realtà non-duale. Per il praticante di medio livello in questa fase di un solo gusto, la realizzazione dell’unità (non-dualità) può far perdere contatto o non comprendere le sofferenze degli altri e, di conseguenza, far si che ci si distolga dal lavoro essenziale di creare la felicità di tutti gli esseri viventi. Questo è un grande errore da correggere in questa fase. Ancora una volta, la correzione avviene attraverso la piena fiducia in un insegnante qualificato che sia in grado di indicare i metodi per capire la realtà della sofferenza degli esseri viventi. Fino a questa fase, il praticante è stato incoraggiato a perfezionare la meditazione isolandosi dal mondo. Ora, è incoraggiato a rientrare nel mondo ed entrare in città o al mercato per visualizzare direttamente gli esseri viventi in tutte le loro attività, difficoltà ed ignoranza. In questo modo ritornerà a comprendere la natura dell’esistenza ciclica e la necessità pressante di impegnarsi in attività per il benessere e la liberazione di questi esseri viventi.

Il livello più alto di praticante, in questa fase yogica di realizzazione di un solo gusto realizza anche la completa non-dualità, ma lo fa in modo più sottile. Tutti i fenomeni di samsara e nirvana sono apprezzati nei loro aspetti propri, sebbene l’essenza della realtà sia una sola. Anche qui vi è la possibilità di cadere in uno stato in cui si trascurano i bisogni degli esseri viventi in quanto si sperimenta l’unità completa e non-dualità. Tuttavia, la realizzazione è più sottile, così l’antidoto (cioè la pratica in cui impegnarsi a questo punto) è leggermente diverso.

Il praticante di medio livello deve entrare nel mondo e percepire la sofferenza degli esseri viventi, e quindi coltivare quello che è chiamato “la compassione che comprende gli esseri viventi.”

Ora, a questo livello più alto, coltiviamo la compassione non diretta verso nessun oggetto, talvolta chiamata “compassione illimitata” perché non si concentra sugli esseri viventi come tali, ma è piuttosto una compassione che si irradia in tutte le direzioni e causa la felicità degli esseri viventi in base alle loro esigenze individuali e disposizioni. Quella compassione universale, sviluppata sotto la guida di un maestro spirituale qualificato, non è limitata a nessun numero di esseri viventi, ma è spontanea e costante nella sua natura.

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