L’applicazione dei principi buddhisti nell’era dei social media

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Alexander Berzin, Nuova Delhi, India, Gennaio 2011. Trascrizione non revisionata. Traduzione italiana a cura di Francesca Paoletti.

L’era dell’informatica, con internet e così via, si è evoluta trasformandosi nell’era dei social media, con social network come Facebook, Twitter e l’uso onnipresente di messaggi di testo con i telefoni cellulari. Questo ha modificato il modo in cui le persone si relazionano tra di loro.A ciò si aggiunge il crescente uso degli iPod, per sentire musica tutto il giorno, e la proliferazione di videogame, in maniera tale che molte persone oggi sono connesse a musica, giochi, messaggi di testo e social network dovunque si trovino, giorno e notte. Ognuno di questi sviluppi ha portato sia benefici che effetti collaterali negativi. In ogni caso, questi sviluppi hanno un’influenza profonda sulle persone. Vorrei esplorare il modo in cui il Buddhismo può essere di aiuto per amplificare i benefici e ridurre i danni che derivano da questo cambiamento sociale. Quindi metterò in evidenza alcuni punti che sono di beneficio nei social media, poi alcuni svantaggi che sono presenti e infine cosa il Buddhismo può offrire a fronte di questi sviluppi.

Alla luce delle terribili prospettive con cui ci confrontano il terrorismo, il cambiamento climatico, la proliferazione di armi nucleari, la recessione globale, la disoccupazione e così via, le persone spesso si sentono insignificanti, impotenti e sole. I social network, come Facebook, sono d’aiuto nel dare a queste persone il senso che ciò che fanno e pensano sia realmente importante – per un gruppo di amici che può rispondere a quello che loro pubblicano riguardo alle loro vite quotidiane e ai loro pensieri, segnalando il loro gradimento. In un certo modo, pare che affermi ai loro occhi la loro esistenza, la loro importanza in questo mondo in cui si sentono così impotenti.

Tuttavia, lo svantaggio di questa caratteristica, del ricevere “mi piace,” è che può dare un falso senso di autoimportanza e può promuovere il narcisismo. Inoltre, i “mi piace” possono essere molto superficiali e del tutto privi di significato. In aggiunta a ciò, le persone possono sentire che il numero di amici e il numero di “mi piace” che esse ricevono sulla loro pagina di Facebook sono più importanti della qualità e della sincerità dei loro amici. [E se non ricevono alcun “mi piace,” si sentono distrutti]. Pubblicando le cose più banali che ci accadono, per esempio cosa abbiamo appena mangiato a pranzo e se ci è piaciuto o meno, possiamo anche aumentare fortemente lo spreco di tempo nostro ed altrui con chiacchiericcio privo di significato. E il chiacchiericcio, ovviamente, è una delle quattro azioni distruttive della parola che vengono menzionate negli insegnamenti buddhisti – ovvero il considerare importante ciò che è insignificante.

Dunque cosa offre il Buddhismo riguardo a tutto ciò? Una delle meditazioni buddhiste sulla compassione enfatizza il modo in cui siamo completamente dipendenti dalla gentilezza di tutti gli esseri. Qualsiasi cosa mangiamo e gustiamo proviene dal lavoro di altri. Dunque siamo interconnessi. Questo è un fatto. E ciò che fa ogni singola persona, inclusi noi stessi, conta e contribuisce alla vita degli altri. Le persone che coltivano il nostro cibo, le persone che lo trasportano, le persone che hanno costruito le strade lungo cui è stato trasportato, che hanno costruito i veicoli, le persone che lo vendono, e così via – ogni cosa è interconnessa. Non abbiamo bisogno di avere amici che ci dicono “mi piace” riguardo al nostro pranzo per poterci sentire meglio e in qualche modo provare o affermare la nostra esistenza. Noi esistiamo e siamo interconnessi.

Nella filosofia buddhista, evidenziando la differenza tra ciò che chiamiamo l’ “io” convenzionale e il falso “io,” possiamo sentirci interconnessi ad altri come un semplice fatto. L’ “io” convenzionale è soltanto questo: sono qui; sono seduto; sto parlando; sto mangiando; sto dormendo, eccetera. Invece il falso “io” è questo “io” gonfiato che ci sembra tanto importante e il fatto che veramente tutti devono sapere cosa ho mangiato a pranzo; questo tipo di autoimportanza, un grande, solido ego: “io.” Dunque il Buddhismo mette in evidenza che nonostante l'”io” convenzionale… Noi esistiamo, ovviamente, ma questo senso gonfiato dell’ “io” è un’illusione. È solo una proiezione. Quindi se possiamo riaffermare ciò e allontanarci da questa grande enfasi, questa enfasi narcisistica del “tutto quello che faccio è così importante e interessante per tutti,” e semplicemente riaffermare: “certo che esisto,” allora possiamo sentire che la nostra interconnessione con gli altri è un semplice fatto, e sapere che questo fatto non ci trasforma in un grande ego solidamente esistente – un “io” solido – che è il centro della nostra autoimportanza e del nostro narcisismo. Più ci sentiamo sicuri in termini del nostro “io” convenzionale che sappiamo esistere e della cui esistenza non abbiamo bisogno di dimostrazioni affermative, più smetteremo di cercare l’approvazione degli altri.

Inoltre il Buddhismo ci insegna ad essere più sinceri. Invece di un semplice “mi piace,” superficiale e privo di significato, possiamo scrivere agli altri in maniera più profonda e ricca di significato per aiutarli in qualunque modo abbiano bisogno. Penso che questo sia molto importante in termini di come realmente comunichiamo. Un “Sì, sì, fantastico” privo di alcun significato – ecco, basta spingere un bottone con scritto “mi piace” – non connette con nessun altro. E pensare che questo sia così importante e sentirci meglio perché ho dieci di questi per il mio “cosa ho mangiato a pranzo oggi” – alla fine ci accorgiamo che tutto ciò è assai privo di significato e superficiale.

Un altro beneficio dei social media è per quelle persone che vivono in maniera isolata – vivono sole e vanno solamente al lavoro e poi tornano a casa. I social network possono aiutare queste persone a sentirsi parte di una comunità. Questo dà loro un senso di appartenenza che genera una sensazione di benessere. In fondo, come esseri umani siamo animali sociali; e questo è molto importante, il sentirci parte di una comunità. Lo svantaggio di ciò è che potremmo non avere alcun contatto significativo con un gruppo di amici di cui pensiamo di fare parte, e questo gruppo potrebbe venire tenuto unito da qualcosa di completamente insignificante.

Il Buddhismo enfatizza l’importanza degli amici spirituali. Ed è utile sentire che siamo parte di un gruppo. Certamente questo si trova nei monasteri. Si trova nei centri di Dharma in tutto il mondo. Ma non c’è bisogno di sentirci parte di un gruppo buddhista o un gruppo spirituale, ma uno che venga unito da valori positivi e dallo sforzo di aiutare altri. In altre parole: se vogliamo appartenere ad un social network, allora è molto più benefico che questo sia un network unito da qualcosa di positivo, da qualcosa di costruttivo che possiamo condividere.

Un altro beneficio è che i social network permettono alle famiglie di restare connesse tra di loro e sapere cosa gli altri membri della famiglia, uno per uno, stanno facendo. Questo è di particolare beneficio nel caso di famiglie asiatiche, in cui le identità delle persone spesso si basano sull’intera famiglia piuttosto che sulle singole persone come individui, e in cui i membri anziani spesso sentono che i membri più giovani sono quasi come un’estensione di se stessi. Dunque con Facebook o quant’altro, ecco che la famiglia può sentire che tutti sanno ciò che tutti gli altri stanno facendo. È molto utile. Ma lo svantaggio di tutto ciò è che possiamo facilmente perdere tutta la nostra privacy. Anche se comunichiamo solo con una persona, attraverso Facebook o la posta elettronica, a volte quello che scriviamo – e questo è particolarmente vero nel caso di Facebook – a volte quello che scriviamo, anche se specifichiamo che dovrebbe essere personale, verrà diffuso pubblicamente da qualcun altro che lo riceve, senza il nostro permesso. Per messaggi privati, i messaggi di testo e la posta elettronica sono più adatti, ma i messaggi di testo possono di nuovo degenerare nel chiacchiericcio: scrivere cose che non hanno nessun senso.

Il Buddhismo ci insegna a sviluppare la consapevolezza discriminante. In questo caso, ci insegna a discriminare tra ciò che è pubblico e ciò che è privato. Nel tantra, per esempio, impariamo a tenere certi insegnamenti privati o segreti, perché potrebbero venire fraintesi oppure si potrebbe fare un uso improprio di ciò che diciamo. Questa consapevolezza discriminante può dunque venire estesa a tutte le aree della nostra vita, se non vogliamo che tutto quello che ci riguarda sia di pubblico dominio. È tutta una questione di autocontrollo. Se state per mettere qualcosa su Facebook, dovete essere d’accordo sul fatto che sarà di pubblico dominio, altrimenti i messaggi di testo o la posta elettronica sono molto meglio.

Andiamo a vedere Twitter – sapete, quello in cui si mandano messaggi molto brevi. Un beneficio è che ricevere un feed di Twitter ogni giorno da qualcuno che ci ispira può aiutare le persone che vivono una vita solitaria ed isolata a sentire una specie di contatto umano senza che sia effettivamente necessario relazionarsi ad altri. Lo svantaggio è che possiamo usare questo aspetto solo per stare bene, senza che questo ci dia la spinta a seguire l’esempio o il consiglio delle persone che ci ispirano. Molte persone ricevono i feed di Twitter da Sua Santità il Dalai Lama o da altri grandi personaggi ogni giorno.

Nel Buddhismo c’è quello che è noto come il guru-yoga, in cui rafforziamo l’ispirazione che ci viene dal nostro maestro spirituale, con l’intero scopo di sentire che il nostro corpo, la nostra parola e la nostra mente si sono integrate al corpo, alla parola, alla mente del nostro Guru. E ciò che questo significa è cercare davvero di agire, parlare e pensare come il nostro Guru; non soltanto in teoria, ma nella vita pratica. Dunque questa strategia può venire estesa a persone che ci ispirano e di cui riceviamo i feed su Twitter, al di là della sola sfera delle figure spirituali. In altre parole, se riceviamo questi messaggi su Twitter ogni giorno per aiutarci a sentirci un po’ più connessi con qualcosa che abbia un maggior significato, allora lo facciamo in modo da integrarlo effettivamente nella nostra vita, non soltanto per sentirci bene.

Un altro beneficio è che consente alle persone timide di comunicare con altri in maniera molto più aperta di quanto potrebbero mai fare di persona, specialmente nel caso in cui i loro amici siano in un altro paese o stiano scrivendo in una lingua che non è la loro lingua principale. Le persone spesso si esprimono molto meglio scrivendo piuttosto che parlando. Lo svantaggio di tutto ciò è che questo può limitare la nostra capacità di comunicare di persona. Possiamo perdere quella sensibilità verso gli altri che è parte integrante di un incontro di persona; specialmente nel caso in cui, come fanno alcune persone, assumiamo una falsa identità nelle chatroom oppure tendiamo a spegnere i nostri apparecchi o semplicemente a non rispondere quando riceviamo un messaggio imbarazzante o che non ci piace. In realtà questo è un grande problema.

D’altra parte, il Buddhismo ci insegna a non fare finta di avere qualità che non possediamo e a non cercare di nascondere quei difetti che abbiamo. Se aumentiamo la nostra autostima attraverso i social media – nel caso in cui questo avvenga su una base di onestà riguardo a noi stessi – allora dobbiamo iniziare ad estenderla anche a situazioni della vita reale. Dunque questo può essere un aspetto molto utile dei social media: se ci permettono di ottenere sempre più autostima nella comunicazione con gli altri, allora poi possiamo uscire e comunicare davvero di persona; non ci fermiamo al nasconderci dietro al monitor del nostro computer.

Un altro beneficio è che Twitter e i messaggi di testo ci permettono di esprimere i nostri pensieri in maniera rapida e succinta e quindi di comunicarli in maniera efficiente. Non c’è bisogno di passare inevitabilmente molto più tempo a comunicarli al telefono o in una video conversazione su Skype. Questo è specialmente utile quando siamo in viaggio o in una situazione di emergenza. Possiamo anche ricevere messaggi d’emergenza da altri. Quindi molto, molto utile. Ma lo svantaggio dell’esprimerci soltanto in poche parole, senza neanche scriverle per esteso, è che possiamo perdere la capacità di esprimerci interamente o persino di esprimerci compiutamente o addirittura di sostenere una conversazione. Anche la nostra capacità di concentrarci e mantenere la nostra attenzione può venire molto ridotta da questo – nel caso in cui facciamo solo cose in maniera molto, molto veloce e solo per pochi istanti.

Il Buddhismo enfatizza il fatto che è importante essere in grado di comunicare bene e in maniera ricca di significato con gli altri, in modo da poterli aiutare. Quindi cose come Twitter, in cui c’è una limitazione al numero dei caratteri che possiamo scrivere in un messaggio – può insegnarci ad estirpare ridondanze verbali inutili quando stiamo cercando di comunicare un messaggio carico di significato nei nostri incontri reali: andiamo al punto e basta; senza tutte queste altre cose in sovrappiù. Ma dobbiamo fare attenzione – e questo anche con Twitter – a riuscire ad arrivare al punto essenziale, ma non fino a un punto tale che in realtà non stiamo più comunicando.

Dunque il Buddhismo è molto ricco di metodi che ci aiutano a rimanere più concentrati, a vedere qual è il punto essenziale di qualcosa e anche, ovviamente, molti, molti metodi di meditazione per aiutarci a sviluppare la concentrazione. Questo, io penso, è una cosa molto importante per cui spero che il Buddhismo verrà usato in futuro. Per esempio, anche se guardate le notizie televisive, avete il giornalista che dice qualcosa, ma poi ci sono gli aggiornamenti delle notizie in fondo allo schermo che dicono qualcosa di diverso e a volte ci sono due o tre cose che succedono contemporaneamente sullo schermo ed è molto difficile per le persone mettere a fuoco, concentrarsi. La loro attenzione è un po’ qua e un po’ là, le immagini e le cose cambiano molto, molto rapidamente. Questo è molto, molto nocivo per la concentrazione. Ma, come dicevo, se le persone vogliono veramente andare avanti in termini del loro sviluppo personale, allora il Buddhismo sarà particolarmente utile per lo sviluppo della concentrazione. In realtà probabilmente le persone dovranno affrontare molte più sfide a causa del fatto che l’influenza dei media riduce la loro capacità di attenzione; ma devo elaborare questo punto.

Un altro punto è che con un cellulare dotato di connessione internet possiamo comunicare ovunque e in qualsiasi istante e venire raggiunti ovunque e in qualsiasi momento. Lo svantaggio di questo è che, per la loro stessa natura che consiste nel proiettare luci lampeggianti su uno schermo, questi apparecchi elettronici attirano e assorbono la nostra attenzione e tendono a renderci dipendenti. Una cosa piuttosto affascinante. È molto difficile… È molto interessante che nella metropolitana di Berlino (da noi si chiama U-Bahn), hanno installato uno schermo televisivo (due schermi televisivi, per l’esattezza) in ogni vagone, che fornisce notizie, pubblicità, il meteo e cose del genere. Ed è sorprendente come, anche se non vogliamo guardarlo, esso attira la nostra attenzione; come se fossimo un insetto o un animale o una cosa del genere – una luce lampeggiante, e così è molto difficile non guardare questa cosa.

Dunque in questo modo i cellulari e gli schermi del computer sono molto, molto affascinanti per noi e ne diventiamo dipendenti. E siccome ci rendono così dipendenti, pensiamo di dover controllare costantemente i nostri messaggi, tanto per essere sicuri di non perderci niente. Inoltre ci sentiamo sempre un po’ insicuri e guadagniamo un falso senso di sicurezza se teniamo il nostro cellulare in mano tutto il giorno. Mi ricorda sempre questi sadhu che se ne vanno in giro tenendo in mano un piccolo lota, un secchiello di acqua del fiume Ganga – il modo in cui le persone devono tenerlo in mano tutto il tempo. E poi il controllare e rispondere ai messaggi di testo o di Facebook tutto il giorno ci fa perdere una quantità enorme di tempo, visto che generalmente si tratta di cose insignificanti.

Con un falso senso di autoimportanza, possiamo anche pensare di poter interrompere chiunque in qualsiasi momento con il nostro messaggio o la nostra chiamata telefonica. E possiamo anche tendere a diventare piuttosto maleducati o anti-sociali; perché anche se siamo in compagnia di qualcuno, potremmo mandare messaggi di testo o parlare con qualcun altro al nostro cellulare. Una cosa molto, molto frequente tra gli adolescenti.

Dunque il Buddhismo, di nuovo, ci insegna a ridurre il nostro attaccamento. Cos’è l’attaccamento? L’attaccamento è l’esagerare le qualità positive di qualcosa – i suoi benefici – a volte anche il proiettarne alcune che non ci sono affatto, e l’ignorare completamente le caratteristiche negative. E poi non vogliamo lasciare andare. Questo è attaccamento. E se possiamo essere un po’ più obiettivi riguardo ai benefici dei social media – e di certo ci sono dei benefici – ma anche riconoscerne gli svantaggi, allora questo ci aiuta a superare un po’ del nostro attaccamento e del nostro comportamento privo di consapevolezza nei confronti di questi gadget.

Inoltre il Buddhismo ci insegna a tenere conto degli altri e a non interromperli o sprecare il loro tempo con inutile chiacchiericcio. Se osserviamo l’azione distruttiva del chiacchiericcio – inutile chiacchiericcio – perché è distruttiva? Non è soltanto il pensare che qualcosa senza alcun significato sia molto importante, ma interrompiamo anche gli altri. Sprechiamo il tempo nostro ed altrui. Specialmente interrompere qualcuno che sta facendo qualcosa di molto importante e benefico con il nostro chiacchiericcio inutile è molto negativo, molto dannoso. Quindi può essere di grande aiuto se impariamo questa cosa dal Buddhismo.

Un altro beneficio, in generale, a fronte della schiacciante, enorme complessità dei problemi del mondo, i social media, gli iPod, i video game e così via, permettono alle persone di limitare la loro attenzione e assorbirsi in una sfera molto focalizzata di stimoli e di attività. In questo modo, fornisce un riparo dal senso di disperazione del pensare alla situazione del mondo e ai nostri problemi personali. È così complicato, il mondo, e così difficile, e i nostri problemi personali con la disoccupazione o quant’altro – problemi economici – sono così schiaccianti che vogliamo soltanto assorbirci sullo schermo, in questo piccolo mondo protetto insieme ai nostri amici e giocare. O qualsiasi altra cosa: ascoltare musica – questo tipo di cose. Quindi in un certo senso abbiamo un po’ la sensazione di essere in un’area protetta.

Beh, e qual è lo svantaggio di tutto ciò? Lo svantaggio è che non affrontiamo veramente i nostri problemi. Questo è una fuga dalla realtà. E per questo, il Buddhismo offre ovviamente le quattro nobili verità. Questo è, in fin dei conti, l’insegnamento principale di Buddha; il cuore degli insegnamenti di Buddha sta nel guardare in faccia i nostri problemi, nel riconoscere i nostri problemi, le nostre difficoltà; accettarne la realtà, il fatto che ci sono; ed affrontarli, senza fare finta che non ci siano. E come si fa? Investigando le loro cause. Quindi dobbiamo veramente rifletterci su, analizzare e così via. E andare abbastanza in profondità da trovare la causa più profonda, non soltanto le cause superficiali. E non dare solo la colpa ad una causa, ma riconoscere che i problemi sorgono da un’enorme interazione di molte, molte cause e condizioni. E poi rendersi conto che è possibile effettivamente mettere fine a questi problemi, liberarsi di loro in maniera tale che non tornino mai più.

Una cosa che è veramente molto profonda e qualcosa che è un punto davvero molto, molto importante di cui dobbiamo convincerci, se vogliamo impegnarci nella pratica buddhista – è che è effettivamente possibile liberarsi di questi problemi in maniera tale che non tornino mai più. Non ci stiamo impegnando semplicemente in una versione “light” del Buddhismo – ovvero soltanto cercare di minimizzare i nostri problemi, ma in fondo pensiamo, beh, è inevitabile che tornino, quindi cerco di fare il meglio che posso data la situazione. Questo non è il Buddhismo “sul serio.” Quindi ci sforziamo di capire che è possibile ottenere una vera cessazione di questi problemi in maniera tale che non tornino mai più. E poi andiamo a vedere cosa è che porterà a questa cessazione. E quello che porterà a questa cessazione è generalmente noto come il vero sentiero. Sentiero qui significa una via di pensieri, azioni, parole, ma prima di tutto un modo di comprendere che sarà l’esatto opposto della nostra incomprensione, della nostra confusione. Quindi, invece di creare sempre nuovi problemi per noi stessi con la nostra confusione, la sostituiamo con la comprensione. Se possiamo avere questa comprensione tutto il tempo, allora questi problemi non torneranno.

Quindi, invece di cercare un modo per evadere dai nostri problemi assorbendoci in un videogame o in una chat di Facebook, cerchiamo di affrontarli. Questo non significa che non possiamo trovare un po’ di distrazione temporanea in queste cose. Questo è interessante negli insegnamenti buddhisti: dicono che se ci si rivolge ad altre fonti di rifugio – beh, va bene, ma è una cosa temporanea; soltanto una cosa superficiale. Ma non le prendiamo come la nostra fonte ultima di rifugio. Rifugio qui significa la direzione in cui ci muoviamo nella vita, e cosa facciamo per riuscire a superare le difficoltà che incontriamo.

Ora, se andiamo avanti a vedere altri benefici: anche se, da un lato, questi social media possono limitare l’ambito del nostro impegno, d’altro lato, Facebook e Twitter possono consentirci di diffondere informazioni facilmente ad un vasto pubblico. Per esempio, possono venire usati per diffondere messaggi politici e spirituali. Ci consentono di pubblicizzare link di siti web che possono essere utili per i nostri amici o per le persone in generale. Quindi possono anche essere usati per aprire la nostra mente, per aiutare altre persone ad aprire anch’esse le loro menti. Ora lo svantaggio è che potrebbero anche venire usati per diffondere della propaganda e incitare all’odio. Questa è una faccenda davvero seria, non soltanto con Twitter e questi social network, ma con internet in generale.

Io penso che questa sia probabilmente una delle sfide maggiori di internet – che c’è così tanta informazione disponibile. Come fare a distinguere? E chiunque abbia un sito web e abbia fatto un minimo di ricerca su di esso, sa che ci sono dei trucchi per fare sì che questo sito balzi in cima alla lista della prima pagina di Google quando qualcuno fa una ricerca con una certa parola. Questo è soltanto un trucco che facciamo e dunque non significa che quello che si trova sulla prima pagina è l’articolo migliore per questo particolare tema. E dunque questo è un tema molto serio. Se digitate “Buddhismo” in un motore di ricerca come Google e, santo cielo, quanti milioni di possibili articoli e siti internet ci sono? E dunque come facciamo a distinguere tutto ciò, perché molti di questi possono essere spazzatura? Alcuni sono molto affidabili, altri no.

Dunque prima di tutto, dal punto di vista di ciò che pubblichiamo e di ciò che diffondiamo con Twitter e Facebook e così via, il Buddhismo ovviamente pone l’enfasi sull’avere una corretta motivazione. Qual è la nostra motivazione? La motivazione è una faccenda interessante nel Buddhismo perché ha due sfaccettature diverse. Una di esse è: qual è la nostra finalità? Stiamo mirando -come nella classica presentazione del lam-rim (gli stadi graduali), stiamo mirando ad una delle rinascite migliori, stiamo mirando alla liberazione o stiamo mirando all’illuminazione? E la seconda sfaccettatura della motivazione è: perché? Qual è l’emozione che c’è dietro al nostro desiderio di raggiungere quell’obiettivo? È la rinuncia: il fatto che siamo stufi della sofferenza e della rinascita e dunque desideriamo la liberazione? È la compassione, l’amore, la bodhicitta che ci spinge a desiderare l’illuminazione? È la paura dei reami inferiori e il riconoscere che c’è una via d’uscita che ci spinge a sforzarci per avere una rinascita migliore? Questo tipo di cose. Quindi ci sono queste due sfaccettature. E quindi quello che è anche molto interessante (normalmente non viene menzionato a questo punto) è: cosa faremo una volta che abbiamo ottenuto il nostro obiettivo, il nostro scopo? Questo, penso, fa anche parte della motivazione. Se otteniamo lo scopo della bodhicitta, beneficeremo o cercheremo di beneficiare gli altri il più possibile. E così con la finalità dell’illuminazione, la bodhicitta ci porta proprio lì.

E dunque, se intendiamo diffondere cose su internet – che sia Twitter, un sito web o qualsiasi altra cosa – o solamente nella cerchia dei nostri amici su Facebook – io penso che la motivazione sia molto importante. Perché voglio mettere questa cosa qui? Cosa si otterrà dicendo a tutti cosa ho mangiato oggi a pranzo e che mi è piaciuto? Oppure che ho visto un programma televisivo ed era brutto, non mi è piaciuto? Qual è lo scopo? A cosa stiamo mirando, facendo questo? E perché? Perché stiamo pubblicando questo? E mandando fuori questa informazione, beh, in che modo qualcuno potrà trarne beneficio, ricevendola? Penso che queste siano cose importanti da considerare. E se qualcuno ha una formazione buddhista in questi aspetti, allora può usare questi social media in maniera molto più benefica – in una maniera molto più significativa – che semplicemente diffondendo quello che abbiamo mangiato a pranzo.

Un altro aspetto o beneficio, nel caso di Twitter, è che, per esempio, le persone possono esprimere i loro pensieri senza preoccuparsi se agli altri piacciano oppure no. Su Facebook: altre persone dicono “mi piace” oppure no. Su Twitter: nessuno risponde a ciò che dici. Questo è utile, specialmente quando le persone sono frustrate o arrabbiate per certe questioni e vogliono semplicemente esprimere i loro sentimenti repressi al mondo, senza voler veramente affrontare quello che tutti pensano riguardo a ciò che loro esprimono. Quindi lo svantaggio è che potrebbe permettere a qualcuno di far sgorgare insulti e, di nuovo, incitare alla violenza e all’odio.

Dunque, ancora una volta, tutto dipende dalla motivazione. Il Buddhismo ci insegna a controllare sempre la nostra motivazione prima di dire o fare qualsiasi cosa. Inoltre, in termini di capacità di comunicazione, ci insegna a cercare di conoscere il nostro pubblico e usare mezzi abili per comunicare con loro. Questo è il significato di mezzi abili. Il suo vero significato è essere abili nei metodi; abili nei metodi di comunicare, di aiutare altri. E quindi, di nuovo, il pubblico è molto importante. E quale effetto avranno le nostre parole sugli altri se si tratta di: “Argh, sono così frustrato dalla vita. È tutto orribile” e cose del genere? Quale sarà l’effetto sugli altri del diffondere queste cose? Il fatto che possiamo veramente esprimere questa frustrazione e questa rabbia ci potrà far sentire un pochino sollevati, ma certamente non è di beneficio per gli altri. Quindi con la formazione buddhista, ci interessiamo di come gli altri reagiranno, e non pensiamo soltanto in termini di noi stessi e del nostro bisogno di esprimerci – indipendentemente dal fatto che qualcuno possa essere interessato oppure no o che qualcuno possa beneficiarne oppure no.

Un altro beneficio: Twitter ci permette di rendere immediatamente note informazioni riguardo ad eventi degni di nota di cui siamo testimoni e che potrebbero non venire pubblicati in altri media. Attraverso le macchine fotografiche dei cellulari e Facebook, possiamo pubblicare foto e video di eventi nel momento in cui accadono. Quindi questo è molto utile, specialmente in zone difficili in cui c’è guerra, proteste e cose del genere. O solamente diffondere notizie che non verrebbero mai pubblicate sui giornali – tipicamente eventi felici piuttosto che storie orribili.

Lo svantaggio è che si possono usare questi media anche per diffondere delle banalità. Le persone diffondono le cose più sciocche e questo può anche andare nella direzione della pornografia e così via, della violenza. Il Buddhismo ci insegna la consapevolezza discriminante e penso che questo sia un aspetto molto, molto importante della formazione buddhista. E la consapevolezza discriminante non è soltanto al livello più profondo per distinguere tra realtà e fantasia – qual è la vera situazione del mondo, in quale maniera esistiamo – per distinguere, discernere tra ciò e la nostra proiezione confusa, ma ci insegna anche a discernere ad un livello convenzionale tra ciò che è importante e ciò che non ha significato; ciò che è utile e ciò che è dannoso. E questa è una capacità molto importante che abbiamo bisogno di coltivare.

L’ultimo beneficio che vorrei menzionare riguarda l’iPod; tutta questa musica. È davvero notevole che quando sono… A casa a Berlino, prendo la metropolitana (si chiama U-Bahn) ed è facile che l’80% delle persone abbia le cuffie e stia ascoltando della musica. Dunque ascoltare della musica su un iPod per la maggior parte del tempo, a seconda della musica che si ascolta, può aiutare certe persone che soffrono di una grande pressione a restare calme. Oppure se sentono questa musica techno – musica davvero, davvero forte – questo può aiutarli a sentirsi carichi di energia se si sentono esausti. Dunque questo è chiaramente un beneficio. Ma lo svantaggio principale è che ci impedisce di pensare e può anche essere un ostacolo significativo per calmare la mente.

Dunque molte persone hanno ciò che in tedesco si chiama “il verme nell’orecchio,” cioè quando abbiamo una canzone o una melodia che non riusciamo a toglierci dalla testa e che nella nostra mente si ripete senza sosta. Quindi, ascoltare la musica costantemente ovviamente ci previene davvero dal pensare. E, di nuovo, se le persone pensano: “Beh, se dovessi pensare a tutto, non farei altro che deprimermi. Quindi non voglio pensare affatto” – questo certamente non aiuta in alcun tipo di crescita o sviluppo spirituale. E le loro menti non si calmano mai. Per poter veramente fare qualche progresso nel nostro sviluppo personale, dobbiamo calmare il rumore nelle nostre menti e cercare qualcosa che abbia un po’ più di significato.

Dunque il Buddhismo insegna delle pratiche per sviluppare l’autodisciplina. Come si sviluppa l’autodisciplina? Beh, di nuovo, pensando ai vantaggi e agli svantaggi del nostro comportamento, in maniera tale che in futuro forse ascolteremo della musica solamente quando è necessario e solamente come mezzo aggiuntivo per calmare la mente attraverso la meditazione. Gli insegnamenti sullo sviluppo della perseveranza entusiastica – la gioiosa perseveranza – dicono che bisogna sapere quando fare una pausa. Se ci mettiamo troppo sotto pressione e così via, allora ciò può diventare molto nocivo. Quindi dobbiamo sapere quando fare una pausa, ma senza approfittarne; non ci trattiamo come un bebè facendo delle pause tutto il tempo. Applichiamo un fattore opponente – come fare una piccola pausa – ma poi sappiamo anche quando non applicare questo fattore opponente.

Dunque questo è molto importante da applicare non soltanto quando ascoltiamo la musica, ma anche quando guardiamo la televisione, guardiamo un DVD, cose di questo genere. Questi media creano grande dipendenza, come ho menzionato – le luci lampeggianti, e tutte queste cose qui. Quindi, come un animale, ne restiamo ipnotizzati e dunque è difficile spegnerli. Ma la strategia che spesso può essere d’aiuto è il definire un limite di tempo: ascolterò questa canzone o guarderò la televisione o navigherò su Internet, o quant’altro, per mezz’ora, o qualsiasi arco di tempo. Non importa quale sia l’arco di tempo.

È molto interessante con gli insegnamenti sull’autodisciplina etica. Mi ricordo la mia discussione a questo proposito con Ghesce Wangcen (che è il tutore del giovane Ling Rinpoche) e ciò che lui disse è che la cosa più importante è definire dei confini. Per persone diverse, ovviamente, questi confini possono essere leggermente diversi. Perché se andiamo a vedere le discussioni sul comportamento distruttivo in vari testi di vari autori, esso è spiegato in maniera diversa; i confini di ciò che è distruttivo e di ciò che non è distruttivo sono leggermente diversi. Per esempio, nel caso della condotta sessuale inappropriata, se andiamo a vederne la storia, essa viene spiegata in maniera molto diversa nei vari testi. E quello che Ghesce Wangcen stava dicendo, è che la cosa importante è avere un confine per poter dire “Questo è quello che posso fare, ma oltre, non lo farò. Al di là di questo confine, non lo farò.”

Il punto è lo sviluppo della consapevolezza discriminante che afferma che certe situazioni, certe cose, sono nocive, dannose. Non è semplicemente che non lo farò perché questo mi comporta degli svantaggi. E se possiamo definire dei confini in questo modo, qualsiasi sia il confine, e poi mantenerlo… E, ovviamente, all’inizio è bene definire un confine ragionevole che possiamo ragionevolmente mantenere e definirlo anche per un periodo di tempo più breve, se è una faccenda particolarmente difficile per noi. Una cosa del tipo: per una settimana non navigherò su internet o qualsiasi altra cosa. Non importa cosa sia. Il punto è di sviluppare la disciplina, il vivere all’interno di certi confini che abbiamo definito. Non in maniera arbitraria, nessuna legge o autorità ce li ha imposti, ma sulla base della nostra personale discriminazione che ci sono certe cose che semplicemente sono dannose – dannose per me stesso, dannose per gli altri – e che quindi non voglio fare: creano solamente guai e problemi. E se possiamo mantenere certi confini, allora poi li possiamo restringere, sempre di più, qualsiasi cosa stiamo affrontando. Di qualsiasi faccenda si tratti, dobbiamo definire dei confini.

E dunque questo è molto importante quando ci confrontiamo con qualcosa che potenzialmente può dare una dipendenza così grande come l’iPod o i messaggi di testo e queste cose qui, che certamente hanno i loro benefici – non è che sono cattivi o nulla di tutto ciò – ma ne conosciamo i limiti. E se ne conosciamo i limiti e ne limitiamo l’utilizzo, li usiamo quando sarà veramente di beneficio, cerchiamo di usarli in maniera ricca di significato… Come per esempio, con gli iPod: ascoltare insegnamenti spirituali, lezioni di Dharma, cose del genere, piuttosto che ascoltare solamente la stessa musica tutto il tempo e poi andare in giro a cercare altra musica, questo tipo di cose qui. Provate a usarlo in maniera più significativa.

Dunque questi sono i miei pensieri che ho voluto condividere con voi riguardo a quello che sta accadendo nel mondo. Perché se siamo coinvolti nel Buddhismo e coinvolti nel tentativo di rendere gli insegnamenti buddhisti accessibili ad altri – e anche utili e significativi per gli altri – allora dobbiamo pensare a ciò che sta succedendo nel mondo di oggi. E il mondo sta cambiando molto, molto rapidamente e in maniera molto significativa con tutti questi social media, ed è qualcosa che dobbiamo certamente affrontare e indagare per vedere come il Buddhismo ci possa essere d’aiuto di fronte a questo sviluppo sociale.

Grazie.

(TRATTO DAL SITO:http://www.berzinarchives.com/web/it/archives/approaching_buddhism/world_today/appl_bst_principles_age_soc_media/transcript.htmlche devotamente ringraziamo per la sua compassionevole gentilezza verso tutti gli esseri che soffrono in questa dolorosa esistenza samsarica.)