Ven. Ghesce Yesce Tobden: Lam Rim – 1

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Il Ven. Ghesce Yesce Tobten con Alessandro Tenzin Villa, il Ven. Lobsang Dondem, Luciano Villa

Ven. Ghesce Yesce Tobden: Lam Rim. Esposizione del sentiero graduale verso l’illuminazione. Traduzione del Ven. Luca Corona. Treviso 30 novembre, 1- 2 dicembre 1979. Editing del Dr. Luciano Villa nell’ambito del Progetto Free Dharma teachings per il benficio di tutti gli esseri senzienti. Prima parte.

Ven. Ghesce Yesce Tobden 30 novembre 1979

Il Dharma è il metodo per distruggere il nemico dei propri difetti mentali, i quali causano la sofferenza nei vari tipi di esistenza ciclica. L’esistenza ciclica è l’esistenza condizionata, caratterizzata da diverse sofferenze, e la causa di queste sofferenze consiste nei difetti mentali che inquinano, come veleni, la nostra mente e che sono a loro volta causa della creazione del karma. La pratica del Dharma, dunque, è un metodo per eliminare la sofferenza. Ora, se ciascuno di noi riflette, si accorgerà che lui stesso, come tutti gli altri uomini e gli altri esseri viventi, animali e così via, tutti quanti, senza alcuna eccezione, desiderano una cosa sola: la felicità, e aborriscono una cosa sola: la sofferenza.

Visto che questo è il desiderio di tutti quanti (raggiungere la felicità ed eliminare la sofferenza), a questo punto diventa importante AVERE UNA RELAZIONE CON IL DHARMA, in quanto il Dharma è proprio il metodo che permette il raggiungimento della felicità e l’eliminazione della sofferenza. Dalla propria parte c’è il desiderio di felicità, il desiderio di essere liberi dalla sofferenza. Ora, dato che dalla parte del Dharma c’è la possibilità di liberarci dalla sofferenza e di darci la felicità, emerge chiaramente che è necessario praticare il Dharma. Shantideva dice: “Anche se noi desideriamo la felicità, in realtà la distruggiamo come se fosse il nostro peggior nemico”. Tutti vogliamo sbarazzarci della sofferenza, ma tutti facciamo di tutto per soffrire ancora di più. Un esempio è dato da chi fa uso di sostanze stupefacenti: per la ricerca di una momentanea felicità, in realtà non fa che creare le basi di molti problemi per il futuro.

Il tipo di riflessione che deve essere fatto è questo:

  • per prima cosa comprendere in che cosa consiste la nostra sofferenza, saperla riconoscere;

  • una volta riconosciuta, scoprire quali ne sono le cause;

  • mettere, infine, in pratica i metodi per eliminarne le cause.

Infatti, coloro che desiderano la felicità, cosa devono fare per ottenerla?

Ne devono creare le cause.

Una volta create le cause, si potrà sperimentare la felicità.

Ci possiamo chiedere: visto che noi tutti desideriamo essere felici, ma riusciamo solamente a soffrire, com’è che non riusciamo ad ottenere la felicità? La ragione è che non sappiamo creare le cause che portano alla felicità. Così pure non riusciamo a mettere in pratica il metodo appropriato per eliminare le cause della sofferenza. Innanzi tutto, il metodo per eliminare le cause della sofferenza e per creare quelle della felicità, consiste in un processo di purificazione della propria mente. Questa è la ragione per cui si deve praticare il Dharma.

Per quanto riguarda la sofferenza che abbiamo sperimentato nelle nostre vite precedenti, essa appartiene al passato, non ci interessa più. La sofferenza che dobbiamo eliminare è sia quella appartenente a questa esistenza, che quella appartenente alle esistenze future. Il nostro oggetto, quindi è l’eliminazione della sofferenza: noi vogliamo la felicità di questa vita e delle vite future. Se uno riesce a sviluppare la mente, a svilupparsi interiormente, allora in questa vita sarà molto più tranquillo, più rilassato, più felice. Come può succedere questo? Come può succedere che un certo sviluppo interiore possa portarci ad essere più felici? E’ una cosa facilmente comprensibile. Ad esempio, consideriamo due persone entrambe ammalate, di cui una ha praticato il Dharma o altre tecniche spirituali, e ha raggiunto qualche risultato dentro di sé, mentre l’altra non ha assolutamente fatto questo. Le due persone affronteranno la malattia in un modo molto diverso, ci sarà una grande differenza. E grande sarà la differenza nel loro modo di affrontare la morte. Allo stesso modo di fronte alla morte. Chi pratica un sentiero spirituale, riesce ad affrontare malattia e morte in maniera più rilassata, mentre sarà molto difficile per la persona che non ha mai praticato. In che cosa si differenziano queste due persone? La persona che ha praticato il Dharma considererà che la malattia è intrinseca a questo tipo di esistenza condizionata: il fatto stesso di avere questo corpo composto di aggregati impuri, può portare alla malattia. Inoltre penserà: “il fatto che io ora debba soffrire per questa malattia è il risultato delle mie azioni commesse nel passato”. Questo pensiero gli darà molto conforto in quanto comprenderà la realtà dell’esperienza che sta vivendo, e così pure se questa esperienza coinvolge un suo parente. Chi è vicino al momento della morte penserà: “In effetti questo corpo è impermanente e la morte prima o dopo deve arrivare, e proprio come questa persona adesso non c’è più, così pure io, prima o poi non ci sarò più. Per cui è bene che io faccia qualcosa per prepararmi a quel giorno.”. Pensare in questo modo è il risultato di una comprensione dovuta alla pratica del Dharma. Entrambi i due tipi di individui, sia chi pratica il Dharma, sia colui che non lo pratica, desiderano la felicità, ma il metodo per ottenerla è diverso. Chi non pratica cercherà di ottenere la felicità accumulando beni materiali, ricchezze, potere…ma questa ricerca di soddisfazione non può portare alla vera felicità. Possiamo vedere che persone molto ricche, all’inizio, quando stavano accumulando i loro beni, dovevano impegnarsi molto e con grande fatica, poi, raggiunta la ricchezza, devono affrontare grandi problemi per conservarla: evadere il fisco, metterla al sicuro, conservare i beni accumulati. Se alla fine uno dovesse esaminare se è maggiore la felicità o la preoccupazione data dalla ricchezza, si accorgerà che è stata maggiore la seconda. Chi occupa, poi, una posizione di potere si troverà a dover affrontare moltissimi problemi, e dovrà affrontare nemici che non sarà in grado di dominare. Chi pratica il Dharma, invece, ad esempio userà la posizione di potere per cercare di risolvere molti problemi, facendo del bene ed aiutando gli altri. La persona ricca che ha sviluppato spiritualmente la propria mente, userà la propria ricchezza per aiutare e far del bene agli altri, per donare. Così, tutte le azioni, che sono di beneficio alla società, derivano dallo sviluppo interiore dell’individuo. Quali, invece non sono i “pensieri di Dharma”? Sono gli atteggiamenti mentali negativi come l’odio, l’attaccamento, l’ignoranza. Questi atteggiamenti negativi sono dentro di noi da molto tempo. Gli aspetti negativi della mente sono le cause di tutti i nostri problemi. La persona che dentro di sé ha un forte attaccamento avrà moltissimi problemi: non riuscirà a stare insieme ad altri, cercherà sempre di far del male agli altri per ottenere vantaggi per se stessa, e di conseguenza avrà moltissimi nemici e pochi amici. Sviluppando, invece, attraverso la pratica del Dharma, gli aspetti positivi, come l’amore e la compassione, automaticamente, gli aspetti negativi diminuiranno fino a svanire. Uno degli aspetti fondamentali del Dharma consiste nell’essere gentili e di aiuto agli altri, cominciando da coloro che sono intorno a noi, che vivono con noi, per poi allargare questa azione agli amici, ai colleghi, a coloro che vivono nella nostra città, e via via a coloro che vivono nella nostra nazione ed ancora, a coloro che vivono su questo mondo, e così via. Il libro che Ghesce Là tiene in mano, è stato scritto dal 14° Dalai Lama, il Dalai Lama attuale: in modo molto conciso, offre la possibilità di capire il significato del Dharma a coloro che non possono accedere agli insegnamenti estesi. Ritorniamo alle cause dei nostri problemi, gli aspetti mentali negativi che creano turbamento, che ci impediscono di raggiungere la pace mentale e ne citiamo alcuni:

  • l’orgoglio,

  • l’avarizia (l’attaccamento verso i propri possedimenti, con conseguente volontà di non dare nulla a nessuno),

  • l’invidia (il non sopportare che gli altri siano felici),

  • l’attaccamento (struggersi continuamente per qualcosa che a noi sembra bello, desiderabile),

  • l’odio (tutti noi sappiamo che cos’è: desiderare di far male agli altri, vedendo in loro aspetti che ci sembrano negativi),

  • l’ignoranza (l’impossibilità di saper distinguere le cose giuste da fare, da quelle che invece devono essere evitate).

Quali sono gli svantaggi di questi aspetti negativi? Dobbiamo cercare un metodo per poterli eliminare! Bene, attraverso la pratica del Dharma l’orgoglio si può eliminare e così pure l’avarizia, l’invidia, l’attaccamento, l’odio, l”ignoranza…tutti questi aspetti possono essere eliminati e si potrà godere della rilassatezza mentale che deriva dal sapersi accontentare di quello che si ha e dal non avere molti desideri. Se vogliamo la felicità, dobbiamo cercare le cause della felicità, compiendo le azioni di corpo, parola, mente che vengono chiamate meritorie, ed evitare, invece, le azioni non meritorie che daranno come frutto la sofferenza. Quando una persona arriverà al punto in cui non farà mai del male a nessuno ed invece cercherà di aiutare sempre gli altri, tutti le vorranno bene, sia persone importanti, sia le persone inferiori, perfino i cani le vorranno bene. Adesso sta a voi pensare e riflettere se in effetti è vero questo: se una persona si comporta aiutando gli altri, evita di recare loro danno riuscirà a vivere questa vita nel modo più felice rispetto all’avere un comportamento contrario, che conduce inevitabilmente a molti problemi. Sta a voi riflettere e decidere se ciò che ho detto è vero. La felicità di questa vita, l’eliminazione dei problemi è possibile grazia alla pratica del dharma. Il dharma è principalmente un metodo inteso a portare la felicità nelle vite future, ed ancora di più: a portare alla completa liberazione, ed ancora più in alto, alla stato di un Buddha completamente Illuminato. 6 Se fosse solamente un metodo per la felicità in questa vita, non sarebbe niente di speciale, visto che questa vita può durare al massimo 100 anni. Essendo un metodo che porta felicità alle vite future e può portare alla felicità suprema della Liberazione, esso diventa un metodo fenomenale. Dunque abbiamo detto che il Dharma è un metodo che si cura di portare felicità alle vite future. Esse sono tante, il futuro è veramente grande e per questa ragione è più importante che ci si curi del futuro. Ma come si può dimostrare ed arrivare alla conclusione che le vite future esistono? Prima di tutto dobbiamo parlare di aggregato, che significa “formato da molte cose”, ed è principalmente un fenomeno impermanente. Esistono tre tipi di fenomeni impermanenti: la materia, la mente, i fenomeni composti, che non sono né materia, né mente. La MATERIA è un insieme di atomi, la MENTE non è formata da atomi. I FENOMENI COMPOSTI: è una categoria rimanente, cioè tutti i fenomeni impermanenti che non sono né mente, né materia, come ad esempio “la persona”.

Per poter comprendere la vite futura, bisogna prima comprendere come è esistita la vita passata. Ora la mente di oggi è stata causata dalla mente di ieri, deriva dalla mente di quando eravamo bambini. La mente di quando eravamo bambini deriva dalla mente del feto nel ventre di nostra madre. La mente di quel feto deriva dalla mente del feto all’inizio, nell’istante stesso del concepimento. La mente del momento del concepimento ha una causa, in quanto fenomeno impermanente. Ogni fenomeno impermanente ha due tipi di cause: causa COOPERANTE e causa DIRETTA. Ad esempio, la causa diretta di una spiga di grano è il chicco di grano seminato, la causa coadiuvante-cooperante sono la terra, l’acqua, il sole. Anche la mente dell’istante stesso del concepimento ha una propria causa diretta e noi dobbiamo dire che deve essere stata una mente antecedente a quella stessa. Se ci chiediamo: “Da dove viene questa mente antecedente alla mente del momento del concepimento?”. Non c’è alternativa: deve appartenere ad una esistenza precedente.

Cosa succede quando un essere muore?

Dobbiamo considerare brevemente cosa succede quando un essere muore. Nel momento in cui muore, la sua mente abbandona il suo corpo ed entra in quello che prende il nome di stato intermedio, BARDO, tra la morte e la successiva rinascita. L’essere dello stato intermedio entra nel ventre della madre al momento del concepimento e, nello stesso istante in cui prende posto nell’uovo fecondato, l’essere dello stato intermedio muore, e nasce una nuova esistenza completa. Il grande pandit indiano Dharmakirti, afferma che è impossibile che la causa diretta di una mente, di una coscienza possa essere altra cosa da mente e coscienza: deve essere necessariamente un’altra mente, un’altra coscienza. Per quanto riguarda la vita futura, dobbiamo dire che nella nostra mente ci sono aspetti mentali negativi e positivi. Gli aspetti mentali negativi avranno un loro continuum mentale fino a quando non saranno eliminati. Possiamo provare l’esistenza della vita futura, dicendo che, se al momento della morte nella mente di un essere, esistono ancora questi aspetti negativi, ci dovrà per forza essere una vita futura in quanto il loro continuum non è ancora stato interrotto. Il fatto di avere ancora presenti nella mente gli aspetti mentali negativi, in futuro ci sarà ancora continuazione della mente, dell’esistenza, e si dovrà ancora rinascere , poi ancora morire, ed ancora entrare nello stato intermedio e così via in un ciclo continuo, incontrollato. Queste sono le ragioni che noi buddisti portiamo quando vogliamo dimostrare l’esistenza delle vite passate e l’esistenza delle vite future: non possiamo vedere con gli occhi, toccare con mano, ma si possono comprendere con il ragionamento. Il ragionamento perfetto è quella inferenza che si basa su una ragione perfetta. Ad esempio, se vediamo del fumo che aleggia sopra una montagna, diciamo che c’è del fuoco e come ragione, ci basiamo che c’è fumo. Questo è un esempio di ragionamento perfetto che si basa su una ragione perfetta Quando noi dividiamo la realtà, possiamo distinguere tre categorie di oggetti:

1. oggetti APPARENTI,

2. oggetti LIEVEMENTE NASCOSTI,

3. oggetti MOLTO NASCOSTI.

Gli oggetti APPARENTI sono quelli che possono essere percepiti direttamente dai nostri sensi, come quel vaso di fiori può essere visto dai nostri occhi, questa stoffa può essere toccata dalla nostra mano. I fenomeni LEGGERMENTE NASCOSTI sono quelli che possono essere compresi, appunto, attraverso un’inferenza basata su un ragionamento perfetto. Ad esempio, possiamo capire che una persona ha buon cuore vedendo che fa del bene agli altri. In realtà non possiamo vedere la sua mente, perché la mente non è visibile ai nostri occhi, ma dal suo comportamento possiamo concludere che ha “buon cuore”. I fenomeni MOLTO NASCOSTI sono molto difficili da capire attraverso una inferenza, per cui devono essere compresi attraverso il credere a ciò che ci viene detto, una volta accertato che la persona ha le qualità per poter essere creduta. Se sappiamo che una persona non mente mai e che quello che dice, generalmente, è assolutamente vero, si può credere a qualsiasi cosa la persona dica.. Detto questo ritorniamo all’inferenza, essa si basa sulla ragione. Per poter dire che è una INFERENZA PERFETTA, essa deve basarsi su una RAGIONE PERFETTA, VALIDA, e non su una ragione qualsiasi. Ad esempio, ci sono delle scuole di pensiero in India che affermano che la vita passata e futura non esistono, e sostengono questa affermazione dicendo che “non si possono vedere”. Questa, in effetti non è una ragione perfetta, perché ci sono moltissimi fenomeni che non possono essere visti, ma che esistono. Non si può affermare che un fenomeno “non esiste” per il semplice fatto che “non si vede”. Anche noi possiamo indicare questo piccolo spazio intorno a noi e dire che in questo spazio “un vaso non c’è”, però, considerando il fatto che ci sono degli esseri che non si possono vedere spiriti ecc. non possiamo affermare che in questo spazio, questo spirito non ci sia. Possiamo invece affermare che in questo spazio il vaso non c’è in quanto non lo vediamo: il vaso è un fenomeno che può essere visto con gli occhi, mentre questo spirito è un fenomeno che non può essere visto. Se noi cerchiamo in un gruppo di persone un nostro amico, dal momento che lo conosciamo, osserviamo tutte le facce e quando non vediamo la faccia del nostro amico possiamo affermare con certezza che il nostro amico non c’è. Per quanto riguarda questi esseri invisibili, poiché non possono essere visti con gli occhi, non possono essere riconosciuti, come possiamo affermare positivamente che uno di questi esseri non c’è qui di fronte a noi solo per il fatto che non lo vediamo? E’ solo un esempio. Le nostre vite passate e future non possono essere percepite con gli organi dei sensi, ed è un errore affermare che per questa ragione non esistono. Un altro esempio di RAGIONE VALIDA: una persona di notte afferma “questa notte sull’oceano non c’è fumo perché non c’è fuoco”, essa basa la sua affermazione della non esistenza del fumo, sul fatto che non c’è fuoco, poiché, essendo notte, se ci fosse fuoco, lo si potrebbe vedere. Anche dicendo che le vite passate e future non esistono perché non si possono vedere, questo “ in quanto non si possono vedere” non è una ragione PERFETTA.

La RAGIONE PERFETTA deve soddisfare TRE PUNTI:

1. PRESENZA DELLA RAGIONE NEL SOGGETTO DEL PREDICATO LOGICO;

2. PERVASIONE DIRETTA;

3. PERVASIONE INVERSA.

PERVASIONE DIRETTA: come già detto prima: “sulla montagna c’è fuoco, in quanto c’è fumo” La pervasione esiste in quanto è vero che in ogni caso, quando c’è il fumo c’è anche il fuoco. Affermare che “le vite passate, future non esistono in quanto non si vedono” non è una ragione perfetta, in quanto non c’è pervasione. Non è vero che ogni qualvolta non si veda qualche cosa, questa non deve per forza essere “non esistente”. Si potrebbe obiettare anche: “tu affermi che le vite passate e future non esistono perché non si vedono, ma vuoi dire perché tu non le vedi, o perché tutti non le vedono?” Se la risposta è “perché io non le vedo!”, è facilmente comprensibile che non si tratta di una ragione soddisfacente. Se la risposta dovesse essere “perché tutti non le vedono”, sarebbe molto difficile da sostenere,.per cui non è una ragione valida. Alcuni dicono che la causa della mente è il corpo. Nel momento in cui il corpo si forma, si forma la mente. Al momento in cui il corpo finisce, finisce la mente. Dire che mente e corpo sono una cosa sola, è una cosa piuttosto strana , in quanto il corpo è un aggregato di atomi, mentre la mente non è formata da atomi. E’ una sostanza pura, e non è una materia. Non è creata avendo come causa diretta il corpo. Se il corpo fosse la causa diretta della mente, allora anche il cadavere dovrebbe avere la mente, mentre noi sappiamo che il cadavere non ce l’ha, non ha mente e non ha vita. Questo perché la causa della mente non è il corpo. Anche se la causa della mente fosse il corpo, quando il corpo è in buona salute, la mente dovrebbe essere sempre felice, e quando il corpo è in cattiva salute, la mente dovrebbe essere sempre abbattuta. Il corpo deriva dal corpo dei genitori, la mente non deriva dalla mente dei genitori: Se fosse vero che la mente dei figli deriva dalla mente dei genitori, allora, se il genitore fosse molto saggio, anche il figlio lo dovrebbe essere,lo stesso se il genitore fosse irascibile…Allora uno potrebbe forse dire che prima ancora che quel figlio fosse concepito era da qualche parte dentro i genitori.. Prima abbiamo visto, dunque, come sia sbagliato affermare che le vite passate e future non esistono basandosi sulla ragione che “le vite passate e future non si vedono” Poi abbiamo visto che dalla nostra parte esistono ottime ragioni per dire che le vite passate e future esistono, in quanto la mente al momento del concepimento deve avere una causa, e questa causa diretta non può essere che un’altra mente, che deve necessariamente appartenere ad un’altra esistenza di quel medesimo continuum mentale. Ci sono, quindi, ragioni valide per cui possiamo affermare l’esistenza delle vite passate e future, mentre non c’è alcuna ragione valida in base alla quale possiamo negare questa esistenza. Possiamo decidere che le vite passate e future esistono. E’ stato spiegato molto brevemente e adesso sta a voi cercare di riflettere ed essere convinti. Le vite passate e future esistono, e dobbiamo pensare che esistono anche per noi. E visto che la vita futura esiste anche per noi, dobbiamo riflettere e chiederci che cosa è di aiuto alla nostra vita futura e che cosa di danno. Quando uno è giovane, pensando alla sua vecchiaia e ad eventuali problemi connessi, cercherà di accumulare dei soldi per assicurarsi una vecchiaia serena. Riflettendo su cosa potrà essere di aiuto alle vite future ci si accorgerà che l’unica soluzione è la pratica di un metodo spirituale come il Dharma, attraverso il quale si può migliorare. La felicità del futuro dipende dalle azioni compiute oggi: non c’è altra soluzione se non quella di praticare il Dharma. Nella nostra mente ci sono molti veleni mentali, ma attraverso la nostra pratica tutte le impurità saranno completamente purificate, proprio come quando si lava un panno sporco e questo diventa candido. L’assenza delle impurità mentali prende il nome di VERITA’ DELLA CESSAZIONE. Per lavare un panno è necessario utilizzare un metodo (avere acqua, sapone..), così per purificare la mente bisogna applicare un metodo, cioè la pratica dei tre addestramenti.

1. ALTA MORALITA’,

2. ALTA CONCENTRAZIONE,

3. ALTA SAGGEZZA.

Questi Tre Training prendono il nome di VERITA’ DEL SENTIERO.

Buddha ha insegnato le QUATTRO NOBILI VERITA’: la verità della sofferenza, la verità della causa della sofferenza, la verità della cessazione della sofferenza, la verità del sentiero. Nel Samsara sono presenti le prime due. Il Nirvana è la liberazione ed l’assenza completa della sofferenza. Raggiunto questo stato si è permanentemente liberi dalla sofferenza, perché ci si è liberati dalle sue cause e sarà impossibile doverne sperimentare i risultati. Ciò che noi vogliamo è smettere di soffrire, allora il Nirvana deve diventare il nostro obiettivo. Se non ci liberiamo dalle cause della sofferenza dovremo continuamente rinascere nell’esistenza condizionata del Samsara caratterizzato appunto dalla sofferenza. I tre principali tipi di sofferenza che gli esseri devono sopportare nel Samsara sono:

la sofferenza vera e propria, come ad esempio la malattia,

la sofferenza del mutamento, ad esempio: quando mangiamo si prova una certa soddisfazione, ma il mangiare stesso non dà la vera felicità e se si mangia troppo si sta male. Così, quando si ha freddo, ci si mette al sole. All’inizio si sta bene, poi si comincia ad avere caldo, e quello che prima era stato piacevole, diventa spiacevole. Sono solo esempi, ma, riflettendo, si può da soli notare quante volte al giorno si è costretti a subire questo tipo di insoddisfazione

la sofferenza che pervade tutti gli aggregati impuri: per il fatto di avere un corpo formato da aggregati impuri, causato dai difetti mentali, causato dal karma si è costretti a morire, e così via..

Questa sofferenza è propria di tutti gli esseri che vivono nel Samsara.

Nel Samsara vi sono molti livelli. Ad esempio vi è uno stato di esistenza sopramondano che prende il nome di Regno della Forma, in cui vi sono quattro tipi di esistenza: 1) prima concentrazione, 2) seconda concentrazione …e così via. Gli esseri che vivono in questo regno non devono soffrire il primo tipo di sofferenza: la sofferenza vera e propria, così pure non soffrono per la sofferenza del mutamento, ma sono affetti dalla sofferenza del terzo tipo. Un altro tipo di esistenza è il Regno del desiderio in cui, come tutti gli esseri umani, sono soggetti a tutti i tipi di sofferenza. Possiamo dire che tutti gli esseri che vivono in questo Samsara, dal momento che sono in preda dei difetti mentali e del karma, devono continuamente morire e quindi entrare nello stato intermedio per poi rinascere e tutte le esistenze saranno sempre caratterizzate da questi diversi tipi di sofferenza. Tutti gli esseri Samsarici devono morire, entrare nello stato intermedio, rinascere: è la loro caratteristica Tutti gli esseri samsarici devono soffrire. Si dice che nel Samsara, il posto in cui uno vive ha la natura della sofferenza, gli esseri con cui vive hanno la natura della sofferenza, gli oggetti di cui gode hanno la natura della sofferenza. Non esiste una vera felicità. Nel Samsara, gli esseri che vi vivono non hanno mai la pace ed è come una persona che siede sulla punta di un ago. Dobbiamo eliminare il dover morire, il dover entrare nello stato intermedio, il dover rinascere. Dobbiamo avere il desiderio di raggiungere la liberazione. Cosa fare? Per prima cosa saper riconoscere che questa condizione di vita nel Samsara è solo una grande sofferenza. Quando uno ha una malattia, per prima cosa deve accorgersi di averla, poi andrà dal medico, cercherà le cause, prenderà le medicine e poi potrà guarire. Cosi, allo stesso modo, uno potrà accorgersi del modo di esistere in questo Samsara,e di come sperimenta la sofferenza, vedendone gli svantaggi cercherà le cause e un metodo per eliminare le cause che sono i difetti mentali e il karma.

Che cos’è il KARMA?

E’ ciò che provoca i diversi comportamenti, esperienze fisiche e mentali, e la causa del karma sono i difetti mentali. Prendiamo l’attaccamento: esso provoca il desiderio di possedere qualche cosa che non ci appartiene, questo desiderio ci spinge ad agire a prendere qualcosa che non è nostro: si crea il karma del rubare. Altro esempio, avere odio verso una persona, farle del male fino come prenderle la vita: la causa di questa azione, di questo karma è stato il difetto mentale dell’odio. Per questo si dice che ogni azione viene determinata dalla mente Tutte le azioni negative sono la causa delle rinascite in questo Samsara, per cui una volta eliminati i difetti mentali, eliminato il karma, allora si arresta il ciclo di rinascite condizionate. Ciò che dobbiamo fare è eliminare i difetti mentali. Il metodo per eliminare i difetti mentali è il Dharma.

Ricapitolando: Oggi abbiamo detto che tutti desideriamo la felicità e vogliamo esseri liberati dalla sofferenza. Il modo per raggiungere questa felicità è il Dharma, il modo per liberarci dalla sofferenza è pure il dharma. Abbiamo detto che c’è la felicità di questa vita e la felicità delle esistenze future, così pure la sofferenza di questa vita e la sofferenza delle esistenze future, per cui bisogna creare la felicità di questa vita e delle vite future, ed eliminare la sofferenza di questa vita e pure quella delle esistenze future. Per poter arrivare a pensare in questo modo, per prima cosa bisogna essere sicure che la vita futura esista. La vita futura non può essere vista con gli occhi, ma deve essere compresa attraverso il ragionamento. Quindi dobbiamo vedere se esiste una ragione valida sulla base della quale possiamo affermare che la vita futura esiste. Dobbiamo quindi confrontare le due teorie: quella che nega l’esistenza futura e quella che la afferma e veder quale delle due si basa su una ragione valida. Quando si scopre quella che si basa su una ragione valida allora si può accettare. Coloro che affermano che le vite future non esistono sostengono che è perché:

  • le vite future non si vedono,

  • la mente deriva dal corpo,

  • la mente deriva dalla mente dei genitori.

Ma queste, come abbiamo visto, non sono ragioni valide. Da parte nostra affermiamo l’esistenza delle vite future in quanto:

la mente al momento del concepimento deve necessariamente avere una causa e la causa diretta non può essere che una mente antecedente alla stessa, e questa mente antecedente alla mente stessa non può che appartenere ad una esistenza precedente. Pertanto questa vita è la vita futura di quella vita precedente: ciò dimostra che le vite future esistono Cosa esiste di questa sequenza di vite? Esiste la morte, esiste lo stato intermedio, esiste la rinascita. Questo ciclo non può mai dare una stabile felicità perché siamo sempre soggetti alla sofferenza. Visto che noi desideriamo la vera felicità e vogliamo essere liberi dalla sofferenza, allora dobbiamo smettere di esistere in questo modo Ogni tipo di esistenza ha una causa, quindi eliminando questa causa anche il frutto cesserà di esistere. La causa sono i difetti mentali e il karma che da essi scaturisce, per cui è essenziale saper riconoscere i difetti mentali.

Fonte http://centrolamatzongkhapatv.it/pdf/LamRim_GhesceYesceTobden1979.pdf che si ringrazia infinitamente per la sua grande gentilezza.