6 – Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce: Gli otto versi dell’addestramento mentale

 Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce: Il nostro maggior ostacolo è il nostro ego, e, finché ci incatenerà, non ci sarà libertà, gioia, soddisfazione

Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce: Il nostro maggior ostacolo è il nostro ego, e, finché ci incatenerà, non ci sarà libertà, gioia, soddisfazione

Insegnamenti 9-11.10.15 del Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce sul testo di Langri Tangpa Dorje Senghe “Gli otto versi dell’addestramento mentale, Lojong”, al Centro Benchen Karma Tegsum Tashi Ling, Cancello, VE. Trascrizione basata anche sulla traduzione del Dr. Massimo Dusi e del curatore Dr. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Cioeling Sondrio, nell’ambito del progetto Free Dharma Teachings per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Testo basato su appunti non revisionati, qualsiasi errore od omissione è del curatore.

Ven. Sangye Nyenpa Rinpoce – sesta parte

Buon pomeriggio, benvenuti alla nostra discussione sull’addestramento mentale in 8 punti. Abbiamo discusso fino al quinta strofa, ora siamo alla sesta strofa.

Quando qualcuno che ho aiutato ed in cui ho riposto grandi speranze mi infligge un danno estremamente grave,

considererò costui il mio supremo maestro spirituale.

É il punto più difficile per un praticante di lojong o di addestramento mentale. Facciamo del nostro meglio per aiutare, ad esempio, dando la nostra fiducia, amore, compassione, tutto ciò che possiamo lo diamo agli altri. Ma, posso pensare: anch’io ho delle aspettative, ma mi aspetto lo stesso atteggiamento, la stessa gentilezza che ho offerto. Questo, però, è il segno di quanto la nostra compassione sia limitata. Se ripagano la mia gentilezza con un atteggiamento negativo, significa che non mi hanno apprezzato e lascerò perdere se sarò trattato male, se qualcuno che ho aiutato e mi farà del male resterò deluso, allora, non val la pena che continui ad aiutarlo. Mi ha ripagato aggredendomi, ed allora nasce la disillusione, la rabbia. Sorge in me negatività e confusione. Può essere che mi tratti veramente male, tenderò allora ad abbandonarlo, e ad avere collera e delusione.

Se sei un vero praticante del lojong, come ragioni? Mi sono accadute tali circostanze, sono stato ricambiato malamente, ma devo portare queste situazioni difficili nel sentiero dell’illuminazione. Per conseguire e portare avanti la pratica del lojong verso quella persona che non apprezza la mia gentilezza, i miei insegnamenti, lo considero un amico spirituale, anzi il miglior maestro spirituale. Perché? Solo in questo modo posso riconoscere il mio ego ed il suo potere, ho ricevuto dei grandi insegnamenti, ma il mio ego non è cambiato. Allora sì che questa particolare persona diventa il mio maestro, perché colpisce il mio ego, ed il mio egocentrismo si evidenzia, quello che mi ha guidato da un tempo senz’inizio. Perché gli insegnamenti kadampa ed in particola quelli lojong dell’addestramento mentale, che implicano un cambiamento radicale della nostra mente, non ripulita e bisognosa quindi d’una correzione, quindi proverò anche rimorso per tutti gli atteggiamenti negativi del passato. Così facendo proveremo gioia e felicita che ci fanno comprendere che la nostra mente sta cambiando in rapporto al nostro atteggiamento mentale. Finche il nostro ego non verrà completamente abbandonato, non dovremo lasciare la nostra pratica lojong. E l’aspettativa è una delle difficoltà maggiori per chi pratica l’addestramento mentale, lojong significa cambiare completamente, significa camminare insieme alla nostra attitudine d’abbattere l’ego. Odio e gelosia derivano dal sentimento di essere offesi, sono queste oscurazioni grossolane, ma l’aspettativa rappresenta una oscurazione sottile. Ed il lojong ci porta ad eliminare anche le più sottili oscurazioni mentali. Ma l’addestramento mentale lojong per eliminare il nostro egocentrismo ci porta ad accogliere tutti i metodi utili in tal senso. Potrei pensare che, di fronte alla mancanza di ritorno positivo da parte di chi ho beneficiato, sia portato ad escluderlo, ma la pratica lojong indica in questo verso l’attitudine mentale corretta da realizzare in questo caso. Questa occasione che può scoraggiarci, ma ci porta ancora più ad incoraggiarci. Millarepa meditava in una grotta ed aveva degli ospiti non invitati, dei fantasmi, e ne era lieto e, quando se ne andavano, li invitava a tornare l’indomani. Perché questi ospiti indesiderati erano lì? E voi, ne sono sicuro, invitereste un lama, ma non loro, a casa vostra. E vi chiedereste: cosa ho fatto di male per meritarmeli? E vi fareste un a gran quantità di domande e pensieri negativi, il che non vi farebbe certo bene. Di certo, la differenza è la vostra prospettiva, perché l’errore non è la pratica in sé, ma come la realizzate. Mentre, per i grandi praticanti di Dharma e del lojon in particolare, non esistono ingiustizie, ma solo opportunità di migliorare la propria pratica. Così per loro, più la situazione e l’ingiustizia s’incrementava, questa diventava un’occasione per incrementare la loro gentilezza, la loro pratica. È questa, in tibetano, sippa: una situazione in cui tutto è possibile. Su questa base la sesta strofa esprime il suo insegnamento, sulla base di come trattare la natura normale delle cose che troviamo nel mondo, tutte le circostanze sono possibili. Sua Santità il 16° Karmapa, nel 1976 era nel monastero di Rumtek alla cerimonia del Cappello Nero e la coda per ricevere la benedizione era molto disordinata. Molti presenti si spingevano ed uno dei gran maestri, che si trovava davanti alla folla, venne spintonato e schiaffeggiato da uno dei segretari di Sua Santità il Karmapa, che vide il fatto e disse al segretario di andare a scusarsi. Il segretario lo fece, ed il maestro schiaffeggiato rispose, “Oh, ma non devi scusarti, perché quest’episodio per me era come una benedizione, perché mi faceva capire d’essere vicino al Karmapa”.

Si tratta d’una vera e genuina devozione, libera da qualsiasi negatività, altrimenti la devozione diventa molto limitata, questa è vera devozione, è la devozione incontaminata, senza fabbricazioni concettuali, senza fabbricazioni allo stato puro, altrimenti non si riesce a cogliere che è il maestro, il Karmapa stesso, che gli ha dato la benedizione, non il segretario che l’ha schiaffeggiato. Altrimenti diventa solo una espressione del proprio ego. Questa circostanza è molto rara, e s’è rivelata molto significativa per sviluppare l’opportunità per sviluppare il proprio ego. Comunque, si tratta di lavorare per combattere il proprio ego e per aumentare la propria gentilezza e compassione. Perciò, in conclusione, se qualcuno reagisce male nei nostri confronti, dobbiamo essere molto felici.

Settima strofa.

In breve, offrirò benefici e felicità a tutti gli esseri senzienti mie madri,

sia in questa vita sia in quelle future,

ed in segreto prenderò su di me ogni male ed ogni sofferenza degli esseri senzienti mie madri.

È questo il training effettivo per la pratica della compassione, è l’essenza del training mentale in Sette Punti, anche attraverso il Tonlen, il prendere e dare. Il che si riferisce anche alla mancanza di benefici derivanti da quando si fa finta di fare la pratica: quindi è bene mantenete un profilo basso nella pratica del lojong. Perché, talvolta, vogliamo che gli altri si rendano conto della nostra pratica, il che è sbagliato: la nostra pratica deve invece essere genuina e di basso profilo. Qualsiasi sia il risultato delle nostre azioni: fate in modo sincero la pratica del tonlen, inspirando fumo nero ed espiriamo luce bianca che porta gioia a tutti esseri, questa è la pratica essenziale.

Il Primo Jamyong Kontrul Loso Laye raccomandava: “Ascoltate tutti gli esseri nostre madri, rendetevi conto di quanto soffrono, della loro sofferenza, e, indirettamente, delle sue cause, possa io prendere tutto ciò su di me”. Le fonti della sofferenza ci colpiscono anche indirettamente, perché non abbiamo eliminato la nostra collera, il che ci porterà a sperimentare sofferenza.

Questa è una pratica da fare con gran gioia, il ton len va fatto con gran gioia. Perché, allorché ci si sente obbligati a farlo, lo si fa a malavoglia, con poca gioia e, come risultato, ne ricaviamo pochi benefici.

Senza rimorso offro ogni mio bene del passato, presente e futuro, a tutti gli esseri, in modo che possano provare felicità e gioia.

Perché andiamo incontro a questa sofferenza?

Non ho mai trovato nessuno che mi dicesse di stare proprio bene, non si tratta solo di impegnarci in un percorso spirituale, ma di come vanno le cose di tutti i giorni, perciò vi ribadisco che ben difficilmente ho trovato qualcuno che mi dicesse che le cose gli andavano davvero bene.

Quindi tutto dipende dall’ego. Shantideva dice che l’unico male che esiste è il nostro ego, da considerare come l’unico diavolo.

il più gran demonio, il nostro maggior ostacolo è il nostro ego, e, finché ci incatenerà, non ci sarà libertà, gioia, soddisfazione. Il diavolo non esiste, se non il nostro egocentrismo. Quando lo sradicheremo saremo pervasi da gran gioia.