Lama Zopa: La pratica della Devozione al Guru

Lama Zopa Rinpoche

Lama Khabje Thubten Zopa Rinpoche: “Il cuoco di Lama Atisha, che passava tutto il suo tempo a cucinare per Lama Atisha e non aveva mai tempo di meditare, aveva realizzazioni molto maggiori del geshe Kadampa Gombawa, un altro dei discepoli di Atisha, che passava tutto il suo tempo a meditare in una caverna”.

Come ho già detto, scopo della vita è essere di beneficio agli altri, fare sì che il vostro corpo, parola e mente portino agli altri beneficio. Tuttavia, ci sono diversi livelli di beneficio che possiamo offrire.

Innanzi tutto, possiamo donare agli altri la felicità di questa vita; più importante poi è fare sì che abbiano la felicità nelle vite future, e più importante ancora, è condurre gli altri esseri senzienti alla completa liberazione, alla definitiva libertà da tutta la sofferenza, il ciclo di morte e rinascita ed i tre tipi di sofferenza. Questi sono la sofferenza del dolore, la sofferenza del cambiamento, cioè il piacere temporaneo del samsara; e quella sofferenza che è di base alla altre due, la sofferenza pervasiva dei composti, gli aggregati che sono controllati dal karma e dalle afflizioni, ed il seme contaminato dei pensieri disturbanti, che è insieme il contenitore delle sofferenze di questa vita e la base per le sofferenze delle vite future. Il beneficio di condurre gli altri alla completa liberazione è molto più importante dei primi due. Tuttavia, il beneficio più elevato e più importante che si possa offrire agli altri esseri senzienti è il far sì che questi raggiungano la piena illuminazione, l’ottenimento completo di tutte le qualità di cessazione e realizzazione.

Per poter compiere questa opera in favore di tutti gli esseri senzienti in modo perfetto, senza errori, prima dovete raggiungere voi stessi la piena illuminazione. L’illuminazione però non si dà senza cause; dovete quindi attualizzare i tre livelli del sentiero verso l’illuminazione: il sentiero graduale degli esseri di capacità suprema, che dipende dall’aver attualizzato il sentiero graduale percorso in comune con gli esseri di capacità intermedia, che a sua volta dipende dall’aver attualizzato il sentiero graduale preliminare percorso insieme con gli individui di capacità inferiore.

Il poter conseguire successi nel percorso, a partire dall’inizio del lam-rim, cioè la realizzazione della perfetta rinascita umana, fino all’illuminazione, dipende completamente dalla radice del sentiero, la devozione al guru.

La devozione al Guru

Una corretta devozione verso il guru significa vedere che il vostro guru è Buddha. Basandovi su citazioni di Buddha Vajradhara o di Buddha Shakiamuni, sul ragionamento logico e sulle vostre esperienze personali col guru, le qualità speciali che avete visto, occorre addestrare la mente a guardare al vostro guru come a Buddha, privo di ogni errore e completo di tutte le qualità.

Dovete vedere come Buddha tutti i maestri coi quali avete stabilito una connessione di Dharma. Una connessione di Dharma è stabilita quando dalla vostra parte voi riconoscete il maestro come guru e voi stessi come discepoli, e questo anche se tutto ciò che avete ricevuto da questo maestro fosse la trasmissione orale di un solo mantra o un solo verso di insegnamento – sostenendo questa visione con citazioni del Buddha, ragionamenti logici e con la vostra esperienza delle qualità particolari che avete rilevato nel maestro. In questo modo, quindi, vedete il vostro guru come Buddha, puro. La giusta devozione al guru, la corretta devozione per gli amici virtuosi, vi consente di attualizzare efficacemente tutte le realizzazioni dei vari gradi del sentiero verso l’illuminazione, dalla perfetta

rinascita umana fino alla buddhità stessa. Sua Santità il Dalai Lama ha parlato di analizzare le qualificazioni del guru. Le qualificazioni necessarie per insegnare il sentiero del Piccolo Veicolo sono l’aver realizzato i tre addestramenti superiori: moralità, concentrazione e saggezza. Per insegnare il Mahayana occorre ancora di più, il maestro dovrebbe inoltre avere le dieci qualità elencate nell’insegnamento del Buddha Maitreya “Ornamento per i Sutra Mahayana” (Do-de-gyän; Mahayanasutralamkarakarika). Ora non ne farò una traduzione parola per parola, mi limiterò a ricordarvene il senso [vedere “La liberazione nel palmo della mano”].

In primo luogo [1-3] un guru Mahayana dovrebbe anch’egli aver realizzato i tre addestramenti superiori (Moralità, Concentrazione . Meditazione, Saggezza).

Inoltre, dal momento che stiamo trattando della pratica del Dharma, [4] il maestro dovrebbe possedere maggiori buone qualità di voi ed una più estesa conoscenza del Dharma. [5] Dovrebbe essere dotato di perseveranza e [6] la sua santa mente dovrebbe essere ricca di comprensione delle scritture, avendo ricevuto il lignaggio degli insegnamenti.

Inoltre [7] il maestro dovrebbe aver realizzato la vacuità. Ho già ricordato che il guru dovrebbe aver conseguito realizzazioni nei tre addestramenti superiori, uno dei quali è l’addestramento della saggezza suprema; quindi per quale motivo qui si parla nuovamente della realizzazione della vacuità? La differenza è che qui la realizzazione della vacuità si riferisce alla visione Prasangika Madhyamika, cioè la

visione della vacuità secondo la più elevata fra le due scuole Madhyamika, la scuola Prasangika. Questa visione particolare della vacuità è l’unica che può sradicare la radice stessa del samsara, quella specifica ignoranza che è causa di tutte le altre illusioni ed il karma e la sofferenza patita dagli esseri senzienti.

Esiste una sola radice del samsara – quella ignoranza specifica può essere recisa solo dalla visione della vacuità della Prasangika, non da quella di qualsiasi altra scuola. Questa è la settima qualità che il vostro maestro dovrebbe possedere.

Le ultime qualità sono [8] abilità nello spiegare il Dharma, [9] compassione per gli studenti, e [10] non esser pigro quanto al dare insegnamenti ed al guidare i discepoli. Un guru non dovrebbe avere l’atteggiamento di dire “E’ troppo difficile”, oppure “Non mi sento di dare insegnamenti”. Anche se il guru non avesse tutte le dieci qualità, dovrebbe averne quante più possibile.

Delle qualità del guru si parla anche nel testo “Cinquanta strofe di devozione al guru” [versi 7-9; vedere anche il commentario di Lama Tzong Khapa a questo testo, Adempiere tutte le speranze, pagg. 40-48] e la Guru Puja, nella sezione in cui si lodano le qualità del guru – avere corpo, parola e mente ben disciplinati, grande saggezza e tolleranza, una mente sincera e lineare, libera dall’astuzia di nascondere i propri errori, le dieci qualità interne richieste per insegnare il Supremo Yoga Tantra e le dieci qualità esteriori richieste per insegnare i tantra inferiori [verso 45].

Il maestro deve dare importanza alla moralità.

Tuttavia, sia che possiate vedere tutte queste qualità o meno, la cosa essenziale è avere un maestro che dia importanza alla moralità. La sola qualità basilare, importante, fondamentale da ricercare è che il maestro dia importanza alla moralità – ai voti di pratimoksha, del bodhisattva, e, per chi pratica il tantra, ai voti tantrici. Un maestro che non sottolinei la condotta morale non potrà guidare i discepoli nemmeno ad avere buone rinascite, tantomeno alla liberazione dal samsara ed all’illuminazione.

Queste sono pratiche fondamentali, veramente essenziali. Senza la pratica della moralità non vi è illuminazione, non vi è liberazione dal samsara, nemmeno buone rinascite nelle vite future. Non sto dicendo che per avere una buona rinascita è necessario prendere tutti i tre livelli di voti, ma per avere una buona rinascita dovrete per lo meno mantenere i voti di pratimoksa.

La morte può giungere in qualsiasi momento, in ogni istante potete morire. Quindi, se doveste morire oggi, dovete quantomeno assicurarvi di ottenere una buona rinascita; dovrete essere assolutamente sicuri che non cadrete nei regni infernali, degli spiriti famelici o degli animali, in cui sarete completamente sopraffatti dalla sofferenza.

Noi esseri umani non riusciamo a meditare nemmeno quando siamo malati o quando fa caldo. Se paragoniamo la nostra vita a quella degli esseri senzienti dei regni inferiori, godiamo di una incredibile libertà, di una vita incredibilmente lussuosa. Tuttavia, quando abbiamo problemi, non riusciamo a praticare il Dharma. Gli esseri dei regni inferiori sono completamente sopraffatti dalla sofferenza e non

hanno alcune opportunità per la pratica. Dovete quindi garantirvi che quando morirete – quest’anno, questo mese, questa settimana o addirittura oggi – non prenderete rinascita nei regni inferiori. Dovrete assicurarvi di avere una buona rinascita. A questo scopo, dovete prepararvi ora, proprio adesso.

La migliore preparazione, la causa principale per avere una buona rinascita, è la pratica della moralità.

Questo non significa necessariamente diventare un monaco o una monaca; ci sono anche i voti dei praticanti laici. Potete prendere gli otto precetti, i cinque precetti, oppure anche meno di cinque; dei cinque ne potete prendere, uno, due, tre o quattro, quanti vi pare di poter mantenere. Per quanti siano i voti che prenderete, se però li manterrete in modo puro e li conserverete intatti fino alla morte, il beneficio immediato è che sicuramente nella vita successiva avrete una buona rinascita. Quindi, in quella vita, potrete ancora praticare il Dharma, e in questo modo, di vita in vita, passerete da una felicità all’altra, fino a raggiungere l’illuminazione.

Ecco perché il dare importanza alla moralità per ispirarla nei discepoli è una qualità molto importante da ricercare in un maestro; ecco perché mi rallegro ogni qualvolta sento che Geshe-là sempre la sottolinea, ed insegna ai suoi studenti l’importanza della disciplina morale. Vi dona una libertà incredibile. Se prenderete i precetti e vivrete in modo puro in essi, vi donerete la libertà – la liberazione dalle sofferenze del samsara, e l’illuminazione.

Ancora, è estremamente importante che il vostro guru abbia mantenuto un puro samaya, una buona connessione, coi suoi propri guru, e questo perché il fatto che un maestro possa essere di beneficio ai suoi discepoli e portarli ad avere realizzazioni dipende dal suo stesso samaya coi propri guru. Se vi dedicherete correttamente ad un amico virtuoso il cui samaya sia buono, se anche questi vi darà solamente poche parole di istruzione, grazie alla purezza ed al potere del suo samaya queste parole avranno un effetto incredibile sulla vostra mente. Potranno generare potenti sentimenti di compassione, rinuncia, impermanenza e morte, o perfino innescare la realizzazione della vacuità. Se il vostro guru non ha un puro samaya, esiste sempre il pericolo per voi di ricevere un inquinamento mentale, o compiere nei confronti del vostro guru un analogo errore.

I nove atteggiamenti della devozione al guru.

Vorrei ora leggere i nove atteggiamenti di devozione al guru spiegati da Lama Tzong Khapa nel Lam-rim Chen-mo, che ho tradotto nel corso del ritiro di Vajrasattva al Centro Land of Medicine Buddha, all’inizio del 1999. Non vi darò qui molte spiegazioni, voglio solo darne lettura. Quelli di voi che hanno studiato questo soggetto lo comprenderanno, chi non l’ha studiato se ne farà un’idea. Leggere questo soggetto è di grande aiuto, specialmente se nella vostra mente state provando qualche difficoltà nei confronti del guru. E’ come una bomba atomica, fa sì che tutti quei pensieri difficili svaniscano completamente.

Quello che segue non è tratto dal Lam-rim Chen-mo, dove però i nove atteggiamenti vengono menzionati. Questo testo, Praticare la devozione al guru con i nove atteggiamenti, in effetti è stato scritto da Shabkar Tsogdrug Rangdrol, un lama Nyigma che ha ricevuto insegnamenti da lama Gelugpa, i quali insegnavano il lam-rim nello stesso modo di Lama Tzong Khapa.

La presentazione di Shabkar è così efficace che l’ho tradotta.

Faccio richieste al gentile signore guru radice,

che è più straordinario di tutti i Buddha –

ti prego, benedicimi perché possa dedicarmi al signore guru qualificato

con sommo rispetto, in tutte le mie vite future.

“Realizzando che la radice di felicità e di bontà

è dedicarsi correttamente al gentile signore guru

che è il fondamento di tutte le buone qualità,

mi dedicherò a lui con estremo rispetto

senza abbandonarlo anche a costo della mia vita”

Pensando all’importanza del guru qualificato,

ponetevi dunque sotto il suo controllo”.

Beh mi spiace, avevo detto che non avrei dato spiegazioni, ma qui dice “controllo” e quindi credo di dover dire qualche cosa, dato che a nessuno piace essere controllato – specialmente in occidente.

Nessuno vuole essere controllato da chicchessia – nemmeno dalle zanzare! Scherzo, scherzo. Ma se non comprendete il significato di questo verso, potreste intendere l’istruzione di porvi sotto il controllo del guru in modo sbagliato. Tuttavia, un semplice esempio chiarirà tutto. Se ponete voi stessi sotto il controllo di un buon amico e seguite i suoi consigli, anche voi diventerete buone persone, mentre se vi

lasciate controllare da amici negativi potreste diventare voi stessi persone negative. Se farete ciò che vi dice un amico buono, non creerete problemi né a voi né agli altri; piuttosto, renderete tutti felici.

In La liberazione nel palmo della mia mano, Pabongka Dechen Nyingpo racconta di due persone, dei quali uno era un alcoolista mentre l’altro non beveva affatto. Il bevitore andò al monastero di Reting e divenne astemio; il non bevitore si recò a Lhasa, e lì, condizionato da altri, cominciò a bere e divenne un alcoolista. Ciascuno quindi diventò l’opposto esatto di quello che era stato in precedenza, per l’influenza del genere di amici che aveva seguito.

Se ascoltate le istruzioni del Buddha – che ha solamente compassione per gli esseri senzienti e non ha traccia di egocentrismo, che è perfetto quanto a potere, saggezza e compassione, la cui mente santa è onnisciente – non ne avrete che beneficio. Il porvi sotto il controllo del Buddha vi porterà ogni felicità, fino alla felicità dell’illuminazione; felicità ora ed ogni possibile felicità nel futuro.

Analogamente, se vi porrete sotto il controllo di un amico virtuoso, otterrete gli stessi benefici che ponendovi sotto il controllo del Buddha: solo benefici e neppure il più infimo danno.

Ora, volendo riferire questo insegnamento a quelli di noi che hanno incontrato il Dharma molto tempo fa, se da quel tempo in avanti fossimo stati sotto il controllo dei nostri guru, ormai avremmo conseguito molte realizzazioni. Avremmo potuto realizzare la devozione al guru, la rinuncia, la bodhicitta e la vacuità, avremmo potuto essere completamente liberati dal samsara. Avremmo anche potuto raggiungere l’illuminazione. Quantomeno, avremmo conseguito alcune realizzazioni del lam-rim. Ora, nulla di tutto questo si è verificato perché non abbiamo aperto il nostro cuore al guru, non ci siamo posti sotto il controllo del nostro amico virtuoso. A causa di questo errore, la nostra mente è ancora completamente priva di qualunque traccia di realizzazioni.

I primi due atteggiamenti sono:

1.Sii come un figliolo obbediente.

    Agisci esattamente in accordo al consiglio del guru.

2. Anche quando i mara, gli amici malvagi e così via

Cercano di separarti dal guru,

sii come un vajra –

per sempre inseparabile.

Lo yogi Drubkang Tsangpa Gyari, un lama Kagyupa, ha detto: “Se sorgono problemi nel tuo rapporto col guru, se pure tutti gli esseri senzienti ti divenissero amici, a cosa gioverebbe?”

In altri termini, se la vostra relazione col guru, la positività del rapporto oppure il vostro samaya, venisse in qualche modo danneggiato, in quel caso se anche tutti gli esseri viventi vi divenissero amici, a cosa gioverebbe? Cosa potrebbero fare? Cosa potreste fare voi? Dal momento che si sono creati problemi nella vostra relazione col guru, finché non avrete riparato la relazione, finché non avrete fatto

in modo da ricondurla nel giusto binario, anche se ogni persona vi fosse amica non potreste ottenere la liberazione dal samsara, l’illuminazione, e nemmeno le realizzazioni del sentiero.

Non ricordo a memoria il verso successivo dell’insegnamento di questo lama, ma il senso è che se voi manterrete una buona connessione col vostro guru, se nulla andrà storto, allora anche se tutti gli esseri viventi vi abbandonassero o vi fossero nemici, non avrebbe importanza.

Le persone ordinarie considererebbero molto importante che tutte le persone divengano propri nemici od amici, ma nella pratica del Dharma, una volta che abbiate stabilito una connessione con un guru e non abbiate commesso errori nel rapporto, questo è tutto quello che conta. Anche se tutti vi diventassero nemici, non avrebbe importanza, dal momento che sulla base di quella buona relazione potreste ottenere tutte le realizzazioni ed ogni successo fino all’illuminazione, e dopo ancora potreste essere di beneficio a tutti gli esseri senzienti portando anche loro all’illuminazione.

Questo è il senso dell’insegnamento di questo grande yogi.

3. Ogniqualvolta il guru ti assegna un compito,

Per quanto grave sia l’onere,

Sii come la terra –

Tutto sopporta.

4. Nel dedicarti al guru,

Qualunque sofferenza si presenti,

Sii come una montagna –

Inamovibile.

Qui per sofferenza intendiamo difficoltà o problemi, e quando questi si presentano la vostra mente dovrebbe rimanere inamovibile, non lasciarsi turbare o scoraggiare.

5. Se pure ti vengano assegnati tutti i compiti più ardui,

Sii come il servo di un re –

Eseguili con mente imperturbata.

6. Abbandona l’orgoglio.

Sii come uno spazzino –

Considerati inferiore al guru.

Non sono sicuro di come sia in occidente, ma in oriente uno spazzino è il più umile fra gli umili. In occidente la gente ama pensare che tutti siano uguali, ma in oriente uno spazzino è considerato veramente molto in basso nella società.

7. Per quanto sia difficile o pesante il tuo carico,

Sii come una fune –

Con gioia realizza il lavoro per il guru.

8. Anche quando il guru ti critica, ti provoca o ti ignora,

Sii come un cane fedele –

Non reagire mai con ira.

Per quanto un cane venga picchiato dal padrone, non cessa mai di mostrare rispetto e non si arrabbia.

Vedendo il padrone arrivare, comincia a scodinzolare e corre a leccarlo, con grande gioia.

9. Sii come una barca –

Non adirarti mai di andare e venire per il guru

In alcun momento.

“O glorioso e prezioso guru radice,

Per favore dammi le tue benedizioni perché sia in grado di praticare in questo modo.

Da ora in poi, in tutte le mie vite future,

Possa io essere in grado di dedicarmi al guru in questo modo”.

Se reciterete ad alta voce questi versi e rifletterete mentalmente sul loro significato, avrete la buona ventura di potervi dedicare in modo corretto al guru prezioso vita dopo vita, in tutte le vostre vite future. Se offrirete i vostri servizi ed il vostro rispetto e farete offerte al guru prezioso tenendo in mente questi nove atteggiamenti, se pure non vi dedicaste intenzionalmente ad alcuna pratica verreste a sviluppare molte qualità positive, ad accumulare vasti meriti e raggiungerete velocemente la piena illuminazione.

Quest’ultimo verso spiega che anche se non studiate o non fate alcuna pratica particolare, come i preliminari, ritiri e così via – in altri termini, se non vi dedicate intenzionalmente ad alcuna pratica – se però vi dedicherete in modo corretto con pensieri ed opere al vostro amico virtuoso, svilupperete naturalmente molte qualità positive, raccoglierete continuamente vasti meriti e raggiungerete rapidamente la piena illuminazione.

Per conseguenza, ogni volta che fate anche solo una cosa che il guru vi ha chiesto, vi avvicinate di un passo all’illuminazione. Ogni volta che seguite il consiglio del guru, questo diventa una grande purificazione; viene purificato il pesante karma negativo di molte vite, si raccolgono meriti inconcepibili, ci si avvicina sempre di più all’illuminazione.

Per esempio, anche pulire la stanza del vostro guru. Ogni volta che la pulite, vi avvicinate sempre di più all’illuminazione. Questo perché, fra tutti gli oggetti dotati di potenza, il vostro guru è il più potente, più ancora degli innumerevoli Buddha e bodhisattva. Questo suo potere sorge nel momento in cui una persona diventa il vostro guru. Il momento in cui stabilite una connessione di Dharma riconoscendo un’altra persona come guru e voi stessi come discepoli – a prescindere dal fatto che da parte sua l’altra persona sia o meno illuminata, sia o non sia un bodhisattva, quella persona diventa la più potente nella vostra vita, più ancora di tutti i Buddha ed i bodhisattva. Quindi ogni servizio offrite, anche pulire una volta la stanza del guru, purifica molto karma negativo e vi avvicina all’illuminazione. Dovreste quindi ricordare che ogni volta che offrite servizio al guru, di qualunque cosa si tratti, state purificando la vostra mente e vi avvicinate all’illuminazione.

Verso il termine della sua vita, Lama Atisha mostrò l’aspetto di essere malato ed incontinente, e perdeva urine e feci nel letto perché non riusciva ad alzarsi per andare in bagno. Il suo traduttore, Drom Tönpa, senza curarsi della sporcizia, gli offriva servizio facendogli il bagno e pulendo il letto. Come risultato di questo, Drom Tönpa ha purificato così tante oscurazioni karmiche da sviluppare la chiaroveggenza di riuscire a leggere la mente anche delle creature più piccole, come le formiche ed i vermi, anche se erano lontane quanto può arrivare un’aquila che voli per diciotto giorni. Prestando servizio al guru, le realizzazioni arrivano. Il potenziale per le realizzazioni c’è già nella vostra mente; avete solo bisogno di purificazione perché si rivelino. Maggiore la purificazione, maggiori le realizzazioni che ricevete.

Pabongka Dechen Nyingpo, l’autore di La liberazione nel palmo della tua mano, aveva un discepolo, mi pare si chiamasse Jamyang, che non sapeva leggere; non conosceva nemmeno l’alfabeto. Prima di trapassare, Pabongka Dechen Nyingpo predisse a questo suo attendente che un giorno sarebbe stato in grado di leggere tutta la Guru Puja da solo, senza che nessuno gli insegnasse. Ed accadde esattamente così. Dopo aver lasciato il Tibet per l’esilio, Jamyang finì per arrivare al campo profughi di Buxa, dove io steso ho abitato per otto anni ed ho ricevuto insegnamenti filosofici dai miei tre guru, Geshe Rabten Rinpoche, Lama Yeshe ed un altro lama, anch’esso chiamato Gen Yeshe. Durante il dominio inglese in India, Buxa era il campo di concentramento dove sono stati imprigionati anche il Mahatma Gandhi-ji ed il Primo Ministro Nehru. L’alloggio di Nehru-ji divenne la sala di preghiera del Monastero di Sera, quello di Gandhi-ji un convento di monache.

A Buxa, i lama reincarnati vivevano su una montagna più alta del resto del campo. L’abate ed insegnante principale del Monastero di Kopan, Lama Lhundrub, responsabile dell’istruzione e della disciplina dei trecento monaci di Kopan, abitava là sopra nello stesso edificio della reincarnazione di Pabongka Dechen Nyingpo, con cui viveva anche l’attendente Jamyang. Appena arrivato a Buxa, Jamyang non sapeva leggere affatto, ma improvvisamente un giorno riuscì a leggere tutta la Guru Puja.

Egli stesso raccontò a Lama Lhundrub che Pabongka Dechen Nyingpo gli aveva predetto che sarebbe accaduto così.

Se purificate la vostra mente, arriveranno le realizzazioni. Ciò che vi serve è la purificazione, e la purificazione più potente è la devozione corretta per l’amico virtuoso, l’obbedienza ai suoi consigli. Il modo migliore di dedicarvi all’amico virtuoso è porre in pratica i suoi insegnamenti, in secondo luogo viene l’offrirgli servizio e rispetto, pulendo la sua casa, cucinando per lui e così via, ed infine offrirgli oggetti materiali, se ne avete da offrire [v. La liberazione].

Si racconta che il cuoco di Lama Atisha, che passava tutto il suo tempo a cucinare per Lama Atisha e non aveva mai tempo di meditare, aveva realizzazioni molto maggiori del geshe Kadampa Gombawa, un altro dei discepoli di Atisha, che passava tutto il suo tempo a meditare in una caverna. Così stanno le cose, e adesso è ora di concludere.

Conclusione

Desidero ringraziarvi moltissimo per avermi dato questa occasione di condivisione; spero abbiate tratto almeno qualche piccolo beneficio dal mio borbottare. L’opportunità che abbiamo in questa vita di imparare il Dharma è grande, non possiamo essere sicuri di ottenere nuovamente, nelle vite future, un’opportunità altrettanto buona. Riesce a ricevere realizzazioni di ciò di cui trattano i testi di Dharma chi ha una corretta devozione al guru; costui potrà raggiungere l’illuminazione in una sola vita. Chi ha realizzato la devozione al guru, chi si è dedicato in modo corretto all’amico virtuoso, può raggiungere l’illuminazione nell’arco di una breve vita di questa era degenerata. Lo stesso vale per le realizzazioni del sentiero che porta all’illuminazione. Senza la devozione al guru, per quante parole di Dharma si imparino, restano sterili. Ma quelli come Geshe-là, che ha una devozione così forte per il guru che al solo pronunciarne il nome gli si riempiono gli occhi di lacrime, quelli hanno la possibilità di ottenere realizzazioni di bodhicitta, della vacuità e di ogni altra cose senza troppe difficoltà, in questa stessa vita.

Colophon: Questo insegnamento è stato dato nell’East Village di New York, il 13 agosto 1999, nella fausta occasione della visita a New York di Sua Santità il Dalai Lama. Questo estratto viene ripubblicato qui su licenza del Lama Yeshe Wisdom Archive.

RIFERIMENTI

Shantideva, A Guide to the Bodhisattva’s Way of Life, Stephen Batchelor (tr.). Dharamsala: LTWA, 1979.

Pabongka Rinpoche, Liberation in the Palm of Your Hand, Michael Richards (tr.). Boston: Wisdom Publications, 1991.

Asvaghosa, Fifty Verses of Guru Devotion, LTWA (tr.). Dharamsala: LTWA, 1975.

Tsong Khapa, The Fulfillment of All Hopes, Gareth Sparham (tr.). Boston: Wisdom Publications, 1999.

Matthieu Ricard (tr.), The Life of Shabkar. Albany: SUNY Press, 1994.

Lama Zopa Rinpoche, Teachings from the Vajrasattva Retreat. Boston: Lama Yeshe Wisdom Archive, 2000.