Ven. Ghesce Ghendun Tharcin: La via del tantra

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. La legge di causa effetto ha creato l'universo, grazie all'energia della vacuità.

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. La legge di causa effetto ha creato l'universo, grazie all'energia della vacuità.

Ven. Lama Ghesce Ghendun Tharcin: La via del tantra è la via verso la liberazione.

Insegnamento del Ven. Lama Ghesce Ghendun Tharcin conferito il 19-20.11.16 a Sassari. Appunti ed editing del Dr. Luciano Villa, revisione di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin

Buongiorno a tutti. Buongiorno al Maestro Enrico al suo impegno per tutti, per il Dharma, per la sua bodhicitta.

Siamo tutti, come si dice nel Cristianesimo, strumenti di dio. Non strumenti d’una possente macchina.

Così la nostra è la pratica dell’amore per aiutare gli altri, secondo le proprie possibilità.

Questo è il motivo della nostra vita, è la pratica del Dharma, è il motivo della vita. Tutto qua.

Chi pratica la via del Buddha, lo fa attraverso la pratica del Dharma, la filosofia della Via di Mezzo, attraverso la pratica della compassione e della saggezza, questo è il modo di servire tutti gli esseri senzienti, senza distinzione. Questa è la grande compassione del Buddha, è questo: la compassione verso tutti esseri, grazie alla sua consapevolezza. È la motivazione della nostra vita. Il mattino ci alziamo con questa consapevolezza, trascorriamo la giornata con questa consapevolezza e la sera ci addormentiamo con questa consapevolezza. Questa dev’essere la motivazione della nostra vita. Sentire dentro noi stessi, ascoltare la nostra voce interiore, ascoltare il nostro Buddha interiore. Questa è la comunicazione del cuore, questo è internet, è we chat non quello che avete su dispositivi elettronici. Comunichiamo col nostro stesso cuore. Questa è la chiara consapevolezza del Dharma. Questa è la consapevolezza della pratica del Dharma. È il valore spirituale. È considerare gli altri esseri non diversi da noi stessi, anzi non disgiunti, ma uniti a noi. Questa è il dialogo interrreligioso.

Ma noi dobbiamo comunicare con noi stessi col nostro cuore. Così comunichiamo con tutto il mondo. Così il Buddha è la grande compassione. Questa compassione è comunicare col cuore con tutti gli esseri, prima di tutto è la consapevolezza di sé.

La vita stessa è la pratica del Dharma, che non è la semplice recitazione di preghiere o mantra, ma una trasformazione interiore, è la consapevolezza del nostro sé interiore, perché questa consapevolezza crea comunicazione in noi stessi. È la comunicazione tra il nostro sé esterno con quello interiore. Così si crea l’amore, che genera calore dalla comunicazione tra il nostro sé interiore ed esteriore, comunicazione che diventa amore e s’espande verso gli altri, diventa amore verso gli altri, che diventano me e sparisce quindi la dualità tra me e gli altri. Allora l’ego sparisce, è morto. Semplicemente sviluppiamo quindi amore verso tutti esseri, allora il nostro ego scompare. Non dobbiamo dichiarare guerra all’ego. Semplicemente dobbiamo sviluppare la nostra natura umana, allora scompare il nostro ego. È l’amore non dualistico a farlo scomparire. È l’amore non dualistico che diventa sorgente di superamento di qualsiasi paura, soffocando ogni ostacolo: questa è la ricetta del Buddha per superare la sofferenza.

Vivi nell’amore, nella consapevolezza del tuo vero cuore, senza giudizio, distinzione tra te e gli altri. Amore e compassione.

Questa è la motivazione di queste due giornate.

Dott. Enrico Della Cà. Ringrazio il Ven Lama Ghesce Gendun Tarchin per la sua grande cortesia e gentilezza per i suoi insegnamenti sempre di gran livello. Oggi gli ho chiesto di passare dalla via dei sutra a quella dei tantra. Cercavo un maestro molto qualificato che facesse uscire la nave dal porto. Ma la via del tantra è molto pericolosa, superando la via dei sutra verso quella dei tantra che è l’unica a portarci alla liberazione in una sola vita. E penso che consentirà a chi è maturo in base al karma accumulato, in questa e nella vite precedenti, a trovare la luce che tutti aneliamo.

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. La via del tantra è la via verso la liberazione, questo è il titolo dell’argomento odierno.

Negli ambienti scolastici in Tibet c’è un detto importante, Come il tù (l’unico dolce tibetano utile nei lunghi viaggi e che si mantiene a lungo, fatto di farina con formaggio, burro) ha un buon gusto shimbù grazie al burro, altrimenti sarebbe solo come pane e formaggio secco, quindi il tù è buono grazie al burro, così il valore del tantra dipende dal sutra. Quindi, senza la comprensione dei sutra, il tantra diventa una una vuota pratica di recitazione dei mantra, un concerto notturno di tamburi, trombe, canti e litanie. Ma se non se ne capisce il senso, il significato vero, non ha più senso. Quindi, la via del tantra, solo grazie alla pratica dei sutra, è un cammino potente. È un detto molto importante, che delinea la relazione tra la pratica dei sutra e dei tantra. La pratica dei sutra è indispensabile per ottenere il risultato nella pratica del tantra, sono inseparabili l’una con l’altra.

OM SWABHAWA SHUDDHA SARWA DHARMA SAWBHAWA SHUDDHO HANG.

Om è l’inizio del tantra. Om è composto da A, O, MA, seme di corpo, parola e mente del Buddha, di qualsiasi Buddha. Significa benedire il tuo corpo, la tua parola e la tua mente rispettivamente col corpo, la parola e la mente del Buddha. Suniata è la vacuità, gyana è la saggezza, la conoscenza della vacuità, mentre vajra significa indistruttibile, quindi: la saggezza o suniata è indistruttibile. Sumbava, ovvero tutti i fenomeni, quindi: la natura di tutti i fenomeni è la vacuità. Ham o hum è io, di conseguenza: la vacuità di tutti i fenomeni e la sua conoscenza è io. Quindi, tutti i fenomeni sono privi d’un loro io, d’una loro vera esistenza, non sono autogenerati, ma bensì interdipendenti. Quindi “io” è la vacuità di tutti i fenomeni. Così mi trasformo nella divinità della vacuità. Primo passo verso lo yoga della divinità è lo yoga della divinità della vacuità, è la vacuità di tutti i fenomeni. È il presupposto indispensabile per qualsiasi yoga della divinità. Qualsiasi pratica di tantra è lo yoga della divinità o generare sé stesso nella divinità della vacuità.

Dott. Enrico Della Cà. Tutti i fenomeni sono vuoti di vera realtà, d’esistenza propria. Senza unione di vuoto e luce non c’è tantra. L’impersonificazione del nostro corpo come tempio della divinità è per farlo diventare tempio di luce.

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. Tutto è vacuità, così lo è il mio corpo, la mente, l’io, il sé, l’universo. La mia mente è la vacuità della mia mente. Altrimenti non capiamo il valore vero della nostra mente, del sé, del mio corpo, dell’io.

Vivere in questa relazione tra realtà ultima e convenzionale del proprio corpo e mente: questo è lo yoga della divinità. È essere rilassati nella realtà sottile, divina, non dualistica tra realtà ultima e convenzionale. E dobbiamo capire la vacuità del nostro corpo, del sé, dagli infiniti esseri senzienti, di tutti i fenomeni. E comprendiamo così la diversità e l’unità tra corpo grossolano e corpo sottile. Come viverla come una sola realtà? Ci serve la comprensione della realtà ultima o vacuità o sunyata o tompagnì in tibetano. La saggezza della conoscenza della vacuità è l’indistruttibile vajra: questo è il tantra. Così tutti i fenomeni diventano il sé non dualistico. La realtà in cui viviamo è questa.

Invece ci preoccupiamo del mal di testa, della sporcizia, di tante cose banali. L’io è illusorio, altrimenti diventiamo prigionieri di noi stessi. In altre parole: come supereremo la paura della morte?

Il valore della vita umana è una visione enorme, è la realtà degli infiniti esseri abbracciati dal tantra. È velocità, grandezza.

È il primo passo di autogenerazione di noi stessi nella divinità della vacuità, e non solo di noi stessi, ma di tutti i fenomeni. È la connessione tra sutra e tantra. Il primo passo è generare noi stessi nella divina vacuità. Il senso del sutra è la vacuità, quindi la saggezza della vacuità: sunyata gyana. Altrimenti è impossibile abbracciare la saggezza della bodicitta, il gran cuore che abbraccia tutto.

Cerchiamo un senso di vero, concreto, tangibile cambiamento nel nostro cuore in questi giorni. Trasformazione: non bisogna aspettare. Trasformazione qui ed ora. Non c’è alcun motivo per aspettare, per trasformare il cuore. Superiamo il sutrayana verso il tantayana. Il primo passo è non aspettare per trasformare il nostro cuore, non c’è, infatti, nessun buon motivo per procastinare. Altrimenti, perché qui ed ora?

Nei sutra impariamo l’impermanenza e la rinuncia. Generiamo la determinazione della mente e cuore della liberazione, per il nirvana, qui ed ora. Eliminiamo tutti i ragionamenti che ci vogliono indurre ad aspettare. È la rinuncia. La realtà dell’impermanenza lo dice: non c’è alcun motivo per aspettare. Sviluppiamo coraggio, la forza per generare la mente della rinuncia per raggiungere la felicità definitiva, la liberazione qui ed ora. È deciso dalla realtà dell’impermanenza, la prima attitudine del darma, corrisponde alla realtà dell’impermanenza. Il dharma è vivere nella realtà, non nella illusione, nella finzione, nella confusione, che ci portano alla disillusione, alla delusione. Ci vuole la profonda conoscenza della filosofia. Tutto ciò che esiste è momentaneo: questa è l’impermanenza. Questo è il suo livello sottile. Tutti i fenomeni esistono nel momentaneo, come un fulmine. Tutti i fenomeni composti vanno visti come un’illusione, un sonno, la fiammella d’una lampada, delle nuvole, un miraggio. Sono tutti sinonimi d’impermanenza. Il che equivale a capire l’esistenza. È la teoria della relatività espressa da Einstein, è la mancanza di distinzione tra passato, presente e futuro.

Esisto? Dove? Questa è chiarezza della perfetta comprensione della realtà dell’impermanenza. Altrimenti viviamo, ed è cos’ì, viviamo fuori dalla realtà. Dobbiamo sentirci nel momentaneo, nell’esistenza momentanea.

Come esisto ora? Come essere felice nel momento presente? Noi viviamo nel passato, nella memoria del passato e nei sogni del futuro. Essere nel presente è faticoso e ne fuggiamo. Così viviamo nelle illusioni. Siamo impermanenti perché viviamo nel momentaneo. Dobbiamo avere la capacita della consapevolezza nel momento presente, della consapevolezza del momentaneo. Questa è la rinuncia: qui ed ora. Significa: “Non posso attendere”. Questa è la realtà dell’impermanenza, questo è l’insegnamento sutrayana. L’impermanenza. Vivere momentaneamente, esserne consapevole. Quanto tempo trascorro nel presente? Qui entra i gioco la teoria della relatività. Cos’è il presente? Per capirlo dobbiamo comprendiamo l’impermanenza. Vivere la realtà del presente. Questa è la pratica del dharma. È nostro diritto vivere in pace, armonia. E, per farlo, dato che abbiamo questa grande capacità, dobbiamo vivere nel presente, nella consapevolezza della impermanenza, transitorietà. Quindi arriva la karuna, la compassione, che è il non dualismo tra me e gli altri, l’interdipendenza, rispetto reciproco. Che differenza c’è tra me e gli altri?

Andiamo nel sottile, oltre il livello fisico. È uno spazio vuoto: questo è il mio io. Non c’è differenza tra il mio io e lo spazio vuoto. Quindi, comprendiamo karuna, lo spazio del cuore, lo spazio d’essere, lo spazio di tutte le cose. Compassione è scoprire noi stessi attraverso la compassione profonda. Sentire la mia esistenza nel ritmo dell’impermanenza. Questa è la consapevolezza. E quanto dura questo momento? Tutti i fenomeni composti sono impermanenti, così disse il Buddha, qualsiasi fenomeno è illusione, sorgente di sofferenza. Perciò la mia sofferenza non è colpa degli altri, ma del mio attaccamento, quindi della mia illusione. Tutti i fenomeni sono vuoti d’esistenza propria, questa è la loro natura ultima. Il che è scioccante, sia al tempo di Buddha che ora.

Per diventare buddisti ci sono due modi: l’uno è devozionale e l’altro è filosofico, profondo. Nel primo caso si crede nel Buddha, dharma e sangha e ci si prostra, nel secondo si vive nella realtà della transitorietà, della consapevolezza che tutti i fenomeni composti sono impermanenti, che la mia esistenza è momentanea, come la fiammella flebile d’una lampada, come il sonno, come le nuvole. Allora sei buddista. Infatti, per esserlo, non è necessario inchinarsi al Buddha.

Qualsiasi emozione sorge dall’illusione, che diventa sorgente della sofferenza. Tutti i fenomeni sono della natura del vuoto, della vacuità. È forse il Buddha impazzito? No, ha compreso la verità, la via per uscire dalla confusione. Tutti i fenomeni sono vuoti del sé. Il nirvana è pace, ovvero: quando la sofferenza è terminata hai la pace, la felicità. Da dove arriva il nirvana? Conseguita la rinuncia, la compassione, arriviamo alla saggezza della vacuità, indistruttibile come il vajra: è il via del vajrayana, del mantra o trantrayana. Perciò è indispensabile comprendere la vacuità.

Leggiamo ora la Triplice Pratica Quotidiana ed Il Sutra Del Cuore.

La consapevolezza, la comprensione, la fresca coscienza ci portano alla grande gioia.

Meditiamo da un lato sull’impermanenza o esistenza momentanea dell’io e del sé e, dall’altro, sulla vacuità dell’io e del sé. Meditiamo sull’impermanenza e la vacuità. Realizziamo la comunicazione dentro noi stessi.

Contemplazione e meditazione conferiscono grandi benefici, in quanto sono strumenti efficaci per comunicare con noi stessi.

Abbiamo tempo per parlare con gli altri, ma non abbiamo tempo per conoscere noi stessi. Questa meditazione non la faccio perché me l’ha ordinato il Buddha, ma è per vivere nella realtà, nella realtà dell’impermanenza, nella pratica della rinuncia, nella transitorietà d’ogni fenomeno. Da qui nasce la compassione, la karuna, la condivisione con gli altri, il non dualismo, quindi: non c’è spazio tra me e gli altri.

Così abbraccio l’intero universo, questa è la vera globalizzazione, non quella dei mercati.

La vacuità di tutti i fenomeni sono io, non quello ordinario, ma la sua natura divina. Questa è l’essenza dei sutra e dei mantra. La bellezza ultima di tutti i fenomeni trasforma la mia esistenza in esistenza divina. Giungiamo così alla comprensione della propria vacuità del sé, col cuore della grande compassione, alla realizzazione della non dualità tra sé e gli altri. Non ci sono ostacoli tra me e gli altri. È non dualismo. Questo è il nostro diritto: vivere in questa realtà, senza contraddizioni con la nostra realtà convenzionale. Questa è la bellezza della vita. Vivere la vita ogni momento, ogni istante col cuore.

Dott. Enrico Della Cà. Viviamo in un mondo percettivo, empirico, in cui la nostra mente è condizionata da tutti coloro che questa mente che indaga non usano, perciò è molto difficile la liberazione dai condizionamenti, ma essa può essere ottenuta attraverso l’assoluta unicità, la purezza, sì: perduta per gli eventi karmici. Quindi, il primo punto è rinunciare a questo mondo dualistico, per giungere alla riunificazione, vivendola, prima che con la mente di saggezza, con quella del cuore, vivendo la vera realtà di tutti i fenomeni, applicando anche quel principio fondamentale della fisica quantistica detto “momentum”, secondo il quale non esiste un tempo come lo percepiamo noi. Percepiamo il momentum senza la percezione erronea del passato e le attese del futuro, ma in completa consapevolezza, raggiungiamo la sunyata jana, la saggezza della vacuità, la natura stessa della nostra mente, guardandovi dentro per capire che quella è la nostra natura. Solo che noi ciechi non la vediamo ed ignoriamo l’aspetto fondamentale del problema: che noi e l’universo siamo la stessa cosa, perché siamo la vacuità. Allora la mente e la luce s’unificano e nasce la compassione verso tutti, è vivificante, osmotica verso l’universo, è compassione ed amore: è la stessa cosa.

Domanda. Siamo umani sempre desiderosi d’un futuro. Posso permettermi di vivere di desideri? Progettualità? D’un passettino dopo un passettino?

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. La programmazione per raggiungere l’illuminazione, o moksha, è un conto, un altro è la pianificazione per il raggiungimento dei nostri programmi samsarici che ci portano ad illusioni e conseguenti delusioni. Questa è la distinzione ed è tutto nel presente. L’illuminazione è qui, non bisogna attendere il futuro. La spiritualità è spazio, tempo. La spiritualità non è tempo e soldi, è il presente. L’illuminazione è il qui ed ora. È un momento d’un valore infinito, in cui si racchiudono tutti i valori spirituali. Ma senza attendere. Altruismo, accumulazione di meriti senza aspettative, attaccamento: questo è il progetto perfetto.

Dott. Enrico Della Cà. Cosa succede a progettare? Se lo facciamo, il punto è mai farsi coinvolgere dal punto in cui si è voluti coinvolgere, senza cadere nelle frustrazioni e sofferenze derivanti dall’attaccamento alla progettualità, basato sull’ignoranza della vera natura delle cose, che non esistono di per sé, né indefinitamente.

Pomeriggio 19.11.16

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. Continuiamo la nostra meditazione sulla pratica del Dharma. Stamane abbiamo iniziato con argomenti difficili, il nostro compito non è affrontare cose facili, ma scoprire un qualcosa di speciale. Il mio compito è presentare la pratica del Dharma più difficile, per renderla comprensibile. Oggigiorno sembra che tutti sappiano di tutto, il che è completamente il contrario di non sapere. La saggezza è la consapevolezza di non sapere. Socrate diceva: “So di non sapere”. Quanto più uno è studioso meno parla, alla fine non c’è nulla da dire, nulla da sapere. Perché il nostra problema è chiedersi: “Chi è questo tu che pensa?” È il concetto più difficile.

Quindi, come primo punto, chiediamoci: cos’è la realtà dell’impermanenza? Come si vive questa realtà. Cos’è la consapevolezza del sé nella realtà dell’impermanenza. È il cammino all’esperienza della rinuncia. Di contro, l’attaccamento verso il programmi futuri: qui non si negano i progetti, ma l’attaccamento. Perché non stai ancora vivendo nel futuro. Non c’è bisogno d’angosciarti, perché non sei ancora nel futuro.

La mente del non attaccamento è la mente della rinuncia.

Come secondo punto affiora la seconda domanda. La compassione, karuna, l’amore: perché?

Perché è unificazione, perché non esisti tu disgiunto dagli altri, è l’interdipendenza.

È la compassione generale che riunisce tutto l’universo nello spazio d’un singolo atomo, che riunisce tutto. È condurre l’esistenza nello spirito della compassione. Questa è la meditazione.

Ma la vera compassione è il coraggio, l’intelligenza, un cuore grande.

La compassione è uno stato di spirito di pace, d’atmosfera di pace e risiede nell’atmosfere della nostra esistenza. E risiede a livello quantistico, sottile. Se vivi a livello più grossolano: siamo più fragili. Se, invece, vivi a livello sottile: siamo più forti. Il sentimento di compassione comprende tutto, superando tutte le piccolezza. È il cuore universale.

Terzo punto è la vacuità o suniata, la via di mezzo tra nichilismo ed eternalismo, è Madyamika tra due estremi, esiste tra due estremi. Saggezza è la conoscenza della via di mezzo. Nulla esiste di per sé. La vacuità non vuol dire che non esiste, né che esiste sempre. Come è detto nel Sutra del Cuore: la forma è vacuità e la vacuità è forma. La Via di Mezzo evita le due visioni estreme: il nichilismo e l’eternalismo.

Per vedere la Via di Mezzo occorre osservare la realtà da 4 angoli. Così vediamo che in tal modo evitiamo le due visioni estreme. Rigpa, dzochen, alla fine prevale la raffinatezza della Via di Mezzo. Questa è la ricerca. Come esistiamo? Nella saggezza della Madyamica.

Dott. Enrico Della Cà. È un filosofia importantissima su cui si basa il Buddhismo tibetano di cui Nagarjuna e Chandrakirti sono gli esponenti maggiori. È una dottrina abbastanza incomprensibile. Perché sembra dare una spiegazione di tutto ciò che sembra esoterico ed incomprensibile, permettendo d’allontanarsi dai due pericoli dell’eternalismo e nichilismo, permette di squarciare il velo di Maya. Nagarjuna parte dal pensiero logico matematico, servendosi delle parole per distruggere le parole. È difficile capirlo, se non a livello quantico. Perché il vuoto non è il nulla, ma un ambito dove esistono infinite possibilità e particelle primordiali creano e distruggono infiniti universi. Se lo zero si poteva avvicinare al vuoto, invece qui v’è la possibilità d’arrivare ad identificarsi col vuoto. Ma dobbiamo unificare, ad esempio: la mente di saggezza e del cuore sono la stessa cosa, perché alla fine tutto s’unifica. Ho cercato di dare un nome italiano a “compassione”, dal latino cumpatio ovvero patisco insieme, ma non è il significato di karuna. Che è sì aiutare chi sta male, ma è un qualcosa di più, è un’energia, una forza potente che nasce dall’aver una realizzato la vacuità, è l’intelligenza emotiva che diventa consapevole. Nella karuna possiamo realizzare e realizzarci, è vedere le cose in una prospettiva diversa, non vedendo la realtà apparente, ma quella ultima: solo allora realizzeremo la vera compassione.

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. I Tre Aspetti Principali del Sentiero sutrayana sono la rinuncia, la compassione o bodicitta convenzionale e la saggezza che realizza la vacuità, che, in una sola parola diciamo bodicitta, che contiene sia la bodhicitta convenzionale che l’ultima. Fin qui giunge la nostra mente umana grossolana, attraverso Lojong o trasformazione mentale, Shinè o meditazione univoca, Lamrim o sentiero graduale, sono vie praticabili per la mente ordinaria. Arrivando al Mantrayana o Tantrayana: qui l’oggetto della meditazione sono il nostro corpo, i canali, la mente sottile, di cui non si parla nel sutrayana. Nel linguaggio dei mantra tantra è bodhicitta, come il nostro corpo sottile. In generale l’autogenerazione, la natura divina non è il nostro corpo grossolano che diventa divino, ma lo diventa il nostro corpo sottile. È quindi la collaborazione tra il nostro corpo, i canali, venti sottili ed i Tre Aspetti Principali del sentiero: la rinuncia, la saggezza e la bodicitta, allora il nostro sentiero diventa potentissimo. Così, attraverso la realizzazione del sentiero sutrayana, rendiamo il percorso Mantrayana indistruttibile. Il Mantrayana intrattiene la realizzazione attraverso il nostri canali e venti sottili.

Dott. Enrico Della Cà. Noi abbiamo un corpo grossolano, ma esistono altre strutture visibili dagli occhi della mente. È il corpo sottile e sottilissimo fatto d’una miriade di canali, concepibile solo se il corpo lo vediamo come trasparente, allora appaiono i canali che veicolano energie sottili. Esistono tre grandi canali. I più importanti per l’esercizio tantrico sono le nadi, il canale centrale Sushumma o Avadhuti in sanscrito, che va dalla fontanella della sommità del cranio al perineo, è blu tenue ma dentro è rosso, è collegato a vari livelli con le due nadi: la destra kiomma e la sinistra Romma o nadi e Pingala, sono correlate o con la base del perineo od al diaframma. Ci sono poi le 6 ruote o chakra, di cui 5 sono rispettivamente: alla corona del capo, alla gola, al cuore (è il più importante), la quarta è gialla ed è sito due dita sotto l’ombelico e quello segreto nella cavità addominopelvica. I chacra sono legati con nodi e petali. Noi dobbiamo permettervi la libera circolazione delle energie, sì di quelle che circolano nel nostro universo energetico attraverso i canali di destra rosso e a sinistra bianco: le bodicitta. Sono gocce o soffi, venti o lung, di cui 5 principali e 5 secondari, e sono uniti alla mente, quindi sono mente – vento o sem lung che liberano i canali dalle impurità, le gocce bianca e rossa s’unificano e diventano porporine e sono quello che resta di noi: il tigle. È ciò che resta di tutto, il tigle del cuore. Ma abbiamo altre gocce. Il processo consiste nella visualizzazione dei canali interconnessi, la cui purificazione permette la realizzazione di bodicitta, la mente del risveglio e, con quella goccia, il tigle indistruttibile, abbandoneremo questo corpo per una nuova rinascita. La bodicitta si serve d’un processo semplice di figure che porta alla purificazione attraverso i venti carmaci, sia del corpo che della mente.

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. I canali e venti sono molto importanti. I tre loci del Mantrayana: corpo, parola e mente sottile, dove sono? Dentro o fuori del nostro corpo grossolano? Come trasformarci nella divinità della vacuità? Anche il Buddha ha un corpo: è il corpo di vacuità. Allora tutte le pratiche del tantra iniziano con la generazione dell’orgoglio divino. Visualizziamoci nella divinità. È un concetto difficilissimo, ma, in pratica, molto utile. Sono i tre canali a rappresentare il corpo sottile, che si trasforma nel corpo divino.

Cos’è l’orgoglio divino?

Quando ti generi come divinità, non sei affatto divino: sarebbe una follia! Se ci credi effettivamente, può essere pericoloso. L’orgoglio divino puro deve farci superare l’orgoglio ordinario. Solitamente il nostro orgoglio è il distruttore della nostra armonia e pace, quello che ci vuole sempre vincitori, che ci fa dire che abbiamo sempre ragione. L’orgoglio divino è invece un sentimento (orgoglio) puro e sottile, che cancella l’orgoglio ordinario.

Dott. Enrico Della Cà. Il maestro è troppo gentile con noi perché ci porta a conoscere pratiche importanti e segrete. È come un processo di transustanziazione simbolica. Come nell’ostia consacrata. Ma esiste la possibilità d’avere gravi allucinazioni, inoltre permette l’instaurarsi d’uno dei difetti mentali maggiori: l’orgoglio. Tra l’ignoranza, l’attaccamento e l’odio, l’orgoglio si colloca tra loro, ma la generazione del vero orgoglio divino rappresenta l’annullamento ed il superamento dell’orgoglio ordinario.

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. Tutti i fenomeni sono privi di natura propria. Il che non rappresenta il risultato di un processo ma è un dato di fatto. In un singolo atomo risiedono le proprietà di tutti gli atomi. Esistono tanti Buddha come gli atomi dell’universo. Così il tempo non esiste. Il tempo in sé non esiste. Ma esiste a livello convenzionale. Non è un mistero creato dal Buddha ma è una proprietà della natura. Esiste una sola natura di vacuità dei fenomeni e da questa vacuità mi trasformo nella divinità. Significa realizzare la completa potenzialità delle proprietà della natura. Questo è il significato di Buddha. Perché, anche se gli altri esseri hanno questa capacità, non la mettono in pratica? Perché non hanno la capacità di comprendere la sottigliezza dei fenomeni, di conseguenza, non hanno la capacità di realizzarle. La via del tantra è la capacità di trasformare, di trasformare noi stessi oltre le apparenze ordinarie. In tal modo giungiamo a comprendere un’altra dimensione della nostra esistenza.

Graziella. Coloro che realizzano la vacuità, ci possono venire in aiuto nel samsara o non vedono la nostro sofferenza?

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. Penso che il Buddha non veda la nostra sofferenza.

Dott. Enrico Della Cà. Ho frequentato vari maestri e di varie scuole, purtroppo in proposito non esiste un’opinione univoca. Sua Santità il Dalai Lama da piccolo chiedeva a Pala, il suo lama precettore, se le figure rappresentate sulle tangke fossero reali, al che Pala rispose affermativamente. La differenza tra Dharma del Buddha da un lato e Cristianesimo ed Islam dall’altro, è che il primo è non alienante, ovvero che non riferisce ad altri la soluzione dei propri problemi, ma alla consapevolezza mentale che permette di risolvere da soli i propri problemi.

Giovanni. Dal terzo terreno del sentiero, il bodisattva scende sulla terra per aiutare gli esseri sofferenti, ma lo fa come visualizzazione, non fisicamente.

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. Mi sembra che siamo troppo attaccati al Buddha, invece dobbiamo essere attaccati agli esseri senzienti. C’è molto più attaccamento al guru che agli esseri senzienti. Perché la salvezza è tua, dobbiamo sviluppare attaccamento per gli esseri senzienti, la vera pratica della rinuncia è aiutare gli esseri, maturando compassione e saggezza. E dobbiamo farlo manifestando rispetto, compassione, devozione, amicizia per tutti gli esseri.

Recitiamo ora il Mantra di Cenresi: Om Mani Pedme Hum. meditiamo col nostro cuore, nella contemplazione della vacuità, del corpo, della parola e della mente degli esseri illuminati, l’obiettivo di tutti gli esseri, per realizzarlo con la via della compassione, è la saggezza, mani pedme, perché tutti gli esseri raggiungano lo stato di Buddha.

L’essenza di Om Mani Pedme Hum è la grande compassione, come pure gli Otto Versi per la Trasformazione della Mente. Il che è cambiare attitudine, mutare modo di pensare, d’agire, il modo di condurre la vita. È un terremoto interiore per battere l’ego in un sol colpo. È rinnovare il nostro paradiso interiore.

Lo scopo della nostra pratica odierna è d’abbandonare il nostro ego, d’esserne liberi. Torniamo a casa rinunciando all’ego, maturando compassione, rinuncia e saggezza.

Dedichiamo con gran compassione tutti i meriti agli infiniti esseri samsarici migratori. È questa una delle più belle pratiche dell’umanità. È un’opportunità rara, dedicare i nostri meriti agli altri, con gioia e spirito d’amicizia. Ma è molto raro, quindi ancora più prezioso. Ringrazio tutti voi del vostro entusiasmo, volontà e pazienza.

Dott. Enrico Della Cà. Sono molto contento, perché in un giorno abbiamo fatto grandi progressi e domani ne faremo molti altri ancora.

Domenica 20.11.11

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin.

Shantideva scrisse: “Fino a quando durerà lo spazio, e fino a quando resteranno gli esseri senzienti, fino a quel momento resterò per disperdere la sofferenza degli esseri.”

È la preghiera dei bodisattva, di chi possiede il cuore di bodicitta, di chi possiede una visione cosmica. Questo è il progetto del bodhisattva, è nostro dovere, diritto, responsabilità. Questo è il nostro vero impegno. Col cuore di bodicitta si può fare qualsiasi cosa con grand gioia. Noi facciamo qualsiasi cosa e ciò ci sembra pesante, faticoso. Invece non esiste stanchezza, né fatica nel farsi carico col cuore di bodisattva e di bodicitta del vastissimo progetto, il cuore di Dharma è il dono vero all’umanità. Questo è il motivo della nostra vita umana: vivere in questa grandezza. Chi ci ostacola in questo progetto? Nessuno.

Tutti gli insegnamenti sono perfetti. Questa è la via del bodishattva e della bodicitta per riunire tutta l’umanità. Non è possibile negarlo. Altrimenti andiamo contro la natura dell’umanità, contro la realtà universale di fatto. È una ricchezza assoluta. Perciò Buddha è grande. Per il cuore, per la bodicitta. Il più grande Buddha del mondo è nel tuo cuore, non è una statua enorme. Perché la bodicitta è il cuore del Buddha, è l’anima del Buddha, che è espansione del tuo cuore, è un dono universale, è vera eredità lasciata all’umanità. Questa è la trasmissione, la trasmissione degli antichi santi maestri: la bodicitta. È la vera rappresentazione dell’intangibile patrimonio umano. È arricchire noi stessi, è arricchire l’umanità. È la capacità naturale innata che nessuno ci può bloccare. Per capirla, utilizziamo l’intelligenza umana, pensando e riflettendo appropriatamente, così la nostra vita diventa libera. E libertà è diritto, non è un regalo del Buddha, ma è il risultato della chiarezza del nostro cuore, del bodisattva.

Lo spazio e gli esseri senzienti non hanno fine. Così, possa rimanere col mio spirito per disperdere le sofferenze degli esseri senzienti.

Il paradiso è qui, quindi non dobbiamo aspettare, dobbiamo agire qui ed ora. La grande compassione è la bodhicitta convenzionale che vuole servire tutti esseri per liberarli dalla sofferenza, con l’infinita capacita che la caratterizza. Dalla gran compassione alla bodicitta c’è un passaggio: nel mezzo c’è l’energia (in tibetano: ha ksam), l’energia della responsabilità di farsi carico degli altri, è l’energia della volontà. È agire subito con volontà totale. Io mi prendo cura di tutto, faccio.

È questo che ci manca, perché abbiamo abbastanza compassione, ma abbiamo meno cura di prenderci la responsabilità degli altri. È la pigrizia. È dire: “Se lui non lo fa, perché lo devo fare io?”. Ma la volontà ha ksam è l’opposto. Così non ci sarà posto per la pigrizia, per lamentarci. Questa volontà l’abbiamo già dentro, ci è innata. Allora utilizziamola. Invece, noi inganniamo noi stessi, proprio perché non possiamo ingannare la realtà. La pratica del Dharma è capire la realtà. Se la capisci, comprendi come vivere pienamente, espandendo completamente ed infinitamente il cuore. Non è una sterile preghiera al guru, ma un canto che esce dal nostro cuore.

Ricordiamoci di Shantideva: “Fino a quando durerà lo spazio,

e fino a quando resteranno gli esseri senzienti,

fino a quel momento resterò per disperdere la sofferenza degli esseri.”

Questa è l’azione giusta, l’azione che proviene da una profonda riflessione.

La salvezza è la comprensione del cuore umano. Il bodhisattva non è mai felice, anzi, prega per incontrare la sofferenza. Noi facciamo l’opposto. Il bodhisattva prende su di sé la sofferenza. Qui accade il miracolo. Quello dell’autentico, totale, altruismo: dove non c’è nessun conflitto interiore. E, sei così riuscito a trasformare la sofferenza in armonia. Questi sono i benefici dell’altruismo. È il motivo d’essere nati come umani, con un gran progetto, questo è il sogno del bodisattva. Il nostro sogno è l’ideale del bodisattva.

Ricordiamoci ancora di Shantideva: “Fino a quando durerà lo spazio,

e fino a quando resteranno gli esseri senzienti,

fino a quel momento resterò per disperdere la sofferenza degli esseri.”

Questo è il mio sogno. Noi tutti ci auguriamo d’incontrare ogni giorno la consapevolezza di questo spirito, lo spirito del Bodhisattva, così come la nostra mente s’è inventata la sofferenza, allora, grazie a questa capacità, entriamo in un’altra dimensione. E capiamo effettivamente cos’è la vita umana, attraverso la contemplazione, la riflessione e la meditazione. E, pian piano, lo conseguiremo.

Il nostro tema è la via tantrica verso la liberazione, è un tema molto importante e suggestivo. Abbiamo stamane iniziato con la pratica di purificazione del luogo e delle offerte, quindi siamo giunti all’offerta del mandala, quindi alla generazione di bodicitta, all’espansione infinita del nostro cuore, ai pensieri incommensurabili che apprezzano la felicità altrui e che mostrano compassione verso la sofferenza degli altri: vedendo felicità n’esce amore, e, quando non c’è né amore né infelicità esce equanimità. Così ci rallegriamo della felicità altrui. Questa è la pratica dei Quattro Incommensurabili, è la pratica della bodhicitta.

E non è per me, perché quello che beneficia me, fa del bene a tutti. Così trascorriamo tutta la nostra vita nella dimensione della visione pura, attraverso la pratica dell’amore e della compassione. Qualsiasi cosa s’incontra, così diventa pura. Sulla base della pratica dei sutra, della bodhicitta convenzionale, allora diciamo che la bodhicitta convenzionale diventa unione con quella ultima, come un vajra indistruttibile. La natura ultima di tutti i fenomeni è sviluppare la visione pura. La visione pura è la natura di vacuità, che ti porta alla visione della beatitudine, anzi alla sua esperienza, il che ti porta quindi alla natura divina. Tutta la visione di saggezza è pura, è una visione pura, grazie alla visione della vacuità. Così la natura di beatitudine diventa natura divina. La beatitudine è il prodotto della realtà della vacuità che, attraverso la sua saggezza, trasforma la realtà convenzionale in divina. Ma, se nella vita quotidiana prendiamo alla lettera tutto ciò, allora potremmo pensare che tutto è divino, beatitudine, ed allora cadremmo in confusione. Quindi, per farlo, occorre la saggezza che realizza la vacuità, come il dolce tibetano pù che, senza burro mar, perde ogni fragranza.

Stefania. Mi muovo nello spazio per beneficiare gli esseri, il che comporta una mia vita autentica in modo da sviluppare una pratica autentica: ma devo beneficiare prioritariamente me stessa o gli altri?

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. Occorre, come dalla preghiera appena eseguita, avere il coraggio di servire tutti esseri.

Dott. Enrico Della Cà. Il bodhisattva è un essere, è un termine in sanscrito, il bodhisattva per farlo deve vivere in questo mondo, emana un’amorevole gentilezza sulla base dell’Ottuplice Sentiero, la Retta Via, la presenza nel mondo convenzionale ha una svolta quando percorre i gradini dei vari livelli delle bhumi, come si fa a vivere qui sempre gentile con gli altri?

Domanda. L’aspirazione a liberare sé stessi e gli altri dalla sofferenza è sufficiente, oppure ci sono tecniche per tagliare il nostro ego? Cosa possiamo praticamente fare per esaudire la nostra aspirazione e diminuire il nostra ego?

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. Il nostro ego è un immagine della nostra presenza, che non esiste di base, in origine. Non è la verità. L’ego è un falso. È una falsa immagine di noi. L’ego non esiste in realtà. Ma è un frutto dell’ignoranza. Non c’è nulla da diminuire né da combattere, semplicemente lascia andare, perché l’ego è un fenomeno falso.

Dott. Enrico Della Cà. Il punto è la marigpa, l’ego che non esiste. Siamo fatti dei Cinque Skanda, troppo semplici da capire. È l’ignoranza che va combattuta, non l’ego, perché l’ego non esiste, quindi lascialo scorrere. È una stagnazione, una concrezione d’un qualcosa che non esiste.

Luigi. La nostra mente funziona per vicinanza, all’essere vicini a pensieri, comportamenti buoni, il che fa sì che tutto ci porta vicini all’obiettivo.

Dott. Enrico Della Cà. L’aspirazione è fondamentale, ma senza una costante energia e senza un maestro qualificato non s’ottiene assolutamente nulla, ma, comunque, l’aspirazione è un modo essenziale per iniziare la via.

Domanda. Come dobbiamo comportarci verso chi ha un pensiero opposto al nostro, come: rispettandolo? Dobbiamo aiutare il malato che non vuole?

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. Bodicitta è la grande compassione, è l’attitudine altruistica che indirizza ogni nostra azione per il beneficio di tutti esseri, e chi non vuole essere aiutato lo rispettiamo, nella motivazione che qualsiasi cosa facciamo, la realizziamo per il beneficio di tutti gli esseri, senza discriminazione. Questa è la compassione universale. È dedicare l’intera vita per il beneficio di tutti esseri.

Dott. Enrico Della Cà. Il sanscrito è complesso, studiarlo è bellissimo, se interessa. Altrimenti è un tormento. E ci sono tanti modi per definire la mente. Perché è una lingua perfetta. Citta in sanscrito è la mente, non quella razionale con cui si studia la matematica, è piuttosto la nostra intelligenza emotiva, è la mente del cuore, vibrazionale, quantica, che emette vibrazioni quantiche, e noi le dobbiamo emettere a livello sottile verso tutti gli esseri, e queste devono essere originarie, pure. E queste vibrazioni sono importantissime, tanto che possono modificare la situazione a miliardi di anni luce di distanza, e ce lo dice la fisica quantistica. Citta era oggetto di approfonditi corsi all’Università di Nalanda.

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. Meditazione sulla consapevolezza che nasce dalla natura della bodicitta, propriamente dal cuore, in una sola mente di cuore, questa unione della nostra mente di consapevolezza e bodicitta, ora è contemplazione sulla realtà ultima, la vacuità. Immaginiamo il nostro corpo come un corpo divino e le nostre parole come voce di mantra ed immaginiamo la nostra mente con la saggezza del Buddha e la nostre azioni come le attività del Buddha, immaginiamo la nostre mente in unione con la bodicitta contemplata sulla vacuità ed immaginiamoci con un corpo divino, parole del divino mantra, mente con la saggezza di Buddha o Darmakaya, le azioni sono le attività di Buddha.

Manteniamo la nostra mente in unione con la bodicitta contemplata sulla vacuità e, nello stesso tempo, immaginiamo il nostro corpo nella forma divina e nella forma illuminata Rupakaya, parole divine del Buddha, del mantra, parole di dharma, la nostra mente è la mente di Buddha, il Dharmakaya, la saggezza di Buddha, le nostre attività sono le azioni del Buddha, infinite azioni ed attività altruistiche, alla fine immaginiamo di dissolvere tutto nella vacuità: corpo, parola, mente, attività. Torniamo così al nostro stato ordinario.

È questa la via del tantra verso la liberazione. Tutto qui. Qui troviamo la pratica dei sutra e dei tantra in unione, la bodhicitta convenzionale come mente del buon cuore e la bodhicitta ultima in unione, l’obiettivo è la vacuità detta ultima, che sviluppa corpo, parola, mente attività pura. Questo è il modo d’essere puri, dove non esistono conflitti contraddizioni e confusioni, c’è solo chiarezza, amore, compassione. Tutto ciò che di buono esiste sulla terra è in essa: è l’infinita spontanea attività altruistica, è l’attività risvegliata del Buddha. Possiamo godere di queste qualità, anche nel samsara, attraverso la via del tantrayana mantrayana, grazie all’unione della bodicitta convenzionale all’ultima, al poter d’immaginazione di trasformare il nostro corpo, parola e mente nell’attività della natura divina, l’illuminazione è più vicina, lo stato d’esperienza di Buddha è condivisibile nel samsara, questo è il nostro tentativo, dobbiamo poi avere la capacità d’essere nel divino e di tornare nel samsara totale, senza mischiare i due eventi, trattenendo con consapevolezza, compassione ed amore: altrimenti siamo persi, non sappiamo quello che facciamo, il gran messaggio della Via di Mezzo aiuta a far apprezzare la vita, in qualsiasi ambiente in cui viviamo.

Domenica 20.11.11 pomeriggio

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin.

Siamo qui per continuare il nostro percorso, come dice il titolo dell’incontro, lungo la via del tantra verso la liberazione. Da cosa? Dal samsara.

Samsara e nirvana sono rispettivamente uno stato di condizionamento e di non libertà e, dall’altro, uno stato di libertà. Il samsara non è un luogo identificabile. Quanto dura il viaggio verso il nirvana? Dov’è il samsara e dov’è il nirvana? Nella pratica del sutra e nel mantrayana, sono, questi, stati di felicità e sofferenza creati dalla nostro mente, in tibetano “sem”. Il loro creatore è la nostro mente. Né di Buddha né d’altri, non sono stati dipendenti da alcunché se non dalla mia mente. Quindi, siamo noi gli artefici della nostra sofferenza e felicità. Come mai, allora, non ammettiamo mai errori? Perché la nostra mente crea samsara e nirvana? La mente è chiara, è sempre presente e lavora. Come mai ha creato il samsara? Cos’è il samsara? È un mondo creato dall’illusione della nostra mente. È un mondo creato solo dall’illusione della nostra mente. Quando sono libero dai condizionamenti creati dalla illusione della mia mente: allora sono libero. È il Nirvana. Quando sono nel mondo creato dalla mia mente, ma privo d’illusioni, sono nel mondo libero, non condizionato dalle delusioni mentali e karma. Sono nel Nirvana.

Sulla base della realtà, dobbiamo avere la consapevolezza che sia il samsara, sia il nirvana sono entrambe create dalla mia mente.

Il karma o legge di causa effetto, perché esiste? Il karma non viene dal nulla. La legge di causa effetto è infallibile, è incorruttibile, perché è così potente? Secondo delle pratiche filosofiche sia dei sutra, che del tantra, il motivo è che il karma è una manifestazione della vacuità. Sua Santità il Dalai Lama ha, nei suoi recenti insegnamenti alla Fiera di Rho Milano, illustrato molto bene questo tema, mirabilmente espresso nella Lode all’Origine Interdipendente di Lama Tzongkhapa, la cui provenienza è da Nagarjuna nella Mulamadyamikakarika. La vacuità ci sembra il vuoto e lo spazio, ma la vacuità è interdipendenza, è questa la vera manifestazione della realtà della vacuità. Non dobbiamo vedere la vacuità come un bicchiere vuoto, privo d’acqua. No, questo vuoto, questa vacuità è esistenza, interdipendenza. La bellezza ultima dei fenomeni è la realtà della loro natura ultima: la vacuità. L’infallibilità della natura di causa effetto, della natura dell’interdipendenza è l’espressione della vacuità, della vacuità d’esistenza intrinseca. Tutto è della natura di vacuità, da essa nasce la possibilità di causa effetto, che è infallibile.

Dalla realizzazione della vacuità di te stesso e di tutti i fenomeni, immagina di trasformare il tuo corpo, parola e mente nella natura divina. È la via del tantra verso la liberazione. Le quattro classi di tantra sono krya, charya, yoga, anuttara yoga. Fondamentalmente la loro pratica è sovrapponibile. Dipende dalla scelta personale, ma l’essenza è la stessa: attraverso la pratica di bodhicitta, La meditazione sulla vacuità trasformare il proprio corpo parola mente nella realtà divina: alla fine il proprio corpo, parola e mente non sono altro che bodicitta convenzionale ed ultima.

Dott. Enrico Della Cà. Il lama ha parlato d’interdipendenza connessa con la vacuità. Anzi, come se fosse la stessa cosa. Ogni cosa non esiste di per sé stessa, ma da una condizione che ne è la base. Essendo tutto interdipendente, manca d’una essenza, quindi, nessun fenomeno ha in sé un’essenza, ma tutto è condizionato da un’infinità di cause e condizioni, che permettono la realizzazione di quel fenomeno. Mentre si può avere di ciò una percezione concettuale, è difficile avere la percezione della vacuità della mente. Tutto è nella mente. Samsara e nirvana sono solo stati della nostra mente.

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. Andiamo ai Tre Aspetti Principali del Sentiero di Lama Tzong Khapa https://www.sangye.it/altro/?p=489

Se non possiedi la saggezza che comprende la vera natura delle cose,

sebbene tu abbia sviluppato rinuncia e Bodhicitta,

la radice del samsara non può essere estirpata.

Quindi impegnati intensamente per realizzare l’origine interdipendente.

Colui che vede come inevitabile la realtà di causa ed effetto

di tutti i fenomeni nel samsara e nel nirvana,

distrugge totalmente ogni percezione errata

ed è entrato nel sentiero che compiace i Buddha.

Fin quando la realizzazione dell’origine interdipendente e della vacuità sono considerate separate non abbiamo capito la saggezza di Buddha, la comprendiamo solo quando le due realizzazione sorgono simultaneamente, cancellando la concezione dell’esistenza intrinseca, se comprendi che la vacuità è prodotta da causa – effetto, non cadrai nelle visioni estreme. Ad un realizzato appare come vuoto, privo d’esistenza intrinseca. Ogni fenomeno esiste solo come imputato della mente, quindi, solo nella realtà dell’interdipendenza, e qui c’è il vuoto della vacuità, che ci fornisce una visione opposta a quella ordinaria. Allora, dov’è tutto questo attaccamento? Dov’è la radice dell’attaccamento? L’infallibilità della legge di causa effetto è la manifestazione della vacuità di tutti i fenomeni. Il che ti mostra un mondo vero, reale, non creato dalle illusioni della mente, il mondo illusorio del samsara. Al che l’attaccamento svanisce e la bodhicitta sorge inevitabilmente. E rimane la vera natura umana: bodicitta. Non dobbiamo attenderci benedizioni da divinità, ma dobbiamo comprendere la bellezza della realtà, la bellezza della nostra esistenza. Perciò dobbiamo trovare la compatibilità con l’infallibilità della legge di causa effetto come manifestazione della realtà ultima. Con questa chiarezza realizziamo la pratica.

Quando ero all’inizio dei miei studi, in monastero studiavo la Pramanavartika, Commentario sulla Madyamika ed iniziai a fare domande sulla vacuità. Al che il mio maestro diceva: “Una persona dalla mente debole non riesce a far domande sulla vacuità, già la domanda implica una gran apertura, alla fine, anch’io sono della natura della vacuità: così la domanda distrugge il tuo samsara”.

Conoscere d’avere una visione della realtà che libera dall’ego, ma la liberazione è dentro di noi, è la bodicitta, è scoprire l’intangibile patrimonio umano: amore, compassione. Hai così distrutto la tua prigione, perché è diventata fragile. Quest’argomento è di grande beneficio.

Domanda. Che differenza c’è tra karma e samsara?

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. La legge di causa effetto ha creato l’universo, grazie all’energia della vacuità.

Dott. Enrico Della Cà. Il karma è come la fisica meccanicistica e la vacuità è come la fisica quantistica.

Ven Lama Ghesce Ghendun Tarchin. L’unico motivo è sconfiggere il nostro ego e distruggere il nostro samsara. Sviluppiamo la consapevolezza del Dharma.