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L’antica saggezza indiana nell’India contemporanea
Dicembre 9th, 2017 by admin

Sua Santità il Dalai Lama parla ai bambini delle scuole elementari al suo arrivo al Somaiya Vidyavihar di Mumbai, 8 dicembre 2017. Foto di Lobsang Tsering

Mumbai, India 8 dicembre 2017 – Ieri Sua Santità il Dalai Lama ha lasciato Dharamsala per recarsi a Mumbai. Questa mattina ha attraversato la città, mentre il sole splendeva in un cielo nebbioso, per raggiungere il campus del Somaiya Vidyavihar, il cui motto è “solo la conoscenza rende liberi”. Al suo arrivo è stato accolto Samir Somaiya, nipote del fondatore che Sua Santità conosceva, e da sua moglie.

Prima di tutto Sua Santità ha parlato ai bambini delle scuole dai gradini dell’edificio.

Buongiorno, come state? Avete dormito bene? Io ho dormito nove ore prima di alzarmi alle 3 del mattino per iniziare la mia meditazione. La meditazione consiste nel mantenere chiara la mente; pensare profondamente alla realtà. Si tratta di pensare alle nostre emozioni, chiedersi ‘Perché mi sento arrabbiato?’ e capire i vantaggi del coltivare emozioni positive come il buon cuore. Ho incontrato delle difficoltà nella mia vita, ma la pace della mente che ho acquisito grazie all’addestramento mentale mi ha aiutato ad affrontarle. Ho scoperto che la pace della mente sostiene sia la salute fisica che quella mentale e che l’igiene emotiva contribuisce ad entrambe”.

Il Dalai Lama ha chiesto ai bambini se lo preferivano sorridente o accigliato e ha spiegato che è attraverso il sorriso che si esprime buon cuore e che non sono il denaro o il potere politico ad attrarre gli amici. Sua Santità ha detto che l’India è grande non solo per la sua popolazione e la sua democrazia, ma anche a causa della sua antica saggezza, che ha raccomandato di far rivivere nell’istruzione moderna.

Sono molto felice di essere di nuovo qui”, ha detto “visto che ho una stretta relazione di amicizia con la famiglia Somaiya da molto tempo”.

“Un aspetto assolutamente unico di noi esseri umani è il nostro cervello. Abbiamo sviluppato il linguaggio e la capacità di analizzare la realtà al di là delle apparenze. Questo è ciò che ha insegnato il Buddha. Certo, è stato il fondatore del buddismo, ma io lo considero anche un grande pensatore e filosofo. E lo considero uno scienziato poiché ha dato questo consiglio unico: ‘O monaci, proprio come l’orafo testa l’oro bruciando, tagliando e sfregando, esaminate a fondo le mie parole e accettatele solo dopo averle analizzate e non solo per rispetto nei miei confronti”.

I Maestri del Nalanda come Nagarjuna, Chandrakirti e Buddhapalita seguirono questo consiglio e misero alla prova dieci particolari sutra per verificare se potessero essere accettati alla lettera. Altri come Dignaga, Dharmakirti e Shantarakshita svilupparono la logica come strumento di indagine”.

Avevo solo sette anni quando ho iniziato a studiare i trattati di questi Maestri e naturalmente ero un po’ riluttante. Ma già quando ne avevo tredici ho cominciato ad apprezzare che ciò che avevano da insegnare poiché era utile per mantenere la mente attenta e gestire le emozioni. Ho imparato che ci sono tre oggetti di conoscenza: oggetti manifesti, conoscibili attraverso la percezione diretta; oggetti che sono leggermente nascosti, che si comprendono attraverso la logica inferenziale; e cose che sono estremamente nascoste e che possiamo conoscere solo affidandoci alla testimonianza di qualcuno che ne abbia fatto esperienza.

Quando siamo venuti in India, il nostro obiettivo era quello di proteggere e preservare le nostre conoscenze e dunque ho cercato l’aiuto di Nehru, di Rajendra Prasad e di Radhakrishnan. E il governo indiano ha dato un sostegno speciale agli studi monastici”.

Nel 1973 ho visitato per la prima volta l’Europa. Nel 1979 sono andato anche in URSS e negli Stati Uniti. Complessivamente ho incontrato un gran numero di persone, tra le quali studiosi e scienziati. Ho scoperto che, nonostante lo sviluppo materiale, in Occidente la gente sperimenta livelli sorprendenti di stress e di ansia. Nessuno vuole avere problemi, eppure sembra che la maggior parte di quelli che dobbiamo risolvere li abbiamo creati proprio noi. Le emozioni distruttive turbano la pace della nostra mente, distruggono la nostra salute e creano difficoltà alle nostre famiglie e alla comunità”.

Come animali sociali abbiamo bisogno di amici, ma facciamo amicizia sulla base della fiducia, che a sua volta nasce dall’affetto e dalla preoccupazione per gli altri. Non è possibile comprare la fiducia o pretenderla con la forza. La fiducia si basa sul buon cuore, un modo di essere e di comportarsi a cui il nostro moderno sistema educativo materialistico presta pochissima attenzione. Non insegna nemmeno come affrontare le emozioni distruttive. Di conseguenza, ho cominciato a rendermi conto che le conoscenze che noi tibetani avevamo ricevuto dai Maestri del Nalanda potevano contribuire al benessere del nostro mondo così travagliato.

L’altro giorno, durante un incontro, ho detto che sia il Buddha che il Mahatma Gandhi sono stati plasmati dal patrimonio culturale indiano. Anche noi abbiamo l’opportunità di studiare e mettere in pratica questa antica saggezza”.

Sua Santità ha osservato che, sebbene si parli molto di pace, viviamo in un mondo violento in cui esistono ancora armi nucleari. E non basta certo – ha aggiunto – sperare un giorno di liberarsene. Occorre una agenda concreta per il loro definitivo smantellamento e dobbiamo seguirla. Il recente conferimento del Premio Nobel per la pace alla Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN) è certamente un segnale incoraggiante e, ha aggiunto il Dalai Lama, ha esortato l’ex presidente Obama a proseguire il suo lavoro in questa direzione.

Rispondendo alle domande del pubblico, dopo una breve pausa per il tè, Sua Santità ha spiegato che tutti noi abbiamo il seme della compassione, istintiva e biologica, come risultato dell’affetto che riceviamo quando nasciamo. Tuttavia, questa compassione tende ad essere circoscritta e parziale; dobbiamo usare la ragione ed estenderla agli altri per vederli come nostri fratelli e sorelle. Il Dalai Lama ha poi raccomandato lo studio del “Bodhisattvacharyavatara”, il libro che meglio spiega come coltivare la compassione.

Sua Santità ha poi offerto la sua spiegazione della teoria della rinascita, compresa la nozione che, mentre il corpo crea una condizione cooperante per la coscienza, la sua causa sostanziale è la coscienza stessa che non ha alcun inizio. Ha citato a testimonianza il caso delle ragazze indiane e dei due ragazzi tibetani che avevano ricordi precisi della loro vita passata e ha aggiunto che – quando era giovane – lui stesso aveva memorie delle sue vite precedenti.

Sua Santità si è poi riferito a Shakyamuni come il quarto Buddha di questo eone fortunato, dopo Krakucchanda, Kanakamuni e Kashyapa. Ha citato il verso che esprime i pensieri del Buddha dopo aver raggiunto l’illuminazione:

Ho raggiunto questo Dharma simile a un nettare, questa chiara luce così profonda, pacifica, incontaminata e perfetta. Ma se dovessi insegnare tutto ciò, ora nessuno lo capirebbe”.

Tuttavia, dopo 49 giorni dall’illuminazione, il Buddha incontrò gli asceti con cui aveva praticato e a loro diede il suo primo insegnamento, a Sarnath. Spiegò le Quattro Nobili Verità Nobili, il fondamento stesso dei suoi insegnamenti: la verità della sofferenza, dell’origine della sofferenza, della cessazione e del sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza.

Sua Santità ha poi fatto riferimento ai tre addestramenti – moralità, concentrazione e saggezza – e ha citato un verso del lignaggio Jonang:

Il riflesso dell’illusione stessa si manifesta chiaramente,
La consapevolezza inaffidabile è chiaramente luminosa,
Tutto scompare nella sfera inesprimibile della vacuità
In una fiammata di grande beatitudine.

Il Dalai Lama ha aggiunto che se i suoi ascoltatori vogliono veramente sapere che cosa il Buddha ha insegnato sulla saggezza, devono leggere, studiare e riflettere sul meraviglioso libro di Nagarjuna,”La saggezza fondamentale della Via di Mezzo”, disponibile sia nell’originale sanscrito sia nella traduzione in inglese.

Sua Santità ha spiegato che il primo giro della ruota del Dharma consisteva nelle Quattro Verità Nobili. Il secondo riguardava la perfezione della saggezza e forniva una spiegazione molto più profonda della verità della cessazione. Il terzo – che include i sutra sulla spiegazione del pensiero e dell’essenza Tathagata – pone le basi della scuola di pensiero “Solo Mente” (Cittamatra). Ha chiarito che mentre il secondo giro della ruota del Dharma riguardava la chiara luce oggettiva, il terzo riguardava la chiara luce soggettiva, la coscienza più sottile, le basi del tantra e delle pratiche di Mahamudra e Dzogchen.

Sua Santità il Dalai Lama ha espresso il suo profondo interessa nel mantenere viva questa conoscenza e il suo impegno a far rivivere l’antica saggezza indiane nell’India contemporanea. 

La seconda sessione degli insegnamenti è prevista per domani.

http://it.dalailama.com/news/2017/lantica-saggezza-indiana-nellindia-contemporanea


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