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Sua Santità il Dalai Lama dà Insegnamenti al monastero di Sera-Mey
Dicembre 22nd, 2017 by admin

Due bambine tibetane, in abito tradizionale, offrono a Sua Santità il Dalai Lama il tradizionale benvenuto al suo arrivo al monastero di Sera Mey a Bylakuppe, 21 dicembre 2017. Foto di Jeremy Russell

Bylakuppe, India 21 dicembre 2017 – Quando Sua Santità il Dalai Lama è arrivato al monastero di Sera-Mey stamattina, è stato ricevuto dall’Abate, dal detentore del trono di Ganden, dall ex detentore del trono di Ganden, dalle gerarchie di Shartse e Jangtse e dal Sikyong. Un paio di bambine tibetane, radiose nel loro costume tradizionale, aspettavano con una ciotola di latte, una scatola di grano e dello tsampa, di poter dare il benvenuto al Dalai Lama. Sua Santità ha preso un pizzico di tsampa, ha immerso il dito nel latte e ha scherzato affettuosamente con loro.

All’ingresso del nuovo cortile per il dibattito e del Science Centre, il Dalai Lama ha tagliato il nastro inaugurale e recitato alcune preghiere, gettando in aria chicchi di grano in segno di buon auspicio. Dietro al palco allestito nel cortile, ha acceso una grande lampada al burro e ha preso posto sul trono.

Nel suo discorso di benvenuto, l’abate del monastero di Sera-Mey ha raccontato che nel 2012, quando Sua Santità soggiornava a Drepung Loseling, gli aveva riferito delle difficoltà che il monastero stava affrontando: nell’area dedicata al dibattito i monaci erano esposti al sole nella stagione calda e alla pioggia nel periodo dei monsoni. Sua Santità all’epoca aveva offerto dei soldi per avviare la riprogettazione di quell’area. Oggi la nuova struttura è finalmente completa e per questo l’abate ha ringraziato i donatori e tutti coloro che hanno contribuito alla costruzione; ha poi chiesto che tutti dedicassero i meriti alla lunga vita di Sua Santità e al successo degli studi dei monaci che utilizzeranno la nuova struttura.

Uno dei principali ospiti, Jagadguru Sri Shivarathri, ha offerto a Sua Santità uno scialle, una ghirlanda e un turbante; ha espresso il suo apprezzamento per il modo in cui i tibetani hanno mantenuto viva l’antica saggezza indiana e la sua ammirazione per il loro modo di utilizzare la ragione e la logica nel dibattito. Ha poi preso la parola Khenpo Sonam Tenphel, presidente del parlamento tibetano in esilio, che ha elogiato la visione lungimirante di Sua Santità nel preservare la lingua e la cultura del Tibet. Questa visione è stata ampiamente sostenuta dal governo dell’India e da governi di Stati come il Karnataka.

Sikyong Lobsang Sangay ha salutato amici e ospiti. Ha ricordato i primi anni dell’insediamento, a partire dal 1963, la costruzione dei grandi monasteri nel 1974, l’ampliamento del 1989 e la ricostruzione della grande sala di Sera-Mey nel 2002: l’inaugurazione di questo nuovo spazio dedicato al dibattito è la conseguenza di un costante processo di sviluppo.

Nel suo discorso in tibetano ha anche osservato che sono ormai trascorsi dieci anni da quando il monastero ha dovuto risolvere la controversia relativa a Dolgyal. Si è congratulato con le autorità monastiche per il modo in cui hanno preso a cuore i saggi consigli di Sua Santità e hanno organizzato una pacifica separazione della maggior parte dei monaci da coloro che invece erano riluttanti a rinunciare a quella pratica. I presenti hanno applaudito a lungo ed entusiasticamente. Sikyong Lobsang Sangay ha concluso il suo discorso ricordando che Sua Santità incoraggia relazioni armoniose tra tutte le tradizioni religiose e ha ribadito l’importanza della visione di Sua Santità: restaurare la Tradizione del Nalanda tra i tibetani in esilio, nelle regioni himalayane, in Tibet e in Cina e far rinascere l’interesse per l’antica saggezza indiana in India.

Shri Nirmala Ananda Natha Swamiji ha elogiato la leadership illuminata di Sua Santità e ha voluto sottolineare quanto sia stato emozionante vedere così tanti monaci riuniti insieme.

Sua Santità il Dalai Lama ha salutato i vari ospiti illustri e ringraziato coloro che avevano parlato prima di lui per aver condiviso le loro opinioni. Ha ribadito che la comprensione indiana del funzionamento della mente e delle emozioni, sviluppatasi grazie alle pratiche di concentrazione e visione profonda – shamatha e vipashyana – è addirittura antecedente la comparsa del Buddha. Il Buddha, infatti, stava applicando proprio tradizioni quando decise di sedersi e meditare sotto l’Albero della Bodhi.

Sua Santità ha ricordato la sua ammirazione per l’armonia religiosa che regna in India, un esempio da seguire per tutti, e ha aggiunto che si considera un ambasciatore dell’antica saggezza indiana. Il Dalai Lama ha sottolineato che il consiglio del Buddha di essere scettici, di accettare le sue parole solo dopo averle esaminate e analizzate correttamente, è unico. La chiave per espandere le nostre conoscenze, ha detto, è utilizzare appieno la nostra intelligenza umana.

Nell’offrire una statua del Buddha a ciascuno dei due Swami, il Dalai Lama ha detto loro che oltre naturalmente ad essere stato il fondatore del Buddhismo, il Buddha è stato un pensatore, un filosofo profondo, ma anche uno scienziato.

L’abate Sera-Mey mi ha chiesto di impartire un insegnamento importante in questa occasione” ha spiegato Sua Santità “ma gli ho detto che, dovendo stare più attento a non stancarmi troppo, avrei insegnato la Lode al Sorgere Dipendente http://www.sangye.it/altro/?p=9109 di Je Tzongkhapa” http://www.sangye.it/altro/?cat=10.

Ci sono molte tradizioni religiose nel mondo, ognuna delle quali trasmette un messaggio di amore e compassione, tolleranza e perdono, contentezza e autodisciplina. In effetti ho incontrato monaci e suore cristiane che sembrano più contenti di molti dei nostri monaci tibetani. Ho conosciuto un monaco cattolico a Montserrat, in Spagna, che ha vissuto come eremita in montagna per cinque anni, sopravvivendo con pane e tè. Quando gli ho chiesto che cosa stava praticando, mi ha risposto che stava meditando sull’amore. E nel pronunciare quelle parole ho potuto vedere un lampo di vera gioia nei suoi occhi”.

Naturalmente, sebbene le nostre diverse tradizioni abbiano un messaggio comune, esse hanno una varietà di posizioni filosofiche che riflette le diverse esigenze e disposizioni delle persone”.

Nel suo primo insegnamento, il Buddha ha enunciato le Quattro Nobili Verità, http://www.sangye.it/altro/?p=3785, http://www.sangye.it/altro/?p=4371 come riportato nei testi della tradizione Pali. Durante il secondo giro della ruota del dharma, ha insegnato la Perfezione della Saggezza, che troviamo nella tradizione sanscrita. Questo testo – la Lode al sorgere dipendente – elogia il Buddha per il suo uso del ragionamento e per aver spiegato la vacuità nel contesto dell’origine dipendente. Poiché le cose esistono in dipendenza di altri fattori, esse sono vuote di esistenza intrinseca. La dipendenza rivela la relatività: le cose possono essere definite solo in dipendenza da altri fattori”.

Ci sono numerose serie di argomentazioni a supporto, tra le quali quelle contenute nel Tetralemma di Nagarjuna e nell’esame dell’identità che non è “né uno né molti”. Il ragionamento dell’origine dipendente evita gli estremi del nichilismo e della permanenza. Quando Nagarjuna si riferisce a cose sorte in dipendenza come semplici designazioni, indica la Via di Mezzo. Questo è ciò che si trova quando si legge il Fondamento della Saggezza della Via di Mezzo: la dimostrazione di come le cose siano vuote di esistenza intrinseca.

La radice della sofferenza è l’ignoranza e il Buddha ha insegnato la vacuità per eliminare l’ignoranza. Tutti gli insegnamenti del Buddha derivano dalla comprensione dell’origine dipendente, una comprensione che non è facile da raggiungere. Leggendo le prime opere di Je Tsongkhapa si comprende come egli non avesse ancora raggiunto una comprensione definitiva della vacuità”.

La trasmissione dettagliata della Lode al sorgere dipendente è rara; io l’ho ricevuta dal maestro Kinnauri Gyen Rigzin Tempa, che a sua volta l’aveva ricevuta da Khangsar Dorje Chang. Un altro dei miei insegnanti Ngodrup Tsognyi era molto legato a questo testo”.

Sua Santità ha letto tutto il testo, interrompendo la lettura con il suo commento e le sue spiegazioni. Ha incoraggiato coloro che desiderano saperne di più a leggere i capitoli 18 e 24 del Fondamento della Saggezza http://www.sangye.it/altro/?p=9194 di Nagarjuna. Ha anche raccomandato le Settanta stanze sulla vacuità e le Sessanta stanze sulla coerenza. Giunto alla fine del commentario, Sua Santità ha ricordato che da ragazzo era riuscito a memorizzare questo testo in una sola mattina e ha invitato tutti a fare altrettanto e a recitarlo.

Sua Santità è stato invitato a realizzare una nuova edizione commentata del Fondamento della Saggezza http://www.sangye.it/altro/?p=9194 di Nagarjuna, http://www.sangye.it/altro/?cat=9 in tibetano, da pubblicare a cura dal monastero di Sera-Mey. Il Dalai Lama ha ringraziato tutti i presenti all’inaugurazione e agli insegnamenti. Ha espresso la sua ammirazione per il modo in cui i monaci del monastero si sono impegnati nei loro studi e ha detto che non c’è ragione per cui anche i laici non debbano studiare. Il Buddhismo non è solo fede, ma anche il raggiungimento di una comprensione che richiede l’uso della nostra intelligenza.

La giornata si è conclusa con la recita della “Preghiera per la fioritura degli Insegnamenti del Buddha” composta da Sua Santità; dopo di che gli ospiti sono stati invitati a pranzo.

http://it.dalailama.com/news/2017/insegnamenti-al-monastero-di-sera-mey


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