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Insegnamenti per gli studenti tibetani – Seconda giornata
Giugno 8th, 2018 by admin

Sua Santità il Dalai Lama durante il secondo giorno di insegnamenti per gli studenti tibetani presso il Tempio Tibetano Principale a Dharamsala, India, il 7 giugno 2018. Foto di Tenzin Phuntsok

7 giugno 2018. Thekchen Chöling, Dharamsala, India – Non appena Sua Santità il Dalai Lama ha preso posto questa mattina, alcuni insegnanti della Tibetan Children’s Village School di Gopalpur hanno dato una vivace dimostrazione di dibattito sul Rifugio e sui Tre Gioielli. Dopo di loro, un gruppo di studenti della stessa scuola si sono impegnati in un dibattito sulla scienza, in particolare sugli organismi viventi. “Il primo erudito della Tradizione del Nalanda fu Nagarjuna”, ha esordito Sua Santità. “I suoi scritti rivelano il grande maestro che è stato, acuto e profondo. I suoi studenti, Aryadeva, Bhavaviveka e infine Shantideva hanno elaborato ciò che egli ha scritto. La prima strofa della sua “Saggezza Fondamentale della Via di Mezzo” indica in che modo egli usasse il ragionamento per arrivare a un insegnamento:

Né da se stesso né da qualcos’altro,
né da entrambi,
né senza causa:
non c’è nulla che sia mai sorto così.

“Nagarjuna lodò il Buddha non solo per aver raggiunto l’illuminazione, ma anche per aver insegnato l’origine dipendente. Come recita l’omaggio alla fine della “Saggezza Fondamentale’, il Buddha ha insegnato al santo Dharma per liberarci da ogni visione distorta”.

“La nostra intelligenza è ingannata da visioni distorte per sradicare le quali il Buddha ha insegnato innanzitutto le Quattro Nobili Verità, a cominciare dalla sofferenze e dall’origine della sofferenza. Le spiegazioni dettagliate delle Quattro Nobili Verità includono quella dei Dodici Anelli di Origine Dipendente, che spesso si trovano raffigurati all’esterno dei templi. Si dice che il dipinto originale sia stato commissionato da un re indiano”. “Noi tutti vogliamo la felicità, non la sofferenza. Eppure, a causa dell’ignoranza, siamo perseguitati dai problemi. Nelle immagini dei Dodici Anelli, il primo, l’ignoranza, è rappresentato come una una donna anziana e cieca. Il secondo, l’azione o karma, come un vasaio che modella un vaso su un tornio”.

“La nostra esperienza di dolore e piacere si verifica come risultato delle nostre azioni positive o negative. Il dipinto comprende anche un anello interno che è per metà nero, alludendo ad azioni non virtuose, e per metà bianco, a indicare le azioni virtuose. Molte delle nostre azioni sono il risultato di affezioni mentali – la rabbia, l’attaccamento e l’odio – raffigurate al centro della ruota rispettivamente come un maiale, un gallo e un serpente.

“L’ignoranza si riferisce alla nostra errata concezione della realtà che, nelle sue “Quattrocento Stanze” Aryadeva dice pervade le nostre emozioni distruttive.

Come il senso tattile [pervade] il corpo
La confusione è presente in tutte [le emozioni distruttive].
Sconfiggete la confusione
e avrete sconfitto tutte le emozioni distruttive.

“Per superare questa ignoranza è necessario fare uno sforzo e capire l’origine dipendente”.

Sua Santità ha aggiunto che tutto appare come se esistesse in modo oggettivo e indipendente: se per esempio, ha detto, guarda la folla davanti a lui vede studenti e monaci thailandesi che sembrano esistere ognuno dalla propria parte. E’ così che appaiono, ma il punto di vista buddhista sostiene è che non è così che in realtà esistono.

Ieri Sua Santità aveva accennato al fatto che i fisici quantistici sostengono che nulla ha un’esistenza oggettiva. Oggi ha raccontato di uno psichiatra americano, Aaron Beck, che ha una lunga esperienza di lavoro con persone profondamente turbate dalla rabbia. Beck gli ha riferito di aver osservato che quando le persone sono arrabbiate vedono l’oggetto della loro rabbia, di solito qualcun altro, in una luce del tutto negativa, ma il 90% di questa sensazione è solo frutto della loro proiezione mentale. Sua Santità considera questa un’intuizione preziosa.

“Tutte le tradizioni religiose ritengono importante la pace della mente. Svilupparla richiede di lavorare con il nostro mondo interiore. Secondo alcune tradizioni si tratta di sottomettersi a un Dio, inteso come amore infinito, ed è un approccio alla pace della mente che dipende dalla fede. Molte tradizioni indiane, tuttavia, impiegano altre tecniche per coltivare una mente calma e una visione profonda (shamatha e vipashyana) per raggiungere la pace mentale”.

“I Buddha sradicano l’ignoranza e conducono gli esseri alla liberazione insegnando la realtà. Non lavano via le impurità con l’acqua, né eliminano la sofferenza con le mani. Il Buddha storico ha insegnato che ognuno è padrone di se stesso, il che implica che siamo in grado di superare la sofferenza eliminando l’ignoranza dalla nostra mente. Nessun altro può farlo al nostro posto”.

“Il Buddha è l’insegnante del rifugio, ma il vero rifugio è il Gioiello del Dharma, il vero sentiero e la vera cessazione. Coloro che hanno esperienza di queste cose sono il Gioiello del Sangha. In definitiva, l’intenzione del Buddha è di condurre gli altri allo stato che lui stesso ha raggiunto”.

Sua Santità ha ripreso a leggere il capitolo V della “Guida allo stile di vita del Bodhisattva” dal punto in cui si era fermato ieri. Ha elencato le qualità di un insegnante, citando Je Tsongkhapa che disse che chi vuole istruire gli altri deve essere a sua volta istruito.

Quando ha iniziato a leggere il sesto capitolo sulla pazienza, Sua Santità ha osservato che, per preservare la pace della nostra mente, dobbiamo praticare la pazienza e tenere conto dei difetti della rabbia. “Nessuno può affermare di essere felice”, ha detto, “perché ha appena fatto una bella litigata con qualcuno”.

Durante la pausa di metà mattina, Sua Santità ha risposto alle domande degli studenti, dopo di che ha completato la lettura dei capitoli sei, sette e otto della ‘Guida’. Prima di concludere la sessione, Sua Santità ha detto che stava pensando di dare l’iniziazione di Manjushri Bianco al termine degli insegnamenti di domani. http://it.dalailama.com/news/2018/insegnamenti-per-gli-studenti-tibetani-seconda-giornata


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