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Insegnamenti per gli studenti tibetani – Prima giornata
Giugno 7th, 2018 by admin

Domande e risposte con il pubblico durante la prima giornata di insegnamento agli studenti tibetani presso il Tempio Tibetano Principale di Dharamsala, India il 6 giugno 2018. Foto di Tenzin Phuntsok

6 giugno 2018. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Il cortile che circonda lo Tsuglagkhang era già affollatissimo quando Sua Santità il Dalai Lama, questa mattina, ha lasciato la sua residenza. Circa 9.000 persone, tra cui 900 studenti universitari, 112 studenti del Men-tsee-khang, 105 studenti della Tibetan Transit School, quasi 1.400 studenti delle scuole del Tibetan Children’s Village, soprattutto delle classi dai 9 ai 12 anni, 250 del Gruppo di Studio Buddhista di Dharamsala, più altre 2.000 persone provenienti dall’estero, tra cui 150 monaci thailandesi della Thai Dhama-Sala Charitable Society e tibetani residenti in India. Sorridendo e salutando la folla, Sua Santità ha raggiunto il tempio dove ha reso omaggio alla statua del Buddha e dato il benvenuto ai vecchi amici prima di prendere posto sul trono.

I membri del Gruppo di Studio Buddhista di Dharamsala, uomini e donne, monaci e laici, tibetani e stranieri, hanno dato una dimostrazione dell’arte del dibattito. Il primo gruppo ha affrontato il soggetto della mente che aspira all’illuminazione, così come descritto nella “Guida allo stile di vita del Bodhisattva”. Il secondo gruppo ha discusso i diversi tipi di ragionamento, così come illustrati dal “Commentario alla cognizione valida” di Dharmakirti (Pramanavarttika).

Pronunciando le preghiere preliminari, Sua Santità ha recitato due brevi strofe dalla Lode alla Prefezione della Saggezza prima di iniziare a parlare agli studenti.

Omaggio a Gautama
Colui che, mosso da compassione,
ha insegnato il Dharma supremo,
che porta alla rinuncia a tutte le opinioni.

Omaggio alla perfezione della saggezza,
madre di tutti i Buddha dei tre tempi,
che è al di là delle parole, inconcepibile, inesprimibile,
non prodotta e non ostruita, della natura dello spazio,
dominio oggettivo della saggezza consapevole di sé.

Tatyatha  gate, gate, parate, parasamgate, bodhi svaha

“Da diversi anni teniamo lezioni per giovani tibetani in questo periodo dell’anno, quando anche i bambini delle scuole e delle università più distanti possono frequentare il corso. Quindi, gli studenti e gli scolari sono i principali discepoli in questa occasione, ma sono anche lieto di dare il benvenuto ai monaci provenienti dalla Thailandia”.

“Il Buddha ha raggiunto l’illuminazione in India più di 2500 anni fa. La spiegazione delle Quattro Nobili Verità e delle loro sedici caratteristiche che diede a Sarnath, vicino a Varanasi, rappresenta il suo insegnamento fondamentale che ha approfondito, successivamente, con gli  insegnamenti che ha dato sul Picco dell’Avvoltoio.

“I monaci thailandesi qui presenti sono più anziani di noi come studenti del Buddha. Seguono la tradizione della disciplina monastica, o Vinaya, tramandata in lingua Pali, mentre noi, in Tibet, seguiamo la tradizione sanscrita. Ci sono alcune differenze nel numero di infrazioni e nei precetti contenuti in queste due tradizioni, per esempio riguardo a come un monaco debba indossare le sue vesti la tradizione Theravada prevede un solo precetto, mentre nella tradizione Mulasarvastavadin ne prevede sette, ma riguardo all’essenza del Vinaya condividiamo sostanzialmente le stesse tradizioni. Tuttavia gli insegnamenti sulla Perfezione della Saggezza che noi tibetani abbiamo tramandato appartengono esclusivamente alla tradizione sanscrita”.

“Apprezzo molto la presenza dei monaci thailandesi e di altri praticanti. In passato vi sono stati pochi contatti tra gli appartenenti alle tradizioni Pali e sanscrita, nonostante gli sforzi fatti per incoraggiarli. Negli anni ’60, ho inviato alcuni monaci tibetani in Thailandia, per studiare nei monasteri rispettando i voti Theravada, ma il contrario non è ancora avvenuto. Speriamo possa accadere a breve e un primo passo in questa direzione sarà per i monaci di entrambe le parti quello di imparare le rispettive lingue”.

“Oltre alle persone provenienti da Paesi tradizionalmente buddhisti, molti altri si sono interessati al buddhismo, pur provenendo da luoghi che non hanno alcun legame storico con esso”.

Sua Santità ha ricordato le diverse tradizioni religiose presenti in India, alcune autoctone – come le tradizioni Samkhya, Jain e Buddhista –  e altre – come l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam – provenienti da altri Paesi. Tutte queste tradizioni enfatizzano l’altruismo. Insegnano l’amore e la compassione e poiché tutte sono state al servizio dell’umanità, in passato e lo saranno anche in futuro, non ha senso abbandonarle. Il Dalai Lama ha raccomandato di sforzarsi di coltivare il rispetto e l’armonia interreligiosa, pur mantenendo ciascuno la propria fede, e ha aggiunto che l’India ha dimostrato per lungo tempo che questa armonia è possibile.

Sua Santità ha ammesso che esistono differenze filosofiche tra le varie tradizioni, alcune sono teiste, credono cioé in un dio creatore, mentre altre no. Un ramo delle Samkhya, i giainisti e i buddhisti non credono nell’esistenza di un creatore, ma solo i buddhisti negano anche l’esistenza di un sé indipendente dagli aggregati psicofisici. Sua Santità ha osservato che tra le diverse scuole di pensiero buddhiste, tutte affermano la non esistenza di un sé, di un’entità a sé stante, indipendente, che abbia la funzione di controllare gli aggregati. Tuttavia, solo alcune, le scuole di Sola Mente e della Via di Mezzo, sostengono anche l’assenza di un sé dei fenomeni.

Spiegando che la visione ultima della vacuità è stata esposta da Nagarjuna, Sua Santità ha chiesto quale potrebbe essere lo scopo di queste idee filosofiche. In risposta ha citato lo stesso Nagarjuna: “Attraverso l’eliminazione del karma e delle afflizioni mentali c’è la liberazione; il karma e le afflizioni mentali provengono dai pensieri concettuali e dalle elaborazioni mentali. L’elaborazione cessa attraverso la vacuità”. Il punto, quindi, è eliminare le opinioni distorte da cui sorgono le emozioni distruttive.

“Nel mondo contemporaneo le persone sono violente e si uccidono a vicenda, nonostante gli scienziati abbiano dimostrato che la natura umana di base è compassionevole”, ha detto Sua Santità. “Una ragione di questo comportamento sembra essere riconducibile all’educazione moderna, che è più focalizzata sul conseguimento dello sviluppo materiale che sullo sviluppo delle nostre inclinazioni umane fondamentali, come la compassione”.

“In Tibet, la Tradizione del Nalanda e la pratica buddhista sono state diffuse grazie a imperatori religiosi. Il grande studioso Shantarakshita introdusse gli insegnamenti buddhisti, mentre Padmasambhava rimosse tutti gli ostacoli. Shantarakshita incoraggiò la traduzione della letteratura buddhista indiana dal sanscrito al tibetano, come potete vedere nel colophon della “Guida allo stile di vita del Bodhisattva”, che indica i tre diversi gruppi di studiosi e traduttori che, in tempi diversi, hanno lavorato per affinare l’edizione che abbiamo oggi”.

“Anche se rispetto tutte le tradizioni religiose per il messaggio di amore e compassione che trasmettono, è sulla base delle intuizioni filosofiche e degli strumenti della ragione e della logica, forniti da studiosi come Shantarakshita e Kamalashila, che noi buddhisti siamo in grado di impegnarci in un dialogo reciprocamente vantaggioso con gli scienziati contemporanei”.

“Quest’anno ho suggerito di studiare la “Guida allo stile di vita del Bodhisattva”. Se siete irrequieti o avviliti, leggere il sesto capitolo può calmarvi. Allo stesso modo, quando la nostra mente viene disturbata dall’egocentrismo, possiamo trovare dei rimedi nell’ottavo capitolo, dedicato alla meditazione e la coltivazione della mente del risveglio, bodhicitta”.

“Nel 1967, quando lessi “Vast as the Heavens, Deep as the Sea: Verses in Praise of Bodhicitta” di Khunu Lama Rinpoche, gli domandai di darmi degli insegnamenti e, una volta ricevuti, lui chiese a me di spiegarli a chiunque, ogni volta che potevo. Mi disse che Shantideva aveva composto quell’opera nell’VIII secolo e che da allora non c’era stato più un testo così perfetto sulla bodhicitta: quella è l’essenza degli insegnamenti del Buddha”.

“Oggi molte persone sono dominate dalle emozioni distruttive. Questo libro spiega come affrontare l’attaccamento e la rabbia, che sorgono a causa di una visione distorta della realtà. Sviluppando la saggezza che comprende la vacuità possiamo superare e trasformare la nostra mente”.

Durante una breve pausa, Sua Santità ha risposto a diverse domande che gli sono state rivolte dagli studenti. Alla ripresa della sessione, il Dalai Lama ha cominciato a leggere “Guida allo stile di vita del Bodhisattva” dall’inizio. Interrompendosi per fare alcune precisazioni, Sua Santità ha completato i primi quattro capitoli e si è fermato a metà del quinto. Domattina continuerà la lettura.

Nel lasciare il tempio, come di consueto Sua Santità ha salutato affettuosamente vecchi e nuovi amici, sorridendo e stringendo mani, per poi fare ritorno alla sua residenza.

http://it.dalailama.com/news/2018/insegnamenti-per-gli-studenti-tibetani-prima-giornata


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