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Sua Santità il Dalai Lama: L’importanza dell’antica saggezza indiana nell’India contemporanea
Agosto 10th, 2018 by admin

Sua Santità il Dalai Lama al Goa Institute of Management di Bambolim, Goa, India, l’8 agosto 2018. Foto di Tenzin Choejor

8 agosto 2018. Bambolim, Goa, India – Stamattina Sua Santità il Dalai Lama ha lasciato il suo hotel in riva al mare per raggiungere il Goa Institute of Management (GIM) di Sanquelim. L’Istituto, considerato una delle più prestigiose business school del paese, conta 672 studenti a tempo pieno e 90 part-time, il 42% dei quali donne, e quest’anno festeggia il 25° anniversario dalla sua fondazione.

Durante il breve viaggio, il cielo era coperto da nubi monsoniche, i campi e gli alberi verdi e brillanti e le strade scorrevoli, grazie all’efficiente gestione del traffico da parte della polizia. Sua Santità è stato accolto al suo arrivo dal Direttore del GIM, Ajit Parulekar, e dal Presidente del Consiglio di Istituto, Ashok Chandra, che lo hanno accompagnato attraverso l’aula magna fino al palco, dove è salito tra applausi scroscianti. Come di consueto, il Dalai Lama ha partecipato all’accensione della lampada inaugurale. Il presidente Ashok Chandra, a nome dell’Istituto, ha detto a Sua Santità che è motivo di grande orgoglio averli onorati accettando il loro invito.

Ha poi presentato padre Romuald d’Souza, che 25 anni fa ha fondato l’Istituto, sottolineando che senza il suo sostegno oggi non ci sarebbe stato alcun GIM. Il GIM è speciale – ha detto – perché, come proprio un essere umano, si chiede: chi sono io? L’etica e i valori umani sono importanti per il GIM, che cerca di viverli e di trasmetterli ai propri studenti.

Il direttore Ajit Parulekar ha parlato con entusiasmo di una nuova partnership tra GIM e il Dalai Lama Center for Ethics and Transformative Values del MIT, che ha lo scopo di migliorare l’apprendimento dell’etica all’interno dell’istituto. Il partenariato mira a stabilire nuovi standard per la formazione all’etica e all’empatia affinché permeino tutti gli aspetti della società civile. In un mondo incerto e in costante mutamento è necessaria l’emersione di una nuova leadership responsabile, per la quale il GIM può dare un contributo concreto. Il Direttore ha anche detto che il GIM supervisionerà l’introduzione del curriculum di Apprendimento Sociale, Emotivo ed Etico sviluppato dalla partnership Emory-Tibet nelle scuole del Goa.

Padre Romuald d’Souza ha ricordato a Sua Santità che il GIM ha incluso l’etica nei suoi corsi di economia fin dall’inizio, adottando un approccio razionale e laico. Ha aggiunto che, incoraggiando la compassione, il perdono e la tolleranza, l’istituto mira a educare sia il cuore che il cervello.

Proprio all’inizio del suo discorso, Sua Santità ha chiesto a Padre d’Souza quanti anni avesse ed è rimasto impressionato dal sentire che ne ha 93, ammettendo così di essere più giovane di lui di 10 anni.

“Caro fratello maggiore, e tutti voi, cari fratelli e sorelle, sono estremamente felice di essere qui per condividere alcuni dei miei pensieri”.

Prendendo spunto da uno slogan sulla parete dell’aula magna, “Al GIM non si smette mai di imparare”, il Dalai Lama ha citato uno erudito tibetano che era solito dire che, anche se dovessimo morire domani, persino oggi vale la pena studiare qualcosa per l’impatto positivo che ciò che si impara può avere sulla mente.

“Possiamo essere coscienti a livello sensoriale, ma l’apprendimento avviene a livello mentale” ha proseguito Sua Santità “ed è per questo che è importante prestare attenzione alla nostra coscienza mentale. Dobbiamo esaminare la nostra coscienza ad un livello più profondo del nostro stato di veglia, dato che è dominato dall’esperienza sensoriale. La coscienza è più sottile quando sogniamo e non ci sono distrazioni sensoriali esterne. Nel sonno profondo è ancora più sottile, ma la coscienza davvero sottile si manifesta nel momento della morte. Ci sono persone che sono state in grado di accedere a questo livello di coscienza e il loro corpo è rimasto integro per un certo periodo di tempo anche dopo essere state dichiarate clinicamente morte. Gli scienziati stanno indagando su questo fenomeno per capire esattamente come si verifica”.

“A livello sensoriale, la coscienza è legata a ciò che è piacevole alla vista, all’udito, all’olfatto, al gusto e al tatto, compreso il sesso. Ma la rabbia e la gentilezza amorevole non sono esperienze sensoriali, avvengono a livello mentale. L’educazione moderna tende a prestare maggiore attenzione agli obiettivi materiali e all’esperienza sensoriale. Sebbene tutte le tradizioni religiose promuovano amore, tolleranza e così via, in India le antiche pratiche per lo sviluppo di una mente calma (shamatha) e di visione profonda (vipashyana) hanno consentito di raggiungere una profonda comprensione del funzionamento della mente e delle emozioni”.

“Nel mondo contemporaneo, che si trova ad affrontare una grave crisi emotiva, tali conoscenze non solo sono rilevanti, ma anche importantissime. Gli scienziati ci dicono che hanno prove che la natura umana è fondamentalmente compassionevole, ed è qualcosa di cui ciascuno di noi ha fatto esperienza, se ripensiamo alla cura e all’affetto di nostra madre durante la nostra infanzia. Senza non saremmo stati in grado di sopravvivere. Gli scienziati hanno anche rilevato che la rabbia costante, la paura e il sospetto minano il nostro sistema immunitario, mentre un atteggiamento compassionevole lo protegge”.

“Siamo animali sociali. Un atteggiamento altruistico attira le amicizie e tiene insieme le persone, mentre la rabbia le spinge a separarsi”.

“Fino a un paio di secoli fa, l’educazione è stata nelle mani delle istituzioni religiose, che avevano il compito di infondere anche i principi morali. Quando l’istruzione e le istituzioni religiose sono diventate due entità separate, la formazione morale è venuta a mancare. Eppure tutti abbiamo bisogno di principi morali e quindi dovrebbero tornare a fare parte della nostra educazione. Credo che solo in India l’educazione moderna possa combinarsi con l’antica conoscenza indiana della mente e delle emozioni”.

Sua Santità ha poi osservato che, sebbene tali conoscenze si siano sviluppate in India, nel corso del tempo sono state via via trascurate. Tuttavia, a mantenere viva la tradizione del Nalanda è stato il popolo tibetano che ora riporta questa grande saggezza nella sua terra natale. Per far rivivere in India l’antica comprensione indiana della mente e delle emozioni, della ragione e della logica, ha aggiunto, i tibetani possono dare un grande contributo: nelle università monastiche, soprattutto nel Karnataka, ci sono 10.000 monaci e monache qualificati e preparati per l’insegnamento. Molti di loro oggi sono in grado di comunicare in inglese, hindi e kannada, oltre che in tibetano.

E’ importante anche, ha detto il Dalai lama, incoraggiare gli indiani che vivono all’estero a condividere con i loro nuovi connazionali feste come Diwali e a discutere di antiche tradizioni indiane come l’ahimsa, o non violenza. L’India è la democrazia più popolosa del pianeta e dovrebbe mostrare al mondo che la convivenza armoniosa tra le differenti tradizioni religiose è possibile.

“Possiamo raggiungere la pace della mente se affrontiamo le nostre emozioni distruttive e rendere il XXI secolo un’era di pace e compassione, ma solo attraverso il dialogo e smettendo di fare ricorso alla forza. Per questo la completa smilitarizzazione diventa un obiettivo strategico, così come lo smantellamento degli arsenali nucleari. Ma perché questi traguardi vengano raggiunti, è necessario prima di tutto un disarmo interiore”.

Sua Santità ha poi invitato il pubblico a fare delle domande. La prima riguardava il modo in cui è possibile applicare l’antica saggezza indiana nella vita di tutti i giorni. E’ necessario innanzi tutto studiare la mente e le emozioni, in modo razionale e logico, ha risposto il Dalai Lama, portando come esempio due città americane – una proclamata la città della compassione e l’altra la città della gentilezza – dove la grande attenzione posta su gentilezza e compassione nell’ambito delle istituzioni scolastiche ha portato non solo a una notevole riduzione del tasso di violenza tra i giovani, ma anche a un incremento della capacità dei ragazzi di essere cooperativi e solidali.

Per contrastare la tendenza a prendere decisioni sbagliate, sotto l’influenza delle emozioni negative, Sua Santità ancora una volta ha raccomandato l’adozione di una propsettiva più olistica della situazione. L’importante, ha detto Sua Santità, è che ciascuno si assuma la responsabilità delle proprie decisioni e che le decisioni vengano prese dopo un’attenta analisi.

Le emozioni distruttive, ha spiegato il Dalai Lama, nascono dall’ignoranza, in particolare dalla mancata comprensione di come le cose esistono in realtà. Nonostante appaiano come esistenti in modo indipendente o intrinseco, i fenomeni sorgono in dipendenza da altri fattori. Con questa comprensione, la nostra abituale tendenza a cedere alle emozioni negative allenta la sua presa.

Che cosa ha provato – ha chiesto un ragazzo del pubblico – quando è stato riconosciuto come Dalai Lama? “Mia madre mi ha raccontato che il giorno in cui la delegazione del governo tibetano è arrivata al nostro villaggio io ero particolarmente agitato e che quando sono giunti a casa nostra sono corso incontro ai dignitari perchè avevo riconosciuto alcuni di loro, presumibilmente come risultato di qualche ricordo della mia vita precedente”.

Per quanto riguarda il futuro dell’istituzione del Dalai Lama, dal 1969 Sua Santità ha chiarito che spetta al popolo tibetano decidere se vi sarà o meno un XV Dalai Lama.

“La mia responsabilità ora è fare in modo che la mia vita quotidiana sia significativa e questa preghiera è la mia guida:

Finché ci sarà lo spazio
finché ci saranno esseri viventi,
Fino ad allora possa anch’io rimanere
per eliminare la sofferenza del mondo.

“Sono determinato a seguire questa condotta. Un individuo può fare una grande differenza. Come esseri umani, tutti voi volete vivere una vita felice. Se quello che vi ho detto vi è sembrato utile, condividetelo con i vostri amici: è così che le idee si propagano. Se invece non avete ascoltato niente di interessante, dimenticatelo pure. Grazie”.

La conclusione del discorso del Dalai lama è stata seguita da un lungo e commosso applauso da parte dei presenti.

Il direttore ha poi ringraziato tutti coloro che avevano contribuito al successo dell’evento. Sua Santità, dopo aver preso parte al pranzo d’onore organizzato per lui dai suoi ospiti, ha fatto ritorno al suo hotel. Domani si recherà a Bangalore. http://154.35.150.101/news/2018/limportanza-dellantica-saggezza-indiana-nellindia-contemporanea Un particolare ringraziamento per la traduzione e per la sua amorevole gentilezza alla Dr.ssa Carolina Lami.


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