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Celebrazioni del 50°anniversario del Tibet Institute Rikon – seconda giornata
Settembre 23rd, 2018 by admin

Sua Santità il Dalai Lama si rivolge al pubblico del Tibet Institute Rikon in occasione del 50° anniversario dell’istituzione. Winterthur, Svizzera, il 22 settembre 2018. Foto di Manuel Bauer

22 settembre 2018, Zurigo, Svizzera – Prima di partire per Winterthur per partecipare alle ulteriori celebrazioni del 50° anniversario del Tibet-Institute Rikon, questa mattina Sua Santità il Dalai Lama ha rilasciato un’intervista alla televisione svizzera, condotta dalla studiosa e giornalista islamica Amira Hafner-Al Jabaji. Che ha iniziato chiedendo il significato dell’Istituto Tibetano Rikon. “Per cominciare, gli svizzeri si sono offerti di fornire lavoro e case a un migliaio di rifugiati tibetani,” ha risposto Sua Santità, “e questo ha permesso loro di formare una comunità tibetana. Poiché il buddhismo è al centro della cultura tibetana, è sembrato utile creare un piccolo monastero come istituzione culturale. I monaci potevano dare insegnamenti sulla la mente umana e sulle emozioni che, naturalmente, possono essere studiate anche da un punto di vista accademico. I fratelli Kuhn inizialmente volevano aiutare i tibetani, ma poi si sono resi conto dell’unicità della cultura tibetana e hanno deciso di dare un contributo per preservarla”.

La Hafner ha chiesto a Sua Santità le sue impressioni sulla Svizzera e il Dalai Lama ha risposto che è come il Tibet, un paese montuoso con aria pura e pulita, ma molto più sviluppato. Ha aggiunto che quando si trovava in Tibet associava la Svizzera soprattutto agli orologi, in particolare ai Rolex con il loro marchio a forma di corona a cinque punte.

La giornalista ha poi citato i 156 bambini tibetani che sono stati accolti da famiglie svizzere, alcuni dei quali hanno avuto delle difficoltà di adattamento. Sua Santità ha spiegato che nei primi giorni di esilio, molti tibetani avevano non avevano più nulla ed erano impegnati nella costruzione di strade. Aiutare i bambini tibetani significava salvare loro la vita.

Facendo riferimento a un’affermazione che gli viene attribuita – a volte non raggiungiamo lo scopo a cui aspiriamo, ma altre volte raggiungiamo qualcosa che non ci aspettavamo – la Hafner ha chiesto al Dalai Lama se mai gli fosse capitato qualcosa di analogo. “Sì” ha detto “come rifugiati abbiamo perso il nostro paese, ma questo ha portato ad altre opportunità. Se fossi rimasto nel Tibet così com’era, la mia vita sarebbe stata molto più limitata e isolata. Diventare rifugiati ha dato a molti tibetani l’opportunità di avere un’istruzione moderna. Nel frattempo, abbiamo ripristinato la formazione nelle istituzioni monastiche e oggi in India ci sono oltre diecimila monaci con una preparazione eccellente e in grado di insegnare, e anche alcune migliaia di monache”.

“Il mondo sta attraversando una crisi emotiva che solo l’addestramento della mente può risolvere. Oltre all’igiene fisica, che ci permette di rimanere in salute, abbiamo bisogno di un’igiene emotiva per rafforzare la nostra mente”.


Arrivanto all’Eulachhalle, Sua Santità ha preso posto e sono state recitate la Preghiera di lunga vita, la Preghiera per gli Otto Auspici e così via.

L’abate di Rikon, Khenpo Thupten Legmon, ha introdotto gli illustri ospiti, Sua Santità e i rappresentanti del Governo Svizzero. Ha spiegato come, sotto la guida compassionevole di Sua Santità, lui e gli altri monaci dell’Istituto Tibetano Rikon (TIR) hanno cercato di preservare la religione e la cultura del Tibet. Ha chiesto agli amici del pubblico di continuare a dare il loro sostegno per altri 50 anni. Ha anche sottolineato che, nell’anno che l’Amministrazione centrale tibetana (CTA) ha chiamato “Thank You India Year”, desidera ringraziare le autorità svizzere per il loro costante aiuto e la loro generosità. Ha concluso con una preghiera, affinché Sua Santità viva a lungo e l’effetto delle sue azioni si diffonda in ogni direzione.

La presidente del TIR, la dottoressa Karma Dolma Lobsang, ha ringraziato Sua Santità per aver partecipato all’evento. Ha ricordato che quando erano in corso i progetti per la costruzione dell’Istituto e successivamente la cerimonia inaugurale era imminente, l’ambasciata cinese organizzò una protesta a cui però il governo svizzero non diede alcun peso. Ha dichiarato che da quando il numero di tibetani in Svizzera è aumentato, le funzioni del TIR sono cambiate. Con i rappresentanti di tutte e quattro le tradizioni buddhiste tibetane presenti, l’Istituto è una sorta di ponte tra le varie comunità. Poi ha dato la parola al primo dei due politici locali, il sindaco di Winterthur Michael Kunzle.

Dopo aver salutato Sua Santità, il sindaco Kunzle ha espresso la speranza che TIR possa essere un luogo di pace e di studio per altri cinquant’anni. Ha ringraziato Sua Santità per la sua visita che sta mettendo la sua città a centro del mondo. Il TIR risponde a un’esigenza specifica e nei suoi vari programmi di insegnamento e di studio dimostra che cosa è possibile fare quando c’è la determinazione per farlo.

Mario Fehr, Presidente del Consiglio del Cantone di Zurigo e amico di lunga data del Tibet, ha annunciato che il governo locale si congratula con TIR per il suo 50°anniversario. “Jacques e Henri Kuhn hanno dato l’esempio”, ha proseguito, “non solo hanno dato lavoro ai tibetani, ma hanno creato un centro culturale che è un simbolo dell’integrazione dei tibetani nella comunità elvetica. Sono diventati nostri amici e vicini di casa, apparteniamo gli uni agli altri come concittadini”.

“I tibetani hanno ottenuto molto qui grazie ai loro sforzi, mentre il governo di Zurigo ha contribuito in vari modi allo sviluppo del TIR. Ha fornito tamburi che sono stati trasformati in ruote di preghiera, ampliato la biblioteca e ristrutturato alcune aree dell’edificio dell’Istituto. Tashi delek”.

La dottoressa Karma Dolma ha presentato un gruppo di giovani tibetani che avrebbero eseguito una canzone il cui testo è stato composto dall’abate Thupten Legmon, seguita da un breve video che illustrava la fondazione e lo sviluppo dell’Istituto.

Norbu Tsamda, presidente della Comunità tibetana della Svizzera e del Liechtenstein,
ha espresso grande ammirazione per le lezioni che si tengono al TIR e che si concentrano sulla religione e la cultura tibetana; ha elogiato il fatto che i monaci di tutte e quattro le principali tradizioni buddhiste tibetane fanno parte del tessuto del TIR e che la biblioteca oggi può vantare una raccolta di oltre 120.000 libri.

Per la Tibetan Women’s Association Svizzera, la signora Pema Lamdark ha informato Sua Santità e il pubblico che la sua associazione a ottobre festeggerà 30 anni. Tra le sue varie attività, la TWA organizza preghiere e offerte per il beneficio di tutti gli esseri presso il monastero di Rikon. In questa occasione hanno offerto a Sua Santità le statue dei Protettori delle Tre Famiglie, Avalokiteshvara, Manjushri e Vajrapani.

Thomas Buchli, presidente dell’Associazione svizzera Amici del Tibet, ha ricordato che l’associazione è stata fondata 35 anni fa ed è diventata un interlocutore importante del movimento a sostegno al Tibet. Ha concluso il suo discorso dicendo “Bod-gyal-lo”. Dopo di lui è stata la volta del presidente dell’Associazione dei giovani tibetani in Europa, Palden Tamnyen che ha riferito che la sua associazione sta cercando di aumentare l’interesse dei giovani per la lingua, la religione e la cultura tibetana.

Gli interpreti di un’altra canzone tibetana hanno indossato gli abiti tradizionali delle tre province del Tibet.

A Sua Santità è stato presentato un libro intitolato “Omaggi per il Buddha” che descrive il simbolismo della ruota che nella tradizione buddhista divenne la Ruota del Dharma, uno degli gli “Otto Simboli di buon auspicio”, redatto da Rudolph Högger e pubblicato dall’Istituto Tibetano Rikon.

Infine, Sua Santità ha preso la parola:

“Do il benvenuto a tutti gli illustri ospiti, dicendo che i sostenitori del Tibet sono sostenitori della verità. Sono molto felice di essere qui. Ho un legame speciale sia con il monastero di Rikon che con Winterthur, dove sono venuto a curarmi”.

“In un’epoca in cui gli unici amici dei tibetani erano il cielo e la terra, la Croce Rossa Svizzera ha invitato in questo paese un migliaio di tibetani. Più tardi, ricordo che c’era un signore svizzero di nome Ludi che si unì ai tibetani che lavoravano nei campi, quando furono avviati gli insediamenti a Bylakuppe (nel Karnataka, in India)”.

“Il monastero di Rikon è stato creato come tempio, ma anche come luogo che potesse diventare un centro di apprendimento, un luogo dove studiare la filosofia buddhista. Ghesce Ugyen Tseten, il primo abate, pose solide basi per il futuro”.

“Rispetto tutte le tradizioni spirituali. Non cerco di fare proseliti o propaganda a favore del buddhismo nei paesi non buddhisti, perché penso che in generale sia meglio che le persone mantengano la religione con cui sono nate. Tuttavia, riconosco anche che ci sono aspetti della nostra tradizione, che riguardano la logica e la psicologia, che possono essere di interesse più generale”.

“Per molto tempo gli indiani hanno studiato ed elaborato metodi per stabilire la pace della mente attraverso le pratiche di shamatha e vipashyana. Il Buddha lasciò la sua casa, adottò queste pratiche  e ne fece esperienza. Si rese conto dell’assenza del sé, superò le emozioni distruttive e le loro impronte, e raggiunse l’illuminazione a Bodhgaya. Comprese che aggrapparsi a un sé intrinsecamente esistente era un errore. Prima di lui, in India c’era un ampio consenso riguardo all’esistenza di un sé individuale e permanente”.

“Il Buddha spiegò che proprio come un carro è designato sulla base delle sue parti, così il sé è designato sulla base degli aggregati, la combinazione corpo/mente. Sul Picco dell’Avvoltoio, durante il secondo giro della ruota del Dharma, diede gli insegnamenti sulla Perfezione della saggezza. Molti secoli dopo, Shantarakshita portò questi insegnamenti in Tibet come nucleo della Tradizione del Nalanda. E per più di mille anni noi tibetani abbiamo mantenuto viva questa tradizione”.

“Durante i dialoghi con studiosi e scienziati degli ultimi quarant’anni, ho distinto e messo da parte ciò che è di interesse esclusivo per i buddhisti. Non ho parlato loro dell’illuminazione, del nirvana o di vite future, ma abbiamo discusso di come raggiungere la pace della mente nella vita ordinaria”.

“Lo spirito tibetano è saldo grazie alla nostra religione e cultura. Anche coloro che si auto-immolano, pur essendo in grado di far del male agli altri si trattengono dal farlo a causa della loro religione e cultura. I giovani in Tibet oggi hanno uno spirito forte e fermo. In passato, anche comunisti impegnati come Phuntsok Wangyal, mantenevano ancora un forte spirito tibetano. I tibetani hanno la passione di preservare la loro religione e la loro cultura”.

“Oggi ci sono cinesi che si interessano al buddhismo del Tibet. Dicono che la religione e la cultura tibetana saranno la base per una futura riconciliazione”.

“Nel 1959, non sapevo se sarei vissuto abbastanza a lungo per vedere un altro giorno. C’erano circa cinquemila monaci di cui prendersi cura. Dovevamo concentrarci su come mantenere vive le nostre tradizioni. C’erano alcuni cinesi all’epoca che sostenevano che la sola cosa che i tibetani sapevano fare era mangiare tsampa. Come si è poi scoperto, noi mangiatori di tsampa abbiamo un’intelligenza paragonabile a quella dei maestri indiani del passato”.

“Mi sono fatto due amici a Varanasi, Upadhyaya e Tripathi, entrambi maestri di sanscrito. Tripathi tradusse in hindi l'”Essenza dell’eloquenza” di Je Tsongkhapa. Gli chiesi se Je Rinpoche potrebbe essere annoverato tra gli eruditi del Nalanda e mi rispose di sì ed è da considerarsi tra quelli più importanti”.

Sua Santità ha aggiunto che fu su iniziativa di Shantarakshita che i tibetani tradussero la letteratura buddhista indiana in tibetano, dando origine agli oltre 300 volumi del Kangyur e del Tengyur. Nel suo ‘Chiaro Significato’, Haribadra fa riferimento a praticanti acuti e a praticanti mentalmente pigri: la Tradizione Buddhista sopravviverà solo se coloro che hanno facoltà acute continueranno a studiare e a praticare.

La dottoressa Karma Dolma ha concluso l’incontro esprimendo parole di ringraziamento. La fondazione TIR ha offerto in dono a Sua Santità un orologio svizzero.

Domenica il Dalai Lama darà insegnamenti sulla “Preziosa Ghirlanda” di Nagarjuna, sugli “Stadi della Meditazione” di Kamalashila e sulle “Trentasette pratiche dei Bodhisattva” di Thogme Sangpo. Un particolare ringraziamento per la traduzione e per la sua amorevole gentilezza alla Dr.ssa Carolina Lami.

http://it.dalailama.com/news/2018/celebrazioni-del-50-anniversario-del-tibet-institute-rikon-seconda-giornata


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