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7 ottobre del 1950 invasione del Tibet da parte della Cina comunista.
Ottobre 6th, 2018 by admin

Ricordate il film “Sette anni in Tibet”? Raccontava l’inizio dell’invasione della repubblica buddista da parte della Cina comunista di Mao Tze Dong. Ebbene era tutto vero: il 7 ottobre del 1950 la Cina comunista dava il via all’invasione del Tibet, uno stato dentro uno stato, perché era una repubblica basata sul regno dei monaci buddisti con a capo il Dalai Lama, la figura spirituale ed anche politica dei monaci buddisti tibetani.

Tenzin Gyatso,fu al centro di un antica profezia pronunciata da un monaco la quale diceva che “quando l’uccello di ferro volerà e i cavalli correranno sulle ruote, il Dharma arriverà nella terra dell’uomo rosso e i tibetani saranno dispersi per tutta la terra”. Infatti dopo l’invasione della Cina i reggenti di Lhasa fecero un consiglio per dichiarare ufficialmente Tenzin Gyatso XVI Dalai Lama, il quale non aveva ancora 15 anni e per la legge tibetana bisognava aspettare la maggiore età per essere dichiarato guida spirituale dei monaci tibetani e capo della repubblica governata dai monaci. Quindi il Dalai Lama è una sorta di papa buddista, e quando venne dichiarato tale, dovette emigrare forzatamente nel sud del paese, ma rassicurato dal governo cinese egli rientrò a Lhasa.

Nel 1951 venne stipulato l’accordo dei 17 punti, che in seguito sarebbe stato disconosciuto da ambo le parti, nel quale si stabiliva il riconoscimento della sovranità cinese e l’ingresso di un contingente militare cinese per programmare il graduale inserimento della repubblica tibetana attraverso riforme come l’abolizione della servitù della gleba, mentre i cinesi si impegnavano a non occupare il resto del paese e a non interferire nella politica interna, accollandosi l’onore della politica estera. Ma niente di ciò avvenne: la sistematica politica di sinicizzazione e sottomissione del popolo tibetano segnò l’inizio della repressione cinese cui si contrappose l’insorgere della resistenza popolare.

Il 10 Marzo 1959 il risentimento dei tibetani sfociò in un’aperta rivolta nazionale. L’Esercito di Liberazione Popolare stroncò l’insurrezione con estrema brutalità uccidendo, tra il marzo e l’ottobre di quell’anno, nel solo Tibet centrale, più di 87.000 civili. Il Dalai Lama, seguito da circa 100.000 tibetani, fu costretto a fuggire dal Tibet e chiese asilo politico in India dove fu costituito un governo tibetano in esilio fondato su principi democratici.

Nel 1964 il Tibet venne smembrato in cinque parti, quatto assegnate alle regioni confinanti cinesi mentre venne creata la regione autonoma del Tibet con capoluogo Lhasa. Ma comunque la sistematica violazione dei diritti umani in Tibet ha fatto si che il Dalai Lama ogni volta che si presenta l’occasione fa sentire la sua voce per il ristabilimento dello status quo.  Nel corso degli anni il problema tibetano è stato oggetto di una crescente attenzione da parte della comunità internazionale. Il Dalai Lama è stato insignito, nel 1989, del Premio Nobel per la Pace ed è stato ricevuto da molti capi di stato. In diversi paesi si sono costituiti gruppi interparlamentari a favore del Tibet, e in 60 paesi, sono attivi oltre 100 gruppi di sostegno. Gli Stati Uniti, l’Austria, l’Australia e l’Unione Europea a più riprese hanno inviato in Tibet delegazioni parlamentari d’inchiesta. In Italia è nato, nel maggio 2002, l’Intergruppo Parlamentare Italia-Tibet che, all’indomani della sua costituzione, ha presentato una risoluzione sul Tibet approvata a larga maggioranza il 9 ottobre 2002.

Perché questo? L’occupazione cinese presenta tutte le caratteristiche del dominio coloniale:

oltre 1.000.000 Tibetani sono morti a causa dell’occupazione, il 90% del patrimonio artistico e architettonico tibetano, inclusi circa seimila monumenti tra templi, monasteri e stupa, è stato distrutto, la Cina ha depredato il Tibet delle sue enormi ricchezze naturali, lo scarico dei rifiuti nucleari e la massiccia deforestazione hanno danneggiato in modo irreversibile l’ambiente e il fragile ecosistema del paese,  in Tibet sono di stanza 500.000 soldati della Repubblica Popolare, il massiccio afflusso di immigrati cinesi sta minacciando la sopravvivenza dell’identità tibetana e ha ridotto la popolazione autoctona a una minoranza all’interno del proprio paese, mentre prosegue la pratica della sterilizzazione e degli aborti forzati delle donne tibetane, la sistematica politica di discriminazione attuata dalle autorità cinesi ha emarginato la popolazione tibetana in tutti i settori, da quello scolastico a quello religioso e lavorativo.

Lo sviluppo economico in atto in Tibet arreca benefici quasi esclusivamente ai coloni cinesi e non ai Tibetani. Attualmente, il numero dei rifugiati supera le 135.000 unità e l’afflusso dei profughi che lasciano il paese per sfuggire alle persecuzioni cinesi non conosce sosta. In Tibet, a dispetto delle severe punizioni, la resistenza continua.

Fonte: Latina.biz , English article: http://factsanddetails.com/china/cat6/sub32/item228.html, https://www.laogai.it/7-ottobre-del-1950-invasione-del-tibet-da-parte-della-cina-comunista-video/


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