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Tibet: il caso dell’ attivista difensore della lingua tibetana in carcere rivela le carenze del sistema legale cinese
Ottobre 1st, 2018 by admin

Il verdetto sostenuto dalla Corte popolare del Qinghai ha condannando Tashi Wangchuk, un avvocato difensore della lingua tibetana, a cinque anni di prigione. Il verdetto ha attirato le critiche di diverse organizzazioni per i diritti umani a sostegno del Tibet.

Mentre la sfacciata discriminazione contro la cultura tibetana non è nuova, questo episodio dimostra per l’ennesima volta, come il regime cinese sottopone un clima di terrore i tibetani. L’evidente mancanza di trasparenza all’interno del sistema giuridico evidenzia ancora una volta quanto la Cina sia lontana dal garantire i diritti umani e un vero stato di diritto.

Liang Xiaojun, avvocato difensore della lingua tibetana, Tashi Wangchuk, ha pubblicato un messaggio sul suo account Twitter il 22 agosto 2018 riguardante il verdetto dell’appello di Tashi dopo che è stato accusato di incitamento al separatismo.

In precedenza, il 22 maggio, il tribunale intermedio di Yushu, nella provincia occidentale del Qinghai, in Cina, lo aveva condannato a cinque anni di carcere. La corte popolare del Qinghai non aveva motivo di annullarla.

Liang commenta: “secondo il verdetto, l’argomentazione personale di Tashi Wangchuk e l’arringa di difesa del suo avvocato non sono stati presi in considerazione e il giudizio originale è stato accolto”.

Il caso risale al 27 gennaio 2016, quando il  New York Times pubblicò un documentario su una causa intentata da Tashi, che aveva accusato il governo locale tibetano di non proteggere e promuovere la cultura tibetana. Dopo che il video è stato trasmesso, Tashi è stato arbitrariamente incarcerato. Il suo caso è stato aperto dagli inquirenti il 4 gennaio.

Il verdetto della corte superiore ha irritato diverse organizzazioni per i diritti umani e gruppi che sostengono il Tibet, il quale ha affermato che questo caso ha evidenziato come lo stato di diritto sia stato ignorato nella regione quando si affrontano le questioni tibetane.

Il 23 agosto, la Tibetan Advocacy Coalition ha rilasciato una dichiarazione che criticava il Partito Comunista Cinese (PCC) per aver calpestato la costituzione.

L’annullamento da parte della Cina del ricorso di Tashi Wangchuk è una presa in giro della giustizia e mostra un disprezzo delle considerazioni del resto del mondo su tutto ciò.”

Anche la International Tibet Network ha rilasciato una dichiarazione di denuncia del verdetto.

Tashi Wangchuk afferma che: “Il rifiuto dell’ appello è un messaggio chiaro per instaurare un clima di paura. La nuova politica della Cina mira a criminalizzare la cultura tibetana, ad esempio attaccando persone o gruppi che stanno solo cercando di promuovere e salvaguardare la propria lingua e cultura.”

Ma la sentenza della corte superiore non è  inaspettata dato che le corti superiori sostengono regolarmente i verdetti originari in Cina su questioni di sicurezza nazionale, su  tentativi di ” dividere il paese” o altre questioni politiche,  in modo particolare inTibet.

Dato che il dominio del PCC quasi sempre vince lo stato di diritto in Cina, sotto il principio guida della stabilità nazionale, la legge spesso sembra poco più di una sorta di carta da parati o decorazione che può essere tolta o cambiata a discrezione del governo cinese.

Questo è particolarmente vero nei confronti dei tibetani.

Nel caso di Tashi, non c’erano motivi legali per il suo arresto, per il procedimento giudiziario e la condanna, l’accusa contro di lui non poteva essere sostenuta in un tribunale reale e funzionante.

Nelle cosiddette prove presentate contro di lui da entrambe le corti non c’era nulla  che potesse essere imputato al giudicato, anzi erano ridicole. Il processo si è basato su un documentario trasmesso dal  Times in cui si vede Tashi che accusava il governo locale di non proteggere e promuovere la cultura tibetana.

È stato trasmesso online, il che significa che era visibile da chiunque nel mondo con una connessione Internet. Tutti, ad eccezione fatta di coloro i quali vivono in alcuni paesi, inclusa la Cina continentale. Pechino lo ha immediatamente bloccato.

 I cinesi più esperti, soprattutto nelle grandi città, possono ancora aggirare la censura nella maggior parte dei casi utilizzando una rete privata virtuale.

Per chiunque non fosse interessato a proteggere il potere del partito in Cina, il documentario non mostrava nulla per giustificare l’accusa imputata e quello che stava affrontando. Ma questa è la Cina e se il governo vuole trovare da  perseguitare qualcuno, soprattutto in Tibet, non ha bisogno di preoccuparsi di trovare un pretesto adatto.

 I suoi avvocati hanno notato che la sua condanna è “una violazione del diritto del popolo di godere della libertà di parola, di espressione e del diritto dei media di vigilare e riferire su questioni di diritto. Tashi Wangchuk è solo un giovane tibetano che ha espresso la sua semplice preoccupazione per la cultura e lingua tibetana. Abbiamo implorato la corte superiore di ridurre la pesante pena … per salvaguardare i diritti fondamentali dei cittadini e la dignità della legge. Queste suppliche sono cadute nel vuoto, tuttavia,  il tribunale popolare del Qinghai si è espresso in maniera pungente.

La corte ha stabilito che dalla analisi del video , Tashi Wangchuk,  ha commesso atti punibili  per il reato di incitamento al separatismo.”

Come tale, la corte ha detto che non aveva altra scelta che respingere l’appello e sostenere il giudizio originale. Ha sottolineato che questa sentenza era definitiva e non poteva essere contestata in nessun altro tribunale in futuro.

Alcuni analisti di questioni relative ai diritti umani in Tibet e in generale della legge cinese hanno sottolineato che, in molti casi che riguardano questioni politiche in Tibet, la corte inferiore chiede consiglio alla corte d’appello prima di pronunciare il suo verdetto. Questa è una chiara violazione dello stato di diritto e ridicolizza l’intero concetto di appello a una decisione ingiusta.

Ancora più eclatante è il modo in cui un tale sistema riconfigura il ruolo degli avvocati cinesi. Non sono i guardiani della legge ma piuttosto “testimoni del processo legale”.

Come ha notato Ling Qilei, uno degli avvocati della difesa di Tashi, una delle grandi umiliazioni per coloro che fanno parte dei meccanismi legali della Cina è che sono solo ingranaggi di una  una macchina con quasi nessun potere di combattere contro una decisione talmente moralmente sbagliata.

Non c’è altro modo: siamo solo testimoni del processo legale”

Traduzione a cura della Laogai Research Foundation Fonte: UNPO, 28/09/2018 http://unpo.org/article/21120, https://www.laogai.it/tibet-il-caso-dell-attivista-difensore-della-lingua-tibetana-in-carcere-rivela-le-carenze-del-sistema-legale-cinese-video/


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