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Sua Santità il Dalai Lama: Guida allo stile di vita del Bodhisattva 1° giorno
Dicembre 4th, 2018 by admin

Sua Santità il Dalai Lama in visita al sito archeologico e ai resti dell’antico stupa di Sankisa, India, il 3 dicembre 2018. Foto di Lobsang Tsering

3 dicembre 2018. Sankisa, India – Sua Santità il Dalai Lama si è recato questa mattina in visita al sito archeologico di Sankisa dove ha recitato alcune brevi preghiere presso quelli che si ritengono i resti dell’antico stupa. Raggiunta la sede della Youth Buddhist Society of India (YBSI) ha inaugurato una mostra di dipinti su temi buddhisti, poi ha scoperto la prima pietra di una clinica e di una scuola che saranno costruite ed ha espresso il suo apprezzamento per il loro lavoro svolto da diversi volontari medici che gli sono stati presentati. Infine, ha reso omaggio all’immagine del Buddha.

Arrivato alla sede degli insegnamenti, Sua Santità ha ricevuto il tradizionale benvenuto tibetano da un gruppo dell’Istituto Tibetano per le Arti dello Spettacolo. Erano presenti anche alcuno artisti provenienti dal Tibet e dall’Arunachal Pradesh, con cui ha poi posato per delle fotografie ricordo.

Accolto sul palco all’interno di un enorme tendone dal presidente del YBSI, Suresh Chandra Baudhhh, Sua Santità ha acceso la lampada votiva e ha reso omaggio a una statua del Buddha prima di prendere posto. Un gruppo di bambini del posto, in uniforme scolastica, ha sfilato sul palco e si è inginocchiato per recitare il Mangala Sutta in lingua Pali.

“Innanzi tutto, devo ringraziare questi studenti per la loro recitazione precisa”, ha detto rivolgendosi ad una folla di circa 15.000 persone. “Voi appartenete alla generazione del XXI secolo, mentre molti di noi appartengono al XX. Nel passato recente c’è stata troppa violenza, tante vite sono state sacrificate. Se la loro perdita avesse contribuito alla creazione di un mondo migliore, avrebbe potuto essere giustificata. Ma non è andata così”.

“All’inizio del  XXI secolo la violenza ancora persiste perché troppe persone continuano a credere che la soluzione ai problemi stia nell’uso della forza. Questo modo di pensare è ormai obsoleto. È chiaro che la lunga tradizione indiana di ahimsa, o non violenza, è oggi più che mai attuale e che questi giovani studenti rappresentano la nostra speranza per un futuro migliore”.

“Oggi, in questo luogo sacro, mi è stato chiesto di spiegare il Dharma. Gli organizzatori hanno lavorato alacremente per rendere possibile questo evento e vorrei ringraziarli”.

“Recentemente, ogni volta che incontro dei monaci, delle monache o persone religiose faccio sempre una domanda. Oggi giorno, in un’epoca in cui c’è un grande sviluppo tecnologico e materiale, abbiamo ancora bisogno della religione? Nei paesi più avanzati, dove c’è stato il progesso materiale più veloce, le persone continuano ad essere mentalmente molto confuse e ad affrontare crisi emotive che facilmente sfociano nella violenza. L’industria delle armi prospera e la loro vendita aumenta il rischio di conseguenze devastanti”.

“Gli scienziati sostengono, sulla base della risposta dei neonati a diversi stimoli, che la natura umana è fondamentalmente compassionevole. Ha perfettamente senso, dato che  ciascuno di noi è nato da una madre che ci ha accudito con amore e affetto. Senza le sue cure saremmo morti. E’ facile capire che più siamo gentili e affettuosi verso gli altri, più siamo in pace con noi stessi e più pacifica è l’atmosfera in cui viviamo e lavoriamo”.

“Rabbia, ansia e gelosia rovinano il nostro benessere. Abbiamo bisogno di calma e affetto, ma se li cercassimo al mercato o in un centro commerciale la gente ci prenderebbe per matti. Le religioni si occupano degli esseri umani e dell’attività umana. Tutte insegnano il valore dell’amore e della compassione, supportate da diversi punti di vista filosofici”.

“Le tradizioni teistiche credono in un dio creatore, pieno di amore e saggezza, di cui tutti siamo figli e questo rende facile considerare i nostri simili come fratelli e sorelle. Il nostro scopo è quello di vivere in armonia, con compassione e affetto gli uni verso gli altri. Le tradizioni non teistiche non fanno riferimento a un creatore e ritengono che ciò che accade è completamente nelle nostre mani. Finché proviamo amore e compassione, la nostra mente è in pace, pace che perdiamo quando siamo sopraffatti dalla rabbia”.

Sua Santità ha parlato dell’inutilità di cercare soddisfazione solo nelle esperienze sensoriali, trascurando il ruolo che la coscienza mentale ricopre nella pace della mente. Per centinaia di anni, ha aggiunto, non solo l’India ha coltivato ahimsa, ma ha adottato una posizione laica e rispettosa per tutte le tradizioni religiose, senza pregiudizi e tenendo in considerazione anche le opinioni di coloro che non hanno alcun interesse per la religione. Questo approccio è particolarmente rilevante se consideriamo che ci sono popoli che si combattono e si uccidono a vicenda in nome della fede. Il Dalai Lama ha poi ricordato il suo impegno sia nell’aiutare le persone a trovare la pace della mente, sia per favorire l’armonia interreligiosa.

Riprendendo la “Guida allo stile di vita del Bodhisattva”, Sua Santità ha detto:

“Naturalmente, sono buddhista e ho studiato a lungo la filosofia e la psicologia buddhista, ma credo sia possibile apprezzarne i concetti e le istruzioni anche da un punto di vista puramente accademico. Questo testo può essere molto utile a chiunque. Come esseri senzienti cadiamo facilmente preda del desiderio, dell’odio e dell’ignoranza. E quando questi veleni hanno la meglio sulla nostra intelligenza può essere davvero un problema. Come ho detto prima, la nostra intelligenza produce armi che hanno il solo scopo di annientare altri esseri umani. A seconda della nostra motivazione, siamo capaci di creare felicità o desolazione”.

“Il capitolo 6 di questo testo è dedicato alla pazienza, mentre l’ottavo descrive il metodo per  sviluppare l’altruismo. Purtroppo non abbiamo abbastanza tempo per esaminare l’intero libro, ma posso darvi un resoconto succinto di ciò che dice”.

“Il capitolo 9 riguarda la saggezza e inizia con la seguente frase: “Il Saggio ha esposto tutti questi rami [degli insegnamenti] per amore della saggezza. Pertanto, coloro che desiderano pacificare la sofferenza dovrebbero generare la saggezza”. I Buddha non lavano via le azioni negative con l’acqua, non eliminano le sofferenze degli esseri con le loro mani, né trasferiscono la propria realizzazione negli altri. È attraverso l’insegnamento della verità che aiutano gli esseri a trovare la libertà”.

“Fin dall’inizio i Buddha hanno l’intenzione di superare la sofferenza e insegnano, sulla base della propria esperienza, che la sofferenza della sofferenza, la sofferenza del cambiamento e la sofferenza pervasiva dell’esistenza condizionata sorgono tutte dalle emozioni distruttive che, a loro volta, sono radicate nell’ignoranza – ovvero su una visione errata della  realtà – il cui antidoto è la saggezza che comprende la vacuità”.

Sua Santità ha spiegato che i tre addestramenti alla moralità, alla concentrazione univoca e alla visione profonda convergono nella saggezza. Nell’antica India, ha aggiunto, tutti concordavano sul fatto che i piaceri del regno del desiderio alla fine si traducono sempre in insoddisfazione, ma che per alcuni la soluzione era quella di cercare la pace nei regni superiori dell’assorbimento meditativo. Il Buddha si è invece concentrato sul confutare l’idea di un sé unico, permanente, indipendente. L’assenza del sé che ha insegnato è un antidoto non solo alle afflizioni mentali, ma anche alle loro impronte residue, le oscurazioni alla conoscenza. Perché sia efficace deve però essere combinato con il risveglio della mente di bodhicitta.

Sua Santità ha citato Nagarjuna, ricordando che ciò che il Buddha ha insegnato si basa sulle due verità, quella convenzionale e quella ultima e che il Buddha fu riluttante ad insegnare ciò che aveva realizzato dopo la sua illuminazione, perché nessuno lo avrebbe capito.

“Profondo e pacifico, libero da elaborazioni, chiara luce non composta.
Ho trovato un Dharma simile a un nettare.
Eppure, se lo insegnassi, nessuno lo capirebbe,
Quindi rimarrò in silenzio qui nella foresta”.

“Profondo e pacifico si riferiscono alla vera cessazione che è al centro del primo giro della ruota del Dharma. Libero da elaborazioni allude a ciò che ha insegnato nel secondo giro della ruota e “chiara luce non composta” riguarda il terzo giro della ruota. Nel primo giro ha esposto le Quattro Nobili Verità, nel secondo ha rivelato la perfezione della saggezza ovvero che le cose e i fenomeni non hanno un’esistenza intrinseca e indipendente”.

“Durante il terzo giro della ruota, il Buddha ha spiegato che le cose non hanno un’esistenza indipendente a causa delle loro tre nature: la loro natura designata implica che non hanno esistenza intrinseca; la loro natura dipendente dimostra che non si creano da sé e la loro natura perfetta indica che non hanno un’esistenza ultima e indipendente. Nel ‘Tathagata-garbha Sutra’ il Tathagata ha descritto la natura di Buddha, riferendosi alla chiara luce oggettiva come natura della mente e alla chiara luce soggettiva come natura di Buddha”.

“Nel corso del primo giro della ruota, il Buddha ha spiegato la natura, la funzione e il risultato di ciascuna delle Quattro Nobili Verità. Ha chiarito che la sofferenza è indesiderata, ma che ha cause e condizioni precise. La cessazione è insegnata sulla base di una visione della vacuità che si oppone all’ignoranza di aggrapparsi all’esistenza intrinseca”.

Sua Santità ha osservato che così come il “Sublime Continuum” di Maitreya afferma che l’apparenza non è realtà, oggi i fisici quantistici sostengono che nulla ha un’esistenza oggettiva perché le cose dipendono dall’osservatore. Tuttavia non hanno ancora messo in discussione l’esistenza oggettiva di quest’ultimo.

Sua Santità ha chiarito che la vacuità è stabilita su una base. Il “Sutra del cuore” afferma: “La forma è vacuità; la vacuità è forma”. E prosegue: “Anche le sensazioni, la discriminazione, i fattori compositivi e la coscienza sono vacuità”. Sua Santità ha sottolineato che è necessario capire a che cosa si afferra l’ignoranza e che si tratta di una visione errata. Questo nel contesto delle azioni di un Bodhisattva, le sei perfezioni.

Infine, Sua Santità ha sottolineato che, grazie all’uso della ragione e della logica, la tradizione del Nalanda introdotta in Tibet da Shantarakshita ha un approccio autenticamente scientifico e ha invitato i seguaci del Buddha ad essere buddhisti del XXI secolo, attraverso la comprensione di ciò che il Buddha ha insegnato e quindi che cosa significhi prendere rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha.

Il Dalai Lama riprenderà gli insegnamenti sulla ‘Guida allo stile di vita del Bodhisattva’ domani mattina.

http://it.dalailama.com/news/2018/guida-allo-stile-di-vita-del-bodhisattva-prima-giornata


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