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Le trentasette pratiche del Bodhisattva, 1° giorno
Dicembre 26th, 2018 by admin

Sua Santità il Dalai Lama il primo giorno dei suoi insegnamenti a Bodhgaya, India, il 24 dicembre 2018. Foto di Lobsang Tsering

24 dicembre 2018, Bodhgaya, India – Questa mattina, lasciati i suoi alloggi nel monastero di Gaden Phelgyeling, Sua Santità il Dalai Lama ha visitato il tempio, reso omaggio alle immagini dell’illuminazione e consacrato più di 200 nuove statue del Buddha. Poi ha raggiunto a piedi il padiglione del Kalachakra, salutando la folla lungo la strada. All’interno del Kalachakra Ground quasi quindici mila persone lo stavano aspettando, tra cui più di settemila monaci, oltre milleduecento monache, più di mille cinquecento Geshe e abati, quindici Geshema e oltre mille seicento visitatori provenienti da una settantina di paesi diversi. Una volta che Sua Santità ha preso posto sul trono, un gruppo di monaci Theravada ha recitato il ‘Mangala Sutta’ http://www.sangye.it/altro/?p=1868 in lingua Pali, seguito da un gruppo di studentesse della locale scuola Maitreya, che ha cantato il “Sutra del cuore” http://www.sangye.it/altro/?p=6098 in sanscrito, e poi da un altro gruppo che l’ha cantato in cinese.

“Siamo riuniti in questo luogo straordinario di Bodhgaya, proprio dove il Buddha ha raggiunto l’illuminazione” ha detto Sua Santità “ma essere qui non significa pregare o impegnarsi in attività rituali. I Buddha non lavano via con l’acqua le azioni negative, non rimuovono le sofferenze degli esseri con le loro mani, né possono trasferire le proprie realizzazioni negli altri. È attraverso l’insegnamento della verità che aiutano gli esseri a trovare la libertà. Questa è una caratteristica unica della dottrina del Buddha, quindi dobbiamo prestare attenzione a ciò che ha insegnato”.

“Altre tradizioni religiose credono in un creatore, il che crea delle complicazioni filosofiche, ma il loro messaggio di amore e compassione è comunque giusto. Insegnando per esperienza personale, il Buddha ci ha consigliato di coltivare mezzi abili e saggezza”.

“Quanto trasmesso dalla Tradizione Pali rappresenta la base fondamentale degli insegnamenti del Buddha. Nel primo giro della ruota del Dharma il Buddha ha spiegato le Quattro Nobili Verità http://www.sangye.it/altro/?p=3785. Nel secondo giro della ruota, la sua esposizione degli insegnamenti sulla Perfezione della Saggezza non è stata data a esseri ordinari, ma da bodhisattva come Manjushri, Vajrapani e Samantabhadra”.

“La prima coppia causale delle Quattro Nobili Verità affronta il tema della sofferenza, l’origine dell’esistenza ciclica e la sua causa. Per superare questo stato, il Buddha ha insegnato la verità della cessazione e il sentiero per la cessazione. Nell’elaborare le Quattro Nobili Verità, il Buddha ha spiegato le loro sedici caratteristiche. La verità della sofferenza, ad esempio, può essere intesa come impermanenza, della natura della sofferenza, vuota e priva di sé. Le caratteristiche della verità della causa della sofferenza sono le cause, l’origine, la produzione e le condizioni”.

“La causa ultima della sofferenza è l’ignoranza. Quando si applica il suo antidoto, la saggezza, le afflizioni mentali vengono superate e si raggiunge la cessazione, la liberazione definitiva. Questo è ciò che comporta il sentiero. È anche importante riconoscere la natura della mente e le transitorietà delle emozioni distruttive. La sofferenza ha le sue radici nell’ignoranza della realtà e poiché non ha basi solide può essere superata. Quando si comprende la vera natura della mente, che è chiarezza e consapevolezza, si comprende anche che le afflizioni mentali sono temporanee”. “Avendo menzionato la vacuità nel primo giro della ruota, il Buddha ha sviluppato questo concetto nel secondo giro, quando ha spiegato la perfezione della saggezza. Poi, per coloro che non riuscivano a comprenderlo, ha compiuto un terzo giro della ruota, come riportato nel “Sutra che disvela il pensiero”. Allo stesso tempo, ha rivelato la chiarezza e la consapevolezza della mente, la chiara luce soggettiva, mentre la perfezione della saggezza si occupa della chiara luce oggettiva. La mente della chiara luce soggettiva è la base per la pratica del tantra”.

“Il Buddha Shakyamuni ha insegnato secondo la sua esperienza: da quando era un essere ordinario fino a diventare, grazie al suo addestramento sul sentiero, un bodhisattva. Anche noi possiamo trasformare la nostra mente indisciplinate e raggiungere lo stato di Buddha”.

Sua Santità ha chiesto se lo sviluppo materiale e tecnologico è sinonimo di un mondo felice. Ha fatto notare che anche nei paesi altamente sviluppati le persone sono infelici perché non sanno come controllare o disciplinare la propria mente. In noi ci sono rabbia e odio e le religioni insegnano a contrastarli – attraverso la compassione e l’amorevole gentilezza – ma i credenti non vi prestano sufficiente attenzione. Le tradizioni indiane consigliano anche l’ahimsa, o non violenza. Le tradizioni teiste, che parlano di un Dio creatore la cui natura è amore infinito, insegnano ai propri seguaci di vedere se stessi e i propri simili come suoi figli. I seguaci delle tradizioni non teistiche, che si basano sulla legge di causalità, come alcuni dei Samkhya, i Jainisti e i Buddhisti, postulano che quando si fa del bene agli altri si produce felicità e quando si fa del male si provoca sofferenza. Che seguiamo una religione o meno, come esseri umani abbiamo tutti bisogno di compassione. Una madre ci ha dato alla luce e la nostra prima esperienza è il suo amore e il suo affetto.

L’amore è il desiderio che gli altri siano felici; la compassione è il desiderio che siano liberi dalla sofferenza. Se si coltivano amore e compassione, ha aggiunto Sua Santità, ci si assicurano felicità, buona salute e tranquillità.

“L’insegnamento di oggi è sulle “Trentasette Pratiche del Bodhisattva” http://www.sangye.it/altro/?p=134 e rappresenterà una pratica preliminare per l’iniziazione di Vajrabhairava e per il ciclo di insegnamenti riguardanti Manjushri. L’impegno dell’iniziazione di Vajrabhairava è coltivare quotidianamente la mente risveglio di bodhicitta e la visione della vacuità. Per il ciclo di Manjushri è recitare un giro di “mala” di “Mig-tse-mas”. “Il fondamento del buddhismo è la disciplina monastica. I tibetani seguono la tradizione Mulasarvastivadin, come descritto nel ‘Pratimoksha Sutra’, il ‘Sutra della liberazione individuale’ trasmesso in sanscrito. I monaci in Thailandia, e altrove nel sud-est asiatico, seguono la tradizione Theravada, in cui il “Patimokkkha Sutta” è conservato in lingua Pali. Le differenze nelle due regole sono minime”.

“Anche se a volte il Buddha si è riferito al un sé come a qualcuno che trasporta un carico, in relazione agli aggregati psico-fisici, la combinazione mente-corpo, nel secondo giro della ruota ha chiarito che nulla ha un’esistenza indipendente. La Tradizione del Nalanda incoraggia l’analisi della parola del Buddha attraverso la ragione”.

“In Tibet, nel VII secolo, il re Songtsen Gampo aveva stretti rapporti con la Cina. Sposò una principessa cinese che portò in Tibet un’importante statua del Buddha. Tuttavia, quando decise perfezionare l’alfabeto e la scrittura tibetani, scelse di basarsi sulla scrittura indiana Devanagari. Allo stesso modo, nel secolo successivo, quando Trisong Detsen volle saperne di più sul buddhismo, invitò in Tibet dall’India il maestro del Nalanda Shantarakshita, che instaurò il buddhismo pur incontrando alcuni ostacoli. Per questa ragione venne invitato il Guru Padmasambhava http://www.sangye.it/altro/?cat=100. È così che i tibetani divennero i custodi della tradizione del Nalanda”.

Sua Santità ha raccontato di aver ricevuto la trasmissione delle “Le trentasette pratiche del Bodhisattva” da Khunu Lama Rinpoche, Tenzin Gyaltsen http://www.sangye.it/altro/?p=6403. Ha paragonato la strofa nel verso dell’omaggio – che dice di considerare tutti i fenomeni privi di andare e venire –  a versi all’inizio della ‘Saggezza Fondamentale della Via di Mezzo’ http://www.sangye.it/altro/?p=9194 di Nagarjuna.

Il riferimento nel primo verso alla rarità della preziosa rinascita umana ha indotto Sua Santità a ricordare che ci sono due obiettivi: la rinascita superiore e la liberazione. Ha citato sedici cause di rinascita superiore elencate nella “Preziosa Ghirlanda” http://www.sangye.it/altro/?p=2788 di Nagarjuna. Si tratta di tredici attività da evitare: le dieci azioni non virtuose di uccidere, rubare e commettere adulterio; parlare in modo menzognero, divisivo e futile; la brama, la malevolenza e le visioni errate. Le altre tre attività da tenere sotto controllo: il consumo di alcolici, i mezzi di sussistenza inappropriati e fare del male. Infine ci sono tre attività da adottare: essere rispettosi, onorare chi è degno di essere onorato e amare.

Anche Aryadeva http://www.sangye.it/altro/?cat=72 consiglia:

Per prima cosa non commettete ciò che non è virtuoso,
poi rinunciate a [qualsiasi concezioni di un] sé.
Infine evitate che sorga qualsiasi punto di vista.
E’ saggio chi si comporta in questo modo.

La realizzazione della vacuità permette di superare non solo le afflizioni mentali, ma anche le oscurazioni cognitive. La conseguenza è la liberazione.

Sua Santità ha poi attirato l’attenzione sulla prima e successiva diffusione degli insegnamenti del Buddha in Tibet. Durante la prima, nell’VIII secolo, Shantarakshita insegnò e incoraggiò la traduzione della letteratura buddhista. Il suo allievo Kamalashila giunse in Tibet e compose i tre volumi degli “Stadi della Meditazione” http://www.sangye.it/altro/?p=1698. Dopo Lang Darma, l’insegnamento si indebolì. Per sessant’anni nel Tibet centrale vi furono ben pochi monaci, anche se il loro lignaggio di ordinazione successivamente fu ripristinato. Nell’XI secolo, nell’ambito della successiva diffusione del buddhismo, Atisha http://www.sangye.it/altro/?cat=96 giunse in Tibet e compose la ‘Lampada sul il Sentiero’ http://www.sangye.it/altro/?p=81 che presenta gli stadi del sentiero in base a tre diversi tipi di praticante.

La prima strofa delle “Trentasette pratiche” mette in evidenza le speciali qualità della rinascita umana, come l’intelligenza che permette di pensare in modo critico. Il motivo per abbandonare la propria casa, accennato nella seconda strofa, è spiegato nella terza: è necessaria la solitudine per poter riflettere e meditare. Dopo aver compreso le Due Verità – convenzionale e ultima – le Quattro Nobili Verità permettono di capire ciò che il Buddha ha insegnato, il suo ruolo e quello del Sangha.

La quarta strofa menziona l’impermanenza in termini di coscienza, l’ospite, che lascia il corpo. La coscienza è ciò che migra di vita in vita. Sua Santità ha sottolineato che gli scienziati stanno cominciando a riconoscere che la coscienza non dipende semplicemente dal cervello, ma che ha un impatto su di esso. Poiché le nostre particelle fisiche possono essere ricondotte a quelle del tempo del Big Bang, la coscienza, preceduta da un continuum di coscienza simile, continua dalle vite passate a quelle future. La quinta strofa raccomanda di evitare i cattivi amici, mentre la sesta  consiglia di devozione per il guru, dopo averne esaminato le qualità e riflettuto sui vantaggi di affidarsi a lui, così come sugli svantaggi del non farlo. Una volta ricevute le istruzioni del guru, vanno messe in pratica. Sua Santità ha terminato dicendo che la sesta strofa completava l’insegnamento relativo ad una persona di capacità limitata. Con questo ha concluso la spiegazione odierna che riprenderà domani. http://it.dalailama.com/news/2018/le-trentasette-pratiche-del-bodhisattva-primo-giornohttps://www.youtube.com/watch?v=o2Gx12Kd_ds


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