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Sua Santità il Dalai Lama inaugura il 550° anniversario di Guru Nanak all’Università di Chandigarh
Ottobre 19th, 2019 by admin

Sua Santità il Dalai Lama durante il suo discorso alla Chandigarh University di Chandigarh, India, il 15 ottobre 2019. Foto di Tenzin Choejor

15 ottobre 2019, Chandigarh, India – Quando Sua Santità il Dalai Lama è arrivato questa mattina alla Chandigarh University  è stato ricevuto da un comitato di benvenuto che includeva il Cancelliere e il Vice Cancelliere. Gli studenti tibetani hanno offerto il tradizionale benvenuto ‘chema changpu’, a cui è seguito un tradizionale benvenuto indiano. Nell’auditorium era atteso da più di 4000 persone. Sul palco, dopo aver salutato i presenti, Sua Santità ha partecipato all’accensione di una lampada per aprire la sessione in modo propizio. Il Vice Cancelliere, RS Bawa, ha presentato Sua Santità al pubblico descrivendolo come un leader spirituale globale, che parla del nostro cervello come di un tempio e che insegna che avere buon cuore è la vera fonte della felicità.

Sua Santità si è rivolto al pubblico dal suo posto sul palco, salutando tutti come fratelli e sorelle. Ha detto che è così che inizia regolarmente i suoi discorsi perché ritiene che, poiché tutti i 7 miliardi di esseri umani oggi vivi su questo pianeta sono mentalmente, fisicamente ed emotivamente uguali, è come se fossero fratelli e sorelle della medesima famiglia.

“Tutti noi vogliamo vivere una vita felice”, ha continuato, “e tutti abbiamo diritto a una vita felice. Gli scienziati hanno dimostrato che come animali sociali, dotati di un senso di comunità, ci rende per natura degli esseri compassionevoli. Come esseri umani abbiamo bisogno di appartenenza per sopravvivere”.

“Tutte le grandi religioni affermano che le relazioni umane sono basate sulla compassione e sull’amorevole gentilezza e quindi promuovono un messaggio comune. Da un punto di vista filosofico possiamo trovare delle differenze di approccio, ma tutte insegnano dei metodi per coltivare questi valori”.

“Appena nati, sopravviviamo grazie alla gentilezza di nostra madre. Qualunque sia la nostra professione o status sociale da adulti, la vita di ciascuno di noi inizia in questo modo e continuiamo a sopravvivere grazie al sostegno degli altri. Ecco perché dovremmo prestare maggiore attenzione a i valori umani fondamentali dell’amore e della compassione”.

“Purtroppo, l’educazione moderna fissa obiettivi esclusivamente materiali e investe pochissimo tempo sui valori umani. L’educazione contemporanea, almeno in India, è stata introdotta dall’Occidente, dove manca una formazione che permetta di affrontare le emozioni distruttive. L’India da sempre ha familiarità con ‘ahimsa’ – non violenza  – e ‘karuna’ – compassione. Se si è sinceramente preoccupati per il benessere degli altri, come è possibile far loro del male? Pertanto, ‘ahimsa’ è la condotta appropriata e ‘karuna’ la motivazione appropriata. Il Buddha è stato uno dei tanti che ha adottato questi valori”.

“Il Buddha abbandonò la sua vita principesca, praticò la meditazione in luoghi remoti e isolati e raggiunse l’illuminazione. La realtà che scoprì era così diversa da quella che era comunemente accettata all’epoca che esitò ad insegnare, ma alla fine lo fece. Per noi in Tibet, l’India è la patria di persone con la comprensione più profonda”.

“Nel mondo contemporaneo, nonostante l’ampio sviluppo materiale, troppe persone mancano di pace interiore. Un modo per contrastare la rabbia, la gelosia e la competitività è coltivare la non violenza e la compassione verso gli altri. Questo è il motivo per cui ritengo che queste antiche tradizioni indiane continuino ad essere rilevanti. Saper affrontare le nostre emozioni in modo intelligente sarà sempre rilevante. Possiamo imparare ad affrontare la rabbia e raggiungere la pace interiore  adottando le scoperte tramandate da antiche fonti indiane in modo oggettivo e secolare”.

“La tradizione del Nalanda è stata introdotta in Tibet da un grande maestro indiano, Shantarakshita, nell’VIII secolo. Noi tibetani abbiamo mantenuto viva questa tradizione da allora, compresa la sua enfasi sull’uso della logica e della razionalità e la sua sistematica comprensione del funzionamento della mente e delle emozioni. Come semplice essere umano, tibetano e buddhista, io stesso mi considero uno studente di questa tradizione. Impariamo a memoria i testi fondamentali, studiamo i classici commentari indiani e tibetani e, sulla base della logica e del ragionamento, discutiamo di ciò che abbiamo imparato l’uno con l’altro. Questo affina la mente e produce una comprensione profonda.

“Dopo essere entrato in esilio e aver visitato l’Europa, l’America e l’ex Unione Sovietica, mi sono reso conto che le conoscenze che abbiamo preservato sono oggi rilevanti e necessarie per il mondo intero. Sebbene questa tradizione abbia avuto origine in India, gli indiani moderni tendono a trascurarla, ma l’educazione moderna di per sé non è adeguata a portare la pace della mente. Credo tuttavia che l’India abbia il potenziale per combinarla con l’antica comprensione della mente e delle emozioni”.

“Il Guru Nanak, di cui state celebrando il 550° anniversario, celebra la compassione, ‘ahimsa’ e l’armonia religiosa. Pur essendo indù, Guru Nanak fece un pellegrinaggio alla Mecca per sottolineare l’importanza dell’armonia interreligiosa e del rispetto reciproco”.

“Ho notato che nella comunità sikh non ci sono mendicanti perché voi non siete solo persone che lavorano sodo, ma anche generosi nel sostenervi a vicenda. Queste sono buone qualità da cui tutti possiamo imparare”.

“Ho trascorso la maggior parte della mia vita in India, dove sono l’ospite più anziano del governo indiano. Credo che l’India possa dare un contributo significativo al benessere mondiale. Ovunque io vada, parlo della necessità di un’etica laica, perché, che siano religiosi o meno, tutti hanno bisogno di tranquillità. E su questa base mi considero un messaggero del pensiero indiano antico”.

Sua Santità ha poi parlato del suo interesse per la scienza e delle conversazioni che ha avuto con gli scienziati in più di 40 anni su cosmologia, neurobiologia, psicologia e fisica, in particolare sulla fisica quantistica. Là ove la fisica quantistica afferma che nulla esiste così come appare, nulla ha un’esistenza oggettiva, c’è una perfetta corrispondenza con quanto insegnato ed elaborato nell’Unversità del Nalanda.

Sua Santità ha detto che le emozioni distruttive come la rabbia e la paura sono radicate nell’ignoranza e negli atteggiamenti egocentrici. Se usiamo correttamente il nostro cervello e l’intelligenza, possiamo però raggiungere la pace interiore e diventare amici di tutti. Certo, è necessario perseguire in una certa misura l’interesse personale, ma bisogna imparare a farlo con saggezza, tenendo conto anche degli interessi altrui. Abbiamo bisogno della saggezza e della gentilezza di cui Guru Nanak è stato un fulgido esempio.

Il XXI secolo è ancora agli albori e se ci sforziamo di cambiare, avendo una visione chiara, è ancora possibile rendere questo secolo più pacifico e più compassionevole di quelli che lo hanno preceduto. Il ricorso alla forza per risolvere conflitti e disaccordi è un approccio ormai superato e il nostro obiettivo di più vasta portata dovrebbe essere la creazione di un mondo smilitarizzato. La guerra – ha aggiunto il Dalai Lama – appartiene ai sistemi feudali e non ha posto in un ordine democratico.

Sua Santità ha poi ricordato i suoi quattro impegni: come essere umano è determinato a promuovere i valori interiori quali fonte di felicità umana. Come monaco incoraggia l’armonia interreligiosa. Come tibetano si impegna a sottolineare la necessità di proteggere l’ambiente naturale del Tibet e a lavorare per preservare la lingua, la religione e la cultura del Tibet. Infine, si sente in dovere di dare il proprio contributo per far rivivere le antiche conoscenze indiane.

Ha poi detto di essere sempre felice di incontrare giovani brillanti come loro, persone che hanno il futuro nelle proprie mani, e li ha esortati a impegnarsi per realizzare un cambiamento positivo, per ridurre il divario tra ricchi e poveri, per sfidare il sistema delle caste come hanno fatto il Guru Nanak e il Buddha prima di loro. Nei nostri tempi democratici, ha sottolineato, siamo tutti uguali. La preghiera, ha aggiunto, è senza dubbio di beneficio a livello personale, ma a livello sociale agisce per portare un reale cambiamento.

“Quando ero in Tibet”, ha detto sua Santità per rispondere a una domanda del pubblico, “non avevo idea dell’importanza dell’ecologia. In esilio, è stata una sorpresa per me scoprire che non si poteva bere da qualsiasi fonte d’acqua, perché alcune sorgenti sono gravemente inquinate. Ricordo anche che mi fu stato detto che nel fiume che attraversa Stoccolma non c’erano più i pesci perché era troppo inquinato finché non è stato ripulito e i pesci lo hanno ripopolato. Analogamente, una volta scoperto il danno allo strato di ozono, sono state prese misure per porre fine alle sue cause e la situazione è andata via via migliorando”.

“Possiamo porre fine al nostro consumo di combustibili fossili e passare a fonti energetiche rinnovabili”, ha dichiarato Sua Santità. “Il riscaldamento globale è in aumento e se il nostro stile di vita contribuisce a ridurre la vita del pianeta dovremmo cambiarlo”.

L’Università di Chandigarh ha poi consegnato il Global Leadership Award a Sua Santità, una targa di ottone inciso con un ritratto di Guru Nanak e un ritratto di Sua Santità, realizzata da uno degli studenti.

Nelle sue parole di ringraziamento, Singh ha definito Sua Santità come una forza unificante per milioni di persone e lo ha ringraziato per aver onorato l’università con la sua presenza.

Prima di lasciare il palco, Sua Santità ha avuto alcune parole di incoraggiamento per gli studenti della regione himalayana, compreso il Tibet. Ha piantato un albero come ricordo della sua visita davanti al Blocco Accademico.

Dopo aver pranzato con il Cancelliere, il Vice Cancelliere e altri membri dell’università, Sua Santità è ha salutato la folla di studenti che lo attendevano nel campus per poi recarsi a Nangal, al confine con il Punjab, dove si è fermato per la notte in una guest house di cui era stato ospite per la prima volta nel 1956. Domani mattina tornerà a Dharamsala. http://it.dalailama.com/news/2019/550-anniversario-del-guru-nanak-alluniversit%C3%A0-di-chandigarh


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