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Simposio sulle 400 Stanze sulla Via di Mezzo di Aryadeva
Dicembre 18th, 2019 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: “La felicità si trova dentro di noi. L’essenza è sviluppare amore e compassione. Questo è tutto.”

17 dicembre 2019. Mundgod, Karnataka, India – Un pubblico di 15.000 monaci e monache e altri 9.500 ospiti e membri del pubblico questa mattina hanno riempito la Sala delle Assemblee di Drepung Loseling e si sono riversati nel cortile. Si erano riuniti per la sessione inaugurale di un simposio sui “400 Versi sulla Via di Mezzo” di Aryadeva http://www.sangye.it/altro/?p=10173. Una volta che Sua Santità il Dalai Lama è arrivato e si è seduto, Dhardo Tulku ha presentato l’evento, spiegando che il Drepung Loseling College aveva organizzato il simposio per celebrare tre eventi: il 600° anniversario della dipartita e dell’illuminazione di Jé Tsongkhapa http://www.sangye.it/altro/?p=942, il 600° anniversario dell’elevazione a detentore del Trono di Ganden, come primo Ganden Tripa, del suo allievo anziano Gyaltsap Dharma Rinchen, ed il 60° anniversario degli esami a Geshé Lharampa di Sua Santità.

Dhardo Tulku ha dichiarato che il Monastero Drepung Loseling è onorato di dare il benvenuto a Sua Santità come Ospite Primario, ed è molto lieto di dare il benvenuto al Ganden Tripa, Ganden Trisur, Sharpa e Jangtsé Chöjés, Drepung Tripa, l’Abate of Loseling, ed altri abati e tulku.

L’abate di Drepung Loseling, Ven Lobsang Samten, iniziò il suo discorso rendendo omaggio a Sua Santità il Dalai Lama, l’incarnazione della compassione, osservando che, dopo il 1959, grazie alla visione di Sua Santità ed alla sua gentilezza si ristabilirono le Cattedre tibetane d’Insegnamento. L’insegnamento di Sua Santità è stato la base per la conservazione della tradizione tibetana. Ha citato l’esempio di Sua Santità quando, nonostante si assumesse la responsabilità politica per il Tibet, ha continuato a proseguire i suoi studi. Successivamente, sollecitava monaci e monache tibetani a studiare e praticare ciò che avevano appreso.

Ha citato la strofa seguente ad estrema sintesi del percorso di Jé Tsongkhapa:

All’inizio ho cercato un apprendimento ampio e approfondito;

Nel mezzo, ho percepito tutti gli insegnamenti come istruzioni personali;

Infine, mi sono impegnato giorno e notte nella pratica meditativa;

Tutto ciò che l’ho dedicato al fiorire dell’insegnamento del Buddha.

L’abate ha affermato che tutti i relatori al simposio sono allievi di Loseling e che la partecipazione di Sua Santità è fonte di grande gioia ed ha quindi pregato per la lunga vita di Sua Santità, per l’adempimento dei suoi desideri e che tutti i presenti si affidassero alle cure di Chenrezig.

Il moderatore della sessione, Geshé Yeshi Thapkay, ha spiegato il protocollo. Ogni relatore avrebbe dieci minuti per consegnare i documenti e quindici minuti per rispondere alle possibili domande, che devono essere chiare e pertinenti.

Il primo presentatore, un Gheshé Lharampa, che ha discusso del primo capitolo http://www.sangye.it/altro/?p=5610 dei “400 Versi” di Aryadeva, che tratta dell’abbandono della fiducia nella permanenza, ha raccolto un riferimento dalla prima strofa: “veri conquistatori della morte”. Ha chiesto se ci sono Arhat e Bodhisattva liberi dalla morte, perché non siamo consapevoli di nessuno di loro? Ha aggiunto che si dice che il Buddha abbia sconfitto la morte, e tuttavia è morto all’età di 81 anni.

La seconda presentazione trattava i punti del secondo capitolo: “Abbandonare l’apprezzamento dei piaceri” http://www.sangye.it/altro/?p=5619. È iniziata con un’osservazione della prima strofa, “Sebbene il corpo sia visto come un nemico, tuttavia dovrebbe essere protetto”, spiegando che il corpo è visto come un nemico perché è della natura della sofferenza. Ciò è confermato dalla strofa finale del capitolo: “Pertanto, si dice che tutto ciò che è impermanente sia sofferenza”. Ha notato che è a causa del nostro malinteso del sé che vediamo il nostro corpo come un’entità permanente ed indipendente.

Il terzo capitolo http://www.sangye.it/altro/?p=5625, argomento della terza presentazione, intitolato “Abbandonare la Purezza“, è stato descritto come abbandonare le visioni distorte, i piaceri sensoriali ed i desideri. Si è sottolineato che il desiderio non è una qualità dell’oggetto, ma sorge nella mente. L’esempio è dato da una persona che sembra poco attraente per qualcuno ma che può sembrare attraente per qualcun altro. In connessione col desiderio, una strofa, apparentemente in riferimento al corpo di una donna, afferma:

Nessun mezzo purificherà

L’interno del corpo.

Gli sforzi che fai verso l’esterno

Non sono coerenti  con quelli verso l’interno.

A questo punto intervenne l’abate del Monastero di Loseling Ven Lobsang Samten, con l’intento di chiarire che i “400 Versi” furono composti in un’era diversa dall’attuale. La discussione sul corpo di una donna come un oggetto attraente aveva lo scopo di ridurre il desiderio, ma non di sminuire in alcun modo le donne.

Il quarto capitolo “Abbandonare l’orgogliohttp://www.sangye.it/altro/?p=5631 è l’argomento della quarta presentazione, che porta la discussione sulle interpretazioni del sé. Chandrakirti scrisse che gli aggregati psico-fisici sono identificati come base per il sé. Altre scuole affermano che il sé è la coscienza fondamentale o che è la coscienza. I consequenzialisti affermano che il sé è semplicemente designato sulla base degli aggregati e non è separato da essi. Al presentatore è stato chiesto di chiarire le opinioni non buddiste del sé.

Geshé Yeshi Thapkay ha così riassunto: “Sebbene non possiamo sapere cos’è l’immortalità, pensare alla morte ed all’impermanenza aiuta a superarne la paura. Quindi puoi continuare la tua vita senza rimpianti anche se devi morire oggi. Il Buddha insegnò sulla morte per liberarcene dalla paura.

Le cose contaminate sono della natura della sofferenza, quindi più cerchi piacere, più incontri insoddisfazione”.

“Per quanto riguarda il superamento dell’attaccamento al corpo delle donne, uno dei principali commenti ai “400 versi” afferma che questa meditazione dovrebbe essere chiaramente fatta anche in relazione al corpo degli uomini. I riferimenti alla pulizia del corpo derivano anche dal sistema delle caste. Le persone di casta superiore erano considerate pulite e pure, mentre le persone di casta inferiore erano considerate impure. Non esiste una base per tale distinzione.

Sua Santità ci ha consigliato di studiare i testi classici indiani e di non fare affidamento solo sui commentari tibetani. Vorrei esprimere il mio apprezzamento per gli sforzi fatti.”

A questo punto a Sua Santità è stato rispettosamente chiesto di condividere i suoi pensieri.

“Quindi, questo è un simposio sui “400 Versi “di Aryadeva. La principale fonte della scuola di pensiero della Via di Mezzo (Madhyamika) sono i Sutra della Perfezione della Saggezza, testi che insegnano esplicitamente sulla vacuità, indicando implicitamente la progressione sul sentiero.

“Lo scopo di studiare in questo caso non è di essere in grado di andare in America, ma di vedere quanti progressi possiamo fare sul sentiero rappresentato dal mantra del “Sutra del cuorehttp://www.sangye.it/altro/?p=6098. Quando Avalokiteshvara proclama: “Tadyata gaté gaté paragaté parasamgaté bodhi svaha” (“È così: procedi, procedi, procedi oltre, procedi completamente oltre, sii teso all’illuminazione”), sta dicendo ai seguaci di procedere attraverso i cinque percorsi.

Gaté gaté — procedi, procedi — indica i percorsi di accumulazione e preparazione e la prima esperienza di vacuità; paragaté — procedere oltre — indica il percorso della visione, la prima intuizione sulla vacuità ed il raggiungimento del primo terreno del bodhisattva; parasamgaté — procedere oltre oltre — indica il percorso della meditazione ed il raggiungimento dei successivi stadi del bodhisattva, mentre bodhi svaha — essere indirizzato verso l’illuminazione — indica che pone le basi della completa illuminazione.

“Anche se non siamo in grado di raggiungere l’onniscienza, non dovremmo rallentare nella nostra decisione di farlo. Il nostro obiettivo immediato è raggiungere il sentiero della visione e realizzare direttamente la vacuità.

Il testo “La Saggezza Fondamentale della Via di Mezzo” http://www.sangye.it/altro/?p=9194 (Mulamadhyamakakarika) di Nagarjuna http://www.sangye.it/altro/?p=10906 è davvero profondo. I “400 Versi” ed altri testi ne sono come dei complementi. Anche Buddhapalita e Bhavaviveka erano degli studiosi meravigliosi. Buddhapalita ha osservato: “Se le cose esistessero in sé e per sé: che bisogno ci sarebbe per sorgere in modo dipendente?”

Il testo “Le Parole Chiare” di Chandrakirti è una spiegazione parola per parola dellaSaggezza Fondamentale”. Quando lo studiamo, funziona in questo modo: possiamo vedere come possiamo superare le nostre idee sbagliate di vecchia data. Come ha osservato il 7° Dalai Lama:

Al bivio tra le varietà delle apparenze e delle sei coscienze

Emerge la confusione dei fenomeni, privi di basi, fondati sulla dualità,

Gli spettacoli illusori di un mago ingannatore sono lì.

Non pensando che siano veri, guarda alla loro entità di vacuità,

Non lasciare che la tua mente si allontani, piazzala sull’apparenza e sulla vacuità,

Rendi la tua attenzione inamovibile, mantienila nell’apparenza e nella vacuità.

“Shantideva ha osservato che non c’è nulla che non diventi più comprensibile con la familiarità. Possiamo raggiungere la saggezza realizzando la vacuità e familiarizzarci con essa. Contrariamente a questo, l’ignoranza non ha basi solide. È importante avere qualche esperienza di vacuità, non solo una comprensione di ciò che dicono le Scritture, ma esperienza. È una questione di convinzione.

Ogni mattina, concentrati sulla bodhicitta e sulla visione della vacuità. Ho visto come ciò possa influire e generare la trasformazione. È così possibile attraversare i percorsi del Sentiero della Visione. Quindi, lo scopo dei nostri studi è raggiungere l’illuminazione. Non dimenticare: studia, rifletti e medita.

La felicità si trova dentro. L’essenza è sviluppare amore e compassione. Questo è tutto grazie.”

Il pubblico applaude.

Durante le parole di ringraziamento, il portavoce del monastero ha nuovamente espresso gratitudine a Sua Santità per aver inaugurato il simposio, ringraziando non solo a tutti i presenti, ma anche tutti coloro che, col loro contributo hanno reso possibile l’incontro. Infine, ha espresso la speranza che in futuro si organizzino ulteriori conferenze di questo tipo. Il pubblico ha applaudito ancora una volta.

Traduzione del Dr. Luciano Villa, da http://www.sangye.it/dalailamanews/?p=13901 nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings a beneficio di tutti gli esseri senzienti.


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