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Sua Santità il Dalai Lama: Compassione, la risposta a un mondo in difficoltà
Luglio 31st, 2020 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: “Se il sistema educativo favorisse la pace interiore, la compassione e la non violenza, gli studenti imparerebbero a raggiungere la pace della mente. Questo è ciò che è necessario se vogliamo raggiungere l’obiettivo di un mondo veramente pacifico e demilitarizzato.”

29 luglio 2020. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Questa mattina Sua Santità il Dalai Lama è stato invitato a parlare con gli studenti della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Delhi; della Banaras Hindu University, Varanasi; della Guru Govind Singh Indraprastha University, Nuova Delhi; del National Institute of Technology, Yupia, Arunachal Pradesh e della Chapra Central School, Saran, Bihar.

Il Prof. Raman Mittal della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Delhi ha tenuto un breve discorso introduttivo di benvenuto in cui ha dichiarato che il mondo sta attraversando un periodo difficile, in cui tutti si sono ricordati della fragilità della vita. Costretti a guardarsi dentro, hanno cercato la guida di Sua Santità per quanto riguarda la compassione e la speranza.

“Quando ci troviamo di fronte a problemi e difficoltà”, ha risposto Sua Santità, “trovo utile affidarmi al maestro di Nalanda dell’VIII secolo Shantideva che così consigliava: “Analizzate il problema che vi si pone. Esaminate se può essere superato. Se si può, non c’è bisogno di preoccuparsi. Mettete in atto la soluzione. Se il problema non può essere superato, non servirà a nulla preoccuparsi.” Trovo che questa sia una valutazione molto realistica.

Se abbiamo solo una visione ristretta e miope, i nostri problemi possono sembrare enormi. Ma, se li guardiamo da una prospettiva più ampia, non ci sembreranno così scoraggianti.

I grandi maestri indiani nell’antichità suggerivano che le galassie hanno un inizio ed una fine. Qualunque cosa abbia una causa, logicamente deve giungere ad una conclusione. Il nostro sole ha avuto un inizio, quindi alla fine anch’esso giungerà ad una fine. In un tale contesto, i nostri problemi immediati diventano relativamente piccoli.

“Nei testi antichi si dice anche che l’universo può venir consumato dal fuoco, dall’acqua o dal vento. Le attuali indicazioni del riscaldamento globale suggeriscono che nella nostra epoca la fine sarà causata dal fuoco. Gli scienziati dicono che, a meno che non vengano apportati dei cambiamenti, il riscaldamento globale raggiungerà un punto in cui i laghi e i fiumi si prosciugheranno e quella che ora è una terra verde si trasformerà in deserto. In un contesto così ampio, i disaccordi tra gli esseri umani perdono di significato.

“Nel frattempo, le conseguenze di questa pandemia sono state molto tristi, ma dobbiamo affrontarle al meglio. La ricerca scientifica deve continuare a studiare come affrontarla. Credo che le tradizioni mediche autoctone possano offerire un utile contributo. Nell’VIII secolo, l’imperatore tibetano Trisong Detsen convocò una conferenza di praticanti di Ayurveda, della medicina tradizionale cinese, della medicina tibetana e di altre tradizioni per condividere le loro conoscenze. Una conferenza simile oggi con i medici allopatici potrebbe essere fruttuosa”.

Sua Santità ha osservato che qualunque siano i problemi che dobbiamo affrontare, è sempre meglio essere onesti e sinceri. Ha ribadito la sua convinzione che, se facciamo rivivere le antiche tradizioni indiane di ‘ahimsa’ e ‘karuna’, non violenza e compassione, l’umanità sarà più felice. Sua Santità si è dichiarato un discepolo di queste tradizioni, il cui scopo è quello di creare una società più compassionevole. Sia ‘ahimsa’ che ‘karuna’ sono nate dalle pratiche per coltivare la concentrazione e la saggezza. Queste sono comuni alle pratiche meditative di indù, Samkhya, giainisti e buddhisti. Coltivare la compassione contribuisce alla pace della mente.

Sua Santità ha sottolineato che, se per rimanere sani osserviamo i principi dell’igiene fisica, in aggiunta, dobbiamo coltivare anche l’igiene emotiva. Ciò comporta il riconoscimento di tutto il nostro sistema di emozioni, la cui comprensione, insieme al funzionamento della mente, è qualcosa di unico nell’antica conoscenza indiana. Sua Santità ha sottolineato che, sebbene le loro spiegazioni si trovino nei trattati spirituali, la loro conoscenza può essere applicata in modo oggettivo e laico.

“Spesso dico – ha continuato Sua Santità – che, poiché la comprensione della mente e delle emozioni fa parte dell’antica eredità indiana, l’India ha un’opportunità speciale di armonizzarla con l’educazione moderna”. Credo che per i fratelli e le sorelle de’India sia giunto il momento di prestare maggiore attenzione ai modi di affrontare le nostre emozioni e raggiungere una vera pace della mente”.

“All’interno del Buddhismo abbiamo le tradizioni pali e sanscrite. I maestri di Nalanda hanno seguito in gran parte la tradizione sanscrita, che enfatizza l’uso della ragione piuttosto che l’affidamento alla mera fede. Il Buddha esortò i suoi discepoli ad esaminare ciò che aveva insegnato come l’orafo verifica l’oro. Disse loro di indagare e sperimentare, di adottare un approccio scientifico. Questo è ciò che fecero Nagarjuna, Aryadeva, Chandrakirti, Dignaga e Dharmakirti, che erano praticanti e studiosi di Nalanda.

La letteratura buddhista, così come è stata tradotta in tibetano, principalmente dal sanscrito, consiste di 100 volumi di parole del Buddha e di più di 220 volumi di trattati esplicativi di successivi maestri. Questi sono i libri che studiamo.

“Nel XX secolo il Mahatma Gandhi fece rivivere l’ahimsa, la non violenza, e mostrò quanto potesse essere efficace in termini di lotta politica. L’arcivescovo Desmond Tutu, Nelson Mandela e Martin Luther King furono tutti profondamente mossi dal suo esempio. Qui ed ora, nel XXI secolo, quando troppi problemi ruotano attorno alle emozioni, sono convinto che l’India possa mostrare al mondo come affrontarli e raggiungere la pace della mente.

Ho trascorso più di 60 anni in India. Quando vi sono arrivato per la prima volta come rifugiato c’era motivo di essere tristi. La Cina e l’India sono le nazioni più popolose del mondo, ma, mentre la Cina ha affrontato ogni tipo di alti e bassi, l’India ha costantemente conservato la sua democrazia e lo stato di diritto. È un Paese in cui popoli diversi con la loro lingua e cultura appartengono tutti ad un’unica Unione indiana.

La Cina è tradizionalmente un paese buddhista e oggi si dice che vi siano 400 milioni di cinesi buddhisti. Pertanto, c’è una cultura comune tra Cina e India che potrebbe essere la base per lavorare insieme per raggiungere la pace nel mondo”.

Dico con orgoglio alla gente che sono un figlio dell’India ed una volta ad un giornalista me chiesto il perché. Gli risposi che la mia mente è piena di pensieri indiani e che il mio corpo per anni è stato nutrito dal riso indiano, dal o lenticchie e roti. Di fronte alle difficoltà, l’antica conoscenza indiana della mente e delle emozioni mi ha aiutato ad affrontare le avversità. Ovunque vada ed ogni volta che posso, ricordo alla gente l’importanza della non violenza e della compassione.

Oggi sono l’ospite di più lunga data del governo indiano. Da quando ho incontrato per la prima volta il presidente Rajendra Prasad e Pandit Nehru, il governo ed il popolo indiano si sono presi cura della comunità tibetana, me compreso. Ora, per ripagare la vostra gentilezza, sono determinato a far rivivere l’antica conoscenza indiana in un modo laico ed adatto ai tempi moderni. Finora il pubblico indiano ha risposto positivamente. Tuttavia, una persona come me ha un solo paio di mani ed ho bisogno di tutto l’aiuto ed il sostegno possibile per seguire questa strada”.

In risposta alla richiesta di Sua Santità, una giovane donna della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Delhi gli ha chiesto informazioni sulla spiritualità. Sua Santità le ha risposto che, nonostante le loro differenze filosofiche, le principali tradizioni religiose del mondo trasmettono tutte un messaggio comune sull’importanza dell’amorevole gentilezza, della tolleranza e del perdono. Ha spiegato che, a causa delle differenze tra gli esseri umani, abbiamo bisogno di approcci diversi allo sviluppo della amorevole gentilezza.

Un’altra giovane donna giudice del Rajasthan, voleva sapere come vedere le cose in modo oggettivo. Sua Santità ha spiegato che le cose sembrano esistere oggettivamente dal loro stesso lato, ma che questa è mera apparenza. Non è la realtà. Ha citato l’osservazione della fisica quantistica che nulla esiste così come appare. Ha chiarito che la base delle risposte emotive come l’attaccamento e la rabbia è la convinzione che le cose esistano oggettivamente. In realtà, le cose nascono in modo dipendente, sono interdipendenti. Sua Santità le ha chiesto di prendere in considerazione il Buddha e di chiedersi se il Buddha è identificabile nel suo corpo, nella parola o nella mente.

Un professore dell’Banaras Hindu University ha chiesto a Sua Santità come conseguire l’equanimità. Sua Santità ha risposto che le emozioni distruttive nascono dall’aggrapparsi, nell’ignoranza, alle apparenze. L’antidoto a questo fraintendimento è capire che nulla esiste così come appare, menzionando in tal senso l’insegnamento di Chandrakirti sulla settuplice analisi del carro. Chandrakirti afferma che un carro non può dirsi diverso dalle sue parti; nè è identico a quelle parti, né possiede quelle parti; non è nelle sue parti, né le sue parti esistono in esso; non è la loro semplice raccolta, né la forma. Tuttavia, il carro esiste per convenzione.

Sua Santità ha continuato dicendo che se le cose avessero un’esistenza oggettiva in sè stesse, ne deriverebbero delle contraddizioni logiche. Tra queste vi sarebbe che l’assorbimento meditativo di un essere nobile sulla vacuità diventi il distruttore dei fenomeni e che l’esistenza convenzionale delle cose sarebbe in grado di resistere all’analisi ultima della natura delle cose stesse.

Sua Santità ricorda che il fisico nucleare Raja Ramanna gli disse che, mentre la fisica quantistica era appena sorta in occidente, i corrispondenti modi di pensiero potevano essere rintracciati nell’antica India. Anche Nagarjuna concordava sul fatto che nulla esiste così come appare.

“Appena mi sveglio al mattino”, ha dichiarato Sua Santità, “mi ricordo che nulla esiste così com’è. Poi penso agli esseri senzienti che vogliono la felicità, ma sperimentano la sofferenza. Genero compassione per loro, determinato ad aiutarli il più possibile ad eliminare le loro emozioni negative”.

La domanda successiva del vicepreside della Chapra Central School in Bihar, che ha una connessione con Jayaprakash Narayan, riguardava come sviluppare la pace della mente. Al che Sua Santità ha subito risposto: “Jayaprakash Narayan è stato un grande sostenitore del popolo tibetano ed un mio buon amico; un uomo meraviglioso”.

In risposta alla domanda Sua Santità ha affermato: “Il vero distruttore della nostra tranquillità non è un’arma od un nemico esterno, ma le nostre stesse emozioni distruttive”. Al contrario, Shantideva sottolinea che un nemico può essere il nostro miglior maestro spirituale. Né i nostri amici né il Buddha offrono l’opportunità di praticare la pazienza come lo fa una persona ostile. E così facendo, un nemico può diventare un maestro.

“Le emozioni negative dipendono dalla ristrettezza mentale, dall’ignoranza e dalle nostre visioni errate. Le emozioni positive, invece, si basano sulla ragione. Non possiamo meditare sulla rabbia o sulla paura, ma, poiché è sostenuto dalla ragione, possiamo rafforzare il nostro senso di compassione nella meditazione”.

Un professore della Guru Govind Singh Indraprastha University di Nuova Delhi ha voluto ascoltare i consigli di Sua Santità sulla trasformazione del sistema educativo.

“L’educazione moderna in questo Paese è stata introdotta dai britannici”, ha affermato Sua Santità. Ciò significa che ha degli obiettivi materiali e che si parla poco del nostro mondo interiore”. Tuttavia, se l’educazione moderna fosse armonizzata con la comprensione del funzionamento della mente e delle emozioni, di come raggiungere la pace della mente, sarebbe più completa.

“Gli studenti dovrebbero imparare non solo a conoscere il mondo fisico, ma anche le loro esperienze emotive. Dall’asilo all’università, il programma di studi dovrebbe includere anche lezioni che insegnino a conoscere, in modo obiettivo e laico, la mente e le emozioni. Questo Paese detiene un patrimonio di comprensione della mente e del nostro mondo interiore, ma questo deve essere fatto rivivere nelle aule della nazione.

“I bambini piccoli creano pochi problemi. Sono naturalmente onesti, aperti ed apprezzano l’affetto. Alcuni scienziati dicono che gli esseri umani sono animali sociali con una naturale preoccupazione per la loro comunità. Lo vediamo tra i bambini. Quando sono giovani, sono naturalmente gentili. Ma, una volta che vanno a scuola, questo cambia. Sviluppano obiettivi materialistici. Cominciano a vedere gli altri in termini di “noi” e “loro”. Cosicché è trascurata la loro compassionevole natura umana di base.

“Se il sistema educativo favorisse la pace interiore, la compassione e la non violenza, gli studenti imparerebbero a raggiungere la pace della mente. Questo è ciò che è necessario se vogliamo raggiungere l’obiettivo di un mondo veramente pacifico e demilitarizzato. Grazie”.

Traduzione da http://www.sangye.it/dalailamanews/?p=14241 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Cioeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama. https://www.facebook.com/DalaiLamaItaliano/videos/970514923385961/, http://it.dalailama.com/videos/compassione-la-risposta-per-il-mondo-problematico-di-oggi


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