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1 – Sua Santità il Dalai Lama: “Lode alla relazione dipendente” di Je Tsongkhapa
Agosto 5th, 2020 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: “Se sei gentile ed affettuoso, sarai felice: e le persone intorno a te saranno felici. La trasformazione non è il risultato dell’assunzione di farmaci, si tratta di lavorare con la mente. Quindi, il nostro obiettivo è la promozione e lo sviluppo dell’amore e della compassione nella mente. Allo stesso tempo, dobbiamo ridurre la rabbia, l’invidia e l’attaccamento.”

4 agosto 2020. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Questa mattina, dopo essere entrato nella stanza della sua residenza da dove stava per trasmettere gli insegnamenti in videoconferenza, Sua Santità il Dalai Lama ha salutato gli studenti tibetani che poteva vedere sugli schermi davanti a lui e si è seduto. Dopo la recitazione di preghiere rituali, compresa l’offerta di mandala, ha così iniziato.

Oggi questo insegnamento è principalmente per i giovani tibetani. La parola Dharma esiste da diverse migliaia di anni. Ora siamo nel 21° secolo e ci sono stati sostanziali progressi nella scienza e nella tecnologia. Potremmo chiederci: la religione è ancora rilevante?

Da migliaia di anni, la religione è un qualcosa su cui le persone hanno fatto affidamento quando hanno incontrato difficoltà. Ora ci sono più di sette miliardi di esseri umani su questa terra. Alcuni credono nella religione ed altri no, alcuni si oppongono alla religione e altri sono indifferenti. Tuttavia, tutti vogliono essere felici ed evitare la sofferenza. Coloro che si oppongono o sono indifferenti alla religione sono più felici degli altri? In generale, sembra che coloro che fanno affidamento su una pratica religiosa siano più contenti.

Dal momento della nostra nascita, l’amore e la compassione sono importanti per noi come base della nostra sopravvivenza. Il fondamento della natura umana è la compassione. Gli scienziati affermano che, poiché gli esseri umani sono creature sociali, si prendono cura naturalmente degli altri. Ciò che è chiaro è che non possiamo sopravvivere da soli.

La religione si trova solo tra gli esseri umani, ma anche gli animali provano emozioni distruttive come rabbia e attaccamento. Parliamo di persone arrabbiate e superstizioni con un po’ di diffidenza, ma quelli che sono gentili sono apprezzati da tutti.

“L’amore e la compassione sono comuni a tutte le religioni, ma “ahimsa”, la non violenza, radicata in “karuna”, la compassione, appartiene alla tradizione indiana. E l’insegnamento del Buddha si basa sulla tradizione indiana.

Coloro che credono in tradizioni teistiche, che credono in un Dio creatore, che è pieno di amore, aspirano ad essere come lui. Nel buddismo tibetano abbiamo divinità adirate a causa della pratica tantrica di assumere la rabbia nel sentiero. Da un punto di vista ordinario, i tre veleni, rabbia, attaccamento e ignoranza, devono essere eliminati dalla mente, ma da un punto di vista tantrico possono essere trasformati. Proprio come il veleno si trasforma in medicina, ci sono modi in cui le emozioni distruttive possono trasformarsi nel percorso. “

Sua Santità ha citato il famoso verso di Matrceta:

I Buddha non lavano via le azioni non salutari con l’acqua,

Né rimuovono con le loro mani le sofferenze degli esseri,

Né trapiantano la propria realizzazione negli altri.

Insegnando la verità di tale completezza, liberano (gli esseri).

I Buddha aiutano gli esseri senzienti condividendo con loro l’insegnamento della talità o vacuità. Condividono la loro esperienza del percorso, come si sono esercitati e si sono illuminati.

Sua Santità ha suggerito che tutte le tradizioni religiose possano condividere la funzione del Dharma, che è di proteggerci dagli stati di paura. La parola Dharma trasmette un senso di trasformazione della mente.

“Se sei gentile ed affettuoso, sarai felice: e le persone intorno a te saranno felici. La trasformazione non è il risultato dell’assunzione di farmaci, si tratta di lavorare con la mente. Quindi, il nostro obiettivo è la promozione e lo sviluppo dell’amore e della compassione nella mente. Allo stesso tempo, dobbiamo ridurre la rabbia, l’invidia e l’attaccamento.

‘Abbiamo molte emozioni ed alcune disturbano la nostra tranquillità. Nascono da idee sbagliate, da una visione inappropriata della realtà.

Sia la tradizione pali che quella sanscrita del buddismo insegnano i tre percorsi di formazione: l’etica, che consiste essenzialmente nel non fare alcun male; la concentrazione, che comporta il ritiro della mente all’interno di sé, e la saggezza. Proprio ora, le nostre menti sono distratte da diverse percezioni sensoriali. Le afflizioni mentali non derivano da percezioni sensoriali ma dalla coscienza mentale.

La concentrazione univoca viene coltivata sulla base dell’etica. È utile provare a svilupparla di mattino presto. Focalizza la mente dentro di te. In assenza di distrazioni, potresti provare un senso di vacuità. Prendilo come oggetto di meditazione. Analizza la natura della mente. Concentrati sulla sua chiarezza e consapevolezza.

Puoi anche analizzare cos’è la felicità e cos’è la sofferenza “.

Sua Santità ha osservato che la felicità e la sofferenza hanno aspetti fisici e mentali. Ha citato una strofa della “Saggezza fondamentale della Via di Mezzo” http://www.sangye.it/altro/?p=9194 di Nagarjuna che dice “Attraverso l’eliminazione del karma e delle emozioni afflittive c’è la liberazione. Il karma e le emozioni afflittive provengono da pensieri concettuali. Questi provengono dalla fabbricazione mentale e la fabbricazione cessa attraverso la realizzazione della vacuità.

A causa del karma negativo, dell’azione negativa, attraversiamo il ciclo dell’esistenza. La liberazione può essere raggiunta solo eliminando il karma e le emozioni afflittive. Le afflizioni mentali sono radicate nell’ignoranza che crede che le cose esistano come appaiono. Nagarjuna scrive che le afflizioni mentali derivano da pensieri concettuali che derivano da una esagerata fabbricazione. Tali opinioni errate possono essere eliminate solo comprendendo la realtà.

Sua Santità ha osservato che la fisica quantistica afferma che, sebbene le cose sembrino avere un’esistenza oggettiva, quando le analizziamo, nulla ha alcuna esistenza oggettiva. Raja Ramanna gli disse che mentre la fisica quantistica era nuova in Occidente, pensieri simili si possono trovare nell’antica India. La Scuola della Via di Mezzo afferma che possiamo solo parlare dell’esistenza delle cose nel contesto della mente che percepisce. La Scuola della Sola Mente afferma che gli oggetti sono semplici riflessi del loro percettore.

Il riferimento nel “Sutra del cuore” http://www.sangye.it/altro/?p=6098 al Buddha assorbito nella “Illuminazione del profondo” potrebbe essere interpretato come relativo alle due verità: la verità convenzionale ed ultima. Le cose esistono e ci influenzano, ma quando le cerchiamo e ne cerchiamo la loro realtà, non possono essere trovate.

Sua Santità ha citato un’altra strofa della “Saggezza fondamentale” di Nagarjuna relativa al Tathagata.

Non é gli aggregati, né è diverso dagli aggregati,

Gli aggregati non sono in lui, né lui è negli aggregati.

Il Tathagata non possiede gli aggregati.

Cos’altro è il Tathagata?

Ha poi asserito che spesso rielabora questa strofa per riferirsi a sè stesso e ci riflette di conseguenza:

Non sono né uno con gli aggregati, né diverso dagli aggregati,

Gli aggregati non sono in me, né io sono negli aggregati.

Non possiedo gli aggregati.

Cos’altro sono io?

“Abbiamo un forte senso di “io”, ha spiegato Sua Santità, “ma quando lo cerchiamo, alcuni dicono che è uno degli aggregati psico-fisici, come la coscienza mentale. Tuttavia, parliamo di “me”, “la mia coscienza” e “il mio discorso” come se ci fosse un altro proprietario.

Nel suo primo ciclo di insegnamenti, il Buddha ha rivelato le Quattro Nobili Verità http://www.sangye.it/altro/?p=3785. Il “Sublime Continuum”, che appartiene al terzo ciclo, spiega che le contaminazioni mentali, basate sull’ignoranza, un fraintendimento della realtà, sono avventizie. Più ci pensiamo, più è chiaro che le cose non esistono come appaiono.

“Il secondo ciclo degli insegnamenti del Buddha presentarono la perfezione della saggezza in termini di ragione e logica. Questo era l’approccio adottato dai maestri dell’Università di Nalanda, un approccio che fu trasmesso al Tibet.

Tutti coloro che studiano i testi della Via di Mezzo (Madhyamaka) considerano Nagarjuna http://www.sangye.it/altro/?p=10906 come un secondo Buddha. Ha riassunto la perfezione della saggezza nel suo lavoro http://www.sangye.it/altro/?p=9194 “La saggezza fondamentale della Via di Mezzo”. Aryadeva e Buddhapalita lo seguirono, ma il supremo tra i maestri della Via di Mezzo fu http://www.sangye.it/altro/?p=10587 Chandrakirti. Continuo a leggere e studiare il suo auto-commento al suo ” Ingresso nella Via di Mezzo” http://www.sangye.it/altro/?p=3263 nonché le sei raccolte di ragionamenti di Nagarjuna.

Shantarakshita ha stabilito un approccio allo studio ed alla formazione che prevedeva lo sviluppo della comprensione attraverso la lettura e l’ascolto, l’approfondimento della comprensione nella riflessione, l’uso della ragione e della logica e l’acquisizione di esperienza nella meditazione.

“Sarebbe bello se gli studenti delle scuole tibetane potessero studiare il secondo capitolo del “Compendio della cognizione valida” http://www.sangye.it/altro/?p=7077 di Dharmakirti, che chiarisce il verso di saluto dal “Compendio della logica” di Dignaga. Spiega come il Buddha è affidabile, compassionevole e come è diventato un maestro ed un protettore. Se studi questo, sarai pronto a verificare se qualcuno è qualificato o meno per essere un maestro.

In Tibet abbiamo mantenuto forti tradizioni di studio e meditazione. Jé Tsongkhapa http://www.sangye.it/altro/?p=942 era interessato alla Via di Mezzo fin dalla sua infanzia. Lama Umapa aveva avuto visioni di Manjushri da quando da ragazzo aveva allevato pecore. Aiutò Jé Rinpoché a porre domande a Manjushri. In un’occasione Jé Rinpoché descrisse la sua comprensione della visione corretta e chiese se fosse in accordo con la Scuola della Via di Mezzo o con quella della Sola Mente. Manjushri gli disse che non era nessuna dei due e gli diede un’istruzione concisa. Quando Tsongkhapa riferì di non essere stato in grado di capirlo, Manjushri gli consigliò di ritirarsi per purificare le negatività ed accumulare saggezza e meriti.

“Tsongkhapa seguì questo consiglio e durante il suo ritiro, mentre stava leggendo il commentario di Buddhapalita alla “Saggezza fondamentale” di Nagarjuna raggiunse un punto in cui acquisì una visione della vacuità. Provava tanta gratitudine e rispetto per il Buddha da comporre questo testo, http://www.sangye.it/altro/?p=9109 “Elogio del sorgere dipendente”, di cui ricevetti la trasmissione dal mio tutore anziano Ling Rinpoché. ”

Sua Santità ha ora ripreso il testo e leggeo i primi otto versi che celebrano il Buddha per aver rivelato il sorgere dipendente “La visione della quale annullerà l’ignoranza”.

Facendo eco alla strofa di Nagarjuna:

Non esiste nulla

Che non sia sorto in modo dipendente.

Pertanto, non esiste nulla

Che non sia vacuità.

Tsongkhapa scrive: “Qualsiasi cosa che dipende da condizioni, è privo di esistenza intrinseca”.

Sua Santità ha ricevuto diverse domande dal suo pubblico collegato in rete: dagli studenti del Dalai Lama Institute for Higher Education in Karnataka e dalla Upper TCV School di Dharamsala.

Alla domanda su come applicare la compassione ed il sorgere dipendente nella vita quotidiana, Sua Santità ha riconosciuto che tutti abbiamo atteggiamenti autogratificanti. Tuttavia, se consideriamo come siamo tutti dipendenti l’uno dall’altro, capiremo quanto sia importante gratificare gli altri. Sua Santità ha notato che nel suo “Ingresso nella Via di Mezzohttp://www.sangye.it/altro/?p=3263 Chandrakirti esprime innumerevoli elogi per la compassione. Per i Bodhisattva il focus della compassione sono gli esseri senzienti, mentre il focus della saggezza è l’illuminazione.

Confrontando la scienza moderna con la scienza buddista, Sua Santità ha osservato che la prima presta attenzione principalmente allo studio dei fenomeni fisici. Oggi, tuttavia, gli scienziati stanno iniziando a mostrare più interesse per la coscienza mentale. Richie Davidson ed i suoi colleghi hanno esaminato come la meditazione influenzi il cervello. Altri stanno esaminando il fenomeno della “tuk-dam” che si verifica quando i praticanti esperti rimangono in assorbimento meditativo dopo la morte clinica. Ha citato un caso attuale di un Geshé scomparso a Taiwan.

Quando ci addormentiamo”, spiega Sua Santità, “le nostre percezioni sensoriali si fermano ed il nostro stato d’animo è più sottile dello stato di veglia. Quando sogniamo è leggermente più grossolano, ma nel sonno profondo si manifesta uno stato mentale sottile. Gli scienziati stanno ora studiando questi diversi stati mentali. Per quanto riguarda il funzionamento della mente e delle emozioni, dobbiamo renderci conto di quanto fosse avanzata l’antica comprensione indiana ed in proposito la scienza moderna sta ancora recuperando terreno. “

Sua Santità ha discusso di come l’esistenza delle vite passate e future si basi sulla coscienza e non su alcunchè di fisico. Ha citato come prova le persone che si ricordano delle loro vite precedenti. Ciò che passa da una vita all’altra, ha chiarito, è una coscienza sottile. Ricordava sua madre che gli aveva detto che da bambino aveva ricordi della sua vita precedente. Ha menzionato la reincarnazione di un Geshé nato a Lhasa del monastero di Ganden Shartsé, che ricordava chiaramente dove aveva vissuto nel suo monastero nel sud dell’India.

Sua Santità ha suggerito che la letteratura buddista sia classificata in tre categorie: scienza, filosofia e religione. Uno studente della Upper TCV School ha chiesto a quale categoria appartiene il testo che sta spiegando. Sua Santità rispose che nel buddismo la visione filosofica è sempre importante. Ha suggerito che molti testi della tradizione razionale e logica di Nalanda incorporano fattori di tutte e tre le categorie: scienza, filosofia e religione. Si riferiva quindi a sè stesso come uno scienziato, un filosofo ed un monaco buddista.

Invitato a contrastare il ruolo di un Dio creatore con la visione buddista della causalità, Sua Santità ha confermato che per i buddisti la felicità ed il dolore sono il risultato del karma o dell’azione. Il karma positivo genera piacere e felicità, mentre la sofferenza è il risultato di un’azione negativa. Ha chiarito che le cose derivano da cause sostanziali e condizioni cooperanti. In quel contesto, il mondo esterno può essere visto come una condizione cooperante per la nostra felicità.

Infine, Sua Santità, a chi chiedeva che differenza facesse credere o meno nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha per esaminare i suoi compagni e la sua stessa vita, rispose: “Chi di voi è più calmo?”

Sua Santità ha comunicato che avrebbe letto fino all’ottava strofa, per fermarsi lì per la giornata.

Traduzione da http://www.sangye.it/dalailamanews/?p=14247 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Cioeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama. http://it.dalailama.com/videos/lode-alla-relazione-dipendente-primo-giorno, https://www.facebook.com/iltkpomaia/videos/285148499441129, https://www.facebook.com/DalaiLamaItaliano/videos/310616590386617


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