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Raimondo Bultrini: Quei missili cinesi sulle rive del lago sacro
Agosto 22nd, 2020 by admin

Il lago Manosarovar col Monte Kailash: i luoghi sacri delle religioni dell’Asia

Il Manasarovar, o lago “del potere della mente”, è uno dei più vasti specchi d’acqua sopra i 4500 metri di altezza, formato dalle purissime acque che scendono da una vetta altrettanto sacra, il Monte Kailash. Su entrambi da millenni si recano in circuambulazione induisti e jainisti indiani, buddhisti tibetani e seguaci dell’antica religione himalayana del Bon. La Cina si è appropriata negli anni ’50 di questa area incantevole che – nonostante le nuove strade e alcuni brutti insediamenti – mantenevano il loro fascino antico e l’aura mistica del luogo dove risiedono virtualmente le maggiori divinità delle quattro principali religioni dell’India e del Tibet.
I MISSILI TERRA ARIA
La novità che non farà piacere a devoti e pellegrini è stata resa nota in questi giorni da un analista-geografo anonimo (@detresfa_) specializzato in riprese satellitari. Le immagini postate su Twitter sembrano mostrare un sito per missili terra-aria e altre infrastrutture militari cinesi proprio a ridosso delle rive di questo lago incontaminato, che secondo alcuni visitatori indiani giunti lo scorso anno avrebbe purtroppo già perso in parte la sua leggendaria trasparenza.

Il sito proposto come Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco da tutti i paesi circostanti si trova alla congiunzione tra India, Nepal e Cina, non distante dal passo di Lipulekh già oggetto di polemiche dopo la costruzione di una strada realizzata dal governo indiano e contestata da Kathmandu. Ma l’intera regione di confine si trova come ormai noto al centro del nuovo conflitto dagli esiti ancora imprevedibili tra esercito di Delhi e di Pechino. Proprio vicino al Passo Lipulekh oltre le incerte frontiere dell’Uttarakhand indiano stazionerebbe tra l’altro un consistente battaglione di soldati dell’Esercito popolare di liberazione.
Se l’inquinamento e la presenza della base di lancio degli ordigni bellici saranno confermati, il luogo di pace che visitai più di 30 anni fa potrebbe ormai essere stato alterato drammaticamente.
UN VIAGGIO DI 30 ANNI FA
Quando raggiunsi il Manasarovar nel 1988 avevo appena completato la circuambulazione del Kailash a quel tempo piuttosto isolato dal punto di vista viario. Incontrai soprattutto viaggiatori tibetani che in gran parte procedevano lungo il percorso mozzafiato a quote spesso superiori ai 5000 metri a velocità inimmaginabili per me e gli altri occidentali della carovana guidata dal docente dell’Università orientale di Napoli Namkhai Norbu. Storico dell’antico Tibet e maestro spirituale, Namkhai Norbu scoprì in quell’occasione nelle grotte attorno al Kailash numerosi reperti dello Shang Shung, la civiltà dei sacerdoti Bon che precedette quella tibetana, con la storia dei suoi riti magici legati alla natura degli elementi e della mente primordiale.
Della mia esperienza durante i due giorni e mezzo che impiegai per effettuare il “korwa” – il giro devozionale – attorno al lago, ricordo l’impressionante chiarezza delle acque che riflettevano ogni nuvola e il colore esatto del cielo sovrastante trasformando gli 8 km quadrati del Manasarovar in un gigantesco specchio. Assieme a un gruppo di altri studenti di Namkhai Norbu cercammo di trovare una sistemazione al chiuso per le notti che seguirono la difficile camminata lungo i ciottoli della riva, perché al calare del sole i venti freddi gelavano la pelle anche se non era ancora inverno.
LA CACCIATA DAL RIFUGIO
Tranne rari monasteri indicati da una carta troppo approssimativa per risultare utile, non c’erano edifici dove ripararsi, ma prima del buio incontrammo sul cammino una famiglia di pellegrini Bon che procedeva come tradizione in senso inverso ai buddhisti e ci ospitarono tutti sotto una grande tenda.
La seconda notte pero’, con altri due soli compagni di viaggio e un’altrettanta incerta cartina del campo base, riuscimmo a trovare una guest house cinese e tentammo di entrare o quantomeno di ripararci a ridosso delle sue mura. Ma il proprietario o gestore si presento’ con fare molto aggressivo ordinandoci di andare via. Inutile ogni protesta, dovemmo rimetterci in strada col rischio di dormire all’aria aperta dentro i sacchi a pelo e affrontare il gelo che penetrava attraverso l’apertura per il viso. Dopo qualche ora di cammino pero’ trovammo fortunatamente il campo base, ma non ho mai dimenticato il modo con cui eravamo stati cacciati dal rifugio, considerando che per i tibetani l’ospitalità è sacra mentre quell’uomo – forse un impiegato governativo cinese – sembrava incarnare in pieno l’arroganza di un invasore che si appropria della terra altrui per decidere chi e quando puo’ mettervi piede.
Quantomeno a quel tempo non esistevano basi missilistiche, e dopo la guerra del 1962 le relazioni tra India e Cina sembravano migliorate al punto che numerose carovane hanno continuato dopo la nostra a percorrere le rotte verso i due siti sacri, anche se nell’ultimo anno le tensioni si sono fatte più forti e – secondo numerose testimonianze – i pellegrini specialmente indiani vengono perquisiti minuziosamente e sottoposti a trattamenti bruschi come quello da me sperimentato 32 anni fa.
LO SFREGIO DEI LUOGHI SACRI
Oggi che la pandemia del Covid ha reso i viaggi più difficoltosi se non impossibili, presumo che attorno al Kailash siano rimasti solo i pellegrini giunti da tutto il Tibet occupato dalla Cina ed è difficile sapere quale sia eventualmente la loro reazione alla vista di una base militare sulle rive del lago “del potere della mente”. Di certo non è il solo luogo sacro al mondo vittima delle mire di poteri politici che non hanno alcun interesse a rispettare il diritto delle popolazioni indigene a venerarlo. La scarsità delle notizie sui missili terra-aria del Manasarovar la dice lunga sulla sottovalutazione dei rischi per la sorte di queste meraviglie culturali e ambientali che rappresentano un patrimonio di tutti, sia che ottengano la “certificazione” Unesco o meno.
Per un contributo alla conoscenza della regione Kailash-Manasarovar propongo qui il link a un mio vecchio articolo del 2008. http://www.sangye.it/dalailamanews/?p=5888#more-5888, https://bultrini.blogautore.repubblica.it/?p=1706&preview=true&fbclid=IwAR3teREHc1g1_l1LbW9Hgc2ewA3GUEEbkMpyCOEEUdPgTmayZkEKplzFYiQ,


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