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Il Sacharov per i diritti umani a Hu Jia
Ottobre 23rd, 2008 by admin

23/10/2008 – Il SACHAROV PER I DIRITTI UMANI A HU JIA
Strasburgo premia il dissidente cinese. Alla faccia di Pechino – …
Sfida al governo che aveva già intimato, con successo, di non assegnare il Nobel al “criminale”, in carcere per aver accusato il regime
Non ha avuto il Nobel per la pace – attribuito al volonteroso quanto anodino Martti Athisaari, negoziatore finlandese settantenne di lungo corso – grazie a un martellante pressing di Pechino. Ora gli stessi anatemi non sono bastati a far recedere il Parlamento europeo.  Malgrado il 16 ottobre l’ambasciatore di Pechino presso l’Ue, Song Zhe, avesse inviato una lettera a Poettering e ai capigruppo politici in cui si affermava che l’eventuale attribuzione del riconoscimento avrebbe «offeso inevitabilmente il popolo cinese e deteriorato gravemente le realzioni fra la Cina e l’Ue», Strasburgo ha assegnato il Premio Sakharov per i diritti umani al dissidente cinese Hu Jia.
Acclamato dal settimanale «Time» come una delle 100 personalità più influenti del mondo, famoso nella comunità internazionale per la difesa dell’ambiente, la lotta all’Aids e le battaglie civili,  nel suo paese è tenuto in carcere ai lavori forzati e trattato da «criminale» per aver «sovvertito l’autorità dello stato».
Il Parlamento Europeo ha sfidato l’ira della Cina proprio mentre una popolosa delegazione di capi di Stato e di  governo dell’Ue – tra cui il presidente del consiglio Silvio
Berlusconi – si trovano a Pechino per il vertice tra Europa e  Asia, che si apre domani. Mossa azzardata, forse, per chi pensa che le ragioni degli affari siano vangelo.

Jia, 35 anni, buddista praticante, in carcere dal marzo 2007, è stato condannato a tre anni e mezzo di prigione per aver partecipato attraverso una webcam a una conferenza del Parlamento europeo e aver criticato duramente l’autoritarismo del governo di Pechino. Hu Jia è figlio d’arte: i suoi genitori, impegnati sin da giovani in battaglie per i diritti civili, furono etichettati come «intellettuali di destra» e spediti nei campi di lavoro nelle purghe maoiste del 1957.
Lui, economista specializzato in ingegneria informatica, fin dall’università sì è impegnato per i diritti civili e per l’ambiente. Un curriculum militante fatto per dispiacere ai capitalisti di stato che governano la Cina, dalla campagna per il salvataggio delle antilopi tibetane, specie uccisa da decenni per la lavorazione delle pellicce, fino all’impegno sul problema dell’Aids. Su cui Jia attacca il governo, che ritiene responsabile della continua crescita della malattia in tutto il territorio cinese.  In particolare, è stato il primo a denunciare lo scandalo dell’ Henan, la provincia nella quale migliaia di contadini hanno contratto il virus attraverso trasfusioni di sangue infetto. E anche il primo a creare, insieme alla dottoressa Gao Yaojie, le prime case-rifugio per sieropositivi e orfani delle vittime.
E poi le campagne per la liberazione dei prigionieri politici cinesi, tra cui l’amico Wan Yanhai, il blog di denuncia tenuto insieme alla moglie Zeng Jinya: un’attività intensa di e-mailing e di denuncia. E infine il carcere: 41 giorni di isolamento nel 2006, gli arresti domiciliari nel 2007.
A novembre dello scorso anno l’intervento che lo ha portato alla condanna, collegato in videoconferenza con Bruxelles dal Parlamento europeo. Un attacco senza sconti al governo cinese sul delicato tema dei diritti umani e sull’allestimento dei Giochi olimpici che gli ha fruttato l’attuale detenzione. E probabilmente il premio. Che Pechino definisce «un’intromissione nei nostri affari interni». «La posizione  della Cina sui diritti umani è chiara» ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri, Liu Jianchao.

http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=90&ID_articolo=320&ID_sezione=163&sezione#


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