SIDEBAR
»
S
I
D
E
B
A
R
«
Torino: un riconoscimento per il Tibet
Dicembre 17th, 2007 by admin

Repubblica — 17 dicembre 2007   pagina 5   sezione: TORINO

«Continuate a sostenerci, è molto importante per noi. Lo spirito dei tibetani è resistente ma ultimamente cominciano ad irritarsi per questo è fondamentale che il vostro sostegno continui». Tezin Gyatso, 14esimo Dalai Lama, lancia il suo appello agli italiani perché continuino ad appoggiare la lotta per l’ autonomia del Tibet, dall’ aula di Palazzo Lascaris, poco dopo le 16. è il penultimo appuntamento della lunga giornata torinese del leader religioso e politico del Tibet, in esilio in India ormai da quasi mezzo secolo e premio Nobel per la Pace nel 1989. Vestito solo del suo mantello porpora, che gli lascia scoperte le braccia, occhialini rotondi dietro i quali lo sguardo è sempre sereno e sorridente, il Dalai Lama aveva iniziato la sua visita alle 9,30 nell’ Auditorium Rai di via Rossini, strapieno. Salutato dal presidente del consiglio regionale Davide Gariglio (proprio Palazzo Lascaris, tramite i due consiglieri Maria Cristina Spinosa e Giampiero Leo è stato l’ organizzatore di questa tappa torinese) Tezin Gyatso aveva prima osservato un minuto di silenzio per la morte del quinto operaio della Thyssen. Poi aveva ripetuto il suo messaggio di pace e non violenza. Invitando a non boicottare le Olimpiadi di Pechino: «Ho sempre sostenuto che la Cina merita i Giochi, tuttavia c’ è grande preoccupazione per la libertà religiosa e i diritti umani. Per questo dobbiamo ricordare al governo cinese di celebrare le Olimpiadi ma di migliorare anche i diritti umani, la libertà religiosa e la salvaguardia dell’ ambiente». Un messaggio ripetuto in tutti gli appuntamenti della giornata insieme alla spiegazione della sua posizione politica: «Sono metà marxista e metà buddista. La Cina ha paura di me, ma noi alla Cina non chiediamo l’ indipendenza, non ci converrebbe. Chiediamo però una vera autonomia che oggi ci è negata». Con metodi, fa capire che nulla hanno a che vedere con libertà e democrazia. Parla poi della necessità di un rapporto diverso tra l’ uomo e l’ ambiente in cui vive, «L’ umanità ha bisogno di spiritualità – aggiunge – la sola tecnologia non basta. La differenza tra la tecnologia e l’ essere umano è che la prima non prova piacere e dolore. Lo sviluppo tecnologico serve a garantire all’ uomo di realizzare la felicità e ad eliminare la sofferenza. L’ uomo però non deve essere schiavo di tecnologia e scienza». Chiede un mondo dove le donne contino di più: «è dalle nostre madri che abbiamo imparato la compassione, che è la base della fratellanza e dell’ amore. Per questo dovrebbero esserci più leader femminili al mondo». Alle 12,30 c’ è il pranzo al Cambio: il menu è rigorosamente piemontese: e il Dalai Lama apprezza e si concede anche un bicchiere di Nebbiolo. Poi «contesta» sorridendo il New York Times: «Non ho mai trovato l’ Italia triste e depressa – dice – Sono venuto qui per la prima volta nel 1973 e trovo che, a differenza di tedeschi e inglesi, la gente sia molto più allegra». Nel pomeriggio c’ è l’ incontro con il Consiglio regionale e, in conclusione, l’ appuntamento più importante della giornata, in Comune, Sala Rossa, dove il Dalai Lama riceve la cittadinanza onoraria: fuori da Palazzo Civico c’ è una piccola folla (e molti radicali, che da tempo si battono per il Tibet) che lo applaude. A consegnargli la pergamena sono il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Castronovo e il sindaco Chiamparino. Che lo saluta così: «Questo gesto non è un atto di ostilità verso la Cina però ha un preciso significato politico, che è quello di sostenere chi si batte per la libertà, i diritti umani e l’ indipendenza dei popoli. Valori che devono prevalere ovunque sugli interessi economici». Chiamparino ricorda anche la battaglia che Torino sta conducendo per la moratoria sulla pena di morte «Speriamo che martedì venga approvata. Noi la sosterremo illuminando con la scritta “Torino contro la pena di morte” la Mole Antonelliana». Il Dalai Lama lo ringrazia «Questo onore non è un premio alla mia persona, Ma è un riconoscimento per tutto il Tibet» e ricorda poi come proprio lui sia stato tra i primi a lanciare la campagna contro la pena capitale. Alle 17,30, come previsto, Tezin Gyatso si ritira nella suite del Golden Palace che lo ha ospitato nella sua visita a Torino. Il ritorno in India, è fissato per questa mattina. – MARCO TRABUCCO


Comments are closed

»  Substance:WordPress   »  Style:Ahren Ahimsa