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Lhasa: arpioni e anelli di metallo per nuove torce umane
Agosto 7th, 2012 by admin

Lhasa: all'ingresso della stazione di polizia per controllare i pellegrini al tempio principale di Jokhang, arpioni e anelli di metallo per avvicinare eventuali nuove eventuali torce umane

Lhasa: all'ingresso della stazione di polizia per controllare i pellegrini al tempio principale di Jokhang, arpioni e anelli di metallo per avvicinare eventuali nuove eventuali torce umane

Lhasa: arpioni e anelli di metallo per avvicinare eventuali nuove torce umane

Alcune fotografie scattate nel mese di luglio e in questi primi giorni di agosto a Lhasa da turisti cinesi e rese pubbliche, attraverso il suo sito, dalla scrittrice e blogger tibetana Woeser, mostrano gli strumenti di cui il personale di sicurezza intende servirsi per avvicinare e allontanare dalle fiamme eventuali nuove torce umane.

Arpioni e anelli di metallo di differente diametro sono stati fissati al termine di lunghi bastoni: con gli arpioni gli addetti alla sicurezza intendono afferrare lo sventurato che si è auto immolato mentre gli anelli hanno lo scopo di trattenere per la vita, per il collo o per i piedi – a seconda della circonferenza dell’anello stesso – il corpo in fiamme. Questi nuovi congegni sono ampiamente visibili nelle strade di Lhasa assieme agli estintori posizionati all’esterno di ogni stazione di polizia. Woeser scrive che queste nuove “forche” sono ormai in dotazione al personale di sicurezza in tutto il Tibet.

Una di queste “forche” è visibile all’esterno della stazione di polizia del Barkhor, di fronte al tempio del Jokhang, il luogo dove lo scorso 27 maggio si sono auto immolati il venticinquenne Dhargey e il diciannovenne Dorjee Tsetan. Le immagini confermano la brutalità degli interventi delle forze di sicurezza cinesi. I pochi giornalisti riusciti a raggiungere Ngaba, lo scorso mese di marzo – tra i quali Jonathan Watts del Guardian – riferirono che i soldati cinesi facevano uso di bastoni chiodati, armi semiautomatiche ed estintori per fiaccare la resistenza dei dimostranti e degli auto immolati.Sul fronte diplomatico si è intanto appreso che Pechino ha respinto la richiesta di riapertura del consolato indiano a Lhasa avanzata dal governo di New Delhi nel maggio 2012. Il consolato era stato chiuso nel 1962 in seguito alla guerra di frontiera tra le due nazioni. Sembra che Pechino abbia in alternativa proposto Chengdu, città decentrata dell’altopiano tibetano, come località sede del consolato, ma l’India – che già ospita due consolati cinesi nel proprio territorio, a Mumbai e a Kolkata, è poco incline ad accettare l’offerta. Attualmente, solo il Nepal vanta un proprio consolato nella centralissima Lhasa.

Fonte: Phayul , ITALIA-TIBET


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