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Tibet, giovane padre si dà fuoco
Gennaio 23rd, 2013 by admin

Kunchok Kyab

Kunchok Kyab

Tibet, giovane padre si dà fuoco e muore per il Dalai Lama e contro il regime cinese.

Kunchok Kyab aveva 26 anni. La polizia ha portato via il corpo, ma gli abitanti della zona minacciano proteste. Nel Sichuan quattro monaci dovranno scontare fino a 10 anni di carcere per il presunto coinvolgimento in precedenti autoimmolazioni. Dharamsala (AsiaNews/Rfa) – Un giovane tibetano padre di due figli si è dato foco ed è morto, in protesta contro il dominio cinese e invocando il ritorno del Dalai Lama in Tibet. Lo riferiscono fonti del governo tibetano in esilio a Radio Free Asia. Il fatto è avvenuto ieri nella prefettura autonoma tibetana di Kanlho (contea di Sangchu, provincia del Gansu). Kunchok Kyab, questo il suo nome, aveva 26 anni. Intanto, quattro monaci del monastero di Kirti (contea di Ngaba, provincia del Sichuan) sono stati condannati per il presunto coinvolgimento in precedenti autoimmolazioni. Le pene vanno dai 2 ai 10 anni di carcere.

Kunchok Kyab si è dato fuoco vicino al monastero di Bora intorno all’ora di pranzo (ora locale). Poco dopo la sua morte, la polizia cinese ha portato via il corpo, tra le proteste dei tibetani lì presenti. Se la salma non sarà restituita alla famiglia, la popolazione ha minacciato di inscenare nuove proteste davanti alla stazione di polizia. La vittima, chiamato Kunbai da amici e parenti, lascia la moglie Dorjee Tso e due bambini piccoli. La sua è la terza autoimmolazione dall’inizio del 2013.

Intanto è giunta la notizia della condanna di alcuni monaci, rei di aver sostenuto le autoimmolazioni. Il regime pensa che con la repressione si possa fermare la serie di suicidi, che crea sgomento e critiche nella comunità internazionale. I monaci condannati sono Lobsang Sangay (19 anni), condannato 6 anni; Asung (22), 2 anni; Yarphel e Namsay, entrambi 18enni e condannati a 10 anni di prigione. I quattro erano stati arrestati alla fine dello scorso agosto in seguito a un raid delle forze cinesi nel monastero di Kirti, ma solo in questi giorni si è diffusa la notizia della condanna. “Non conoscevamo il motivo della loro detenzione – spiegano i monaci in esilio Kanyak Tsering e Lobsang Yeshi a Rfa – , fino a quando alcune fonti locali hanno riferito che sono sospettati di coinvolgimento in altre tre autoimmolazioni”. Degli oltre 100 tibetani che dal 2008 a oggi hanno scelto di darsi fuoco per protestare contro il regime cinese, molti erano monaci di Kirti.


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