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Tibet, monaci condannati a 4 anni per “attività politiche non autorizzate”
Settembre 16th, 2013 by admin

I tre monaci condannati

I tre monaci condannati: Choedar, Sonam Gonpo e Sonam Choedar

Tibet, monaci condannati a 4 anni per “attività politiche non autorizzate”

Le condanne sono arrivate dopo 1 anno di detenzione preventiva. Nei raid sono stati arrestati anche altri religiosi, rilasciati dopo aver firmato un documento in cui si impegnano a non fare alcun tipo di attività politica. L’area di Wonpo sempre più nel mirino delle autorità. Lhasa (AsiaNews) – Le autorità giudiziarie della contea tibetana di Kardze – nella provincia cinese del Sichuan – hanno condannato alla galera tre monaci buddisti arrestati lo scorso anno nel corso di un raid compiuto dalla pubblica sicurezza. I tre – Choedar, Sonam Gonpo e Sonam Choedar – sono in prigione da diversi mesi: fino a ora la loro sorte era sconosciuta. La pena varia dai 3 ai 4 anni di galera per “attività politiche non autorizzate”. Le condanne sono state confermate dal Tibetan Centre for Human Rights and Democracy.

Lo scorso 9 settembre i giudici hanno condannato Choedar (47 anni) insieme ad altri due monaci: Kyapey (27 anni) e Lobsang Mithrug (25 anni). Entrambi sono stati rilasciati, ma privati dei diritti politici per 3 anni. La scarcerazione è avvenuta solo dopo che i due hanno firmato un documento in cui si impegnano a non “compiere attività politiche di alcun tipo”. L’11 settembre sono arrivate le condanne a 4 anni per Sonam Gonpo (22 anni) e Sonam Choedar (22 anni). Anche loro erano a giudizio con altri 4 monaci, che sono stati rilasciati sulla parola.

Tutti i processati vengono dall’area di Wonpo, che si trova sotto sorveglianza speciale da parte delle autorità sin dai moti anti-cinesi del 2008. I monaci del monastero locale si sono rifiutati per mesi di issare la bandiera cinese e hanno offerto protezione e ospitalità ad alcuni attivisti politici ricercati dalla polizia comunista. Dalla zona veniva anche una donna, Tri Lhamo, che si è auto-immolata con il fuoco per chiedere libertà per il Tibet e il ritorno a casa del Dalai Lama.

Dharamsala, 16 settembre 2013. Pene detentive di lunghezza compresa tra i 3 e 4 anni sono state inflitte a tre monaci tibetani, arrestati tra il mese di ottobre e quello di dicembre 2012 e tenuti in isolamento dal momento della loro detenzione. Si tratta di Sonam Gonpo (22 anni), Sonam Chedar (22 anni) e Choedar (47 anni), originari del villaggio di Wonpo, situato nella Contea di Karze, regione del Kham. I primi due sono stati condannati a quattro anni di carcere, il terzo dovrà scontarne tre.

I tre monaci (nella foto) figuravano tra le molte persone arrestate tra il 15 e il 25 ottobre 2012 in seguito alla rimozione, il 7 settembre, della bandiera cinese da una scuola governativa di Wonpo e della sua sostituzione con una bandiera tibetana. Lo stesso episodio si era verificato il 4 febbraio 2012, il giorno successivo a tre casi di autoimmolazione avvenuti nella zona, quando i tibetani avevano rimosso il vessillo cinese da un edificio governativo. Sebbene non siano state rese note le ragioni della condanna inflitta ai tre monaci, il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ritiene che la sentenza sia da porre in relazione a questo episodio.

Il giorno 11 settembre è giunta notizia dell’arresto di Dayang, un tibetano di 64 anni, incarcerato per aver gridato slogan inneggianti all’indipendenza del Tibet e alla lunga vita del Dalai Lama. L’uomo, duramente picchiato prima dell’arresto, è originario della Contea di Driru, nel Tibet orientale. Non si hanno sue notizie dal giorno 9 settembre. Oltre mille funzionari cinesi provenienti dalla “Regione Autonoma Tibetana” sono stati inviati nella Contea di Driru per sovraintendere alle sessioni di “ri-educazione patriottica”.

Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha reso noto in data odierna che il governo cinese ha inasprito le misure repressive nei confronti degli artisti e degli intellettuali tibetani all’interno di una strategia mirante all’annientamento della lingua e della cultura del Paese delle Nevi. Tsering Tsomo, direttore esecutivo del TCHRD ha affermato che è in atto un attacco alla libertà di espressione e di opinione del popolo tibetano. Tsering Tsomo ha fatto esplicito riferimento ai casi di Shawo Tashi, cultore della musica tradizionale tibetana, arrestato lo scorso mese, dello scrittore Gangkye Drupa Kyab, imprigionato con l’accusa di essere coinvolto in attività politiche, e di Kelsang Yarphel, noto come “l’usignolo del Tibet”, arrestato durante un concerto per aver cantato la canzone “Bodhpa Tso” (“Fratelli tibetani”), ritenuta “politicamente sovversiva”.

Il 13 settembre, da Vilnius, in Lituania, il Dalai Lama ha affermato che “la linea dura adottata dai cinesi è completamente fallita” e che “i leader cinesi stanno ora tentando un approccio più realistico”. “Sono ottimista”, ha aggiunto, citando, tra i segnali del cambiamento, il fatto che un numero sempre maggiore di intellettuali e buddisti cinesi esprimono crescente solidarietà alla causa tibetana. Fonti: Tibet Post – Phayul – Daijiworld.com, Italia Tibet


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