Adeu Rinpoche: Dzogchen and Mahamudra, Two Great Paths

Trulshik Adeu Rinpoche

Adeu Rinpoche: Dzogchen and Mahamudra, Two Great Paths

Dzogchen and Mahamudra, the Great Perfection and the Great Seal, are powerful meditative systems for revealing the nature of mind, explains Adeu Rinpoche. While their methods may differ, their essence is the same.

The meditation approach of Mahamudra as found in the Tibetan Kagyu tradition and the Dzogchen approach from the Nyingma tradition are identical in essence, you may follow one or the other, however, each has its own unique instructions. In each system, Mahamudra and Dzogchen, various methods are used to reveal the nature of bare awareness itself. Continue reading »

Lama Ghendun Rimpoche: Libertà ed agio

Lama Gendün Rinpoche nacque nel 1918 in Tibet. Praticò la meditazione per circa trentanni e visse intensamente il ritiro nella sua cella monastica e nelle caverne tra il Tibet e l’India.

Lama Ghendun Rimpoche: Libertà ed agio

La felicità non può essere trovata

attraverso un grande sforzo e volontà

ma è già presente,

nel rilassamento e nel lasciare andare.

Non sforzarti;

non c’è niente da fare.

Qualunque cosa sorga nella mente

non ha nessuna reale importanza,

perché non ha una qualsivoglia realtà.

Non attaccarti ad essa;

non identificarti con essa

e non giudicarla.

Lascia che l’intero gioco accada da sé

balzando in alto e ricadendo come onde,

senza cambiare o manipolare alcunché,

ed ogni cosa svanisce e riappare,

magicamente, senza fine.

Solo la nostra ricerca della felicità

ci impedisce di vederla. Continue reading »

Meditazione sulla vacuità

Per capire la vacuità ed essere convinti che sia corretta dobbiamo compiere un’analisi utilizzando la logica. Come conosciamo le cose? Qual è un modo valido di conoscere? Nel Buddhismo parliamo di due modi validi di conoscere qualcosa.

Dr. Alexander Berzin: Meditazione sulla vacuità

Identificare il falso “io”

La continuità dell’“io” convenzionale

Secondo la tradizione buddhista indo-tibetana, abbiamo un “io” convenzionale, e in realtà esso è un’astrazione: consiste in un’imputazione sul flusso di continuità, in continuo cambiamento, dei cinque fattori aggregati che costituiscono ogni momento della nostra esperienza soggettiva individuale. Questo “io” convenzionale è incluso nell’aggregato delle altre variabili influenzanti – il grande aggregato che include tutto ciò che è non statico e non negli altri, come tutte le emozioni. L’“io” convenzionale è qualcosa che cambia di istante in istante, non è statico. “Ora sto facendo questo, ora sto facendo quello”. Cambia, ovviamente, attimo dopo attimo. Inoltre può produrre degli effetti. “Posso lavare i vestiti; posso rendere felice qualcuno; posso rendere infelice qualcuno”.

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Mipham Rinpoche: Come coltivare la concentrazione

Mipham Rinpoche: Come coltivare la concentrazione

Potresti desiderare di bere il nettare della calma dimorante,
ma a meno che tu non interrompa il flusso dell’attività esterna,
non c’è modo di evitare la distrazione interiore.
E devi sradicare questo vagare all’interno.

A meno che tu non arresta il flusso di distrazione mentale,
non arriverai mai alla concentrazione al singolo punto.
Costruisci una diga sicura, quindi, con consapevolezza.
E applica la vigilanza ogni volta che riposi per un po’.

Torna continuamente nello stato di non distrazione,
e cerca di prolungare la durata dell’esperienza.
Quando diventa familiare, applicati ulteriormente.
Conquista il nemico, i pensieri attuali, e genera calma.

Quando ottieni stabilità,
continua fino a quando la pratica è senza sforzo e raggiungi la flessibile
e genuina śamatha – calma dimorante.
Applicati ininterrottamente, equilibrando la tensione e il riposo.

L’allenamento prolungato in ciò che è difficile può essere scoraggiante,
quindi inizia rafforzando la tua determinazione e diligenza.
Poi, nel mezzo, sforzati continuamente senza interruzione.
Alla fine, guadagnerai forza e assaporerai i frutti della gioia.
Questo è il modo in cui i tuoi sforzi daranno la loro eccellente ricompensa.

Composto il settimo giorno del sesto mese.

https://saggezzabuddhista.wordpress.com/2018/04/17/come-coltivare-la-concentrazione/

Lama Yeshe: How Delusions Arise

Lama Thubten Yeshe: How Delusions Arise

Kathmandu, Nepal (Archive #090). From Wisdom Energy by Lama Yeshe and Lama Zopa Rinpoche. Edited by Jonathan Landaw with Alexander Berzin. Published by Wisdom Publications, Boston, MA, USA.

The purpose of meditation is to gain realizations leading to the cessation of delusion and superstition. This cessation depends, first of all, on recognizing the character or function of the deluded mind. In addition, it is necessary to understand the various factors causing such a deluded mind to arise. Continue reading »

A. Berzin: Mind and the Five Aggregates, Karma Kagyu

Mind is the individual, subjective mental activity of experiencing something, and it constitutes a beginningless and endless individual continuum. 

Mind and the Five Aggregates: Karma Kagyu

Dr. Alexander Berzin

The Importance of Understanding the Mind

Mind is important to understand, since we all want to be happy and not to suffer and be unhappy. The source of a stable and lasting happiness, however, is not material wealth or physical pleasure, but the mind and our attitudes and emotions. Therefore, we need to understand what mind is and how it works in each moment. We also need to understand everything that makes up each moment of our minds, which is what the five aggregates are all about. When we understand them, we will understand our attitudes and emotions and how they work. If we understand how they work, we can gain confidence that we can overcome the destructive ones and we can change our attitudes. In short, we need to work on our minds, and doing that requires understanding our minds.
All Buddhist schools agree on what mind is, but there are several ways of presenting it and several different analyses in Buddhism of how mind works. Here, we shall present the sutra explanation given by the Karma Kagyu school.

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Chögyal Namkhai Norbu: Introduzione all’Ati Guru Yoga

Chögyal Namkhai Norbu: Come si manifestano queste infinite potenzialità e quali sono le loro qualità?

Chögyal Namkhai Norbu: Introduzione al ritiro di insegnamenti dell’Ati Guru Yoga

Benvenuti a tutti. Questo ritiro non è molto utile per i praticanti più anziani i quali conoscono più o meno molte cose, per cui sarebbe più utile che facciano la pratica. Non potete ottenere la realizzazione solo ascoltando gli insegnamenti. Per prima cosa dovete capire il significato e il senso dell’insegnamento, poi applicarlo e integrarlo. È il motivo per cui ripeto più volte gli stessi ritiri. Lo faccio perché ci sono persone nuove che non hanno la trasmissione e non sanno cosa devono fare.

Per questo motivo ho spiegato cosa faccio nel programma di questi pochi giorni. È molto importante che cercate di capire cosa andremo a fare. Così se ascoltate bene potrete capire. Ok, molte grazie e do il benvenuto a tutti.
Buon giorno a tutti dappertutto. Siamo a Dzamling Gar e cominciamo il nostro ritiro il cui titolo è ‘Insegnamento Ati Yoga’. Questo è qualcosa di importante che dovete capire. Le persone sono sempre concentrate sui titoli dei libri o degli insegnamenti, ma è più importante comprendere il senso dell’insegnamento altrimenti non funziona.
In generale insegno Ati Yoga. Innanzitutto, cercate di capire cosa significa Ati. La parola Ati è nella lingua di Oddiyana. In sanscrito si dice “Adi”. Ati significa lo stato primordiale. Tutti hanno questo stato ed è quello che dobbiamo scoprire per poi cercare di rimanere in questo stato. Quando diciamo ‘yoga’, lo conoscete bene, lo yoga oggi è molto diffuso ovunque.
L’origine della parola ‘yoga’ è sanscrita.
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Chögyal Namkhai Norbu: Ati Yoga 2

Sua Santità il Dalai Lama con Chögyal Namkhai Norbu Rinpoche: In Tibet diciamo “Quando le circostanze sono tali da compiere azioni virtuose dobbiamo sempre compierle”.

Chögyal Namkhai Norbu: Ritiro di insegnamenti Ati Yoga. Parte 2.

Abbiamo cause primarie e secondarie, collegate alle circostanze. A volte abbiamo molti problemi perché nella nostra condizione possiamo avere un karma positivo o negativo. Questa è la vera causa e quando ci troviamo in circostanze che hanno forti cause secondarie, il nostro karma matura e quel problema si manifesta. Quindi non dipendiamo veramente dalle cause secondarie, ma ne abbiamo la potenzialità e
dobbiamo sapere che tutte le possibilità possono esistere.

Quando pratichiamo pronunciamo la A, facciamo visualizzazione usando la mente, giudicando e pensando. Questo non è lo stato della meditazione, ma andiamo in quella direzione. Dopo un po’ che facciamo questa visualizzazione, sentiamo che è qualcosa di vivo, e dobbiamo essere rilassati. Molte persone non sanno come fare la pratica rilassati.

Se quando facciamo la visualizzazione non siamo rilassati e ci carichiamo, nessuna trasformazione funzionerà. Dobbiamo essere presenti quando pratichiamo. Sappiamo bene come essere presenti quando facciamo l’Ati Guruyoga in modo rilassato senza caricarci. Così non avremo problemi. Alcuni dicono che sebbene abbiano fatto l’Ati Guruyoga molte volte si sentono a disagio nel proprio corpo. Questo succede perché non sono rilassati.

Così facciamo la visualizzazione in questo modo e continuiamo a rimanere in questa presenza. Poi gradualmente ci rilassiamo. Cosa significa rilassarsi? Significa che non pensiamo più, non facciamo più nulla come visualizzare. L’abbiamo appena fatto e siamo in quella presenza. Questo è essere rilassati. Quando ci rilassiamo può sorgere qualche pensiero, come anche qualche emozione. Cosa dobbiamo fare? Allo stesso modo ci rilassiamo con la A bianca e il thigle. Non troviamo questi pensieri e queste emozioni dappertutto. Semplicemente ci rilassiamo. Come è la nostra condizione quando ci rilassiamo? Non è qualcosa di facile da definire. Non è lo stesso come essere nella mente. Continue reading »

Who Was Patrul Rinpoche?

Patrul Rinpoche’s few personal belongings. Photo by Matthieu Ricard.

Who Was Patrul Rinpoche?

by Matthieu Ricard

Buddhist monk Matthieu Ricard provides a glimpse into the life of Patrul Rinpoche, a wandering yogi who became one of the most illustrious masters of Tibetan Buddhism. From the Spring 2018 issue of Buddhadharma: The Practitioner’s Quarterly.

Patrul Rinpoche, Orgyen Jigme Chökyi Wangpo (1808–1887), a wandering practitioner in the ancient tradition of vagabond renunciants, became one of the most revered spiritual teachers in Tibetan history, widely renowned as a scholar and author while at the same time living a life of utmost simplicity. A strong advocate of the joys of solitude, he always stressed the futility of worldly pursuits and ambitions. The memory of his life’s example is still very much alive today, offering an ever-fresh source of inspiration for practitioners of Tibetan Buddhism. Continue reading »

Patrul Rinpoche: Guide to the Stages of Visualization for the Ngöndro

Patrul Rinpoche

Patrul Rinpoche

Brief Guide to the Stages of Visualization for the Ngöndro Practice

by Patrul Rinpoche

Namo Samantabhadraye!

When Tibet was shrouded in the darkness of the five degenerations,[1]
With the chariot of your great and immeasurable bodhicitta,[2]
You brought the sunlight of the teachings of secret mantra-
Orgyen, King of Dharma, I keep you forever in my mind!
The enlightened vision of the vajra vehicle of Ancient Translations,
All condensed into its quintessence, like a drop of ḍākinīs’ life-blood;
A treasure arising as the spontaneous expression of reality itself—
O Guru, Lord of Dharma, you who brought us these teachings, protect me! Continue reading »

51 Fattori mentali

36-potalaI 51 Fattori mentali secondo le scuole Mahayana

I 5 fattori onnipresenti.

  1. Sensazione: Un’entità dell’esperienza che sperimenta individualmente le fruizioni delle azioni virtuose e non-virtuose. I suoi oggetti sono il piacevole, lo spiacevole e il neutrale.

  2. Discriminazione: Apprende, sulla base dell’aggregazione di un oggetto, un potere sensoriale e una coscienza, i segni non-comuni di un oggetto. Continue reading »

Tsenshap Serkong Rinpoche: Stati extracorporei nel Buddismo

Lama Tsenshap Serkong Rinpoche: Con una guida adeguata, una buona motivazione ed un’intensa pratica meditativa si può espandere il proprio potenziale per aiutare gli altri e se stessi a beneficio di tutti.

Tsenshap Serkong Rinpoche: Stati extracorporei nel Buddismo

La letteratura buddista e la tradizione orale registrano molti esempi di coscienza che viaggia con una forma sottile al di fuori del corpo grossolano. Tali fenomeni sono stati notati anche in Occidente e spesso etichettati come “viaggi del corpo astrale”. Sebbene sia difficile correlare le esperienze ed identificare casi individuali da una cultura all’altra all’interno dello schema di classificazione di quell’altra cultura, tuttavia può essere utile delineare alcune varietà di questo fenomeno così come si trova nelle tradizioni buddiste dell’India e del Tibet. Continue reading »

Saraha: Mahamudra

Saraha

SARAHA

Kye Ho! Do not fear distraction, trying to keep attention on the mind. If you realize the nature of your own mind, then even the wandering mind will be seen as the Mahamudra. In the state of Great Bliss all dualistic features become auto-liberated.
Like awakening from a dream, pleasure and pain then seem to have had no reality whatsoever.
So, abandon hope and fear. Let go of trying to accomplish something or exhibiting anything. Since all the phenomena of both Samsara and Nirvana are devoid of “self-nature,” any clinging to hopeful or doubtful thoughts is simply meaningless. What is the point of striving to accept or reject anything?
Even visible form and sound vibration are like a magical illusion, a hologram or a reflection in a mirror — they possess no substantiality.

That which realizes this, the magician, is the sky-like mind itself. This one true nature is without centre or circumference, nor is there anyone separate therefrom who can comprehend this. Just as all the great rivers, the Ganga, etc., equally flow into the one Great Ocean, so mind and mental content have only one taste in the Dharmadhatu.”

Story of SARAHA.
Wisdom of a Dakini.
One day Saraha asked his wife for some radish curry. She prepared the dish, but in the meantime Saraha entered a deep meditation from which he did not emerge for twelve years. He then immediately asked for his radish curry. His wife was astonished, “You have been in meditation for twelve years; now it is summer and there are no radishes.”
Saraha then decided to go to the mountains for more meditation.
“Physical isolation is not a real solitude,” replied his wife.
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Kyabje Khenchen Jigme Phuntsok: My Heart’s Advice

Khenchen Jigme Phuntsok

Khenchen Jigme Phuntsok

The Heart Essence: My Heart’s Advice

by Kyabje Khenchen Jigme Phuntsok

  1. May the youthful sun of speech, Mañjuśrī, in his enlightened form,
    With its signs and marks, embodying the secret body, speech and mind
    Of all the infinite buddhas and their bodhisattva heirs,
    Turn your minds towards the path to perfect awakening!

  2. There are countless Dharma teachings, profound and extensive,
    Suited to the mental capacities and inclinations of limitless beings, Continue reading »

Shabkar Tsok Druk Rangdrol: Compassion

Zhabkar Tsokdruk Rangdrol

Zhabkar Tsokdruk Rangdrol

Shabkar Tsok Druk Rangdrol (1781-1851)

If someone has compassion, he is a Buddha;
Without compassion, he is a Lord of Death.

With compassion, the root of Dharma is planted,
Without compassion, the root of Dharma is rotten.

One with compassion is kind even when angry,
One without compassion will kill even as he smiles.

For one with compassion, even his enemies will turn into friends,
Without compassion, even his friends turn into enemies. Continue reading »

Rongtön Sheja Künrig: The Three Conceptions

Rongtön Sheja Künrig: When we are meditating on emptiness, if we consider that this meditation has any real characteristics, that will only serve to entangle us.

Rongtön Sheja Künrig: When we are meditating on emptiness, if we consider that this meditation has any real characteristics, that will only serve to entangle us.

How to Meditate on the Three Gateways to Liberation According to the Mahāyāna by Rongtön Sheja Künrig

Homage to the guru and the supreme deity!

Your wisdom is perfectly clear like the sphere of the sun,
And in your compassion, you care for all limitless beings,
Your enlightened actions continuing until the ends of time—
Supreme sage, in devotion I bow down before you!

Ācārya Haribhadra, in explaining the practice of meditating upon the three gateways to liberation, explains how the three gateways can be related to meditation upon the sixteen aspects of the four noble truths, beginning with impermanence. Here, when we explain the three gateways, i.e., emptiness, absence of characteristics and wishlessness, according to the tenets of the Mahāyāna, emptiness is applied to the basis, signlessness is applied to the path, and wishlessness is applied to the result.

Firstly we must explain the three conceptions which block these gateways to liberation:

Credi alla rinascita?

L´idea della rinascita spiegava anche perché le cose avvenute nella mia vita erano successe.

L´idea della rinascita spiega anche perché le cose avvenute nella mia vita erano successe.

Credi alla rinascita?

Singapore, 10 agosto del 1988. Estratto rivisto da Berzin, Alexander e Chodron, Thubten. Glimpse of Reality. Singapore: Amitabha Buddhist Centre, 1999.

Domanda: Credi alla rinascita?

Risposta: Si, ci credo. Tuttavia, c’è voluto molto tempo per me prima d’arrivare a questo punto. Non si crede alla rinascita subito. In alcune aree del mondo, per esempio in molte parti dell’Asia, credere alla rinascita fa parte della cultura: le persone ne hanno sentito parlare fin dalla loro infanzia e per questo ci credono automaticamente. Per chi proviene da culture occidentali, invece, può sembrare strano credere alla rinascita. Normalmente, non ci si convince di colpo della sua esistenza: non è che tutto d´un tratto appaiono arcobaleni e musica… e poi gridiamo “Alleluia! Ora credo!” Di solito le cose non avvengono così.

La maggior parte delle persone ha bisogno di molto tempo per abituarsi all´idea della rinascita. Continue reading »

Le paramita o perfezioni

LE SEI PARAMITA o PERFEZIONI

Dopo aver sviluppato il bodhicitta, si deve cominciare a seguire la pratica delle “paramita” (perfezioni o virtù trascendenti): generosità, moralità, pazienza, impegno entusiastico, meditazione, saggezza discriminativa.

Delle 6 paramita, le prime 5 costituiscono il “metodo” (mezzi salutari o azione appropriata), mentre la sesta è la “saggezza discriminante” : la pratica di quelle comporta l’“accumulazione di meriti”, mentre questa comporta l’”accumulazione di saggezza (consapevolezza)”. Le due accumulazioni sono le cause per ottenere – finchè si sta nel samsara – un corpo umano pienamente qualificato, nonché per raggiungere rispettivamente il Rupakaya e il Dharmakaya : esse sono quindi i mezzi per maturare la mente e diventare un Buddha. Gli occhi sono la saggezza, i piedi sono le altre 5 paramita, che devono andare – per così dire – di pari passo, se si vuole arrivare al nirvana: sono indispensabili entrambe come le due ali ad un uccello per poter volare. La pratica delle paramita – purché sia ispirata dal bodhicitta – è la via percorsa da tutti coloro che seguono i sutra ed un preliminare per chi intende poi dedicarsi al tantra. Il bodhisattva le coltiva così lungo i 5 Sentieri, soprattutto a partire da quello della Visione Interiore.

Oltre alle 6 paramita vi sono 4 “perfezioni supplementari o realizzazioni supreme”, che sono aspetti della 6° paramita – per cui si parla anche di 10 paramita in totale.

1) generosità (dana). Consiste nel donare senza attaccamento o desiderio di remunerazione, ma solo per il benessere degli altri. Si distingue in:

a) offerte fatte, con fede e rispetto, ai Tre Gioielli: cose reali (come incenso, musica, ecc.) e mentali (ad es., offrendo mentalmente cose che esistono in realtà, ma di cui non abbiamo la disponibilità: il mare, una bellissima aurora, ecc. oppure visualizzando ricchezze, belle forme, suoni gradevoli, ecc.). I Tre Gioielli non hanno ovviamente bisogno di queste offerte, che in realtà servono solo a noi per eliminare il nostro attaccamento.

b) doni fatti con compassione a chi si trova nel samsara:

doni materiali: ad es., dare cibo ad un affamato;

dono della protezione: ad es., proteggere una persona dal pericolo di un incendio;

dono dell’amore: ad es., confortare chi è infelice;

dono del Dharma: ad es., insegnare il Dharma verbalmente.

Nel dare, dobbiamo considerare ciò che serve veramente al destinatario e non ciò che piace a noi; inoltre, si deve dare nell’ambito della nostra effettiva disponibilità e non sulla scia dell’emotività, che ci potrebbe poi procurare rimpianti o ripensamenti.

2) etica (sila). Il comportamento corretto consiste nell’abbandonare i “10 atti negativi” (uccidere, ecc.) e nel compiere i “10 atti virtuosi”.

Vi sono 3 tipi di moralità, che consistono nel controllare il proprio comportamento:

  1. mantenendo i propri voti, nonché gli impegni presi nelle iniziazioni;

  2. aiutando gli esseri senzienti (ad es., mostrando loro gli effetti negativi delle azioni non-virtuose) ;

  3. avendo il bodhicitta come unico movente in tutte le nostre azioni.

Inoltre il nostro comportamento dev’essere di buone maniere: stare composti, non parlare con durezza o in modo sboccato, non desiderare ardentemente guadagni e onori, ecc.

I semi delle azioni negative che non sono ancora maturati in sofferenza possono esser distrutti col pentimento, che consiste:

a) nel sentire che quella data azione è sbagliata, cioè provare un’angoscia di

coscienza oppure il risveglio di una migliore comprensione;

b) nell’ammettere a noi stessi l’errore che abbiamo fatto;

c) nel rivolgerci al Buddha e pentirci profondamente;

d) nel promettere di non farlo più (come chi si è ammalato per aver ingerito del veleno, si ripromette di non prenderlo più).

Per le nuove colpe commesse ci si deve pentire subito, in meno di un’ora (considerando anche che la morte può arrivare in ogni momento).

3) pazienza kshanti. Questa virtù consiste nella capacità di sopportare e tollerare (senza reagire con collera o vendicarsi):

A) gli atteggiamenti sgradevoli o cattivi delle altre persone, pensando che:

a] se qualcuno è negativo con noi, significa che non sa essere migliore di così perchè è accecato dai suoi klesha (difetti mentali), non può controllare se stesso e sta soffrendo lui stesso;

b] quando tali suoi atti negativi matureranno, dovrà soffrirne molto e quindi col suo comportamento attuale sta costruendo qualcosa di cattivo per se stesso ; il che ci deve far sorgere una grande compassione per lui;

c] d’altronde, quel suo comportamento negativo verso di noi sta rimuovendo un po’ del nostro cattivo karma (è come il gusto cattivo di una medicina, che ci farà bene in seguito);

d] inoltre, quella persona che ora ci fa del male può essere stata nostra madre o padre o fratello o amico o maestro nelle vite precedenti, nelle quali siamo stati da essa amati e aiutati (amore e aiuto certamente superiori al male che ci fa oggi);

e] il male che ora stiamo soffrendo fu causato karmicamente da un’azione simile da noi commessa in precedenza; perciò, poiché è colpa nostra, sarebbe ingiusto rendere la pariglia;

B) le difficoltà che si incontrano nell’accettare il dolore e le contrarietà fisiche e mentali (ad es., nell’assumersi le sofferenze derivanti dal salvare la vita ad una persona);

C) la fatica derivante dallo sforzo di capire il Dharma il più profondamente possibile, di compiere pratiche come le 100.000 prostrazioni o nel sedere a lungo nella posizione del loto mentre si medita.

4) vigore o perseveranza entusiastica.

E’ l’impegno entusiastico (l’opposto dell’apatia, dello scoraggiamento, della pigrizia e della procrastinazione), che consiste in una grande diligenza nel comprendere ed attuare il Dharma: diligenza gioiosa, e non vista come un dovere pesante. Quindi significa:

innanzitutto, usare energia e zelo nel rivolgersi al Dharma, compiendo azioni e pratiche positive (anziché perdere tempo in banali attività mondane);

non stancarsi della pratica spirituale o non cadere nell’indifferenza che ce la fa rimandare di giorno in giorno;

continuare con entusiasmo ad agire in modo positivo (ad es., praticando le

paramita): da un lato, senza la presunzione di ritenersi soddisfatti delle esigue azioni virtuose che abbiamo finora compiuto; e dall’altro, con l’ottimistica convinzione della nostra capacità innata d’ottenere dei risultati positivi.

5) concentrazione meditativa (dhyana).

La “perfezione della concentrazione meditativa” è lo stato in cui la mente è mantenuta ferma sui pensieri positivi (senza distrazione nè torpore) ed è in grado di controllare – come un potente governante – l’attività mentale stessa e il sorgere dei difetti mentali (klesha).

Tale paramita si ottiene quando si sono realizzati i dhyana tanto del Rupadhatu che dell’Arupadhatu.

Entrando nei dettagli, vi sono 3 tipi di concentrazione meditativa:

a) un modo di meditare in cui si ha l’intenzione di voler provare esperienze di piacere, chiarezza ed assenza di pensieri;

b) un modo di meditare in cui si è superato l’attaccamento a quelle esperienze e si resta attaccati al concetto di vacuità come antidoto;

c) un modo di meditare in cui si è superato anche l’attaccamento al concetto di vacuità e ci si trova nella condizione priva di pensiero discorsivo nella quale si coglie la vacuità in maniera diretta, immediata, intuitiva e spontanea.

Come allenamento secondario alla “perfezione della concentrazione meditativa” è necessario meditare su:

l’uguaglianza fra sé e gli altri, perché tutti quanti desideriamo la felicità e non vogliamo la sofferenza;

lo scambio di sé con gli altri, offrendo a questi la nostra felicità ed accogliendo in noi tutte le loro sofferenze;

l’aver cari gli altri più di noi stessi, augurandoci che la loro sofferenza ricada su di noi e che essi possano esser felici prendendo la nostra felicità.

6) saggezza discriminante (prajña). Si tratta della consapevolezza discriminante o intelligenza discriminativa, che deve ispirare il compimento di tutte le paramita precedenti.

Essa consiste nella consapevolezza dell’essenza, delle differenze, delle caratteristiche (particolari e generali) di ogni oggetto di percezione: ossia, è la facoltà dell’intelligenza presente nel continuum mentale di tutti gli esseri senzienti che permette di esaminare gli oggetti e di formulare giudizi e decisioni. Continue reading »

Dodrupchen Jigme Tenpé Nyima: Tre modi per portare la malattia sul sentiero

Dodrupchen Jigme Tenpé Nyima

Dodrupchen Jigme Tenpé Nyima: Tre modi per portare la malattia sul sentiero

Ci sono tre modi per portare la malattia sul sentiero: il migliore, l’intermedio e l’inferiore.

Il modo migliore è semplicemente lasciare qualsiasi dolore intenso che accompagna la malattia così com’è, senza cercare di porvi rimedio, e, stabilendosi in essa in modo rilassato, lasciare che l’essenza del dolore sorga come esperienza del vuoto al di là dell’elaborazione concettuale.

Il modo intermedio è quello di considerare che le sofferenze e le influenze dannose (dön) che affliggono gli esseri senzienti sono tutti inclusi nel dolore intenso che accompagna la vostra malattia. Poi, portando questo dolore sul sentiero ed eliminandolo insieme alle afflizioni mentali, può diventare un supporto per la pratica virtuosa.

Il modo inferiore è quello di riconoscere la malattia come risultato di azioni negative passate. Senza utilizzare alcun metodo per alleviarlo, non reagite con avversione, ma capite che sorge attraverso la compassione dei Tre Gioielli, e, in questo modo, si purificheranno le azioni dannose e le oscurazioni. https://saggezzabuddhista.wordpress.com/2018/08/06/tre-modi-per-portare-la-malattia-sul-sentiero/

Ngorchen Kunga Zangpo: La fonte della felicità degli esseri

Ngorchen Kunga Zangpo 1382 – 1456

Ngorchen Kunga Zangpo: La fonte della felicità degli esseri

Possa l’unica fonte di felicità tra gli esseri,
i preziosi insegnamenti del Conquistatore Onnisciente,
non decadere mai in nessun luogo o in nessun momento,
ma fiorire e diffondersi ai confini più remoti del mondo!

Possano coloro che possiedono saggezza e amore sconfinati,
chi ama gli insegnamenti del Conquistatore come la propria vita,
i guru e le guide spirituali che sono senza eguali,
godersi un lungo periodo di vita!

Possano coloro che rivelano agli esseri il nobile sentiero della virtù,
e chi si dedica all’insegnamento e alla pratica,
il saṅgha dei praticanti del Dharma, costantemente resistere,
e possa la loro attività estendersi in ogni direzione!

Possano le persone non avere paura della malattia, dell’invecchiamento e della morte
e mantenere solo le opinioni corrette sul mondo,
possano avere menti piene di amorevole gentilezza per gli altri,
in modo che la loro gioia si possa espandere e non conoscere limiti!

Possano le città e i paesi essere ovunque meravigliosamente ornati
con bandiere bianche di preghiera che svolazzano nella brezza delicata;
e possano tutti i loro abitanti essere prosperosi,
finemente vestiti e adornati con gioielli.

Come nuvole che lampeggiano con folgori che abbelliscono il cielo,
e pavoni che illuminano la terra con la loro danza gioiosa,
possano fiumi di pioggia dolce scendere continuamente,
per accrescere la gioia degli esseri viventi!
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Lama Zopa Rinpoche: The Basis of the Dissatisfied Mind.

Lama Zopa Rinpoche: The Basis of the Dissatisfied Mind.

One of the fundamental problems in our life is the concept of permanence, apprehending phenomena—which are in the nature of impermanence—as permanent.

We ourselves, our own life, our body, enemy, friend and stranger, the sense objects and so forth—all these things are in the nature of perishing, in the nature of changing within every second and can be stopped at any time. Continue reading »

Machik Labdrön’s Prayer to All Lineages

Machig Labdron: Bless me to develop the ability to experience the single flavor

Machik Labdrön’s Prayer to All Lineages

I supplicate the father lineage of method.

I supplicate the mother lineage of wisdom.

I supplicate the non-dual lineage of meaning.

I supplicate the lineage of fortunate ones with experience.

I supplicate the Chöd lineage of siddhas.

I supplicate the symbolic lineage of the dakinis.

I supplicate the lineage of powerful dharma protectors.

Bless me so that I may develop disgust

For deluded appearances and worldly activities.

Bless me so that I may stop cherishing

This illusory body of the four elements. Continue reading »

Lama Yeshe: Karma and Emptiness

Lama Yesce: The ego’s misconceptions about reality keep us in bondage.

Lama Yesce: The ego’s misconceptions about reality keep us in bondage.

Lama Thubten Yeshe: Karma and Emptiness

You are all interested in Dharma and meditation. But what is Dharma, and how do we meditate? Basically, Dharma is anything that causes our delusions, our disturbing thoughts, to subside; it is anything that brings us peace of mind and liberation from confusion and suffering.

Buddhadharma teaches methods to purify the mind of negativities and to develop our human potential to the fullest. Some of these methods, such as not harming others, generating compassion, and practicing generosity, are shared by other philosophical and religious traditions. Other methods are uniquely Buddhist. Two of these, karma and emptiness, are the heart of Dharma. Karma is the law of cause and effect, and emptiness is the ultimate nature of reality, devoid of all misconceptions.

Let us begin with karma. Every single action performed by body, speech, or mind eventually produces a specific reaction. For example, an unwholesome attitude will definitely culminate in problems and suffering, while a wholesome, clean, clear mind always brings happiness. Continue reading »

Meditazione di Autoguarigione

meicine-buddhaMeditazione di Autoguarigione

Cerchiamo d’assumere una buona posizione, anzi una corretta posizione, la postura corretta di meditazione: osserviamo il nostro corpo dal di dentro. Troviamone i punti di tensione: e lasciamoci andare.

Partiamo dal capo. Rilassiamo i muscoli del viso, iniziando dalla fronte, rilassiamo le nostre mandibole, rilassiamo le labbra, posiamo dolcemente la lingua sulla volta del palato, rilassiamo le braccia, lasciamole leggermente discoste: la mia mente mi osserva.

Rilassiamo il collo, le spalle, scendiamo lungo gli arti superiori fino alla punta delle dita.

Procediamo nello stesso modo rispetto all’addome, al torace, ai glutei, alle gambe fino alla punta delle dita dei piedi: il mio corpo lentamente e progressivamente si rilassa, fino a sentirsi sprofondare nel cuscino. Continue reading »

Milarepa: Abituato

Milarepa: Abituato a lungo a contemplare l’amore e la compassione,
Ho dimenticato ogni differenza tra me e gli altri.

Abituato a lungo a meditare sulle segrete verità sussurrate,

Ho dimenticato tutto quello che si dice nei libri scritti o stampati.

Abituato, come sono stato, allo studio della Verità eterna,

Ho perso ogni conoscenza dell’ignoranza.

Abituato, come sono stato, a contemplare sia il Nirvana che il Samsara

vieni inerenti a me stesso,

Ho dimenticato di pensare alla speranza e alla paura.

Abituato, come sono stato, a meditare su questa vita e sulla prossima come una,

Ho dimenticato il terrore della nascita e della morte.

Abituato a lungo a studiare, da solo, le mie esperienze,

Ho dimenticato la necessità di cercare le opinioni di amici e fratelli.

Abituato a lungo ad applicare ogni nuova esperienza alla mia crescita spirituale,

Ho dimenticato tutti i credo e i dogmi. Continue reading »

H. H. Gyalwang Drukpa, Jigme Pema Wangchen: Be Grateful

His Holiness Gyalwang Drukpa: We can even be inspired by our fears because breaking through them is often the biggest catalyst for transformation.

His Holiness Gyalwang Drukpa, Jigme Pema Wangchen: Be Grateful

While we are busy complaining and looking for reasons to dislike or be angry with our circumstances and the people around us, we still expect ourselves to be happy. But if our minds are only looking for problems, how can we be? If gratitude and appreciation are lacking in our lives, we will miss the path to happiness.

What is going well in your life?

People often tend to focus on what is going wrong in their lives, rather than giving themselves a chance to dwell on what’s going well. It is true that we can learn very helpful lessons from things that happen which we would describe as mistakes. And learning such lessons allows us to develop our skills, our compassion and the ability to see things from alternative points of view. However, sometimes I think we forget there are great lessons to be had from the parts of life that fill us with joy. Simply the act of shining a light on those good feelings encourages them to grow and infuse the rest of our life, or at least the rest of our day. Continue reading »

Namkhai Norbu: Cosa desidero di più?

Namkhai Norbu: Il mio desiderio più grande? Vorrei che i miei studenti si rendano conto e facessero quello che ho fatto io per il bene di tutti gli esseri senzienti. Questo è il mio desiderio più grande.

D: Come fai a riconoscere che i tuoi studenti hanno imparato bene il tuo insegnamento? Quali qualità dovrebbero manifestare?

Namkhai Norbu: Quando gli studenti comprendono la conoscenza di Dzogchen, non hanno molte tensioni, non hanno molti problemi di samsara; possono capire come sia la condizione del samsara e come sia la vera condizione che siano più rilassati e più presenti, non sempre condizionati da tensioni ed emozioni.

D: Potresti consigliarmi tre principi Dharma che sono i più importanti per coltivare la mente nella vita quotidiana?

Namkhai Norbu: Ad esempio, c’è il principio del Dharma nel Mahayana Sutra che dice che dovremmo controllare che tipo di intenzione abbiamo e coltivare sempre buone intenzioni e se c’è la possibilità di beneficiare degli altri dovremmo sempre essere pronti a farlo. Questo è quello di cui abbiamo bisogno.

D: Quali sono, secondo te, i principi fondamentali dell’etica buddista?

Namkhai Norbu: Dipende se sei seguace dell’insegnamento allora devi essere presente, è la cosa più importante nell’insegnamento. Se sei presente, stai facendo tutto con consapevolezza e lavorando con le circostanze, aiutando gli altri, rispettando gli altri, ecc.

D: Credete che diverse tradizioni buddiste (Theravada, Zen, Vajrayana) o anche altri insegnamenti spirituali (cristianesimo, Yoga, sciamanesimo, ebraismo, Islam, ecc. ) hanno lo stesso obiettivo e risultato spirituale?

Namkhai Norbu: sono praticante di Dzogchen, conosco tutti quei percorsi buddisti, le loro condizioni e la loro essenza. Unifichiamo le essenze di tutti i percorsi e poi le applichiamo. Certo, li rispettiamo, ma questo non vuol dire che io creda che io debba fare tutto quello che fanno loro. Non da quella parte. Quando abbiamo una conoscenza fondamentale dell’insegnamento di Dzogchen, possiamo integrare tutto, anche cristiano o qualche altra tradizione. Non necessariamente deve essere la tradizione buddista. Tutti gli insegnamenti vanno più o meno nella stessa direzione ma in un modo molto diverso. Questo è ciò che credo.

D: Cosa desideri di più?

Namkhai Norbu: Il desiderio più grande per me? Ora che ho tutta la responsabilità dei miei studenti, [vorrei] facessero tutto in modo perfetto, che si rendano conto e facessero quello che ho fatto io per il bene di tutti gli esseri senzienti. Questo è il mio desiderio più grande.

D: Sei a volte arrabbiato o triste? Come lo affronti?

Namkhai Norbu: Certo. Vedete, la rabbia è una delle emozioni che posso provare, ogni tipo di emozioni, perché sono ancora “in carne ed ossa” ho un corpo fisico normale, bevo tè e mangio cibo quindi, ovviamente, se qualcuno mi fa arrabbiare, posso arrabbiarmi. Ma non è che io sia sempre arrabbiato e penso: “Questa è una brutta cosa, questa è una brutta persona”. Perché sono praticante, vado con la mia presenza. Integro il più possibile la mia presenza in presenza istantanea, sapendo come è la nostra vera natura. Questo è il principio dell’insegnamento di Dzogchen.

Melong 155

Sakya Paṇḍita: Istruzioni per il momento della morte

Sakya Paṇḍita Kunga Gyaltsen: Si deve abbandonare ogni attaccamento.

Sakya Paṇḍita Kunga Gyaltsen: Meravigliose istruzioni orali riguardanti il momento della morte

Si renda omaggio a Manjusri, lama e protettore.

Primo, si prende rifugio nei tre gioielli.
Poi si deve coltivare il bodhicitta.
E meditare Amitabha, colui il quale mi sta dinanzi.
A lui si rende omaggio e si facciano offerte.
PRELUDIO

Si deve avere la certezza che le opere negative sono state purificate,
Si deve abbandonare ogni attacco.
E con una mente che non teme la morte
Si metterà in pratica Amitabha Samadhi.
PRATICA PRINCIPALE

Poi dissolvi Amitabha nel tuo corpo e
Visualizza te stesso come la sua essenza.
La virtù dedicala a tutti gli esseri senzienti.
Più volte bisogna esercitarsi in tutto questo.
LA CONCLUSIONE

Non sorgeranno allora malattie e spiriti cattivi e
Quando sarà il tempo della morte non vi saranno sofferenze.
Nel bardo, Shakyamuni si prenderà cura di te
E nella vita futura otterrai la liberazione.
BENEFICO.

Meravigliose istruzioni orali riguardanti il momento della morte redatte in poche parole dal glorioso Sakya Pandita, secondo quanto insegnato dal venerabile Sakya lama e dai suoi figli.

(Tratto dal sito https://www.lotsawahouse.org/it/tibetan-masters/sakya-pandita/wondrous-instruction-moment-of-death che devotamente ringraziamo per la sua compassionevole gentilezza verso tutti gli esseri che soffrono in questa dolorosa esistenza samsarica.)

Parafrasi di Consigli di un anziano saggio

Parafrasi di Consigli di un anziano saggio

(Nyams-myong rgan-po’i ‘bel-gtam yid-‘byung dmar-khrid) Ghesce Ngawang Dhargyey. Tratto da appunti presi da Alexander Berzin. Dalla traduzione orale di Sherpa Rinpoche. Dharamsala, India, 5 – 12 Settembre 1975. Traduzione in italiano a cura di Claudio Li Calzi. [La parafrasi del testo è in nero. I commenti di Ghesce Dhargyey sono in viola tra parentesi quadre.]

[Questi insegnamenti sulla sofferenza provengono dal testo Consigli di un anziano saggio composto dal prezioso maestro Gungtang Rinpoche (Gung-thang-bzang dKon-mchog bstan-pa’i sgron-me) (1762-1823). Composto nella forma di parabole, il testo scorre come una storia in versi, basata sulle scritture. Il punto principale di quest’insegnamento è di aiutarci a sviluppare uno spirito di rinuncia e determinazione a essere liberi, e in generale a preparare il terreno per lo sviluppo della bodhicitta per ottenere l’illuminazione per il beneficio di tutti.]

Omaggio all’incorrotto Buddha che ha abbandonato i semi dell’incontrollabile rinascita ricorrente causati dalla forza del karma e delle emozioni disturbanti e che, di conseguenza, non prova più le sofferenze della vecchiaia, della malattia e della morte. Continue reading »

Karma e rinascita

bhudDomande fondamentali sul karma e sulla rinascita

Singapore, 10 Agosto 1988. Estratto rivisto di: Berzin, Alexander e Chodron, Thubten. Glimpse of Reality. Singapore, Centro buddhista Amitabha, 1999.

Domanda: La teoria del karma è empirica e scientifica, oppure è accettata per fede?

Risposta: Per vari motivi, l’idea del karma è ragionevole, ma a volte il significato del “karma” viene frainteso. Continue reading »

Il fascino del Buddhismo nel mondo moderno

Buddha

Buddha

Il fascino del Buddhismo nel mondo moderno

Singapore, 10 Agosto 1988. Estratto riveduto da Berzin, Alexander e Chodron, Thubten. Glimpse of Reality. Singapore: Amitabha Buddhist Centre, 1999. Traduzione italiana a cura di Julian Piras.

Domanda: Quest´anno hai intrapreso un tour di conferenze che ti ha condotto in ventisei paesi. Raccontaci le tue osservazioni su come il Buddhismo si sta diffondendo in posti nuovi.

Risposta: Oggigiorno, il Buddhismo si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo. Ci sono centri buddhisti in tanti paesi europei, nell´America del Nord, nell´America del Sud, in Africa del Sud, in Australasia, e così via. In Europa, non ci sono buddhisti soltanto nell´occidente capitalista, ma anche nei paesi socialisti dell´est. Per esempio, in Polonia ci sono circa cinquemila buddhisti attivi. Continue reading »

Lama Denys Rinpoche: Lo Specchio.

Lama Denys Rinpoche, Centro Namdeling, Napoli 17-19.11.17

Insegnamenti di Mindfulness sulla base del testo di Chogyam Namkhai Norbu “Lo Specchio. Un consiglio sulla piena presenza e consapevolezza”.

Sono impressionato dal fatto che i napoletani si sono dimostrati molto più puntuali degli svizzeri. Siamo qui per celebrare il 10° anniversario del Namdeling, la Comunità Dzogchen di Napoli, e vorrei definire quest’incontro come inter Sangha, tra la comunità Dzochen e Rimè. Ci sono praticanti, ed è molto bello, da diverse origini che si trovano insieme per fare questo tipo di pratica. Continue reading »

Changkya Rölpai Dorjé: Recognizing My Mother, An Experiential Song on the View

Changkya Hutuktu Rolpai Dorje (1717-1786)

Changkya Rölpai Dorjé: Recognizing My Mother, An Experiential Song on the View

E ma ho!

1. You who reveals bare the wonder
of profound dependent arising nature,
O my guru, your kindness is boundless indeed. Kindly reside in my heart
as I utter these spontaneous words
from thoughts flickering through my mind.

2. This lunatic child,
who lost his old mother long ago, is about to realize by chance what he has not recognized:
She has been with him all along!

3. She is perhaps that “is” and “is not”
quietly spoken by my brother dependent arising.
This diverse subject-object world is my mother’s gentle smile;

this cycle of birth and death her deceptive words.

4. My undeceiving mother, you have betrayed me!
While I hope to be saved by my brother dependent arising, it is ultimately in your kindness alone, O mother,
that my hopes for freedom lie.

5. If the duality of subjects and objects is as it seems to be, then not even the buddhas of the three times can save us. But this ever-shifting spectacle is in truth
my changeless mother’s expressions.
Hence there is indeed a way out.
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Gyalsé Tokmé Zangpo: Come trasformare la malattia e altre circostanze

Gyalsé Tokmé Zangpo: Qualunque cosa accada, coltiviamo sempre la gioia!

Gyalsé Tokmé Zangpo: Come trasformare la malattia e altre circostanze

Namo guru!

Questo mucchio illusorio di un corpo che, come gli altri, io posseggo:
Se si ammala, così sia! In malattia mi rallegrerò!
Perché esaurirà il mio karma negativo dal passato.
E, dopo tutto, molte forme di pratica del Dharma,
sono per la purificazione delle due oscurazioni.

Se sono sano, così sia! In libertà dalla malattia mi rallegrerò!
Quando il corpo e la mente stanno bene e a proprio agio,
la pratica virtuosa può svilupparsi e guadagnare forza.
E, dopo tutto, il modo di dare significato a questa vita umana
è quello di dedicare alla virtù il corpo, la parola e la mente.

Se mi trovo di fronte alla povertà, così sia! Continue reading »

Thich Nhat Hanh: Meditazione di base per tutte le occasioni

Thich Nhat Hanh

Thich Nhat Hanh: Meditazione di base per tutte le occasioni

1. Inspirando, so che sto espirando, espirando, so che sto espirando. Inspiro, espiro.

2. Inspirando il mio respiro si fa profondo, espirando il mio respiro si fa lento. Profondo, lento.

3. Inspirando, calmo il mio corpo, espirando metto il corpo a suo agio. Calma, agio.

4. Inspirando sorrido, espirando lascio andare tutte le tensioni. Sorrido, lascio andare

5. Inspirando, dimoro nel momento presente, espirando so che è un momento meraviglioso. Momento presente, momento meraviglioso.

Sequenza da imparare a memoria:

1. Inspiro, espiro

2. Profondo, lento

3. Calma, agio

4. Sorrido, lascio andare

5. Momento presente, momento meraviglioso

https://zeninthecity.org/wp-content/uploads/2013/08/meditazione_di_base_tnh.pdf