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Il Dalai Lama alla Casa Bianca nonostante le proteste cinesi
Febbraio 19th, 2010 by admin

dalai_lama__obamaNonostante le forti pressioni di Pechino, il Dalai Lama è stato ricevuto oggi dal Presidente americano Barak Obama (nella foto un momento del loro colloquio). L’incontro non è avvenuto nella Sala Ovale, di solito riservata ai meeting con i capi di stato e di governo, ma nella Sale delle Mappe, una scelta che sottolinea il carattere non ufficiale della visita. Al termine dell’incontro il leader tibetano ha dichiarato di aver parlato con Obama di “pace, valori umani e armonia”. Queste le parole che il Dalai Lama ha rivolto ai giornalisti appena uscito dalla Casa Bianca: “Ho detto al Presidente che, fin dalla mia infanzia, ho sempre ammirato gli Stati Uniti non in quanto potenza economica o militare ma in quanto campioni di democrazia, libertà e creatività umana. Sono molto contento. Come faccio sempre, ho menzionato quelle che sono le mie due priorità. In primo luogo la promozione dei valori umani, importanti per un mondo migliore e pacifico, sia per la famiglia sia per i singoli individui. Ho ricordato al presidente che le donne, per le loro caratteristiche biologiche, sono più sensibili al dolore e alle sofferenze altrui e ho auspicato una loro maggiore presenza nei ruoli di leadership. Il presidente si è dichiarato d’accordo! In secondo luogo, ho parlato al presidente dell’importanza della promozione dell’armonia religiosa e dell’importanza del rispetto di tutte le tradizioni religiose.

Questa è la sola base per una genuina armonia tra le religioni”. l portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha a sua volta riferito che Obama ha mostrato “forte sostegno” alla causa dei diritti umani e dell’identità culturale e linguistica del Tibet nella Repubblica cinese. In un comunicato, ha reso noto che il Presidente ha elogiato l’impegno del Dalai Lama per la non violenza e ha incoraggiato il dialogo tra il leader in esilio e la Cina. Il presidente americano e il Dalai Lama – conclude la nota – “hanno concordato sull’importanza di una relazione comunque positiva e collaborativa tra Stati Uniti e Cina”.
In Tibet, i tibetani hanno accolto con festeggiamenti la notizia dell’incontro. Secondo quanto riferito a Phayul da Tsering, un monaco del monastero di Kirti a Dharamsala, migliaia di tibetani sono scesi in strada nella Contea di Ngaba, qualche ora prima del’incontro, bruciando incensi e alzando nell’aria bandiere di preghiera. Washington, 18 febbraio 2010. Fonti: BBC world – ASCA  – Phayul

 

Cina: incontro Obama-Dalai Lama ha danneggiato rapporti Usa-Cina

venerdì 19 febbraio 2010 08:24

TONGREN, China (Reuters) – La Cina ha accusato il presidente Usa Barack Obama di aver “seriamente danneggiato” i rapporti diplomatici tra le due superpotenze ospitando il Dalai Lama e ha fatto sapere che è ora compito di Washington farli migliorare.

Obama ha incontrato ieri alla Casa Bianca il Dalai Lama, leader tibetano in esilio, nonostante la possibilità che questo incontro potesse acuire ulteriormente le tensioni con Pechino, già alte su temi come la vendita di armi da parte degli Stati Uniti a Taiwan, le politiche monetarie cinesi e le dispute su commercio e internet.

“Le azioni degli Usa equivalgono ad una seria interferenza in questioni di politica interna della Cina, e hanno seriamente ferito i sentimenti del popolo cinese e gravemente danneggiato le relazioni Cina-Stati Uniti”, ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Ma Zhaoxu.

Gli Usa dovrebbero “immediatamente prendere delle contromisure per scongiurare gli effetti maligni”, ha spiegato Ma.

“Facciano azioni concrete per promuovere un proficuo sviluppo delle relazioni tra Cina e Stati Uniti”.

Il vice-ministro degli Esteri cinese, scrive l’agenzia stampa ufficiale Xinhua, ha “presentato le sue solenni rimostranze” all’ambasciatore Usa Jon Huntsman.

Pechino accusa il Dalai Lama di alimentare i disordini per favorire la separazione del Tibet dalla Cina. Il leader tibetano, invece, ha sempre sostenuto che la regione vuole solo maggiore autonomia.

Questo incontro, però, potrebbe complicare i piani di Obama, che sta cercando l’appoggio di Pechino sia per quanto riguarda le sanzioni da imporre all’Iran per quanto riguarda il programma nucleare, sia per un accordo definitivo sulle emissioni di carbonio.

“Questo non è il primo incontro tra un presidente Usa e il Dalai Lama, ma entrambe le parti erano a conoscenza della prevedibile reazione cinese”, ha commentato Jin Canrong, esperto di relazioni diplomatiche Usa-Cina all’Università Renmin di Pechino.

“Ma penso che sia presto per dire che le tensioni sono superate. Ci sono ancora temi come la vendita di armi a Taiwan, il commercio e la politica monetaria cinese che possono acuire questa tensione”.

http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE61I01O20100219

 

19/2/2010 (7:34) – LA CINA ALZA LA VOCE

Il Dalai Lama alla Casa Bianca – Pechino: “Molti insoddisfatti”

La Cina: incontro viola le promesse

PECHINO
Il governo cinese ha consegnato una «solenne protesta formale» all’ambasciatore americano a Pechino per l’incontro tra il presidente Barack Obama ed il Dalai Lama. Lo afferma l’agenzia ufficiale Nuova Cina. Pechino ritiene il leader tibetano in esilio un secessionista affermando di non credere alle sue ripetute dichiarazioni secondo le quali chiede per il Tibet una «vera» autonomia all’interno della Cina. Obama ha ricevuto il leader tibetano ieri alla Casa Bianca.
L’ ambasciatore Jon Huntsman è stato convocato al ministero degli esteri per ricevere personalmente la protesta della Cina, aggiunge l’agenzia. Il ministero degli esteri cinese ha affermato di essere «fortemente insoddisfatto» per l’incontro fra il presidente americano Barack Obama e il Dalai Lama. Nonostante la durezza usata dalla Cina, gli osservatori sono concordi nel ritenere che l’ incontro non porterà ad un danno permanente nelle relazioni tra i due Paesi. Il professor Yan Xuetong, dell’ Università di Pechino, sostiene che Usa e Cina devono «smettere di far finta di essere amici…di fatto non lo sono», e accettare di collaborare sulla base degli interessi reciproci.

I due Paesi hanno scambi commerciali annuali del valore 355 miliardi di dollari, e la Cina è il secondo detentore del mondo di titoli di debito del governo di Washington. «Non credo che le relazioni saranno destabilizzatè», ha commentato l’ esperta americana di Asia Elizabeth Economy, «da entrambe le parti i leader metterano le divergenze in secondo piano al momento opportuno, ma non ora, perchè un pò di durezza è utile a fini interni». Il Dalai Lama, che nel 1989 ha avuto il premio Nobel per la Pace, è stato ricevuto da tutti i presidenti americani che si sono succeduti alla Casa Bianca dal 1991, quando era in carica George Walker Bush, il padre del predecessore di Barack Obama.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201002articoli/52374girata.asp#

 

Il Dalai Lama da Obama, Pechino: “grave danno” ai rapporti bilaterali
Il leader spirituale dei buddisti tibetani incontra in forma privata il presidente americano. Il ministero degli Esteri di Pechino all’attacco, mentre in alcune province del Tibet si festeggia con i fuochi di artificio.
Washington (AsiaNews) – Tutto come previsto. Non appena il Dalai Lama ha posato il piede all’interno della Casa Bianca, la Cina ha protestato in modo vigoroso per l’incontro tra il leader buddista e il presidente Obama. Una nota del ministero degli Esteri cinese minaccia “gravi danni” ai rapporti tra Washington e Pechino per il summit, che la Cina ha cercato in tutti i modi di evitare.

L’incontro tra i due Nobel per la pace è stato programmato non nell’Ufficio ovale, dove Obama incontra di solito i leader internazionali ospiti, ma nella Map Room, una scelta che sottolinea il carattere non ufficiale della visita. La Casa Bianca, infatti, ha più volte sottolineato che Obama incontra il Dalai Lama nella sua veste di leader spirituale.

L’incontro è chiuso ai media ma durante la giornata sarà diffusa una fotografia ufficiale dell’incontro. Il Dalai Lama incontrerà anche in serata il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che aveva già conosciuto durante la presidenza del marito Bill. Nonostante i limiti diplomatici dell’incontro, esso è considerato “un successo” dalla comunità residente in Tibet.

 

A Rebkong, che i cinesi chiamano Tongren, la festa si è svolta di notte. Non potendo radunarsi in pubblico, a causa delle pesanti divieti che il governo di Pechino impone alla Regione autonoma del Tibet, i monaci buddisti che vivono nel luogo di nascita del Dalai Lama hanno atteso il buio per celebrare l’incontro fra il loro leader e il presidente americano.

Non importa, dicono, “con quale forma verrà ricevuta Sua Santità. Il fatto che anche questo governo americano non si faccia intimidire dalla Cina vuol dire moltissimo per noi”. A parlare è uno degli abati di un monastero della contea tibetana di Amdo, che per motivi di sicurezza chiede l’anonimato. La zona in cui vive è sotto il ferreo controllo della polizia sin dagli scontri di Lhasa, avvenuti nell’estate del 2008: tuttavia i monaci sono riusciti persino a sparare dei fuochi di artificio.

Le speranze riposte nel meeting riguardano più che altro la percezione internazionale della causa tibetana: “I cinesi parlano sempre molto male di noi tibetani, dicono che siamo riottosi e indipendentisti. Ma questo non è vero, e il mondo lo deve sapere. Speriamo che questo incontro serva a far capire che noi vogliamo soltanto la pace”.

Tuttavia, l’interlocutore non si lascia sfuggire l’occasione per una provocazione: “D’altra parte, i cinesi sono un miliardo e trecento milioni e non hanno neanche un premio Nobel. Noi siamo sei milioni, e il nostro leader ha vinto quello per la Pace. Vorrà dire qualcosa, no?”.

http://www.asianews.it/notizie-it/Il-Dalai-Lama-da-Obama,-Pechino:-“grave-danno”-ai-rapporti-bilaterali-17672.html

 

IL MINISTRO DEGLI ESTERI cinESE: «fortemente insoddisfatti» dell’incontro

Casa Bianca, Obama riceve il Dalai Lama
«Forte sostegno per diritti dei tibetani»

Il leader spirituale non è stato accolto nello Studio Ovale. Il presidente: «Dialogo diretto per risolvere le differenze»

WASHINGTON – È durato un’ora il colloquio tra il Dalai Lama e Barack Obama alla Casa Bianca. Una visita storica anche per la forte contrarietà più volte espressa dalla Cina. Non si è parlato di politica, ma di «pace, valori umani e armonia religiosa» e l’amministrazione ha puntato sulla riservatezza e sul carattere «privato» dell’evento, che non si è tenuto nello Studio Ovale ma nella meno simbolica Map Room e si è chiuso senza la stretta di mano di rito di fronte ai fotografi. Obama ha espresso «forte sostegno per la protezione della identità religiosa, culturale e linguistica del Tibet e per la protezione dei diritti umani per in tibetani in Cina» e ha incoraggiato Cina e Tibet «a impegnarsi in un dialogo diretto per risolvere le differenze». A sua volta il Dalai Lama ha espresso la sua ammirazione per gli Stati Uniti come «paladini della democrazia, della libertà e i valori umani». Obama e il Dalai Lama hanno però concordato sull’«importanza di un rapporto positivo e di cooperazione tra Stati Uniti e Cina».

NELLA MAP ROOM – Probabilmente per non urtare ulteriormente la sensibilità di Pechino, a cui Washington chiede sostegno per l’inasprimento della sanzioni nucleari all’Iran, il Dalai Lama non è stato accolto nello Studio Ovale dove solitamente Obama riceve i capi di Stato e di governo, a rimarcare che la visita ha avuto carattere più religioso che politico. Il colloquio si è dunque svolto nella Map Room, la sale delle Mappe, e non è stato aperto alla stampa e alle telecamere.

MANIFESTAZIONE – Davanti alla Casa Bianca, nel parco innevato di Lafayette Square, alcuni espatriati tibetani hanno organizzato una manifestazione per celebrare la storica occasione. Gli attivisti hanno cantato e sventolato bandiere americane e tibetane. «Come leader del mondo libero il presidente Obama è nella posizione migliore per dare il suo aiuto per mediare una soluzione negoziata che dia al popolo tibetano la libertà che sognano da così tanto tempo – ha detto Tenzin Dorjee, direttore del gruppo Studenti per il Tibet libero -. Ci auguriamo che l’incontro di oggi sia il segnale di un atteggiamento più duro da parte della amministrazione Obama sui diritti umani e sul Tibet nei confronti della Cina».

LA REAZIONE CINESE – Non si è fatta attendere tuttavia la reazione indignata di Pechino. Il ministro degli Esteri cinese si è infatti detto molto insoddisfatto dell’incontro tra Obama e il Dalai Lama.

Obama opta per un faccia a faccia di basso profilo, senza stampa
Il presidente Usa insiste sull’urgenza “di un dialogo diretto sul Tibet”

Il Dalai Lama alla Casa Bianca
La Cina protesta: impegni violati

WASHINGTON – Pace, armonia e valori umani, ma niente politica. Il Dalai Lama ha riferito ai giornalisti i contenuti dell’atteso incontro privato con Barack Obama, sottolineando di essere “molto felice” per il colloquio avvenuto nella sala delle Mappe alla Casa Bianca. Il presidente Usa ha espresso “forte sostegno” per la questione dell’identità tibetana e dei diritti umani, ha sottolineato “l’urgenza di un dialogo diretto” con Pechino. Il leader religioso tibetano ha riferito che il colloquio è stato centrato sulla necessità di promuovere la pace, i valori umani e l’armonia religiosa. E ha aggiunto di avere espresso a Obama la sua ammirazione per gli Stati Uniti come paladini della “democrazia, della libertà e i valori umani”.
Ma l’incontro, che Pechino aveva cercato di scongiurare, ha suiscitato le attese reazioni irritate da parte della Cina. Il ministero degli Esteri si dichiara “profondamente insoddisfatto” dell’incontro e accusa gli Stati Uniti di aver violato la promessa di non sostenere l’indipendenza del Tibet.
Il portavoce della Casa Bianca, invece, ha sottolineato che non è stata messa in discussione l’unità territoriale della Cina. “Il presidente ha dato voce al suo forte sostegno alla conservazione della peculiare identità religiosa, culturale e linguistica del Tibet e alla tutela dei diritti umani dei tibetani nell’ambito della Repubblica popolare cinese – ha detto Robert Gibbs – ha lodato l’approccio della ‘terza via’ scelto dal Dalai Lama, il suo impegno per la non violenza e per un dialogo con il governo cinese. Il presidente ha sottolineato di aver incoraggiato con forza le parti a impegnarsi in un dialogo diretto per risolvere le divergenze e siamo stati contenti di sapere che di recente sono ripresi i colloqui”. Il presidente e il Dalai Lama, ha aggiunto Gibbs, “si sono trovati d’accordo sull’importanza di una relazione che sia positiva e collaborativa tra gli Stati Uniti e la Cina”.

L’arrivo del capo spirituale tibetano alla Casa Bianca è avvenuto senza le consuete cerimonie concesse ai visitatori ricevuti dal presidente, fuori dalla portata delle telecamere. L’incontro, anche questo lontano da fotografi e reporter, non si è svolto nello Studio Ovale, dove solitamente Obama riceve i capi di Stato e di governo, ma nella sala delle Mappe situata nella West Wing, l’ala dove si trovano gli uffici del presidente, come a sottolineare che il Dalai Lama era a Washington nelle vesti di leader religioso e non politico. Una mezza ufficializzazione, visto che Obama avrebbe potuto vedere il Dalai Lama negli appartamenti privati dove Bill Clinton lo aveva ricevuto durante i suoi otto anni di mandato. Il leader spirituale tibetano dal 1991 ha incontrato tutti i presidenti americani. George Bush lo ha ricevuto più volte ma l’incontro simbolicamente più importante è stato quasi alla fine del mandato, quando nel 2007 per la prima volta incontrò il Dalai Lama pubblicamente consegnandogli, sotto i flash dei fotografi, la medaglia del Congresso in una vera e propria cerimonia. Il Dalai Lama incontrerà anche il segretario di Stato americano, Hillary Clinton. All’incontro con il Dalai Lama, che sostiene la “vera” autonomia del Tibet, Obama non ha voluto rinunciare nonostante dopo la violenta rivolta del 2008 Pechino abbia aumentato le pressioni sui governi occidentali affinché non ricevano il capo spirituale tibetano. Non solo: tra Usa e Cina negli ultimi tempi ci sono stati diversi motivi di attrito. Oltre alle divergenze sul dossier iraniano (Pechino si oppone all’inasprimento delle sanzioni e predilige una soluzione negoziale) c’è la questione Taiwan. La Cina rivendica la sovranità sull’isola e ha criticato con forza l’approvazione da parte del governo di Washington della vendita a Taipei, per un lavore di 6,4 miliardi di dollari, di armamenti sofisticati. Il governo dell’isola ha sempre sostenuto di avere mille missili cinesi puntati contro. Gli Usa da una parte riconoscono la Repubblica Popolare come unica, dall’altra mantengono strette relazioni economiche con Taiwan e sono obbligati (dal Taiwan Relations Act) a intervenire in difesa dell’isola in caso di attacco cinese.
A gennaio, il gigante del web Google ha denunciato di essere stato vittima di attacchi di pirateria che hanno violato la sfera di privata di alcuni dei suoi clienti, tutti dissidenti cinesi e attivisti per i diritti umani. Hillary Clinton ha chiesto spiegazioni a Pechino. C’è poi il capitolo dei diritti umani. Il governo cinese ha confermato la condanna a 11 anni di prigione per il dissidente Liu Xiaobo, nonostante la richiesta di clemenza di Barack Obama. Infine, non meno importante, lo scontro sull’economia. Secondo gli americani i cinesi, che sono il secondo detentore del mondo di buoni del Tesoro americano, mantengono artificialmente basso il tasso di cambio dello yuan per favorire le esportazioni e la crescita del suo avanzo commerciale.

http://www.repubblica.it/esteri/2010/02/18/news/obama_incontra_il_dalai_lama-2346403/

Obama e Dalai Lama uniti per i diritti umani

18 febbraio 2010

E’ durato un’ora il colloquio tra il presidente americano Barack Obama e il Dalai Lama alla Casa Bianca, lontano dalle telecamere. Il leader tibetano in esilio si è detto «molto felice» per l’incontro, che si è chiuso senza la stretta di mano di rito di fronte ai fotografi, una concessione alla Cina che ha protestato contro la visita del Dalai Lama alla Casa Bianca.

Il leader tibetano ha parlato a Obama della sua battaglia per la garanzia dei diritti umani e della libertà religiosa nella regione. Pechino accusa il Dalai Lama di volere l’indipendenza del Tibet, uno scenario è auspicato da gran parte dell’opinione pubblica americana. Obama, al contrario del suo predecessore George W. Bush, ha preferito mantenere l’incontro riservato per non peggiorare i già tesissimi rapporti con la Cina.

Al termine dell’ incontro Obama ha espresso il suo «forte sostegno» per il rispetto dei diritti umani dei tibetani in Cina. Il presidente ha sottolineato che gli Stati Uniti «incoraggiano le due parti ad impegnarsi in un dialogo diretto per risolvere le differenze esistentì tra la Cina e i dirigenti tibetani».

L’incontro tra Obama e il Dalai Lama ha suscitato notevoli proteste da parte della Cina. Il leader religioso tibetano ha detto, dopo l’incontro alla Casa Bianca, che il colloquio è stato centrato sulla necessità di promuovere la pace, i valori umani e l’armonia religiosa. Il Dalai Lama ha detto inoltre di avere espresso ad Obama la sua ammirazione per gli Stati Uniti come paladini della «democrazia, della libertà e i valori umani». In una dichiarazione diffusa dalla Casa Bianca dopo l’incontro, avvenuto non nell’Ufficio Ovale ma nella meno simbolica Map Room, si afferma che il presidente Obama «ha espresso il suo forte sostegno per la protezione della identità religiosa, culturale e linguistica del Tibet e per la protezione dei diritti umani per in tibetani in Cina». La dichiarazione afferma che Obama e il Dalai Lama hanno concordato «sulla importanza di un rapporto positivo e di cooperazione tra Stati Uniti e Cina».

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/mondo/2010/02/18/AM7PvaOD-diritti_dalai_uniti.shtml

 

Il Dalai Lama alla Casa Bianca, Pechino
protesta: convocato l’ambasciatore Usa

PECHINO (19 febbraio) – Governo cinese irritato con gli Usa per l’incontro tra il presidente Barack Obama e il Dalai Lama di giovedì. Pechino ha consegnato una «solenne protesta formale» all’ambasciatore americano. La Cina ritiene infatti il leader tibetano in esilio un percioloso secessionista e afferma di non credere alle sue ripetute dichiarazioni secondo le quali chiede per il Tibet una «vera» autonomia all’interno della Cina.

Obama ha ricevuto il leader tibetano ieri alla Casa Bianca. L’ambasciatore a Pechino Jon Huntsman è stato convocato al ministero degli esteri per ricevere personalmente la protesta della Cina. In precedenza un portavoce del ministero, Ma Zhaoxu, aveva accusato gli Stati Uniti di aver «grossolanamente violato le norme che regolano le relazioni internazionali», ricevendo il leader tibetano. La Cina, aveva aggiunto il portavoce è «fortemente insoddisfatta» per l’incontro, nel corso del quale Obama ha espresso il suo apprezzamento per il Dalai Lama e il suo sostegno per la «protezione dell’identità religiosa, culturale e linguistica del Tibet».
Nonostante la durezza usata dalla Cina, gli osservatori sono tuttavia concordi nel ritenere che l’incontro non porterà ad un danno permanente nelle relazioni tra i due Paesi. Il professor Yan Xuetong, dell’Università di Pechino, sostiene che Usa e Cina devono «smettere di far finta di essere amici…di fatto non lo sono», e accettare di collaborare sulla base degli interessi reciproci. I due Paesi hanno scambi commerciali annuali del valore 355 miliardi di dollari, e la Cina è il secondo detentore del mondo di titoli di debito del governo di Washington. «Non credo che le relazioni saranno destabilizzatè», ha commentato l’esperta americana di Asia Elizabeth Economy, «da entrambe le parti i leader metterano le divergenze in secondo piano al momento opportuno, ma non ora, perché un po’ di durezza è utile a fini interni».

Il Dalai Lama, che nel 1989 ha avuto il premio Nobel per la Pace, è stato ricevuto da tutti i presidenti americani che si sono succeduti alla Casa Bianca dal 1991, quando era in carica George Walker Bush, il padre del predecessore di Barack Obama.

Incontro Obama-Dalai Lama
Dura reazione della Cina

19 febbraio 2010

La Cina ha reagito con forza alla notizia dell’avvenuto incontro tra il presidente americano, Barack Obama, e il Dalai Lama, il leader spirituale del Tibet, presentando una «formale protesta» a Washigton, espressa all’ ambasciatore americano a Pechino, convocato per l’ occasione al ministero degli Esteri.

In precedenza, un portavoce del ministero, Ma Zhaoxu, aveva accusato gli Stati Uniti di avere «grossolanamente violato le norme che regolano le relazioni internazionali», ricevendo il leader tibetano, che Pechino considera un pericoloso secessionista; la Cina, aveva aggiunto il portavoce è «fortemente insoddisfatta» per l’incontro, nel corso del quale Obama ha espresso il apprezzamento per il Dalai Lama e il sostegno per la «protezione dell’identità religiosa, culturale e linguistica del Tibet».

Nonostante la durezza usata dalla Cina, gli osservatori sono concordi nel ritenere che l’incontro non porterà a un danno permanente nelle relazioni tra i due Paesi: il professor Yan Xuetong, dell’Università di Pechino, sostiene che Usa e Cina devono «smettere di fare finta di essere amici», perché «di fatto non lo sono», e accettare di collaborare sulla base degli interessi reciproci. I due Paesi hanno scambi commerciali annuali del valore 355 miliardi di dollari, e la Cina è il secondo detentore del mondo di titoli di debito del governo di Washington.

«Non credo che le relazioni saranno destabilizzate», ha commentato l’esperta americana di Asia, Elizabeth Economy: «Da entrambe le parti i leader metteranno le divergenze in secondo piano al momento opportuno, ma non ora, perché un po’ di durezza è utile a fini interni».

Il Dalai Lama, che nel 1989 ha avuto il premio Nobel per la Pace, è stato ricevuto da tutti i presidenti americani che si sono succeduti alla Casa Bianca dal 1991, quando era in carica George W. Bush, il padre del predecessore di Barack Obama.

 

 


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