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Sua Santità il Dalai Lama incontra i partecipanti del 25° Sho-tön Opera Festival
Aprile 15th, 2022 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: “Le emozioni distruttive come la rabbia e l’attaccamento sorgono perché tendiamo a vedere le cose come aventi un’esistenza autonoma dalla loro parte”.

7 aprile 2022. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Mentre questa mattina i primi raggi del sole splendevano sulle montagne, Sua Santità il Dalai Lama ha fatto ingresso nel giardino del tempio dalla sua residenza. Più di 260 membri di otto compagnie d’opera, vale a dire il Tibetan Institute of Performing Arts, Tibetan Opera Associations di Paonta, Kalimpong, Kollegal, Nepal, Mussoorie Tibetan Homes Foundation, Bhandara e la compagnia Chaksampa degli Stati Uniti, oltre a rappresentanti del Mainpat, Mundgod, Odisha, Bylakuppe e Chauntra, oltre a più di 70 delegati dell’Associazione Umaylam (Approccio alla Via di Mezzo), che hanno recentemente tenuto la loro Quinta Riunione Generale, lo attendevano per salutarlo.

Sua Santità ha consacrato brevemente gli oggetti disposti per la benedizione e, immergendo il dito nel latte che gli era stato offerto come parte della tradizionale offerta di Chema Changpu, lo ha lanciato in aria. È stato formalmente accolto con canti da un gruppo di interpreti femminili del TIPA mentre si dirigeva per prendere posto sotto il tempio.

Questa è per noi un’opportunità di celebrare la nostra cultura tradizionale”, ha esordito Sua Santità. “A Lhasa, il festival Sho-tön si teneva per quattro giorni. Mi divertivo davvero. Mi ha concesso del tempo libero dai miei studi e dalle recitazioni davanti ai miei tutor. Era una delle mie feste preferite perché la mia famiglia dimorava a Norbulingka e mia madre avrebbe partecipato al Festival di Sho-tön e sarebbe venuta a trovarmi. Erano giorni felici.

Il primo giorno del festival, la troupe Gyalkhar Chösong avrebbe eseguito opere su una principessa cinese che sposava il re tibetano (Gyalsa e Belsa) e la storia del re del Dharma Sudhana (Norsang). Il secondo giorno, la troupe di Chung Riwoché avrebbe presentato una storia su due fratelli, Dhonyö e Dhondup, e un’altra sulla Dakini Nangsa Öbum. Il terzo giorno, la troupe Shangpai avrebbe messo in scena la storia della principessa cinese che sposa il re tibetano, così come la storia del re Drimé Kunden (re Visvantara). Infine, il quarto giorno, la compagnia Kyomo Lung avrebbe eseguito opere sulla Dakini Drowa Sangmo e Pema Öbar (Padma Prabhajvalya).

Ci divertivamo davvero durante lo Sho-tön Festival, quindi ho pensato che sarebbe stato bello se oggi ciascuna delle troupe che partecipano qui potesse eseguire un’ode per ricordarci quei giorni allegri.

Oggi celebriamo la nostra cultura tradizionale. Anche dopo essere entrati in esilio, abbiamo cercato di non pensare solo a noi stessi mentre facevamo il massimo sforzo per preservare le nostre tradizioni. Mantenere vive le nostre arti dello spettacolo è una parte vibrante di questo proposito. Le cose stanno decisamente cambiando in Cina. È inutile combattere i cinesi. Non stiamo cercando la totale indipendenza dalla Repubblica Popolare Cinese (RPC). Secondo il nostro approccio della Via di Mezzo, siamo preparati a vivere all’interno della RPC, purché disponiamo di un’autentica autonomia, che ci permetterebbe, come tibetani, di prenderci cura della nostra lingua e delle nostre tradizioni nell’aspettativa che un giorno le riprenderemo .

In questi giorni un numero crescente di cinesi sta mostrando interesse per le nostre tradizioni buddiste tibetane. Nessun altro paese buddista ha preservato la tradizione di Nalanda come abbiamo fatto noi. Vi è un crescente riconoscimento che questa è una tradizione che adotta un approccio scientifico basato sull’analisi critica piuttosto che sulla sola fede. C’è anche un certo riconoscimento che le emozioni distruttive come la rabbia e l’attaccamento sorgono perché tendiamo a vedere le cose come aventi un’esistenza autonoma dalla loro parte”.

Sua Santità ha parlato di come i tibetani abbiano mantenuto vivo il buddismo nella propria terra senza condividerlo ampiamente con gli altri. Ha osservato che trovarsi in esilio come rifugiati ha dato origine ad opportunità impreviste. Nonostante siano pochi, i tibetani in esilio non solo sono stati in grado di mantenere viva la loro religione e cultura, ma hanno anche scoperto che molte persone in tutto il mondo sono interessate al patrimonio che hanno preservato.

Ha ricordato che quando Songtsen Gampo commissionò la creazione di una scrittura tibetana, nonostante i suoi stretti legami con la Cina, scelse di modellarla sull’alfabeto indiano Devanagari. Songtsen Gampo era sposato con una principessa cinese, ma era anche fortemente consapevole della sua identità tibetana. Nell’VIII secolo Trisong Detsen invitò in Tibet Shantarakshita, un eminente filosofo e logico della famosa Università di Nalanda. Quando scoprì il tibetano scritto, incoraggiò la traduzione in quella lingua della letteratura buddista indiana, delle parole del Buddha e dei successivi trattati esplicativi. Di conseguenza, nacquero il Kangyur ed il Tengyur.

In esilio, l’istituzione di scuole tibetane autonome ha contribuito alla conservazione della religione e della cultura tibetana. Oggi gli scienziati considerano queste tradizioni con interesse e rispetto. La qualità della conoscenza tibetana non può essere distrutta dall’ostilità cinese. Sua Santità ha incoraggiato i tibetani ad essere orgogliosi della lingua e delle tradizioni tibetane che hanno preservato.

Al che è seguito un toccante intermezzo musicale avente come protagonista il primo cantante di ciascuna delle compagnie d’opera presenti che intonava un’ode mentre l’intera assemblea si è unita al coro. Questi cantanti includevano uomini e donne più anziani in costume tradizionale, così come membri della generazione più giovane. I canti sono iniziati con una preghiera per la lunga vita di Sua Santità e si sono conclusi con un augurio di pace nel mondo.

Invitando i tibetani ad essere orgogliosi della loro identità e eredità, Sua Santità si è definito il bimbo riconosciuto sulla base delle tre sillabe A, Ka e Ma, che si riflettevano sulla superficie del Lhamo Latso.

Sono nato nella regione Tzongkha di Do-mé, lontano da Lhasa”, ha spiegato. “Poi sono venuto a Lhasa dove ho studiato filosofia buddista con i miei tutori e sono diventato un Gheshé. Ho ricevuto molti insegnamenti da Tagdrag Rinpoché e dai miei altri Tutori, oltre ad istruzioni da dotti maestri come Gyen Rigzin Tenpa e Khunu Lama Rinpoché. Di conseguenza, questa persona nata a Do-mé ha servito la tradizione buddista. Tuttavia, mi sono anche fatto molti amici tra gli indù, musulmani, cristiani, ebrei e così via in tutto il mondo.

Ho quasi 87 anni, ma secondo una profezia potrei vivere ancora per altri dieci o quindici anni. Farò del mio meglio, ma esorto anche voi tutti a lavorare sodo. Dobbiamo rimanere in buona salute ed allevare bambini sani che saranno in grado di portare avanti la nostra cultura e tradizioni.

Qualcuno che conosco che lavora in un’università in Tibet mi ha detto ‘I cinesi ora possono governarci, ma c’è una reale possibilità che attraverso le nostre tradizioni spirituali in futuro possiamo guidare la Cina. Il comunismo si sta sgretolando.’ Mao Zedong ha elogiato quello che ha chiamato il mio modo di pensare scientifico, ma quando mi ha detto che la religione è veleno, ho solo finto di essere d’accordo. Per quanto mi riguarda, la tradizione tibetana, derivata dalla Tradizione di Nalanda, si basa sulla ragione e sulla logica e si occupa di trasformare la mente.

In esilio in questo paese libero, ho usato la mia intelligenza ed esercitato le mie facoltà critiche. In effetti, abbiamo tutti lavorato sodo ed il nostro lavoro ha dato i suoi frutti. Per favore, continuate così.

È stato molto incoraggiante ascoltare questa mattina queste canzoni commoventi, che evocano ricordi dei festival Sho-tön della mia infanzia.

Il popolo del Tibet non può essere facilmente stravolto, come lo dimostra il modo in cui abbiamo protetto la nostra tradizione di fronte all’opposizione cinese, sia dura che morbida. Le nostre tradizioni sono razionali, pratiche e di beneficio per gli altri. Non si distruggono facilmente”.

Sua Santità ha poi recitato le strofe conclusive della preghiera delle Parole di Verità https://www.sangye.it/wordpress2/?p=715

Il Protettore Cenresig
Pregò davanti ai Buddha e ai Bodhisattva
Di poter essere il patrono della Terra delle Nevi,
abbracciandola con il suo amore.
Per il benefico potere di queste preghiere,
possano ora rapidamente manifestarsi buoni risultati.
Per la profonda interdipendenza
della vacuità e dei fenomeni relativi,
Con la compassione dei Tre Gioielli e
delle loro Parole di Verità,
E per mezzo della infallibile legge di causa ed effetto,
possa questa preghiera non incontrare ostacoli
ed essere rapidamente esaudita.

Infine, ha ripetuto ciò che aveva detto in precedenza sul fatto di rimanere con la Cina e di non cercare l’indipendenza, purché con un’autentica autonomia.

Un atteggiamento aspro non può durare per sempre. Le nostre tradizioni volte a portare la pace della mente sopravviveranno. Siate orgogliosi, siate a vostro agio e siate felici”.


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