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Studenti tibetani: “la nostra indipendenza, sicurezza dell’India”
Dicembre 16th, 2010 by admin

Studenti tibetani e indiani manifestano a delhi per l’arrivo del premier cinese Wen Jiabao.
Studenti tibetani e indiani manifestano a delhi per l’arrivo del premier cinese Wen Jiabao.

Studenti tibetani e indiani manifestano per l’arrivo del premier cinese Wen Jiabao: chiedono un Tibet indipendente, anche per rendere sicuri i confini indiani minacciati da Pechino. Leader cristiano chiede il rispetto dei diritti umani e iniziative concrete per la pace nella regione.

Indipendenza per il Tibet, sicurezza per l’India, libertà per Liu Xiaobo, giustizia nei Paesi dell’Asia meridionale. Per la visita del premier cinese Wen Jiabao, che arriva in India, studenti tibetani e indiani e gruppi cristiani ricordano a New Delhi di pensare ai diritti umani e non soltanto al commercio. A New Delhi hanno dimostrato centinaia di tibetani, sventolando bandiere e cantando slogan, per protestare contro “l’occupazione e l’oppressione” cinese in Tibet, come indicano gli organizzatori del Tibetan Youth Congress (nella foto: un momento della manifestazone di ieri davanti all’India Gate, New Delhi).

Altre centinaia di studenti tibetani e indiani hanno steso uno striscione con scritto “Indipendenza del Tibet: Sicurezza dell’India” a Raighat, luogo della cremazione del Mahatma Gandhi, leader del movimento di indipendenza indiano. I giovani di Students for a Free Tibet (Sft) e gli studenti indiani chiedono a Wen di far finire 60 anni di occupazione in Tibet dal 1949 e circa 50 anni di dispute territoriali con l’India.

Altre centinaia di studenti tibetani e indiani hanno steso uno striscione con scritto “Indipendenza del Tibet: Sicurezza dell’India” a Raighat, luogo della cremazione del Mahatma Gandhi, leader del movimento di indipendenza indiano. I giovani di Students for a Free Tibet (Sft) e gli studenti indiani chiedono a Wen di far finire 60 anni di occupazione in Tibet dal 1949 e circa 50 anni di dispute territoriali con l’India. …

Pechino rivendica come suoi l’Aksai Chin e l’Arunachal Pradesh, dicendo che da sempre sono zone tibetane e che la Cina ha, appunto, annesso il Tibet. L’India risponde che questi territori sono suoi dall’indipendenza nel 1949 e che l’influsso tibetano nella regione era sempre stato pacifico e non militare. I due Stati hanno anche combattuto una guerra nel 1962, vinta dalla Cina, e da allora i rispettivi eserciti presidiano il confine: soprattutto l’India teme un blitz cinese per impossessarsi di nuove zone.

Gli studenti osservano che l’indipendenza del Tibet servirebbe anche a porre fine questa disputa territoriale. Rigzin Spalgon, studente di Ladakhi (regione indiana himalayana e buddista) e dirigente di Sft, osserva che “l’illegale infiltrazione cinese nel territorio sovrano dell’India non finirà fino a che il Tibet non sarà di nuovo una nazione libera e indipendente”, così da assicurare “pace e stabilità per la gente che vive lungo il confino indo-tibetano”.

Shibayan Raha, altro dirigente di Sft, specifica che si vuole così “mandare un chiaro messaggio a Wen Jiabao, che i giovani dell’India non tollereranno lo sfacciato tentativo della Cina di colonizzare parte dell’India, né rimarranno silenziosi mentre la Cina continua a sopprimere in modo brutale la popolazione tibetana”. “Il popolo dell’India sostiene in modo pieno la richiesta non-violenta dei tibetani per la libertà”. I manifestanti chiedono a New Delhi di riconoscere in modo aperto “il diritto del popolo tibetano all’indipendenza, una posizione che anche rafforzerà la posizione dell’India nei negoziati con la Cina per i confini”.

E’ la prima visita di Wen dopo le proteste in Tibet nel marzo 2008, represse dall’esercito cinese nel sangue, con oltre 200 morti ufficiali e migliaia di arrestati, molti dei quali ancora in carcere. Da allora la situazione è andata peggiorando, con la sistematica repressione di monaci e intellettuali.

Anche Sajan George, presidente del Consiglio Globale degli Indiani Cristiani (Gcic) invita New Delhi a non dimenticare i diritti umani, e anzitutto il dissidente Liu Xiaobo, in carcere per la sua lotta per la democrazia e la libertà in Cina, premio Nobel per la Pace 2010.

Ad AsiaNews ricorda a “India e Cina, quali colossi dell’Asia,  il rispetto per i diritti umani e l’opera per la pace nell’Asia Meridionale. Il Gcic chiede a entrambi gli Stati di intervenire in Myanmar dove la giunta militare ha tenuto un’elezione-farsa, come pure di negoziare con la Corea del Nord che ha armi nucleari, nonché le violazioni dei diritti umani nello Sri Lanka per un’indagine imparziale circa gli attacchi contro le Tigri Tamil, durante i quali l’esercito cingalese ha ucciso circa 50mila civili”. (NC)

WEN JIABAO A NEW DELHI, PER RIDISEGNARE I COMPLESSI RAPPORTI SINO-INDIANI

Inizia il viaggio di 3 giorni del premier cinese Wen Jiabao in India. Oltre agli attesi importanti accordi commerciali, si discuterà soprattutto dei rapporti tra i 2 Paesi e di questioni internazionali come il Pakistan e il desiderio di New Delhi di avere un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Negli ultimi anni i 2 colossi asiatici hanno molto aumentato i rapporti commerciali. Ma rimangono alti i contrasti territoriali e di politica internazionale: Pakistan, Tibet, confini contesi, sostegno ai ribelli maoisti, acque. Esperti: entrambi i Paesi vogliono crescere e insieme possono farlo meglio.

Nella sua prima visita in India da 5 anni, Wen guiderà una delegazione di oltre 400 persone, soprattutto funzionari di alto livello e imprenditori, per aumentare i rapporti economici tra i 2 giganti asiatici. E’ prevista la firma di 45 accordi per 20 miliardi di dollari, in settori come l’elettricità e la farmacologia. Per anni i rapporti commerciali tra i 2 Paesi sono stati modesti, a causa della tradizionale rivalità, che comprende una guerra non ancora risolta con ampie regioni Himalayane rivendicate da entrambi gli Stati.

Hu Zhengyuen assistente del ministro cinese degli Esteri, ha però osservato ieri che “i leader dei 2 Paesi sono d’accordo che nel mondo c’è spazio sufficiente per la crescita delle 2 economie emergenti”. Esperti osservano che per favorire gli accordi sarà fondamentale proprio il desiderio di crescere dei 2 Stati e l’evidenza che farlo insieme può essere vantaggioso.

Il funzionario cinese Zhang Yan ha spiegato alla stampa che Pechino ha interesse a istituire un accordo di “libero commercio” con New Delhi. Il mercato indiano, con un emergente ceto medio di centinaia di milioni di persone, interessa molto agli industriali cinesi. Ma l’India ha anche necessità di non essere invasa dalle merci cinesi, che potrebbero penalizzare la sua nascente produzione manifatturiera. L’India è già in forte deficit negli scambi commerciali con la Cina. Nei primi 9 mesi 2010 gli scambi commerciali bilaterali sono stati di 45 miliardi di dollari, con una crescita del 46,7% rispetto al 2009, con un deficit per l’India di 13,7 miliardi.

Ma gli aspetti più importanti appaiono essere politici. I 2 leader dovrebbero istituire una “linea calda” tra loro, per consultarsi in ogni momento ed evitare possibili equivoci e contrasti. L’India vede con sfavore il sostegno cinese al tradizionale rivale Pakistan. I 2 Paesi ancora discutono gli esatti confini nella zona Himalayana dell’Arunachal Pradesh, presidiati dai rispettivi eserciti. L’India ritiene, senza dirlo, che ci sia la mano cinese dietro gruppi ribelli maoisti molto attivi nel Bihar e in diversi altri Stati indiani. Pechino rimprovera a New Delhi di dare accoglienza ai profughi tibetani in esilio, che nel Tibet indiano hanno stabilito la loro rappresentanza. Inoltre l’ambasciatore indiano in Norvegia ha partecipato alla cerimonia della consegna del premio Nobel per la Pace al dissidente cinese Liu Xiaobo, nonostante il “divieto” di Pechino.

Si discuterà pure del fiume Brahmaputra e degli altri grandi fiumi che scorrono in India dopo essere nati nel Tibet cinese: Pechino vuole creare grandi dighe idroelettriche, ma New Delhi protesta che su quei fiumi vivono milioni di persone.

L’India ha bisogno del sostegno cinese per chiedere un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza Onu. Intanto il presidente Usa Barack Obama, durante il viaggio in India a novembre, ha detto che sosterrà la richiesta.

I 2 Paesi hanno anche interesse a mantenere la stabilità nella regione, cosa che giustificherebbe  una maggiore cooperazione militare.

Dall’India, Wen il 17 dicembre volerà in Pakistan, dove pure si prevede saranno conclusi importanti accordi, specie nel settore dell’energia. La Cina ha destinato 200 milioni di dollari di aiuti al Pakistan per le zone devastate dalle inondazioni. Inoltre vuole vendergli un reattore nucleare da 300 megawatt e discutere la creazione di uno ancora più grande. Pechino sta collaborando con Islamabad per la creazione di una rete di trasporti dal Mar Arabico alla Cina. Wen sarà ospite del parlamento pakistano, dove terrà un discorso.

Fonte: Asia News che si ringrazia.


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