8 – S.S. Dalai Lama Insegnamenti su “Le 37 Pratiche del Bodhisattva, Kalachakra, Bodhi Gaya 1974

Sua Santità il 14° Dalai Lama: Comprendere l’impermanenza delle cose del mondo ci aiuterà a rinunciare ai coinvolgimenti mondani. Poi l’energia mentale dedicata alla vita mondana diminuirà fino a quando vi rinunceremo vedendone la mancanza di essenza.

 8 – Insegnamenti, preliminari all’Iniziazione al Kalachakra per la Pace nel Mondo, conferiti da Sua Santità il 14° Dalai Lama a Bodhgaya, Bihar, India, nel dicembre 1974 su “Le Trentasette Pratiche del Bodhisattva” https://www.sangye.it/altro/?p=134 di Ngulchu Thogme Zangpo. Appunti e traduzione del Dott. Luciano Villa al Centro Studi Tibetani “Sangye Cioe Ling” Sondrio (il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama), nell’ambito del Progetto Free Dalai Lama’s Teachings per il benessere di tutti gli esseri senzienti.

Prenderemo congedo dai nostri amici più stretti, che da tempo ci hanno tenuto compagnia, dai beni e dalle ricchezze ottenute con molti sforzi. Tutto ciò dovremo lasciarcelo alle spalle, come pure la nostra coscienza si lascerà alle spalle l’ospitalità del nostro corpo. Quindi, mentalmente rinuncia all’attaccamento a questa vita: questa è la pratica del bodhisattva. Ci siamo lasciati alle spalle la casa ed il nostro paese, ora ci troviamo in solitudine, ora dobbiamo rinunciare all’attaccamento a questa vita. Dobbiamo quindi vedere che la vita manca di sostanza, lo si veda per la sua impermanenza. Perché prima o poi questa vita finirà e dovremo prendere commiato da essa. Se, in quel momento, avremo conseguito dimestichezza con qualche pratica del Dharma, a causa dei semi di un animo nobile, questo può essere d’aiuto. Oltre a questo, non c’è niente altro che lo possa essere. I nostri amici, sostenitori, amici e parenti, non possono farlo, per quanto numerosi, tuttavia anche se sarò ricco, sarà inutile.

Anche il nostro corpo più prezioso e vicino, che è stato il nostro costante compagno deve essere lasciato. Prima o poi dovrà sicuramente verificarsi questa situazione, è abbastanza imprevedibile il quando. Non vi è alcuna certezza nella vita umana, non possiamo avere fiducia in essa. È il decimo giorno del mese tibetano, forse qualcuno morirà questa sera, non possiamo essere sicuri che ci saremo domani. Posso dire: “Oh, io sono giovane e sano, così vivrò”, ma questo non è affatto un buon motivo. Pensiamo a questo, ma non possiamo esserne certi. Non c’è nemmeno il 100 per cento di certezza che non morirò questa sera. In breve, tutti noi moriremo, e non sappiamo quando. Dal momento che, in quel momento, solo la pratica del Dharma ci aiuterà, se siamo attaccati alla felicità di questa vita, sia per un giorno o per un anno, si tratta di una perdita di tempo. Ciò che dobbiamo fare è preparare noi stessi, sia che moriamo presto o tardi, in modo che non ci sarà nessun pentimento, nessun rimpianto, se la vita deve finire a questa sera. Se viviamo oltre questa sera avremo più tempo per prepararci alla morte.

Questa vita non è importante. Possiamo sempre trovare una vita, cercando intorno a noi. Quando siamo fuggiti dal Tibet e oltrepassato il confine indiano ci siamo chiesti come stavamo andando a vivere, ma possiamo sempre trovare un sostentamento nel mondo. Ciò che conta è il momento in cui ci separiamo da questo mondo per andare in uno sconosciuto, in un nuovo mondo, a tale proposito si deve essere molto attenti. Come nella preghiera del Settimo Dalai Lama, “La vita oltre la quale siamo lontani da tutto ciò che siamo abituati e da tutto ciò che abbiamo sperimentato. In questa vita c’è sempre qualcuno che ci aiuta e che ci indica qualcosa. Quando ne usciamo dobbiamo essere assolutamente autosufficienti, in modo da poter fare il viaggio da soli. “O, come ha detto il Buddha,” Io vi indico la via della liberazione, ma questa liberazione dipende da voi. “

Molte persone vengono a vedermi ed alcuni mi chiedono di pregare per salvarli dai regni inferiori o di pregare per i defunti. Naturalmente lo faccio, accetto questa responsabilità, in quanto seguo il percorso del bodhisattva, pregherò dal profondo del mio cuore, anche se non posso visualizzare tutti. Cerco di pregare per il benessere di tutti gli esseri e la mia preghiera può aiutare un pò, ma è difficile dire che aiuti profondamente. Ma la cosa principale è il proprio sforzo, facendo la propria strada. Non si può fare affidamento sugli altri per salvare se stessi, per raggiungere il nirvana. Tutto è nelle proprie mani. Raggiungere il nirvana, lo stato di Buddha: la scelta è nostra. Pertanto, è difficile ottenere la piena soddisfazione pregando i guru, i bodhisattva, il Buddha. Lo sforzo è importante, senza perdere tempo su coinvolgimenti di questa vita, ma prepararsi per un lungo futuro, in modo che quando la morte arriverà, non ci sarà nulla di cui preoccuparsi. Per questa preparazione è molto importante la pratica del Dharma. Comprendere l’impermanenza delle cose del mondo ci aiuterà a rinunciare ai coinvolgimenti mondani. Poi l’energia mentale dedicata alla vita mondana diminuirà fino a quando vi rinunceremo vedendone la mancanza di essenza.

Continua qui https://www.sangye.it/wordpress2/?p=5083