Dharamsala 01.10.08 – V giorno d’insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama: mattino

Dobbiamo premettere che questi sono solo appunti, presi a mano e scaricati sul computer subito dopo gli insegnamenti, in cui non riusciamo certo a darvi una trascrizione esatta di ciò che ha detto Sua Santià nei suoi insegnamenti, in cui parla in tibetano ed in inglese. Pertanto vi preghiamo di scusarci se vi sono errori o incomprensioni.

Luciano Villa e Alessandro Tenzin Villa e Gabriele Erba

Tibetani devoti a Sua Santità
La devozione dei Tibetani per Sua Santità il Dalai Lama è un qualcosa di sconfinato, è immensa come lo spazio

Domanda: qual è la differenza fra il maestro radice e un maestro?

Risposta di Sua Santità il Dalai Lama: a proposito i quando si parla di quale sia la funzione del maestro per colui che percorre il sentiero per ottenere la buddhita è importante sottolineare che il vero metodo per ottenerla non è il Buddha ma è il Dharma. Perciò la propria pratica personale è ciò che deve essere considerato di maggior importanza per ottenere la buddhita. E’ comunque necessario qualcuno che ci mostri il sentiero completo e non erroneo, quindi il maestro. Per ottenere le relizzazioni nel nostro continuum mentale bisogna prima ottenere un tipo di saggezza che deriva dall’ascolto poi, tramite il maestro che deve aver ottenuto quelle realizzazioni, si otterrà la saggezza che deriva dalla contemplazione e poi ancora quella che deriva dall’esperienza diretta. Per esempio prendete il Bodhisattvacharyavatara è un testo perfetto ma l’ordine con il quale deve avvenire la meditazione non è così chiaro e deve essere spiegato. Per prima cosa il maestro deve dimorare nel vinaya. Il maestro non ha a che vedere con l’altezza del trono su cui siede ma deve aver sviluppato la saggezza, l’amore e la compassione. Il maestro è colui che è gentile nei tre modi: fornisce le iniziazione, la trasmissione orale dei tantra e istruzioni sulla pratica. La differenza tra un insegnante in generale e il maestro radice dal punto di vista del tantra si dice che sia che il maestro radice deve essere gentile nei tre modi mentre dal punto di vista dei sutra è colui che da i voti e così via.

Domanda: se non si riesce a praticare lo sforzo entusiastico allora si può cadere nella pigrizia. Qual è l’antidoto alla pigrizia?

Risposta di Sua santità il Dalai Lama: quando si parla di una rinascita umana perfettamente qualificata si intende che oltre ad aver ottenuto la preziosa opportunità dell’intelligenza umana è necessario anche godere di libertà e sufficenti ricchezze ed opportunità. Pensando alla difficoltà di ottenere e alla facilità di perdere questa rinascita umana si può bloccare il desiderio di mondanità.

Monaci sorridenti
Monaci sorridenti

Abbiamo parlato delle menti erronee come il riconoscere ciò che è puro come impuro, cò che è sofferenza come felicità, ciò che è impermanente come permanente…questa è la causa della pigrizia.

Domanda: come può incrementare le pratiche del Bodhisattva colui che vive da solo invece che in mezzo alla gente?

Risposta di Sua Santità il Dalai Lama: come per tagliare l’erba bisogna prima affilare la falce allo stesso modo per beneficiare gli altri bisogna prima sapere come beneficiare gli altri. Dobbiamo prima studiare qual è la medicina, se non sappiamo come aiutare gli altri è inutile cercare di farlo. Sia in India che in Tibet molti essere santi hanno vissuto come eremiti durante la prima parte della loro vita. Bisogna prima pacificare la propria mente, per questo può risultare utile praticare in un posto isolato. Tuttavia bisogna essere pratici nei confronti di quelle che sono le circostanze, in alcuni casi potrebbe darsi che il Bodhisattva sì renda conto che è più di beneficio raccogliere conoscenza stando fra la gente.

Nella strofa 59 si parla degli anelli del sorgere dipendente interni che non hanno a che vedere con il mondo fenomenico esterno.

Adesso beviamo il thè….

…Nagarjuna sta parlando degli anelli del sorgere dipendente interno e spiega che ognuno di essi è causa del successivo. I dodici anelli dipendono l’uno dall’altro e non esistono indipendentemente. In questo modo si ottiene anche la comprensione dell 4 nobili verità dal punto di vista ultimo.

Una volta che si è conosciuta la sofferenza non vi è più nessuna sofferenza da conoscere, una volta abbandonate le cause della sofferenza non vi è più nulla da abbandonare, una volta che si è praticato il sentiero non c’è più nulla da praticare….

Il modo più semplice per comprendere questa esposizione delle 4 nobili verità è che una volta che una persona ha percorso il sentiero non ha più nulla da fare. Un altro modo di comprendere questa esposizione, decisamente più profonda, orge sulla base della profonda comprensione del sorgere dipendente. Non c’è nessuna sofferenza intrinsecamente esistente che deve essere abbadonata, non c’è nessun sentiero instrinsecamente esistente che deve essere praticato e così via..

Di base è necessario che ci sia una mente naturale pura altrimenti non ci sarebbe modo di sconfiggere queste menti avventizie. Quando invece si otterrà la comprensione che nessuno dei 12 aneli esiste intrinsecamente si inizierà a comprendere qual è il modo finale di esistere dei fenomeni. Tutti questi fenomeni che sono sorti dipendentemente appaiono come esistenti ma in realtà sono vuoti di tale esistenza.

Nagarjuna afferma che i fenomeni non vengono a sorgere in modo reale perchè dipendono da una causa anch’essa non intrinsecamente esistente. I fenomeni non sono intrinsecamente nati, intrinsecamente non dimorano ed instrinsecamente non cessano. E queste vengono affermate essere le tre porte perfette della liberazione. La non generazione dei fenomeni viene spiegata come essere vacuità. Il modo corretto di comprendere la vacuità non avviene solo ricercando quel fenomeno e quindi accorgendosi che non lo si riesce a trovare. Una corretta e profond percezione della vacuità deriva proprio dalla comprenione che i fenomeni sono sorti dipendentemente, usando proprio il ragionamento che non sono sorti indipendentemente si può capire che non sono autonomi ed indipendenti. Usando questo ragionamento non è che i fenomeni vengono a cessare di esistere, infatti è sulla base di un fenomeno dipendentemente esistente che possiamo parlare di vacuità. Quindi il convenzionale non è annullato. Non si può trovare altra verità indipendentemente dal convenzionale.

Nella strofa 72 si parla di coloro che non conoscono a livello sottile la vacuità e così continueranno a vagare nel samsara. Tutti i fenomeni interni ed esterni ci appaiono come se esistessero dalla loro parte, come se venissero dallo spazio in modo autonomo. Se si analizzasse si arriverebbe a comprendere che non esistono in questo modo, noi crediamo che le nostre sensazioni di felicità e sofferenza siano così vere. Sulla base di questa credenza si sviluppa attaccamento e repulsione e a causa di questo si crea il karma. Il metodo di eliminare questa ignoranza è la saggezza che realizza direttamente il vero modo di esistere dei fenomeni.

Prendiamo il caso del buio e della luce, la luce elimina il buio all’istante. Questi non sono opposti di continuità perchè all’apparire dell’uno sparisce l’altro. Un esempio di opposti di continuità è rappresentato dal caso del freddo e del caldo più aumenta uno più diminuisce l’altro.

Mentre nella nostra mente quando parliamo di opposti intendiamo un modo di apprendere che è l’opposto.

Dobbiamo motivarci di trovare la mente opposta a quella ignorante. La Bodhicitta non può essere utilizzata come antidoto all’ignoranza, perchè prima di tutto è non concettuale, è un desiderio, e non è qualcosa che fa parte dell’intelligenza, della saggezza. Quando parliamo di odio e amore sono due modi opposti di operare della mente. Sullo stesso soggetto non si può generare sia l’odio che l’amore. Nel caso dell’ignoranza abbiamo spiegato che la saggezza è l’antidoto di base definitivo, non è temporaneo, ed abbiamo spiegato che elminando l’ignoranza si elimina anche tutto il resto.

La cessazione è l’eliminazione di tutto ciò che deve essere eliminato attraverso l’antidoto efficace. Una volta eliminate le afflizioni mentali queste lasciano delle impronte denominate oscurazioni all’onniscenza. Una volta eliminate anche queste si ottiene il corpo della saggezza del Buddha.

Durante gli insegnamenti è stato chiesto che cosa è Buddha? Qualcuno di voi magari pensa che i reami puri siano in alto nel cielo, o comunque fuori di voi. Bisogna rendersi conto che il reame puro di Amithaba è proprio nella vostra mente non è qualcosa che sta fuori. Bisogna cercare di meditare il livello più sottile della mente, la chiara luce, questo è il vero modo di pregare.

Nagabodi dice la buddhita è qualcosa che nessuno ci ha dato come qualcuno ci ha dato un regalo. Perchè la causa fondamentale per ottenere l’illuminazione è già nella nostra mente, questa illuminazione è il risveglio di tutte le capacità più sottili della mente, la mente di chiara luce primordiale, non concettuale. Per cui questa buddhita non è un regalo che ci deve essere fatto, ma noi stessi ne abbiamo il seme, dobbiamo solo coltivare la nostra mente.

Perciò pensando alla nostra stessa situazione dovremmo pensare che abbiamo le cause per ottenere la completa illuminazione. Perciò per ottenere bodhicitta è necessaria la vacuità perchè se non si capisce che sia la sofferenza e le sue cause sono avventizie e che si possono purificare, se non ci si rende conto che c’è un rimedio e se semplicemente si prega possano tutti gli esseri essere privi di sofferenza, non sorgerà naturalmente il desiderio di ottenre l’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri. Bodhicitta è un’aspirazione che deve basarsi sul vero modo di esistere dei fenomeni.

Lasciamo il testo di Nagarjuna e andiamo a parlare degli stadi intermedi di meditazione di Kamalashila.

Ora avete capito cosa è lo stato di Buddha, il fatto che lo stato di Buddha esista e quali sono i metodi per ottenere lo stato di Buddha.

Ora su questa base passiamo all’altro testo. Il modo in cui ogni giorno dobbiamo praticare viene spiegato in questo testo di Kamalashila.

Shantarakshita era un grande studioso, ha scritto l’ornamento della via di mezzo,alcuni testi di dialettica. Per quanto riguarda i madhyamika ci sono due correnti: c’è chi accetta l’esistenza dei fenomeni a livello delle loro caratteristiche a livello convenzionale e altri che non lo accettano. Kamalashila è un madhyamika ma ha una visione simile ai cittamatra che non accettano che i fenomeni siano sostanzialmente diversi dalla mente.

Shantarakshita è andato in Tibet poi ha chiamato il suo discepolo Kamalashila, sono rimasti e morti in Tibet. Kamalashila ha scritto questa luce dei madhyamika come commentario ai testi del maestro. Il testo è principalmente incentrato sulla meditazione. Meditare ha il significato di familiarizzarsi con l’oggetto di meditazione.

Ci sono due tipi di meditazione: in un caso la mente stessa viene generata nella natura di questi due fenomeni che sono l’amore e la compassione, mentre quando si medita la mancanza di un sé, essendo la mente della stessa natura della vacuità, è necessario effettuare un’analisi. Quindi in un caso ci si familiarizza nella natura di fede, della compassione. Nell’altro caso ci si familirizza effettuando un’analisi, si arriva ad una conclusione ed infine si piazza la mente sul risultato ottenuto. Questa si chiama meditazione analitica e di concentrazione.

Dal punto di vista storico Shantarakshita è stato invitato in Tibet. Vi erano tre collegi a quel tempo: il collegio della concentrazione inamovibile, il colleggio di coloro che praticavano il Tantra e di coloro che ??. Dopo la morte di Shantarakshita, che aveva il ruolo di opporsi a questa moda della sola meditazione, molti discepoli affermavano che bastava la meditazione sulla concetrazione. Kamalashila componendo questi tre testi ha spiegato che si c’è bisogno di una mente di concetrazione ed è vero che questo tipo di mente è non concettuale, ma c’è bisogno anche di un certo tipo di analisi e solo dopo l’analisi, arrivando alla conclusione, si piazza la mente sul risultato con la meditazione di concetrazione. Quindi la concetrazione deve esere preceduta dalla meditazione analitica.




One thought on “Dharamsala 01.10.08 – V giorno d’insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama: mattino

  1. Avrei bisogno di rileggere queti insegnamenti mille volte,sono un occidentale e penso sia normale trovare molto difficile apprendere tutto ciò.Calma Pazienza e Costanza non mi mancano arriverà il momento giusto x ogni evento.Ringrazio il vostro sito che mi dà la possibilità di approffondire nel mio cammino gli insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama.Un augurio a tutti i tibetani che stanno soffrendo nella loro terra pene atroci,,,,,,,,,,,,,,,,

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