1 S.S. Dalai Lama: Quattro Nobili Verità 1981 Dharamsala

Sua Santità il Dalai Lama: "La sofferenza che tutto pervade è sotto il controllo del karma e dei fattori disturbanti la mente".

Sua Santità il Dalai Lama: "La sofferenza che tutto pervade è sotto il controllo del karma e dei fattori disturbanti la mente".

Prima parte dell’insegnamento sulle Quattro Nobili Verità di Sua Santità il Dalai Lama il 7 ottobre 1981 a Dharamsala, India.

Traduzione dal’inglese in italiano ed editing del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama

Quando il grande maestro universale Buddha Shakyamuni iniziò a parlare del Dharma nel nobile terra d’India, insegnò le Quattro Nobili Verità:

1. la verità della sofferenza,

2. la causa della sofferenza,

3. la cessazione della sofferenza e

4. il percorso per la cessazione della sofferenza. 

Dal momento che molti libri in inglese (vedasi, per esempio: Tsering, Geshe Tashi. The Four Noble Truths. Boston: Wisdom Publications, 2005. – Gyatso, Lobsang. The Four Noble Truths. Ithaca: Snow Lion Publications, 1994) parlano delle Quattro Nobili Verità, ne deriva che, assieme all’Ottuplice Sentiero, sono molto ben conosciuti. Queste Quattro sono onnicomprensive, dal momento che comprendono un gran numero d’insegnamenti.

Considerando le Quattro Nobili Verità in generale ed il fatto che nessuno di noi vuole la sofferenza e che noi tutti desideriamo la felicità, si può parlare di un effetto e d’una causa sia dal lato disturbante che dal lato liberatorio. Vera sofferenza e vere cause sono l’effetto e la causa rispetto alle cose che non vogliamo, mentre la vera cessazione ed il vero sentiero sono l’effetto e la causa rispetto a ciò che desideriamo.

La verità della sofferenza 
Abbiamo esperienza di molti tipi diversi di sofferenza. Tutti sono inclusi in tre categorie: la sofferenza della sofferenza, la sofferenza del cambiamento e della sofferenza che tutto pervade.

La sofferenza della sofferenza si riferisce a situazioni come il mal di testa e così via. Anche gli animali riconoscono questo tipo di sofferenza e, come noi, vogliono essere liberi da essa. Perché gli esseri la temono e provano disagio da questo tipo di sofferenza, si impegnano in varie attività per eliminarla.
La sofferenza del cambiamento si riferisce a situazioni in cui, per esempio, siamo seduti molto comodamente rilassati e in un primo momento, tutto sembra a posto, ma dopo un po’ si perde quella sensazione e ci sentiamo irrequieti ed a disagio.
In alcuni paesi si vede una grande povertà e malattie: sono queste sofferenze della prima categoria. Tutti si rendono conto che queste sono condizioni di sofferenza da eliminare e migliorare. In molti paesi occidentali, la povertà non è un gran problema, ma dove c’è un alto grado di sviluppo materiale ci sono diversi tipi di problemi. In un primo momento si può essere felici per aver superato i problemi dei nostri predecessori, ma, non appena abbiamo risolto dei problemi, se ne presentano dei nuovi. Abbiamo molta ricchezza, cibo e case piacevole, ma, esagerandone il valore, li rendono in definitiva inutili. Questo tipo di esperienza è la sofferenza del cambiamento. 
Una persona molto povera, diseredata, potrebbe pensare che sarebbe meraviglioso avere un’automobile o un televisore ed, una volta in possesso, in un primo momento si sentirebbe molto felice e soddisfatto. Ora, se tale felicità fosse permanente, fintantoché aveva la macchina ed il televisore che sarebbe rimasto contento. Ma non è così. La sua felicità scompare. Dopo pochi mesi vuole un altro tipo di auto, se ha i soldi, compra un televisore migliore. Le cose vecchie, gli stessi oggetti che un tempo gli hanno dato tante soddisfazioni, ora gli provocano insoddisfazione. Questa è la natura del cambiamento, vale a dire il problema della sofferenza del cambiamento.
La sofferenza onnipervadente è il terzo tipo di sofferenza. Si chiama onnipervadente [Tib: kyab-pa du-che kyi dug-ngäl, letteralmente, la sofferenza che pervade ogni elemento composto] perché agisce come la base dei primi due.
Ci può essere chi, anche nei paesi sviluppati, vuole liberarsi dalla seconda sofferenza, la sofferenza del cambiamento. Annoiato dai sentimenti di felicità contaminata, cerca un senso di equanimità, che può portare alla rinascita nel regno senza forma che è caratterizzato da quella sensazione.

Ora, se desideriamo la liberazione dalle prime due categorie di sofferenza non siamo spinti come motivazione principale dalla ricerca della liberazione [dall’esistenza ciclica], il Buddha ha insegnato che la radice delle tre sofferenze è la terza: la sofferenza onnipervadente. Alcune persone si suicidano perché sembrano pensare che vi sia sofferenza semplicemente perché c’è la vita umana e che ponendo fine alla loro vita scomparirà. Questa terza sofferenza, che tutto pervade, è sotto il controllo del karma e dei fattori disturbanti la mente. Possiamo vedere, senza dover pensare molto profondamente, che questa è sotto il controllo del karma e delle menti disturbate di vite precedenti: la rabbia e l’attaccamento nascono semplicemente perché abbiamo questi aggregati.

Questo insegnamento è stato tradotto dal tibetano in inglese da Alexander Berzin, revisionato da Lama Zopa Rinpoche, curato da Nicholas Ribush e pubblicato la prima volta per Tushita Mahayana Meditation Centre’s Second Dharma Celebration, 05-08 novembre 1982, New Delhi, India. Pubblicato nel 2005, da LYWA in Insegnamenti dal Tibet. http://www.lamayeshe.com/index.php?sect=article&id=380

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