4 Dalai Lama New York 1998: Lo spirito di Majusrshi

Sua Santità il Dalai Lama: Una persona completamente illuminata è a conoscenza del funzionamento delle afflizioni in ogni momento. Le sua menti è estremamente chiara.

Sua Santità il Dalai Lama: Una persona completamente illuminata è a conoscenza del funzionamento delle afflizioni in ogni momento. Le sua mente è estremamente chiara.

Insegnamenti  di Sua Santità il XIV Dalai Lama a New York, USA, maggio 1998 sul Tema: Lo spirito di Manjustri.

Traduzione dall’inglese all’italiano della Dott.ssa Nicoletta Nardinocchi, revisione del Dott. Luciano Villa, per il beneficio di tutti gli esseri senzienti, ci scusiamo per ogni errore ed omissione.

QUARTA SESSIONE: Iniziazione di Manjushri e conversazione col Venerabile Maestro Sheng-Yen

L’oggetto dei Versi fondamentali della Via di Mezzo di Nagarjuna è la vacuità. Il significato chiave della vacuità come detto ieri, è vacuità in termini di origine dipendente. Nei versi di saluto, Nagarjuna rende omaggio al Buddha come a chi che propone gli insegnamenti di origine dipendente con grande maestria. Perciò loda Buddha come maestro impareggiabile. Negli insegnamenti buddisti il principio di origine dipendente è molto importante.

Nel Sutra Sull’origine dipendente (pratityasamutpada Sutra), il Buddha afferma che chiunque veda il carattere di origine dipendente vede il Dharma, vede il Tathagata, il Buddha. Ossia, chiunque veda il carattere di origine dipendente percepisce la natura della Dharma a vari livelli. Per esempio, quando comprendiamo il principio dell’origine dipendente in termini di causa ed effetto, allora il significato della natura del Dharma può essere compreso in termini di legge di causalità.

Su questa base possiamo costruire una base solida per un modo di vita eticamente disciplinato e questa visione corretta della legge del karma è un livello della corretta visione del Dharma.

Tuttavia, quando consideriamo il significato di origine dipendente ad un livello molto più elevato, dove capiamo la dipendenza non solo in termini di causa ed effetto, ma anche di come le cose in ultima analisi siano originate da un complesso e molteplice nesso di interazione tra designazione, etichette ecc, per cui il livello di comprensione dell’origine dipendente ci porta a capire direttamente la vacuità. Pertanto, la realizzazione della natura del Dharma è ad un livello molto più profondo.

Tathagata significa andato. Lo stato di Buddha, se lo intendiamo in termini di uno stato in cui tutte le elaborazioni concettuali e tutte le forme di dualità sono state pacificate in uno stato di purezza, di pace totale e di gioia, allora possiamo dire che la Buddità è uno stato dell’essere andato nel Dharmakaya. Da questo punto di vista Tathagata può essere inteso in termini di Dharmakaya, il Corpo di Verità, il Corpo del Buddha della Realtà.

Se intendiamo Tathagata come arrivare piuttosto che andare, allora Tathagata è inteso come Rupakaya o Corpo della Forma, l’incarnazione fisica o emanazione dalla sorgente del Dharmakaya. Quindi, Tathagata o Stato di Buddha può essere inteso sia in termini di Corpo di Verità e anche in termini del Corpo della Forma.

Il principio di origine dipendente a livello generale, è un principio fondamentale di tutte le scuole del buddismo. Tuttavia, se comprendiamo il principio dell’origine dipendente ad un livello sottile in termini di vacuità, è fondamentale per le scuole della Via di Mezzo, i Madhyamika. Alcuni di voi potrebbero essere a conoscenza di quando introdussi gli insegnamenti del Buddha affermando che in prospettiva filosofica il principio di origine dipendente è l’insegnamento chiave buddista e la pratica della non-violenza è il comportamento di un praticante buddhista.

Il motivo di adottare questo modo di comportamento o di interagire con gli altri non è perché i buddisti dicono che facendo delle azioni dannose andiamo contro la volontà del Buddha. La logica è che tutto è interdipendente, quindi le cose sorgono come risultato di cause e condizioni, e dato che la nostra aspirazione fondamentale è cercare la felicità ed evitare la sofferenza, dovremmo evitare cause e condizioni che portano alla sofferenza. Ed adottare cause e condizioni che portano alla felicità.

Così è in definitiva il principio dell’origine dipendente che fornisce la logica per adottare la pratica buddista della non-violenza o del non nuocere.

L’iniziazione di oggi è di Manjusri perché Manjusri è visto come l’incarnazione della saggezza illuminata dei Buddha.

Con la partecipazione alla cerimonia e ricevendo l’iniziazione possiamo aumentare il nostro potenziale per generare la visione della vacuità e dell’origine dipendente. Inizierò la cerimonia di iniziazione con una cerimonia per generare la mente dell’illuminazione.

Questo ci aiuterà a rafforzare, riaffermare il nostro impegno verso la condotta buddista della non-violenza, del non-danno e altruismo.

Ho pensato che potrebbe essere molto utile se conferissi i precetti dell’upàsaka, i precetti del praticante laico. Naturalmente esistono molti differenti precetti. I precetti completi includono astenersi dall’uccidere, rubare, fare affermazioni false riguardo alla propria realizzazione spirituale, evitare sostanze intossicanti e la cattiva condotta sessuale.

Ieri abbiamo parlato dei tre addestramenti superiori. L’addestramento superiore alla moralità è principalmente volto a contenere gli eccessi dei comportamenti negativi.

L’addestramento superiore alla meditazione ha lo scopo di arginare le condizioni interne del comportamento negativo, le illusioni ecc. L’addestramento superiore alla saggezza elimina le illusioni da dentro. Quando parliamo di addestramenti superiori alla saggezza, la principale forma è la saggezza che realizza la vacuità, la categoria di saggezza può includere anche la visione della natura impermanente della realtà o dell’impermanenza del sé. Gli addestramenti superiori in saggezza eliminano direttamente le illusioni. Sono il vero antidoto.

Possiamo usare l’analogia del missile. La testata è analoga alla saggezza. Il razzo è la meditazione, ossia carburante per la saggezza. Il trampolino di lancio, che deve essere molto stabile, è la moralità, la disciplina del suono etico. La morale è il fondamento, la base.

Nell’applicazione pratica cominciamo con la morale. Questo è il primo passo. Sulla base di una sana disciplina etica, possiamo basare la meditazione, il secondo addestramento. Sebbene la vera generazione e coltivazione di saggezza non dipenda dal possedere una mente meditativa stabile, affinchè la saggezza si perfezioni e sviluppi come antidoto diretto alle illusioni, dobbiamo avere il fattore di una mente stabile in meditazione.

Attraverso la combinazione di meditazione e saggezza possiamo raggiungere ciò che è noto come vipasyana o visione superiore. Questa permette al praticante di canalizzare direttamente tutta la sua attenzione attraverso il potere della meditazione.

Anche se prendiamo rifugio nel Buddha, Dharma e Sangha, che insieme costituiscono i Tre Gioielli, l’oggetto primario del rifugio dovrebbe essere il Dharma, il Dharma della cessazione. Dal momento che la vera cessazione è il Dharma, che è cessazione di tutte le negatività, prendendo rifugio soprattutto nel Dharma, esprimiamo un’ affermazione o un desiderio che, adottando un modo di vita eticamente disciplinato, abbiamo almeno intrapreso un sentiero per eliminare tutte le negatività e le impurità di corpo, parola e mente.

I precetti offerti sono i Cinque Precetti, di cui ho parlato prima. Dovremmo considerare il Buddha come il vero maestro, il grande maestro. Nel passato, all’inizio era proprio come noi, un essere umano ordinario con tutte le debolezze umane. È stato attraverso un processo graduale di disciplina e purificazione della sua mente che è diventato pienamente illuminato. Ci prostriamo a lui con la promessa di prenderlo come esempio ideale e seguire le sue orme.

A differenza degli ultimi due giorni in cui si trattava di conferenze, oggi è un vero insegnamento. Vi inchinerete davanti a me, che vi do i precetti. La recitazione effettiva sarà effettuata sulla base della formula sanscrita.

Buddham Saranam gacchami

Dharmam Saranam gacchami

Sangham Saranam gacchami

A questo punto dovremmo fare una promessa solenne per qualsiasi impegno stiamo prendendo.

Coloro che sono nella disperazione possono prendere il solo precetto di non uccidere. Almeno non andrete in prigione! Quando parliamo del precetto di non uccidere, sebbene ci si riferisca principalmente all’omicidio, dovreste anche evitare di uccidere gli animali. E’ importante per i praticanti buddisti avere questa sensazione istintiva che siamo tutti esseri viventi quando vediamo un altro essere senziente. (Recitazione per 3 volte della formula di Rifugio in sanscrito)

Dovreste fare una promessa fervente, “Come tutti i grandi maestri del passato, gli Arhat, i Bodhisattva ecc. che sono vissuti in un modo eticamente disciplinato ed hanno rispettato tutti i precetti, anche io li rispetterò e non li infrangerò fino a la mia morte “. Dovremmo sviluppare un fermo senso di impegno nel nostro cuore ai precetti presi. E’ importante che da oggi in poi siamo consapevoli di essere un upàsaka, un laico praticante. Se una zanzara ci punge, la nostra risposta immediata non dovrebbe essere di ucciderla ma di ricordare siamo un laico praticante.

Ciò che è importante è coltivare presenza mentale e consapevolezza. Anche se nella normale vita quotidiana facciamo uso di un certo grado di consapevolezza ed introspezione, una volta adottato il sentiero buddhista applichiamo deliberatamente e consapevolmente consapevolezza ed introspezione.

In questo modo dopo aver maggiormente sviluppato queste facoltà arriveremo a saper mantenere il nostro focus univocamente su un oggetto scelto.

Quando la nostra mente si distrae o allontana, diventiamo immediatamente consapevoli della distrazione in corso. Solo sviluppando queste due facoltà, consapevolezza ed introspezione, otteniamo la capacità di concentrazione univoca della mente.

Dopo aver coltivato la facoltà di concentrazione univoca arriviamo al punto in cui il potere della nostra mente ed attenzione sono così forti da poter canalizzare la nostra consapevolezza in un unico oggetto. Siamo in grado di penetrare nella profondità della natura dell’oggetto scelto. Dopo aver ottenuto questa capacità della mente di concentrazione univoca ed averla applicata alla nostra comprensione della vacuità, riusciamo a raggiungere ciò che è noto come unione di calmo dimorare e visione superiore.

In linea generale raggiungere la capacità di concentrazione univoca della mente e l’unione di calmo dimorare e visione superiore è qualcosa non esclusivo del sentiero buddhista. E’ una tecnica e pratica comuni in molte delle antiche tradizioni religiose indiane. Ad esempio nelle scuole non-buddhiste si discute ampiamente sui livelli di assorbimento così come gli stati esperienziali dei Reami Senza Forma.

Quello che distingue la meditazione buddista è la meditazione sulla vacuità, dove vi è unione di calmo dimorare e visione superiore. Questo tipo di unione è causa per ottenere la liberazione dal samsara e lo stato completamente illuminato di Buddha.

Affinchè questa saggezza diventi causa per il raggiungimento della piena illuminazione, deve essere integrata e sostenuta da bodhicitta, la mente dell’illuminazione.

Ora condurrò la cerimonia per generare la mente dell’illuminazione.

Di fronte a voi visualizzate un Buddha vivente circondato da grandi Bodhisattva come Manjusri e Maitreya così come da grandi maestri indiani come Nagarjuna e Asanga. Dato che il mio lignaggio discende dal buddismo tibetano, dovremmo visualizzare i grandi maestri tibetani del passato ma dato che ci troviamo qui nella comunità cinese dovremmo visualizzare i grandi maestri della tradizione buddhista cinese. Immaginatevi circondati da tutti gli esseri senzienti.

Concentratevi sui Buddha, Bodhisattva e grandi maestri coltivate una fede forte in loro e ammirazione per la loro qualità di gentilezza e compassione.

Coltivate anche la fede nel desiderio di aspirazione a cercare lo stato di illuminazione che loro hanno realizzato, per voi stessi e per tutti gli esseri senzienti. Generate fiducia nel senso di convinzione della verità del loro sentiero e natura della loro illuminazione.

Poi concentratevi su voi stessi e sugli esseri senzienti intorno a voi, coltivate un forte senso di compassione e di amore, e di cura per loro. Con questi sentimenti forti, sia di fede nei Buddha, Bodhisattva e maestri e di compassione e di amore per tutti gli esseri senzienti, fate la pratica dei sette rami.

La pratica dei sette rami comporta la purificazione della negatività e la raccolta di meriti per creare le giuste condizioni. Purificazione di negatività significa essenzialmente superare gli ostacoli.

Ora reciteremo i tre versi per generare la mente dell’illuminazione. Il primo verso è la Presa di Rifugio nei Tre Gioielli.

Qui l’unica differenza è che non stiamo solo prendendo rifugio nel Buddha, Dharma e Sangha, ma il modo in cui prendiamo rifugio è molto diverso.

Prendiamo rifugio qui non solo nel Dharma “là fuori”, ma piuttosto nel potenziale Dharma, che potremmo realizzare dentro di noi. Attraverso la realizzazione di Dharma in noi stessi diventiamo Sangha poi la più alta perfezione del Sangha è lo stato di Buddha. Quando ora prendiamo rifugio nel Buddha, Dharma e Sangha, prendiamo rifugio nei nostri stati futuri di Buddha, Dharma e Sangha, ossia in un stato ideale a cui aspiriamo.

La seconda strofa si riferisce a generare la mente dell’illuminazione. Qui diciamo che in questa assemblea, alla presenza di Buddha e Bodhisattva, a testimoni di questo grande evento, generiamo la mente del pieno risveglio per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

La terza strofa è la dedica, una preghiera di aspirazione che è il mio verso preferito, la più grande fonte di ispirazione per me. Quando recitiamo questi tre versi, sentite che quando io prendo Rifugio nei Tre Gioielli sto ora generando la mente del pieno risveglio per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Possa la mente dell’illuminazione sorgere in me.

Con il desiderio di liberare tutti gli esseri

Cercherò sempre Rifugio nel Buddha, Dharma e Sangha,

Fino alla piena illuminazione

Entusiasmato per saggezza e compassione,

Oggi, in presenza dei Buddha

genero la mente del risveglio

per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Finché rimarrà lo spazio,

Fino a quando rimangano gli esseri senzienti

Possa anche io rimanere

E dissipare la sofferenza del mondo.

Se possibile, promettete fermamente” Non abbandonerò mai questa mente coraggiosa che ho generato oggi”. Considero molto importante recitare questi versi e li uso come parte della mia pratica quotidiana mattutina. Sento anche che questo ha un impatto sui miei pensieri e sulla mia mente.

A questo punto spiegherò il significato della bella preghiera che recitano i buddisti cinesi. Il primo verso dice: “Che io possa eliminare i tre veleni mentali”. Abbiamo discusso sui tre veleni della mentali negli ultimi giorni. Sono ignoranza, odio ed attaccamento estremo. Questi ed i loro derivati sono il vero nemico che crea tanta sofferenza per noi e gli altri. Preghiamo con fervore di liberarci da questi veleni.

Il secondo verso dice: “Possa sorgere in me la perfetta saggezza”. Ciò indica che non basta semplicemente pregare per eliminare tutti i veleni mentali. Perfino tutte le forze congiunte dei Buddha del passato, presente e futuro non possono eliminare quei veleni dalla nostra mente.

Solo generando la luce della saggezza che realizza la natura ultima della realtà possiamo dissipare il buio creato dalla veleni della mente dal di dentro. Pertanto in quel secondo verso preghiamo che possa sorgere la saggezza perfetta nella nostra mente.

Il terzo verso dice: “Che io possa superare tutti gli ostacoli”. Qui chiediamo di superare tutti gli ostacoli che ci impediscono di raggiungere la luce della saggezza in modo che questa luce brilli dentro. Questi tre versi sono comuni agli, Sravaka Pratiekabuddha ed ai veicoli Bodhisattva.

La quarta riga dice: ” che io possa essere capace di impegnarmi per sempre nelle azioni del Bodhisattva”. Il quarto verso è una preghiera unica, un sentimento unico per i praticanti del sentiero del Bodhisattva. Questo anche per sottolineare che le preghiere dei primi tre versi non sono motivate semplicemente dal nostro desiderio di essere liberi, ma anche per il bene di tutti gli esseri senzienti.

L’essenza di generare la mente dell’illuminazione è per tutti noi coltivare il pensiero che per la restante parte della nostra vita, la cosa più importante è avere il buon cuore e condurre uno stile di vita che non sia distruttivo o dannoso per altri intorno a noi. Una volta che abbiamo questa qualità di base della gentilezza dovremmo essere il più possibile intelligenti, saggi, capaci e competenti.

Quindi seguirà la cerimonia di iniziazione a Manjusri. Questo è un insegnamento Vajrayana, un insegnamento tantrico. Per praticare gli insegnamenti tantrici dobbiamo aver ricevuto l’iniziazione. Se qui ci sono persone che non hanno mai ricevuto alcuna iniziazione, per prima cosa non dovrebbero visualizzare se stessi come Manjusri bensì visualizzare Manjusri sulla loro corona in cima sulla loro testa.

Qual è la caratteristica unica dell’approccio Vajrayana? In precedenza abbiamo parlato della fondamentale importanza di coltivare l’unione di calmo dimorare e visione superiore focalizzata sulla vacuità. Negli insegnamenti Vajrayana c’è un gruppo unico di pratiche che permettono di raggiungere questa unione molto più efficacemente e più velocemente. Abbiamo anche parlato dei Due Corpi di Buddha, il Corpo della Realtà (Dharmakaya) ed il Corpo della Forma (Rupakaya).

Si dice che Il Dharmakaya rappresenti la realizzazione del proprio interesse e la Rupakaya rappresenti la realizzazione della felicità altrui.

Proprio come lo stato risultante di Buddha è composto di due incarnazioni allo stesso modo esistono due principali dimensioni o aspetti del Sentiero che corrispondono al raggiungimento dello stato risultante. Sono le pratiche della vacuità, che si riferiscono al Dharmakaya e le pratiche dei mezzi abili, che si riferiscono al Rupakaya.

L’essenza degli insegnamenti e pratiche Mahayana è l’unione di queste due, la saggezza della vacuità ed i mezzi abili di bodhicitta. Nelle pratiche ed insegnamenti generali dei Sutra l’unione di questi due, metodo e saggezza, ha luogo nei termini che uno rinforza, sostiene e completa l’altro. Per esempio bodhicitta è usata come motivazione che crea slancio per la generazione della visione della vacuità.

Questa presa di coscienza della vacuità è ulteriormente rafforzata e completata dalla compassione. Nel contesto dei Sutra l’unione è più nei termini di complementarietà reciproca.

Se fosse possibile creare l’unione di metodo e saggezza, in modo che diventino del tutto inseparabili o indistinguibili, tale approccio al Sentiero sarebbe molto più profondo ed efficace.

Negli insegnamenti Vajrayana si uniscono in modo molto profondo metodo e saggezza, aspetti del Sentiero. Prima si medita sulla vacuità e poi si visualizza la propria realizzazione della vacuità o ci si trasforma in incarnazione fisica o nella forma della divinità.

Quindi rifocalizziamo la nostra attenzione alla divinità e realizziamo la sua vacuità. L’unione più profonda avviene a livello del Tantra Yoga Supremo.

Se riusciamo ad impegnarci sul sentiero Vajrayana avendo una chiara comprensione del sentiero tantrico, questo può essere veramente profondo ed efficace. Alcuni maestri tibetani del passato hanno sottolineato molti dei significati degli insegnamenti Vajrayana con la rappresentazione di Vajra e campana. I tibetani dicono che utilizzare questi oggetti in piena consapevolezza del loro significato e una piena comprensione del sentiero Vajrayana, allora suonare la campana avrà un profondo simbolismo e significato. Invece il semplice atto di suonare la campana non ha nessuna profondità. Anche le mucche hanno campane intorno al collo che fanno rumore.

Sottolineo questo perché purtroppo a volte le persone nel correre ad ottenere insegnamenti Vajrayana perché promossi come i migliori, più alti e rapidi, arrivano in fretta per ricevere iniziazioni, senza la piena realizzazione di ciò che comporta e del loro vero significato. Vi è un pericolo reale che il suono della campana sia come quello della mucca. Questo è molto vero, anche per i buddisti tibetani.

Quando sanno che c’è un’iniziazione tutti accorrono con grande entusiasmo. Ma se vengono a sapere che ci sono una serie di insegnamenti sul Buddismo allora dicono: “Oh, sì, beh ….”.

A volte sfrutto questa debolezza e la uso a mio vantaggio. Annuncio che ci sarà un’iniziazione a Kalachakra e tutti si precipitano. Faccio la cerimonia Kalachakra per ultima e molto velocemente mentre passo molto più tempo a spiegare gli elementi chiave e una panoramica generale del sentiero buddhista. In questo modo devono sedersi ed ascoltare. Questo è il mio mezzo abile!

Sebbene pensassi di essere alquanto intelligente, alcuni degli studenti sono anche più intelligenti, si accertano di arrivare solo esattamente il giorno dell’iniziazione a Kalachakra.

Dovreste visualizzare il guru nella forma di Manjusri, di colore arancio con una spada nella mano destra, e lo stelo di un fiore di loto con in alto una scritta con la mano sinistra. Visualizzate così il guru. Sulla corona del guru come testa di Manjusri visualizzate un Manjusri di colore bianco, un Manjusri di colore rosso sulla gola ed un Manjusri di colore blu al cuore. Visualizzate un luogo dove c’è un mandala completo nella forma simile a Manjusri.

Per prima cosa fate la richiesta al guru che avete visualizzato nella forma di Manjusri di conferirvi l’iniziazione e benedizione di Manjusri. Ora visualizzate davanti a voi tutti i Buddha e Bodhisattva con Manjusri nel centro.

In loro presenza prendete rifugio nei Tre Gioielli e prendere i voti del bodhisattva facendo la promessa di impegnarvi in azioni di Bodhisattva.

Coloro tra di noi qui che hanno già ricevuto iniziazioni tantriche in passato, possono visualizzarsi come Manjusri nella modalità descritta in precedenza. Se sei ad un insegnamento Vajrayana per la prima volta quindi dovreste visualizzare Manjusri alla vostra corona. A questo punto ognuno dovrebbe cercare di riflettere su che cosa è esattamente la natura del sé o Io.

Abbiamo costantemente pensieri sulla “coscienza dell’Io, “io sono questo” “Io sono quello”. Dovremmo riflettere su cosa sia esattamente questo sè. Come detto ieri, nel nostro pensiero abituale, tendiamo a sentire che vi è qualcosa chiamato sé o Io al quale appartengono tutti i nostri aggregati fisici e mentali. Abbiamo pensieri come “Il mio corpo”, “La mia mente” o “I miei sentimenti” e così via. C’è la sensazione che esista un sé, un me o un Io separati dai nostri aggregati empirici fisici e mentali.

Ma allo stesso tempo se dovessimo cercare questo sé che supponiamo sia distinto dal corpo e dalla mente, questo concetto comincia a dissolversi

Nagarjuna disse nella sua Preziosa Ghirlanda, il Ratnavali che la persona non è né terra, acqua, fuoco, né vento ma non esiste al di fuori di questi elementi.

Dato che il concetto di persona o sè autonomo sorge sulla base di una combinazione di tutti questi elementi, la persona o sé non esiste nel modo di una realtà indipendente o intrinseca.

Nagarjuna continua dicendo che proprio come la persona o il sè non possono essere trovati all’interno delle parti o separati dagli elementi costitutivi, allo stesso modo i singoli elementi se vengono a loro volta sottoposti ad una simile analisi sono di nuovo composti, non mostrano di possedere nessuna realtà intrinseca o indipendente. Questa analisi può essere estesa a tutto il regno dei fenomeni.

Coloro che in precedenza sono già stati iniziati agli insegnamenti Vajrayana, dovrebbero immaginare che la consapevolezza che realizza la vacuità che abbiamo appena sviluppato, si dissolve nella vacuità ed emerge nella sillaba DHIH che ha la forma di un seme arancione.

Questa sillaba poi si trasforma in Manjusri, di colore arancione che regge nella mano destra una spada ed uno stelo di loto con una scritta nella mano sinistra. Voi che ricevete l’iniziazione per la prima volta, dopo aver riflettuto sulla natura della vacuità dovete visualizzare Manjusri sulla vostra corona.

Alla corona di Manjusri si trova Akshobhya di colore blu con un viso, due braccia ed un vajra. Il guru, nella forma di Manjusri, dal suo cuore emana luce che tocca il cuore della divinità nel mandala visualizzato di fronte a voi. Dai cuori delle divinità del mandala si emanano luci in tutte le direzioni e ricevono le benedizioni di tutti i Buddha e Bodhisattva delle dieci direzioni. Queste tornano indietro in forma di immagini di Manjusri che si dissolvono in voi attraverso i pori del corpo.

Al vostro cuore visualizzatevi come Manjusri, e visualizzate una ruota bianca con quattro raggi, una ruota di saggezza. Al centro della ruota è la sillaba DHIH. Ai due lati della DHIH centrale vi è a destra la lettera AH ed a sinistra la lettera OM. Sui quattro raggi della ruota in senso orario da davanti visualizzate RA, PA, TSA e NA.

Poi visualizzate che escono dal cuore del guru delle repliche della stessa ruota con le sillabe, le quali si dissolvono nel vostro cuore.

In questo modo Immaginate di ricevere le benedizioni del mantra e della parola di Manjusri. Ripetete dopo di me il mantra OM AH RA PA TSA NA DHIH.

Nella vostra gola si trova in senso orizzontale la sillaba DHIH con la testa rivolta verso la vostra schiena. Quando tutti recitiamo DHIH DHIH DHIH … 108 volte in un unico respiro, dovete immaginare molte piccole lettere DHIH che scendono dal DHIH della vostra gola e sono assorbite dal DHIH al vostro cuore. In questo modo immaginate di affinare la vostra mente e aumentare la potenza della vostra memoria.

Dovreste promettere di recitare il mantra di Manjusri su base giornaliera, se possibile, un intero mala. Se non vi possibile fare un intero mala, vanno bene 7 o 21 ripetizioni al giorno. La cerimonia di benedizione di Manjusri è finita. Ho ricevuto questa iniziazione dal mio tutore Tarthag Rinpoche e più tardi anche da Trijang Rinpoche.

Venerabile Maestro Sheng-Yen

Il sesto Maestro Ancestrale Hui-neng fu probabilmente il più eminente maestro Chan. La sua illuminazione iniziale ebbe luogo quando udì una frase del Sutra del Diamante Vajracchedika ” far sorgere la mente senza dimorare da nessuna parte”. Il Sutra Vajracchedika insegna principalmente come dare origine a questa mente di illuminazione, alla mente altruistica dell’illuminazione e spiega la natura della vacuità.

Il Sutra Lankavatara ha avuto un grande impatto sul Buddismo Chan. Questo sutra enfatizza l’insegnamento della Tathagatagarbha o Vera Talità noto anche come natura di Buddha. Ci incoraggia ad avere la convinzione che tutti gli esseri senzienti abbiano Tathagatagarbha o natura di Buddha. In altre parole si afferma che tutti gli esseri possono diventare Buddha.

Il sesto Maestro del Lignaggio Hui-neng insegnò che per percepire la vostra natura del sé e raggiungere l’illuminazione dovete essere liberi dal pensiero dualistico, dal giudicare ciò che è buono o cattivo. Proprio in quel momento potete vedere il vostro viso originale e potete dire e scoprire chi siete.

Un approccio simile lo potete trovare nella conversazione tra il primo maestro Bodhidharma e il suo discepolo, il secondo discepolo del lignaggio il maestro Hui-k’o.

Si narra che un giorno Hui-k’o desiderasse che Bodhidharma pacificasse per lui la sua mente agitata. Era pieno di nervosismo. Bodhidharma non gli diede nessun metodo particolare ma gli chiese: “Dove si trova questa tua mente agitata? Trovala e portamela affinchè la possa pacificare per te. “

Nella tradizione Chan non esiste alcun metodo specifico per l’illuminazione, ma incoraggia soltanto ad indagare a fondo questa mente di afflizione. L’antica pratica buddista indiana tradizionale è davvero molto difficile e bisogna procedere con metodi come la contemplazione dei Cinque Punti di governare la mente, anapannasati o piena consapevolezza del respiro, i Quattro fondamenti di consapevolezza, ecc. D’altra parte Chan insegna a non analizzare o impegnarsi in ricerca intellettuale ma insegna la fusione istantanea della mente illusoria attraverso la ricerca di questa mente di illusione.

Quando sperimentiamo personalmente l’assenza della mente percepiamo naturalmente la natura della vacuità. Inoltre per impegnarci veramente nella pratica Chan dobbiamo generare la mente altruistica dell’illuminazione e prendere i voti del bodhisattva che sono anche conosciuti come I Tre Puri Precetti Inclusivi.

Se un individuo ha già sperimentato uno stato di completa illuminazione, forme e modelli non influenzeranno più il loro comportamento.

Il conseguimento di samadhi in Chan è in realtà uno stato che è in perfetto accordo con la saggezza della vacuità. Chan non enfatizza le fasi graduali di samadhi o la focalizzazione univoca della mente, ma pone grande enfasi sulla nascita della saggezza della natura della vacuità.

Se un individuo ha generato grande saggezza, questo è anche il raggiungimento del grande samadhi. In altre parole Chan attribuisce grande importanza sia sul raggiungimento del samadhi che prajna.

Per iniziare la pratica bisogna avere fede genuina in ciò che il Buddha ha detto ossia che tutti gli esseri senzienti hanno la natura di Buddha, il potenziale per raggiungere la Buddità. Così la scuola Ts’ao-tung o una sotto-scuola di Chan insegna un metodo chiamato stare semplicemente seduti dove in primo luogo facciamo esperienza del nostro corpo seduto e diventiamo consapevoli del funzionamento della mente. Una volta che la mente è sufficientemente chiara, vi separate dall’attaccamento ai quattro elementi, ai cinque skandha, alla mente, alla coscienza ed a tutti i fattori mentali. In quello stesso momento vi chiedete “Chi sono io?”

Esiste un approccio più facile che di fronte a situazioni esterne, cose ed eventi con l’esperienza di pensieri interni di questo e quello, non concettualizzate, non ponete etichette o vi aggrappate a questi fenomeni. In questo modo sarete in accordo con la natura dell’ illuminazione. Se siete in accordo con la saggezza della vacuità in quel momento, quello è l’illuminazione. Tuttavia questo stato non è da intendersi come inerzia, come se qualcuno ci colpisse sulla testa.

Nel Chan a volte un maestro colpisce un discepolo con un bastone o improvvisamente grida contro di lui. Questo impedisce il sorgere di agitazione o pensieri illusori. Così alcuni sciocchi possono pensare “Oh, è facile raggiungere l’illuminazione. Devi solo trovare qualcuno che ti colpisca in testa e questo ti libererà da concettualizzazioni e pensieri “. Questo non-sorgere di afflizioni e pensieri è lo stato di illuminazione? Non credo lo sia. E’ solo una specie di shock. Perché? Perché non è in accordo con la natura o visione della vacuità.

Il metodo Hua Tou della Scuola Lingchi consiste nel porre domande come, “chi ha queste afflizioni?” “Chi è che si aggrappa?” “Chi è che ha tutte queste abitudini negative?” “Chi è?” “Chi? “continuamente chiedersi fino a quando si raggiunge un punto libero da dispersione e dal sorgere di pensieri. Quando si raggiunge questo stato forse il colpo del maestro può essere molto utile.

Negli ultimi anni mi sono impegnato in un movimento sociale che io chiamo “Costruire una Terra Pura sulla Terra”. Tutti noi possiamo farlo purificando le nostre menti. Quando le nostre menti saranno pure anche le nostre azioni e comportamento lo saranno. Quando le nostre azioni saranno pure, avremo un’influenza purificatrice su chi ci circonda. Allora una terra pura apparirà nel nostro mondo. Per raggiungere la purezza dobbiamo sperimentare la saggezza della vacuità.

Se non possiamo farlo, dobbiamo essere consapevoli delle nostre afflizioni e almeno non trasformarle in azioni, che potrebbero causare più danni. Quando riconosciamo le nostre afflizioni siamo in grado di sottometterle e alla fine eliminarle. Conoscere un’afflizione è essere in conformità con la mente pura.

Questo può essere difficile all’inizio, ma non disperatevi o abbiate rimorsi. Una volta che avete riconosciuto le afflizioni, abbandonatele subito. Potete utilizzare il metodo Hua Tou oppure il metodo della consapevolezza del respiro per portare la vostra mente afflitta in uno stato costante in cui le afflizioni non sorgeranno facilmente. A questo punto sarete in accordo con la purezza.

Un antico maestro Chan ha detto: “Se all’interno di un unico pensiero la tua mente è pura quello è un momento della natura di Buddha. Quando il tuo pensiero successivo è puro quel momento è stato di Buddha “. Il Sutra Saddharmapundarika o il Sutra del Loto dice, “Se una persona entrando in un tempio può dire Namo Buddha o Omaggio al Buddha, ha raggiunto la Buddità”.

Si dice che Buddha abbia tre corpi: il Corpo di Realtà, il Corpo di Trasformazione ed il Corpo di Beatitudine. Possiamo guardare al nostro corpo con la convinzione che sia il Corpo di Trasformazione del Buddha. Non vedi che tutti in questo mondo sono Buddha? Non è questo mondo una Terra di Buddha?

Sua santità il Dalai Lama

Naturalmente anche Lama Tzong Khapa accetta la nozione di liberazione istantanea ma per lui ciò che appare come una realizzazione istantanea è in realtà un punto di arrivo di molti fattori che entrano in gioco. Potrebbe essere un impulso improvviso che conduce alla liberazione istantanea.

Porta l’esempio di un sutra in cui un re dell’India centrale aveva ricevuto un regalo molto costoso da un re di una terra lontana. Il re sapeva quale fosse il miglior tipo di dono a dare in cambio, poiché il dono ricevuto era così prezioso e si avvicinò al Buddha per chiedere consiglio. Buddha suggerì di inviare un dipinto della Ruota della Vita raffigurante i dodici anelli di Origine Dipendente con una descrizione in forma di versi. Il dono fu inviato con un messaggio di accogliere il dono con grande gioia ed entusiasmo. L’altro re era molto curioso quando ricevette questo messaggio e fece dei preparativi per ricevere il dono con grande festa e celebrazione.

Quando infine aprì il regalo rimase sorpreso di vedere un dipinto di piccole dimensioni.

Guardando il quadro e leggendo la descrizione dei dodici anelli dell’origine dipendente nella Ruota della Vita, realizzò istantaneamente la verità.

Questa esperienza accadde di punto in bianco, istantaneamente come risultato di vedere il dipinto con la sua descrizione.

Dal punto di vista di Tzong Khapa anche se l’evento attuale può essere istantaneo, è un punto di arrivo di molti fattori di aggregazione. Ciò che lo rende istantaneo è qualcosa che sorge come un impulso.

Negli insegnamenti Dzogchen, in particolare nell’approccio alla meditazione insegnata nel sentiero Dzogchen, sebbene non possa dire di usare un bastone come il maestro cinese qui descritto, tuttavia vi è un approccio simile.

Il praticante grida la sillaba PHAT e si dice che quando la sillaba venga pronunciata con grande forza, a quel punto cessi l’intera catena dei pensieri. Sorge un’esperienza improvvisa spontanea descritta come un senso di meraviglia. E’ una forma di non-concettualità, uno stato di assenza di pensiero.

C’è un verso attribuito a Sakya Pandita sebbene alcuni maestri Sakya si contendano la sua paternità, che afferma che l’esperienza della chiara luce abbia luogo continuamente tra le pause dei vari pensieri. Per cui quando gridiamo PHAT e sperimentiamo un improvviso, spontaneo senso di meraviglia e di stato di non-concettualità è quello che si ottiene sperimentando la chiara luce. Questo è momentaneo.

Si dice che coloro che abbiano maturato gli stati karmici ed abbiano grandi raccolte di meriti e molte delle condizioni aggregate, possano anche sperimentare la vacuità. Utilizzando la terminologia Dzogchen si dice che una volta che sperimentiamo il senso di meraviglia come risultato di pronunciare PHAT istantaneamente e troncare la catena dei processi di pensiero, insieme ad altri fattori come ricevere la benedizione e l’ispirazione dal proprio guru allora possiamo perfezionare quell’esperienza in quello che è noto come esperienza della vera consapevolezza incontaminata.

Quando sperimentiamo questa chiara luce, questo senso di meraviglia in uno stato non-concettuale, dal punto di vista Dzogchen possiamo dire di sperimentare l’intero mondo come assimilato nella natura della vacuità.

Venerabile Maestro Sheng-Yen

Per quanto tempo l’individuo può mantenere questo stato di chiara luce e percepire la natura della vacuità? Questa esperienza scompare gradualmente? L’individuo ha ancora afflizioni? In che modo questa esperienza influenza il suo sonno?

Sua Santità il Dalai Lama

Usando la terminologia Dzogchen, quando parlano della natura chiara luce della mente, in realtà si tratta di una qualità essenziale della coscienza, che è continua, finché la coscienza mantiene la sua continuità anche questa chiara luce manterrà la sua continuità. Finché c’è acqua la chiarezza della natura dell’acqua rimarrà.

Talvolta l’acqua diventa torbida e, a volte non vediamo la chiarezza della natura essenziale dell’acqua. Per percepire il carattere chiaro dell’’acqua basta che sia ferma. Allo stesso modo che si tratti di un pensiero virtuoso o non-virtuoso siamo ancora in uno stato della mente dove entrambi sono entrambi pervasi dalla natura della chiara luce.

Dal punto di vista della pratica di tentare di sperimentare la chiara luce chiara, sia pensieri virtuosi che non virtuosi sono ostruzioni. L’accento è posto sul tentativo di quietare la nostra coscienza interrompendo il processo dei pensieri sia virtuosi che non virtuosi per sperimentare la chiara luce.

Qui, in questi insegnamenti ci sono molti similitudini o parallelismi con gli insegnamenti istantanei del Buddhismo Chan. Una volta che siamo capaci di avere tali esperienze di chiara luce, questo ha un effetto immediato sulla chiarezza dei nostri sogni. Tuttavia un tale approccio Dzogchen di insegnamenti istantanei richiede delle pratiche preliminari che nella terminologia Dzogchen sono chiamate cercare il vero volto della mente attraverso l’analisi della sua origine, dimora e dissoluzione. Qui l’analisi sarebbe molto simile all’ approccio del dilemma Madhyamika, la logica quadrangolare dell’ analisi Madhyamika.

In quale secolo è vissuto il Patriarca del Chan Hui-neng?

Venerabile Maestro Sheng-Yen: nell’ottavo secolo.

Sua Santità il Dalai Lama: L’ho chiesto perché c’è una certa rilevanza per lo sviluppo del buddismo tibetano. Sappiamo che Lama Tzong Khapa fu uno dei critici più rumorosi degli insegnamenti contemporanei della tradizione Chan in Tibet. Tuttavia nel corso del secolo ottavo o durante il regno di Trisong Detsen al Tempio Samye se guardiamo la mappa del tempio vi erano diverse ali dedicate alle diverse sezioni dell’Ordine. C’era una sezione dedicata ai praticanti Vajrayana, una sezione dedicata alla lotsawa o traduttori e c’era un posto chiamato il Luogo di Dhyana, il luogo per la meditazione.

Questa era la residenza dei maestri cinesi. Stiamo parlando dell’ottavo secolo, quando fu costruita Samye e questo era il momento in cui i maestri indiani Sàntaraksita e Kamalasila erano attivi in Tibet.

La mia sensazione personale è che dato che nel tempo di Sàntaraksita c’era un’ala separata nel tempio Samye dedicata alla residenza dei maestri che rappresentano la tradizione cinese Chan, Sàntaraksita deve aver accolto e riconosciuto la loro tradizione come parte di uno sviluppo importante nel Buddismo.

Tuttavia sembra che durante il tempo di Kamalasila, che fu discepolo di Sàntaraksita, ci fossero stati alcuni seguaci della tradizione Chan in Tibet che, forse, promossero una versione leggermente diversa della dottrina. Un’enorme enfasi fu posta sul cogliere tutte le forme di pensiero, non solo nel contesto di una pratica specifica, ma anche in termini generali, quasi come un punto di vista filosofico in cui tutte le forme di pensiero fossero completamente respinte. Questa fu la versione che Kamalasila attaccò.

Sembra ci fossero due diverse interpretazioni di Chan ad entrare nel Tibet.

Il maestro si riferisce ad una forma di esperienza della vacuità dove la persona rimane nell’esperienza ininterrottamente. Tale esperienza o realizzazione può avvenire solo in una fase molto più elevata di sviluppo, perché questo implica acquisire una padronanza di entrambe le esperienze dell’equilibrio meditativo e delle realizzazioni successive.

In molti delle fasi prima di diventare pienamente illuminati l’equilibrio meditativo e le successive realizzazioni sono sequenziali, si alternano in sequenza. E’ solo lo stato della piena illuminazione dove le esperienze di equilibrio meditativo e concentrazione univoca in quello stato e nelle realizzazioni successive diventano simultanee.

Da questo punto di vista chiunque sia in grado di rimanere nella diretta esperienza della vacuità nell’equilibrio meditativo senza mai allontanarsi da questo, è possibile solo quando sia pienamente illuminato

Venerabile Maestro Sheng-Yen

Uno stato di illuminazione completa non pone fine alle afflizioni piuttosto è uno stato dove il dubbio nei riguardi del Dharma termina per sempre.

Le persone completamente illuminate possono ancora avere afflizioni ma non permettono loro di manifestarsi nella parola o nel corpo. Non sono liberi da tutte le afflizioni ma conoscono chiaramente il sentiero della pratica da seguire.

La tradizione Chan non enfatizza una pratica sequenziale di dhyanas. Io stesso ho studiato e fatto esperienza di queste pratiche ma l’esperienza personale di vedere la natura del sé è più importante. Questo è un altro nome per l’illuminazione. Come il primo assaggio di acqua è qualcosa di cui dobbiamo fare esperienza per noi stessi.

L’esperienza della natura della vacuità è la stessa. Dobbiamo viverla in prima persona o non lo sapremo mai. Possiamo sentirne ma questo è tutto quello che faremo.

L’illuminazione completa differisce tuttavia dal vedere la natura del sé poiché possiamo tornare allo stato ordinario della mente dopo aver visto la nostra natura del sè e non riconoscere appieno come le afflizioni operano e si manifestano.

Una persona completamente illuminata è a conoscenza del funzionamento delle afflizioni in ogni momento. Le sua menti è estremamente chiara.

Sua Santità il Dalai Lama

Le scritture affermano che dal punto di vista dei praticanti che hanno sperimentato direttamente la vacuità, la loro esperienza si differenzia da quelli che non hanno avuto una esperienza diretta e la cui comprensione è solo a livello di comprensione intellettuale o concettuale. La vacuità rimane ancora oltre le parole, oltre il linguaggio, ineffabile e inesprimibile. Non puoi descriverla semplicemente in quanto è direttamente sperimentata dal mediatore.

Vorrei riferirmi alla nuova iniziativa del Maestro Sheng-yen, sulla creazione di una purezza della società e dell’ambiente, basate sulla purezza della mente dell’individuo. Trovo che questo sia molto incoraggiante poiché riconferma il mio approccio.

Per quanto riguarda la liberazione dal samsara e la sofferenza in un certo senso è un affare privato, dell’individuo. Forse a livello di comunità e di società è più importante cercare di creare un nirvana della società, di creare una società dove ci siano meno forti emozioni negative come odio, rabbia e gelosia. Qui è un vero incontro di menti. Sarebbe bello che in futuro avessimo questo tipo di dialogo e di discussione soprattutto riguardo alla vacuità alla Montagna dei Cinque Picchi in Cina.

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