5-Insegnamenti di S. S. il Dalai Lama ad Amburgo sui 400 Versi di Aryadeva

Sua Santità il Dalai Lama: Tutti i fenomeni che sono causa d'altri fenomeni a loro volta sono vuoti d'esistenza intrinseca.

Sua Santità il Dalai Lama: Tutti i fenomeni che sono causa d'altri fenomeni a loro volta sono vuoti d'esistenza intrinseca.

5 – Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama ad Amburgo dal 23 al 27 luglio 2007 sui Quattrocento Versi di Aryadeva. Buddhismo: una Filosofia ed una Pratica.

Appunti, traduzione dall’inglese ed editing del Dott. Luciano Villa, dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama: LA CESSAZIONE

Il Buddha insegnò le Quattro Nobili Verità in tre fasi: dapprima identificò le Quattro Nobili Verità, quindi, nella seconda fase, ne rivelò le funzioni, mentre nella terza ne illustrò gli stadi risultanti: la situazione in cui viviamo e quali risultati possiamo ottenere se c’impegniamo in un certo metodo specifico. Nella prima illustrò la causalità completamente afflitta ed i fenomeni completamente puri, mentre nella seconda chiarì quali risultati possiamo ottenere se c’impegniamo in un metodo specifico e quindi come impegnarci nella pratica delle Quattro Nobili Verità. La sofferenza non detiene la proprietà di sorgere di per sé, non è priva di cause. Anch’essa deriva da una specifica causa generante od anche concomitante. La cui eliminazione conferisce invece l’aspetto completamente purificato o, in altri termini, la completa eliminazione del disagio esistenziale. Applicando la Quarta Nobile Verità, il sentiero, si consegue la Terza Nobile Verità: LA CESSAZIONE.

Che non va confusa né con la cessazione della sofferenza né con la realtà ultima.

COS’È ALLORA LA CESSAZIONE?

È la completa eliminazione delle oscurazioni rispetto alla natura ultima della mente. In quanto, la base della cessazione stessa, ovvero la natura ultima della mente, è presente. Il Buddha espresse i suoi insegnamenti sulla base del rapporto di causa ed effetto. Attraverso la comprensione del sorgere dipendente possiamo acquisire la comprensione della legge di causa – effetto. Dal che si comprende la mancanza d’esistenza d’un creatore assoluto.

Il risultato sorge solo grazie alla presenza d’una causa, senza una causa non può esistere un risultato. Non dimentichiamo che anche la causa è un fenomeno prodotto. Se si trattasse d’un fenomeno permanente non potrebbe dar luogo ad un risultato transitorio. Altrimenti si finirebbe per cadere in contraddizione. Il risultato deve essere originato da una causa concomitante. Il dolore è originato dall’ignoranza, non dalla saggezza. La nostra esperienza dipende da cause e condizioni. Se il risultato esiste allora sulla base d’una causa, a sua volta la causa esiste grazie al risultato. Per esistere, la causa stessa deve dipendere dal suo risultato. Non è possibile l’esistenza d’un qualcosa chiamato ”causa” senza il suo effetto. Il sorgere dipende solo dalla condizione originante la causa stessa. Così come, prima che un figlio sia concepito e quindi nasca, nessun individuo può essere chiamato “padre” o “madre”

L’origine, il sorgere, il nascere esiste forse di per sé?

Niente affatto!

La nascita d’un figlio dipende dall’unione d’un padre con una madre.

Non esiste la possibilità di parlare d’una entità creante senza parlare d’attività. Se non esiste l’agente, non esiste nemmeno la possibilità di parlare d’atti. Nulla nasce di per sé. Tutto esiste per dipendenza, tutto è vuoto d’essenza indipendente, d’esistenza intrinseca, d’esistere per la propria parte, di per sé. È la rintracciabilità oggettiva d’un fenomeno. Noi spieghiamo i fenomeni come esistenti per cause e condizioni, illustriamo i fenomeni come esistenti in modo non intrinseco.

Tutto ciò che è suddivisibile in parti, che è contraddistinto dall’essere suddivisibile, tutto ciò è generato da una causa ed esiste in base a cause e condizioni. I luoghi, i punti dello spazio fisico, li possiamo distinguere in modo designato, sulla base della latitudine e longitudine. I rapporti tra i punti o luoghi dello spazio li possiamo associare alle direzioni cardinali: nord, sud, est, ovest. Tutti i fenomeni che sono causa d’altri fenomeni a loro volta sono vuoti d’esistenza intrinseca. Quando una forma, un oggetto appare alla nostra mente, siamo portati a percepirla erroneamente come esistente di per sé, come esistente in modo indipendente. Ma la forma è vuota della sua natura ultima, ovvero della sua esistenza oggettiva, indipendente. Ricercando la veridicità ultima d’un fenomeno, in termini d’una sua esistenza indipendente, non solo non saremo in grado di trovarla, ma c’imbatteremo nella constatazione della mancanza d’esistenza intrinseca dei fenomeni. Al contrario, li scopriremo esistenti solo in quanto imputati. Il che risulta antitetico alla concezione dell’esistenza indipendente dei fenomeni. Se i fenomeni dovessero esistere di per sé, in quanto tali, per la propria parte, non necessiterebbero d’essere imputati. Il concetto del sorgere dipendente diventa a tal punto sottile fino a concepire l’imputazione nominale o concettuale.

Abbiamo quindi, alcuni punti chiari:

– il risultato dipende dalla causa:

– la causa a sua volta esiste in virtù del risultato, quindi la causa dipende dal risultato.

Il sorgere dipendente si esprime, appunto, in un rapporto di causa effetto, dipendendo dall’imputazione concettuale. La causa esiste in quanto capace d’originare il risultato. Se la causa è produttiva, necessariamente darà origine al risultato, nonostante che, nel momento in cui poniamo una causa, possiamo concettualmente già pensare al risultato derivante. La presenza del figlio dipende dai suoi genitori in quanto causa. Atto, agente, oggetto esistono interdipendentemente. Mi riferisco a fenomeni che non esistono indipendentemente, ma sono prodotti da cause e condizioni. Il Buddha illustrò una dimensione sottile dei fenomeni, la loro vacuità d’indipendenza, ragion per cui esistono interdipendentemente.

Lo spazio non composto è un fenomeno privo di causa.

Ma, se parliamo di direzioni (nord, sud, est, ovest), di parti, di zone, anche lo spazio non è più considerabile un’entità intera, ma diventa segmentato in parti, quindi soggetto alla designazione, all’imputazione, ad un’esistenza convenzionale. Non esiste, quindi, in tal senso, lo spazio contingente in modo indipendente, ma lo è in modo convenzionale. La fisica quantistica spiega che i fenomeni non sono di per sé oggettivamente identificabili. Come possiamo allora pensare ad una loro esistenza oggettiva, reale, effettiva?

Tutto esiste, ma solo nominalmente, come:

– imputazione concettuale in base al sorgere dipendente di causa – effetto;

– segmenti, parti, porzioni;

– dipendente dall’imputazione concettuale.

Se i fenomeni dovessero esistere per loro natura, non potrebbero essere vuoti d’esistenza intrinseca, ma, in quanto tali, sono anche intrinsecamente vuoti.

Nel Bodhisattvacharyavatara si dice che i fenomeni sono privi d’esistenza intrinseca in quanto esistono per imputazione. I fenomeni non appaiono di per sé, per la loro parte. Tutti coloro che percepiscono i fenomeni come intrinsecamente esistenti, li devono invece percepire come interdipendenti. Nel testo di Aryadeva, i Quattrocento Versi, ad un certo punto l’autore si chiede: “Se le cose dovessero esistere come intrinsecamente esistenti, che bisogno ci sarebbe di percepirle come vuote?”

Cerchiamo di capire perché esiste effettivamente il bisogno di percepire la vacuità.

Realizzare la natura vuota d’esistenza indipendente dei fenomeni significa comprendere la correlazione col sorgere dipendente.