1 Dalai Lama: Leh, Ladakh 2002

Il sorriso della Grande Compassione di Santità il Dalai Lama mentre conferisce gli insegnamenti.

Il sorriso della Grande Compassione di Santità il Dalai Lama mentre conferisce gli insegnamenti.

Insegnamenti di Sua Santità il XIV Dalai Lama

a Choklamsar, vicino a Leh, la capitale del Ladakh, dal 16 al 18 agosto 2002

commentario agli antichi testi di Atisha “La lampada del sentiero per l’illuminazione” https://www.sangye.it/altro/?p=81 e sulle “Trentasette pratiche del Bodhisattva” di Togmey Sangpo https://www.sangye.it/altro/?p=134

Traduzione dal tibetano all’inglese del Ven. monaco Lakdhor. Appunti, traduzione dall’inglese ed editing del Dott. Luciano Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Prima parte del primo giorno.

Sua Santità il Dalai Lama

La mia è la pratica della compassione unita alla saggezza. E’ lo sviluppo delle alte qualità della fede arricchite dalla comprensione della saggezza, intesa come realtà ultima.

Generiamo la pura compassione, sulla base delle qualità del corpo, della parola e della mente del Buddha, di Maitreya e di Nagarjuna, facciamo l’offerta del Mandala e generiamo una pura motivazione, riferendoci al Buddha, al Dharma e al Sangha. Generiamo la mente di Bodhicitta, la mente altruistica fino al raggiungimento dell’illuminazione per tutti gli esseri. E’ fondamentale generare la pura motivazione, il che ci preserva dalle cadute e dalle degenerazioni dei valori morali. Chi è venuto fin qui, pur non nutrendo fede nel Dharma, ed è solo curioso, resti pure ed ascolti senza distrarsi. …

Cosa significa: Prendere rifugio fino all’illuminazione? Perché è bene compiere questa pratica mahayana?

Il prendere rifugio equivale, da parte d’ogni essere che si trova in questa situazione, alla comprensione della propria realtà, del proprio stato ed ad assumere la conseguente decisione d’affidarsi in ciò che ha la capacità di purificarci e di proteggerci, conducendoci sulla via corretta. Attraverso queste pratiche possano tutti gli esseri raggiungere l’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti, per la liberazione dalla sofferenza, per l’illuminazione di tutti gli esseri senzienti. Per questo motivo m’impegno nella pratica del dare, nella pratica della pazienza e della moralità: non per la mia liberazione personale, ma per quella di tutti gli esseri senzienti, dedicando tutti i meriti acquisiti per la salvezza di tutti gli esseri senzienti.

Grandi capacità di pensiero contraddistinguono l’essere umano

Il Buddha ha condotto, 2500 anni fa, la sua vita all’insegna della compassione e dello sviluppo dei mezzi abili. Dall’India, il suo messaggio di tolleranza e di saggezza si diffuse, tra l’altro, in Thailandia, nello Sri Lanka, in Cina, in Tibet. Da parte mia continuerò a spiegarne i punti fondamentali per raggiungere le qualità del Buddha. Non mi stancherò d’illustrare, a chi me lo chiederà, come riuscire ad eliminare gradualmente le emozioni affliggenti. Nessuno, infatti, desidera la sofferenza. L’essere umano è dotato di grandi capacità di giudizio e di riflessione, il che non è una prerogativa solo degli esseri umani: entrambi, sia l’uomo che gli animali, non desiderano affatto la sofferenza. Grandi capacità di pensiero contraddistinguono l’essere umano, le nostre potenzialità intellettive sono enormi.

Possiamo distinguere due livelli di sofferenza:

  • Un livello di sofferenza dipendente dall’esperienza fisica;

  • Un altro non legato ai sensi ma all’esperienza della mente.

Quale dei due è il più importante?

Soffriamo quando siamo colpiti da una grave malattia, soffriamo lungo il cammino della nostra vita in quanto immersi nell’esistenza ciclica del samara. Da parte nostra, l’unico modo per uscirne è quello d’impegnarci nelle pratiche spirituali.

Durante il percorso della nostra vita ci sforziamo di migliorare la nostra posizione economica, d’avere un lavoro appagante e remunerativo, di guadagnare maggiormente, di possedere una bella dimora, di nutrirci con dell’ottimo cibo, di circondarci d’amici.

Riflettiamo sull’esperienza della sofferenza. Non possiamo certo pensare di risolvere la sofferenza mentale solamente con delle esperienze fisiche, semplicemente migliorando le nostre condizioni di vita. Per qual motivo tutti questi sforzi non ci fanno star meglio? Semplicemente perché fondamentalmente si tratta d’un altro tipo di sofferenza.

L’intelligenza umana è in grado di controllare gli altri esseri, anche quelli più grandi.

Nel nostro caso d’esseri umani, non dobbiamo dimenticare che la nostra mente può essere facilmente influenzata e disturbata. Nella società attuale convivono religioni differenti e milioni di persone trovano conforto in religioni diverse tra loro. Tutto ciò gli animali non se lo possono permettere. Se paragoniamo la forza fisica d’un essere umano con quella d’un animale, ci rendiamo subito conto che l’essere umano è più debole d’un cavallo ed anche d’un asino. Tuttavia l’essere umano è in grado di sottomettere, di domare e di cavalcare un elefante. E’ l’intelligenza umana che è in grado di controllare gli altri esseri, anche gli animali più grandi. Tutto dipende dal controllo che riusciamo ad esercitare sugli altri. Identico processo avviene nel conflitto tra le nazioni, situazioni queste che conducono a gravi distruzioni. Anche questi li possiamo considerare come dei risultati non dell’attività fisica del nostro corpo, ma delle sue capacità mentali, della sua intelligenza. Anche i drammatici cambiamenti climatici cui assistiamo sono frutto dalle capacità dell’intelligenza umana. Tutto dipende delle capacità dell’intelletto. Molta della sofferenza di cui è afflitta l’umanità dipende dalle capacità intellettive che possono essere causa sia di dolore sia di benessere.

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