La ricerca ostinata del denaro
Sua Santità il Dalai Lama: “Un altro punto chiave è evidentemente il denaro, la ricerca ostinata del denaro, per gli uni come per gli altri: per i ricchi a causa dell’avidità, per i poveri a causa della necessità. È anche per denaro che si massacrano gli animali. Ma all’origine di tutte le nostre difficoltà, di tutte queste minacce di cui parliamo, prima ancora del denaro, metto la sovrappopolazione.”
Jean-Claude Carriere: “Lei è dunque a favore del controllo delle nascite?”
Sua Santità il Dalai Lama: “Assolutamente. Bisogna farlo conoscere e promuoverlo.”
Jean-Claude Carriere: “Alcune tradizioni religiose vi si oppongono.”
Sua Santità il Dalai Lama: “È vero, anche all’interno del buddhismo. Ma è ora di spezzare queste barriere.”
“Consideriamo il nostro atteggiamento nei confronti della vita umana, perché è di questo che si tratta. Benché sottoposta alla sofferenza, la vita umana, ai nostri occhi, è un fenomeno prezioso, a causa dell’intelligenza che ci anima, e che può elevarsi qualitativamente. Da questo punto di vista, il controllo delle nascite è nefasto, perché impedisce a vite umane di esistere.”
Jean-Claude Carriere: “Da un punto di vista individuale.”
Sua Santità il Dalai Lama: “Esattamente. Ogni individuo è una possibile meraviglia. E l’aborto è un atto violento, che noi rifiutiamo. Ma se si guardano le cose da una certa distanza, se ci sforziamo, cosa non facile, di giungere a un punto di vista globale, allora vediamo semplicemente che siamo troppo numerosi su questo pianeta, e che domani questo eccesso si aggraverà. Così, non è più una questione morale, non è più questione di fascino beato della complessa bellezza del nostro spirito, è veramente una questione di sopravvivenza. Contiamo in questo momento, sulla terra, più di cinque miliardi di vite preziose. Questi cinque miliardi di vite preziose si trovano sotto la diretta minaccia di altre vite preziose, che aggiungiamo a milioni.”
Jean-Claude Carriere: “Non è solo la vita umana ad essere minacciata.”
Sua Santità il Dalai Lama: “Naturalmente. Gli animali selvatici, gli alberi, tutto deve cedere di fronte alle nostre vite preziose. Nel Tibet, il diboscamento è stato feroce, da trent’anni in qua. Con un conseguente impoverimento della terra, come ovunque. E la maggior parte degli animali selvatici che guardavo con stupore nella mia infanzia è scomparsa. Lo sa bene: quante specie si sono estinte a causa dell’espansione della nostra vita preziosa! ”
Jean-Claude Carriere: “E senza speranza di rinascita.”
Sua Santità il Dalai Lama: “Se dunque vogliamo difendere la vita e, più in particolare, i cinque miliardi di vite preziose che si affollano in questo momento sul pianeta, se vogliamo donare loro un po’ più di prosperità, di giustizia, di felicità, dobbiamo proibirci di accrescerci numericamente. Non è logico?”
Rimpiango oggi che questa voce – che non si può accusare né di maltusianesimo, né di libertinaggio non abbia potuto farsi ascoltare alla conferenza del Cairo, nel settembre 1994, dove non era stata invitata. In occasione di questo congresso, che il Dalai Lama giudica “molto importante”, le posizioni tradizionalmente rigoriste si sono, una volta di più, manifestate assai chiaramente: rifiuto di vedere il mondo così com’è, silenzio e sottomissione imposti alla donna, apologia della fedeltà e dell’astinenza, vale a dire dell’assenza dell’amore.
Ma almeno – e questo è anche il parere del Dalai Lama, espresso nel nostro incontro di settembre – il problema è stato posto pubblicamente, frasi giuste sono state pronunciate. Pochi sono coloro che potranno dire: io non sapevo.
Non dimentichiamo nemmeno per un attimo il buddhismo. Non più che il foglio di carta, la vita umana, agli occhi del Dalai Lama, non ha esistenza indipendente.
“Essa è composta da elementi non-vita,” mi dice ” non è in alcun modo separabile dal resto del mondo. Non è “altra”. Se presenta ai nostri occhi qualche valore, questo non può essere che relativo, e sempre legato allo spirito. È un errore ancora maggiore, un “errore di fondo” isolare la vita umana, attribuirle una essenza, un in-sé.”
A ciò si aggiunge il timore che, in seguito a un declino sempre possibile della coscienza, gli individui non trovino più la forza, la qualità di spirito necessaria a una prossima reincarnazione.
Gli parlo delle inondazioni che abbiamo conosciuto in Europa, nel 1993 e nel 1994.
“Uscivamo da diversi anni di siccità. Il regime delle piogge ridiventava normale. Mai avevamo così ostinatamente, così ciecamente ricoperto la terra di cemento (autostrade, aeroporti, parcheggi, costruzioni di ogni sorta), e d’altro canto così radicalmente abbandonato, soprattutto in montagna, gli antichi metodi di distribuzione delle acque, cosicché queste non possono ormai che scorrere sul terreno senza attardarvisi, senza penetrarvi. Di qui, tutta una serie di catastrofi. È ridicolo accusare il cielo. Noi siamo, qui come altrove, i soli colpevoli.”
Approva. Gli racconto allora un aneddoto che mi colpì, una quindicina di anni fa. Mi trovavo in Messico al tempo della prima visita di papa Giovanni Paolo II. La sera del suo arrivo, un amico medico mi aveva invitato a cena. Giunsi, con un mazzo di fiori in mano, e suonai alla porta. Una donna venne ad aprirmi e vidi che piangeva. Entrai, molto sorpreso. Diverse persone si trovavano lì, uomini e donne (tra cui molti medici), con l’aria afflitta. Due o tre erano in lacrime. Chiesi loro il motivo di tanta tristezza. Il mio amico mi disse: “Non hai udito ciò che ha proclamato nel suo primo discorso?”. “Chi?” gli domandai. “Il papa!”
“Che cosa aveva detto?” mi domanda il Dalai Lama
“Quel che dice ovunque “Messicani, messicane, dovete accettare tutti i figli che Dio vi manda!”. Con poche frasi, questo uomo anziano, celibe per vocazione, aveva appena distrutto dieci anni di sforzi pazienti, da parte di uomini e donne volenterosi, per qualche cenno di contraccezione in un paese direttamente colpito da quella che gli ecologisti americani chiamano “la bomba P”. P sta per popolazione. Per questo gruppo di medici, bisognava ricominciare tutto da capo.”
Il Dalai Lama conosce meglio di chiunque altro la responsabilità dei capi religiosi, oggi come ieri. Anche se l’influenza del papa è ridotta in Europa, e più particolarmente in Italia, resta considerevole nei paesi cattolici del Terzo Mondo. Ora, egli non perde occasione di mostrarsi intransigente su questo punto, condannando a una esistenza miserabile milioni di “vite preziose” che egli chiama a nascere a ogni costo.
Da: Il Dalai Lama, La Compassione e la Purezza. Conversazioni Con Jean-Claude Carriere. Traduzione di Laura Deleidi. Fratelli Fabbri Editori Anno: 1995 http://it.scribd.com/doc/157928207/Dalai-Lama-Purezza