Sua Santità il Dalai Lama: A tutti


Sua Santità il Dalai Lama: Senza alcun dubbio, limitandoci a cambiare il nostro modo di vedere le cose potremmo ridurre le nostre difficoltà attuali ed evitare di crearne di nuove.

Sua Santità il Dalai Lama: Senza alcun dubbio, limitandoci a cambiare il nostro modo di vedere le cose potremmo ridurre le nostre difficoltà attuali ed evitare di crearne di nuove.

Sua Santità il Dalai Lama: A tutti

Non occorre riflettere a lungo per constatare che tutti gli esseri, spontaneamente, cercano la felicità e detestano soffrire. Non troverete nemmeno un insetto che non faccia di tutto per evitare la sofferenza e sentirsi bene. Gli esseri umani hanno in più la capacità di riflettere. Il mio primo consiglio è di farne buon uso.

Il piacere e la sofferenza si basano sulle percezioni sensoriali e la soddisfazione interiore. E per noi la soddisfazione interiore è la cosa più

importante. È propria degli esseri umani; gli animali, salvo qualche eccezione, ne sono incapaci.

Questa soddisfazione è caratterizzata dalla pace. Attinge alla generosità, all’onestà e a quello che si chiama comportamento morale, cioè un comportamento che rispetta il diritto degli altri alla felicità.

Gran parte delle nostre sofferenze deriva dal fatto che abbiamo troppi pensieri. E inoltre che non pensiamo in modo salutare. Ci curiamo soltanto della nostra soddisfazione immediata, senza valutare i vantaggi e gli inconvenienti per noi stessi e per gli altri nel lungo periodo. Ma questo atteggiamento finisce sempre per ritorcersi contro di noi. Senza alcun dubbio, limitandoci a cambiare il nostro modo di vedere le cose potremmo ridurre le nostre difficoltà attuali ed evitare di crearne di nuove.

Alcune sofferenze, come quelle della nascita, della malattia, della vecchiaia e della morte, sono inevitabili. L’unico modo in cui possiamo intervenire è riducendo la paura che suscitano in noi. Ma moltissimi problemi nel mondo, dai litigi coniugali alle guerre più devastanti, potrebbero essere evitati adottando semplicemente un atteggiamento sano. Se non riflettiamo in maniera corretta, se siamo troppo miopi, sei nostri metodi mancano di profondità e se non consideriamo le cose con uno spirito aperto e sereno, trasformiamo in grosse difficoltà quelli che all’inizio erano soltanto problemi insignificanti. In altri termini, siamo noi a crearci gran parte delle nostre sofferenze. Ecco che cosa volevo dirvi per cominciare.

Prefazione

La residenza del Dalai Lama domina la vastità delle pianure indiane che si estendono a perdita d’occhio al di là delle finestre. A nord alcuni picchi innevati ricordano ai visitatori che il Tibet si trova a un centinaio di chilometri appena in linea d’aria: così vicino e così lontano.

Ovunque regna una calma benefica. Si parla poco e a voce bassa, con la consapevolezza di quanto siano vane le parole inutili. Il silenzio si infrange soltanto quando, come una cascata, scroscia la risata buona di Kundun, la “Presenza”, appellativo pieno d’amore e rispetto con cui i tibetani chiamano il Dalai Lama.

In realtà per molti mesi all’anno egli deve rispondere alle aspirazioni di tutti e sostenere la causa del Tibet, soffocato nella morsa implacabile della dittatura cinese e abbandonato dalle democrazie, avide più di nuovi mercati che di giustizia. Questo infaticabile pellegrino della pace si tuffa allora in un vortice di attività, in cui le pause si misurano in minuti. Ma nonostante il ritmo quasi insostenibile dei suoi impegni, Kundun conserva sempre la stessa serenità.

I suoi consigli spesso sono molto semplici poiché non vede la necessità di essere complicato. A qualcuno sembrerà ingenuo ripetere in continuazione che bisogna avere un “buon cuore”, eppure questa insistenza corrisponde a una realtà: da un lato è difficile avere veramente un buon cuore, e dall’altro se non si coltiva dentro di sé questa virtù fondamentale, parlare di pace nel mondo e di altre grandi idee è soltanto un vuoto chiacchiericcio.

Il Dalai Lama ci esorta a sviluppare il potenziale di bontà e di amore che, lo dice senza esitare, tutti noi possediamo. Facendo riferimento alla nostra esperienza quotidiana, ci mostra come diventare “buoni esseri umani” per trarre il meglio dalla nostra esistenza. Non cessa mai di mettere in risalto la “responsabilità universale”, la necessità di prendere coscienza che ciascuno di noi, in quanto membro della famiglia umana, può essere un artefice della pace e un protettore degli altri esseri. “Il disarmo esteriore passa attraverso il disarmo interiore” ripete spesso.

La semplicità delle sue riflessioni serve a farci vedere l’essenziale. Non dobbiamo pensare che dipenda dall’incapacità di esprimere idee profonde o complesse. Quando il tema di un insegnamento o di un colloquio riguarda complesse questioni filosofiche, metafisiche o spirituali, il Dalai Lama manifesta una ricchezza di opinioni la cui profondità spesso sconcerta i più eruditi.

È in questo spirito che nel marzo del 2000, nella sua residenza di Dharamsala, Sua Santità il Dalai Lama ci ha affidato i suoi “consigli del cuore”. Li ha espressi in tibetano e le sue parole, registrate, sono state tradotte da Christian Bruyat e da me. In un clima disteso, intimo e gioioso, ha tenuto a dire cose che possono servire a tutti per sviluppare una “spiritualità profana”, avendo cura, ogniqualvolta l’argomento lo permetteva, di evitare concetti specificatamente buddhisti. È evidente che se riuscissimo davvero a integrare nei nostri pensieri e nelle nostre azioni anche solo una parte di queste riflessioni, potremmo solo rallegrarcene. Matthieu Ricard, Monastero di Shechen, Nepal 16 giugno 2001

Fonte che si ringrazia http://www.hardwaregame.it/images/guide/batik/16172064-Dalai-Lama-I-Consigli-Del-Cuore.pdf,