5 Sua Santità il Dalai Lama: Preparare la mente

Sua Santità il Dalai Lama: Dopo aver neutralizzato con successo l’emotività della mente e ottenuto un ragionevole livello di calma, vi dovrete impegnare nella pratica della presa di rifugio e generare l’aspirazione altruistica a raggiungere la piena Illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama: Dopo aver neutralizzato con successo l’emotività della mente e ottenuto un ragionevole livello di calma, vi dovrete impegnare nella pratica della presa di rifugio e generare l’aspirazione altruistica a raggiungere la piena Illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Sua Santità il Dalai Lama: Preparare la mente.

5 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama del Lamrim del Panchen Lobsang Choekyi Gyaltsen a Dharamsala, in India, marzo 1988.

Sua Santità il Dalai Lama

La motivazione individuale all’inizio della nostra pratica è estremamente importante perché da essa dipendono i risultati che otterremo. Per sviluppare l’attitudine corretta, sono fondamentali la presa del rifugio e la generazione di bodhicitta. Attraverso queste due pratiche si dovrebbe essere in grado di raggiungere una certa disciplina e trasformazione mentale.

Quindi, seduti su un confortevole cuscino di meditazione, dovreste assumere la giusta posizione e generare la dovuta motivazione. Dopo che vi siete seduti guardando verso est (o almeno immaginando di farlo), dovrete riflettere su quanto siete fortunati a potervi impegnare sulla via del Dharma. Gioite all’idea di avere questa opportunità e considerate che adesso, avendo ottenuto le principali condizioni per poter progredire sul sentiero, c’è la fondata speranza di raggiungere importanti traguardi spirituali.

È come essere a un fondamentale crocevia, dare nuovo impulso al vostro viaggio e imboccare un sentiero che vi condurrà all’ottenimento dell’Illuminazione non per il vostro esclusivo beneficio ma per quello di tutti gli esseri viventi.

Riflettete anche sul fatto che possedete, come tutti gli esseri senzienti, il potenziale – o seme – per diventare dei buddha e che avete la possibilità di conoscere i mezzi grazie ai quali questo potenziale potrà essere messo in pratica. Pensate: «Esplorerò interamente questo potenziale e farò un buon uso dell’opportunità che mi è data».

Inoltre dovrete riflettere sulla eccezionale fortuna che avete avuto nel ricevere gli insegnamenti dai maestri e sul fatto che possedete la necessaria conoscenza per praticare nel modo corretto.

Dovreste anche comprendere che il motivo per ricevere e studiare gli insegnamenti è quello di riuscire a metterli in pratica. Proprio come dopo aver imparato come cucinare del cibo si utilizza questa conoscenza per nutrirsi. Dovete immediatamente mettere in pratica quello che sapete in modo da poter trarre beneficio dai cambiamenti che avvengono nella vostra mente. È importante essere consapevoli che anche una pratica modesta, la quale comporta uno sforzo minimo, lascia delle tracce nella vostra mente. In assenza di questa consapevolezza, la vostra conoscenza del Dharma sarà sterile e del tutto inutile.

All’inizio è importante fare brevi sessioni di meditazione, quante più ne riuscite a fare in un giorno. In genere i testi parlano di quattro sessioni, due la mattina e due al pomeriggio, ma voi potreste farne anche sei. La durata e il numero delle sessioni dovrebbero essere in sintonia con la vostra disposizione personale. Man mano che progredirete, anche lo sforzo diventerà maggiore. Poiché negli stadi iniziali molto dipende dalla vostra condizione fisica – infatti l’influenza del corpo sulla mente è molto forte – dovrete stare attenti a non esagerare. Alcuni praticanti che sottopongono il loro organismo a sforzi eccessivi possono alla fine metterlo a dura prova e questa è una cosa molto pericolosa.

Dopo che avrete fatto buoni progressi sul sentiero spirituale, a poco a poco comincerete a ottenere un certo controllo sul vostro corpo e sulla vostra mente grazie alla meditazione. In particolare, quando avrete ottenuto il controllo sulle energie sottili, sarete in grado di usare il vostro organismo per qualsiasi periodo di tempo senza correre alcun rischio. Questo stadio però è piuttosto difficile da raggiungere, quindi all’inizio dovrete stare attenti ed essere cauti.

Rivolgo tali moniti a chi intraprende la pratica del Dharma molto seriamente e a quanti meditano in luoghi isolati e remoti. Per voi è davvero fondamentale intraprendere la pratica nel modo corretto. Se si inizia a praticare da giovani sarà più semplice ottenere quei risultati che invece non sempre verranno raggiunti da coloro che cominceranno in età avanzata.

Le sessioni iniziali potrebbero durare dalla mezz’ora all’ora, a seconda delle vostre condizioni, e al termine potrete riposarvi.

Coloro che non riescono a dedicare tutto il loro tempo alla meditazione possono lo stesso impegnarsi seriamente nella pratica. Per esempio, gli studenti delle università monastiche dell’India meridionale, (dove sono stati ricostruiti numerosi monasteri tibetani), riescono, sia pure con un certo sforzo, a meditare durante le sessioni di preghiera. Infatti quando si recitano le preghiere, si può fare della contemplazione a livello mentale.

Lo stile di vita e l’esistenza quotidiana di questi monasteri sono stati regolati dai grandi maestri del passato in un modo che è sicuramente il migliore per la pratica individuale e lo sviluppo del Dharma.

Se vi accorgete che la vostra mente è preda di violente emozioni – rabbia, odio, attaccamento e così via – allora dovreste per prima cosa cercare di rasserenarla. E il primo passo da compiere è portarla in una sorta di stato neutro, dal momento che non si può passare direttamente da uno stato negativo a uno positivo. Quindi dovreste dapprima ridurre l’intensità di queste emozioni e usare ogni mezzo per cercare di raggiungere un certo livello di calma mentale – per esempio concentrandovi sul flusso del respiro – in modo da placare i sentimenti più forti. Così riuscirete a ridurre la potenza di queste emozioni e a trovare la pace necessaria per praticare il Dharma. Proprio come un pezzo di stoffa bianco può essere tinto con qualsiasi colore, così uno stato mentale neutro può essere trasformato in uno virtuoso.

Dovreste anche impegnarvi nelle pratiche preliminari che comportano l’esecuzione di centomila prosternazioni, recite del mantra di Vajrasattva e via dicendo. Quando iniziate queste pratiche lo dovete fare nella giusta maniera e non considerare solo il numero delle prosternazioni o dei mantra recitati. Parecchi grandi maestri, appartenenti a tutte le tradizioni tibetane, nel corso dei secoli hanno sottolineato l’importanza di queste pratiche preliminari. Questa consapevolezza vi sarà di aiuto per cominciare bene il vostro cammino. Attraverso di essa potrete rendere fertile la vostra mente in modo che il seme della meditazione, una volta piantato nel giusto terreno, possa dare i frutti delle realizzazioni.

Dopo aver neutralizzato con successo l’emotività della mente e ottenuto un ragionevole livello di calma, vi dovrete impegnare nella pratica della presa di rifugio e generare l’aspirazione altruistica a raggiungere la piena Illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Prendere rifugio nei Tre Gioielli consente di distinguere il sentiero corretto da quello sbagliato, mentre la generazione della mente altruistica lo rende superiore alle vie che aspirano alla sola liberazione individuale.