Sua Santità il Dalai Lama: Concentrare la mente
3 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama del Lamrim del Panchen Lobsang Choekyi Gyaltsen a Dharamsala, in India, marzo 1988.
Sua Santità il Dalai Lama
E molto importante, quando siete impegnati in questo genere di pratiche, concentrare la mente su di esse e non lasciare che venga distratta nemmeno da pensieri virtuosi. Per questo dovreste incanalare la mente nella specifica pratica che state portando avanti. Lasciarsi distrarre da pensieri che nulla hanno a che vedere con la pratica che state eseguendo può indurre la negativa abitudine di lasciar vagabondare la mente. Quindi fin dall’inizio della meditazione dovete sviluppare una forte determinazione a non permettere alla mente di deviare dalla giusta pratica. Inoltre è importante impegnarsi a fondo nella particolare meditazione che si sta eseguendo. Praticare in modo appropriato, perfino per un breve periodo di tempo, è meglio che farlo a lungo ma in modo distratto. La qualità è molto meglio della quantità. Dovreste anche riuscire a superare ogni tipo di distrazione mentale causata da fattori esterni, come il clima e il cibo. La ragione per cui non si riesce a progredire veramente, anche se si è praticato il Dharma per molto tempo, risiede nel fatto che non si è riusciti a concentrare la mente nella maniera corretta e a mettere in opera l’attenzione necessaria per la pratica. Quindi ritengo essenziale avere una buona concentrazione mentre eseguiamo la pratica. Quando questo avviene, ci sono molte possibilità di ottenere notevoli miglioramenti.
A volte potrete sentirvi scoraggiati. Quando capita, dovete confrontare il vostro modo di pensare e di agire con quelli di dieci o venti anni or sono. Vedere i progressi che avete fatto vi spronerà ad andare avanti. Sarete in grado di comprendere i cambiamenti della vostra mente, quanto il vostro interesse per il Dharma sia divenuto più forte, come la vostra fede sia più intensa e sia meno facile per voi perdere il controllo. Questi sono tutti segni che state facendo progressi.
Il titolo completo di questo testo e’ “Una Guida Pratica agli Stadi del Sentiero che conduce all’illuminazione: un Sentiero verso la Beatitudine che conduce alla Conoscenza Suprema”. Il testo è preceduto da una dedica al proprio maestro spirituale visto come inseparabile dal Buddha Vajradhara. Il Buddha Shakyamuni, il maestro del veicolo dei sutra, appare nell’aspetto del Buddha Vajradhara, il maestro degli insegnamenti tantrici. Questo libro parla di tutti i punti essenziali sia dei sutra sia dei tantra. La forma della dedica è in sintonia con tutto questo poiché il successo sul sentiero, specie in quello tantrico, dipende interamente dall’aver ricevuto all’inizio l’ispirazione necessaria da un maestro spirituale.
È importante, come fa notare Lama Tsongkhapa nel suo Lamrim Chenmo, avere il giusto rapporto con un maestro spirituale qualificato, poiché da lui dipendono tantissime cose. Proprio per questa ragione, all’inizio del testo si sottolinea con tanta forza la pratica della devozione al guru. Tutte le principali tradizioni del buddismo tibetano evidenziano quanto sia importante, per un serio meditatore, avere una forte devozione nei confronti del guru. Quando convinzione e fede sono alla base di ognuna di queste pratiche, siano esse Mahamudra (Il Grande Sigillo) o Lamrim, il praticante potrà raggiungere notevoli progressi spirituali. Molte persone me lo hanno confermato personalmente.
Lo stesso Buddha ha parlato delle particolari qualifiche che un maestro spirituale deve possedere in rapporto con i differenti tipi di pratiche descritte nelle scritture, nel vinaya, nella prajnaparamita e nel tantra. Nel suo Lamrim Chenmo, Lama Tsongkhapa ha trattato a lungo delle qualifiche di un ideale maestro spirituale. [Per le qualifiche necessarie da parte del maestro nel contesto di pratiche specifiche come il vinaya, il Veicolo di Perfezione del Mahayana e tantra, cfr. The Union of Bliss and Emptiness, cit., pp. 123 e 181.]. Quindi i praticanti che stanno cercando il loro guru hanno la possibilità di ottenere le informazioni necessarie per capire se la persona che stanno per scegliere come loro guida è quella giusta. È cruciale entrare in relazione con qualcuno che sia in grado di mostrare l’autentico sentiero che conduce all’Illminazione. Una volta trovata una simile guida, è importante stabilire con essa il giusto rapporto, per quanto riguarda sia il pensiero sia l’azione.
Dal momento che questo testo spiega in modo piuttosto succinto come fare le visualizzazioni del Lamrim, riscontriamo alcune lievi differenze con il Lamrim Chenmo. Lo schema del Lamrim Chenmo presenta quattro divisioni principali che sono:
le qualità eccezionali dell’autore per poter dimostrare l’autenticità degli insegnamenti;
le qualità eccezionali dell’insegnamento per ispirare rispetto verso le istruzioni;
il modo in cui il libro possiede le due eccezionali qualità dovrebbe essere spunto di accurata meditazione;
gli stadi attraverso i quali i discepoli devono passare grazie alle effettive istruzioni.
Affinché un insegnamento o un testo di Dharma possa essere considerato autentico, le sue origini dovrebbero trovarsi all’interno degli insegnamenti impartiti dallo stesso Buddha. Le istruzioni del Lamrim si trovano nei sutra sulla prajnaparamita insegnati dal Buddha.
Il libro basilare del Lamrim è considerato l’Abhisamayalankara (L’Ornamento delle Chiare Realizzazioni), in particolare la sezione riguardante quello che è conosciuto con il nome di «addestramento seriale» contenuto nel sesto capitolo. Questo lavoro cataloga tutti i differenti stadi del viaggio spirituale verso la completa Illuminazione dalla prospettiva del bodhisattva e li divide in quattro addestramenti che sono:
l’addestramento negli aspetti completi (namzog jorwa);
l’addestramento culmine (tsenoi jorwa);
l’addestramento seriale (thargyi jorwa);
l’addestramento momentaneo (kechigrnai jorwa). [I quattro addestramenti sono discussi estensivamente nel quarto, quinto, sesto e settimo capitolo dell’Abhisamayalankara (Ornamento della Chiara Realizzazione). Per una spiegazione dettagliata vedi il testo radice e i suoi commentari.]
Fondamentalmente, i versi riassuntivi posti alla fine dell’Abhisamayalankara dove l’intero libro viene raggruppato in tre branche – i tre oggetti della meditazione, i quattro addestramenti e i kaya della buddità – sono considerati la sorgente delle meditazioni Lamrim. Ci sono versi specifici anche nel quarto capitolo di questo testo, dove la fede e la devozione nel maestro spirituale sono enfatizzate insieme alla comprensione della legge di causa-effetto. Questa sezione sottolinea anche l’importanza di coltivare l’attitudine altruistica, o bodhicitta, prima di impegnarsi nella pratica delle sei perfezioni e completare quindi l’intera pratica del Lamrim.
In realtà ci sono diverse vie per praticare il Dharma a seconda delle differenti predisposizioni ed esigenze del praticante. Nello studiare un testo si dovrebbero tener presenti le varie circostanze, la situazione complessiva, il periodo e la società in cui un libro fu scritto o un insegnamento trasmesso. Per esempio, saltano agli occhi le diversità tra lo stile di composizione dei commentari e dei testi degli autori indiani e quelli dei maestri tìbetani. Vediamo che esistono difformità di stile e di tecniche tra i vari maestri nel guidare i discepoli lungo il sentiero. Queste differenze hanno uno speciale significato. Il sentiero, così come viene spiegato nel Lamrim, si deve all’opera del maestro indiano Atisha. Sebbene venisse dall’India, dal momento che il suo libro sugli stadi del sentiero venne scritto in Tibet, nel comporre il suo lavoro tenne presente la mentalità e i bisogni dei tibetani. Successivamente Lama Tsongkhapa, all’inizio del suo Lamrim Chenmo, esaltò le straordinarie qualità di Atisha facendo così implicitamente capire che era quest’ultimo l’effettivo autore del testo. Infatti i tibetani considerano infinita la gentilezza di Atisha nei loro confronti.
Quando la scuola Gelug cominciò a essere conosciuta come la nuova tradizione Kadam, si iniziò a riferirsi a quella di Atisha come all’antica Kadampa. Il lignaggio che ebbe inizio con Atisha e il suo principale discepolo, Dromtonpa, era veramente efficace, diretto, concreto e autentico. Le diverse versioni del Lamrim di Lama Tsongkhapa ebbero tutte come fondamento il lavoro di Atisha e lo arricchirono con materiali ricavati dai trattati di alcuni importanti maestri indiani, quali Nagarjuna e altri. Nel suo testo egli non solo spiega i metodi per coltivare i due fattori del sentiero – metodo e saggezza – in modo sistematico, ma chiarifica anche molti punti ancora oscuri.
Poi, come abbiamo già detto, il primo Panchen Lama compose questo eccezionale libro sul Lamrim. Costui era un essere dalle elevate realizzazioni e assolutamente non settario, una persona molto ammirata da molti grandi maestri del suo tempo. Come sostiene nella sua opera Lama Tsongkhapa, attraverso la pratica del Lamrim si possono comprendere tutti gli insegnamenti del Buddha, vederli come profondamente coerenti e cogliere il significato ultimo della dottrina buddista. Quindi la pratica del Lamrim mette al riparo dal grave errore di abbandonare la via della conoscenza. E si potrebbe concludere affermando che le eccezionali qualità di questo libro sono, nell’ordine:
un quadro di insieme dell’intera materia del Lamrim;
una notevole semplicità, in quanto il testo è composto nello stile di una guida pratica per la meditazione;
una sintesi degli insegnamenti dei due lignaggi.
Il testo è molto agile ma anche assai profondo e contiene tutti i punti fondamentali del Lamrim spiegati in accordo con specifiche visualizzazioni tantriche. Per una vera meditazione sulle pratiche del Lamrim è essenziale iniziare con le pratiche preliminari e preparare tanto un adeguato ambiente esterno quanto un’appropriata mente ricettiva. Ma questo lo si potrà comprendere meglio all’interno di quelle che sono conosciute come «le sei pratiche preparatorie».