24 Sua Santità il Dalai Lama: Il Karma

 Sua Santità il Dalai Lama: Decidere di non lasciarsi andare ad azioni negative non basta.

Sua Santità il Dalai Lama: Decidere di non lasciarsi andare ad azioni negative non basta.

Sua Santità il Dalai Lama: Il Karma

24 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama del Lamrim del Panchen Lobsang Choekyi Gyaltsen a Dharamsala, in India, marzo 1988.

Sua Santità il Dalai Lama

La successiva meditazione è la contemplazione della legge del karma. Radice e fondamento per ottenere la liberazione in futuro è vivere con la consapevolezza della legge di causa ed effetto.

Come abbiamo visto prima, i fenomeni in diretto rapporto con la nostra esperienza di piacere e dolore sono soggetti alla legge dell’interdipendenza e quindi dipendono da determinate cause e condizioni. Se esiste una causa ci sarà anche un effetto e questo, a sua volta, diventerà una causa. E così via. Esiste una sorta di catena, quasi si trattasse di una partita di biliardo in cui si colpisce una palla dietro l’altra. La legge di interdipendenza è molto potente. A volte accadono cose che non vi aspettereste mai, come una causa modesta che però produce incredibili cambiamenti e trasformazioni. Questo è il modo in cui opera la legge di interdipendenza.

Parlare della legge di causa ed effetto equivale a parlare di un fatto naturale ed evidente. Può essere spiegata brevemente nel seguente modo: se avrete compiuto delle azioni positive, allora le conseguenze saranno altrettanto positive; se vi impegnate in azioni negative le conseguenze saranno altrettanto negative. È questo il rapporto tra causa ed effetto. Ogni azione che produce felicità è positiva. La distinzione tra positivo e negativo passa solo attraverso il giudizio sugli effetti.

Felicità e sofferenza possono essere postulati solo sulla base delle sensazioni di un essere vivente. Se non prendessimo in considerazione questo elemento, su quale altra base potremmo decidere se un evento è positivo o negativo? Dal momento che dobbiamo accettare danni e benefici o, in altri termini, dolore e piacere, possiamo concludere che ogni causa che induce sofferenza è negativa e ogni causa che induce felicità è positiva. Le azioni positive producono risultati piacevoli. In sintesi, questa è la legge del karma.

Per esempio, uccidere è un’azione che danneggia gravemente un’altra persona. Infatti, proprio come voi considerate preziosa la vostra vita, lo stesso accade agli altri. Dunque un’azione che non tiene in alcuna considerazione l’importanza dell’esistenza altrui, avrà conseguenze molto gravi. In confronto all’omicidio, il furto è un peccato meno grave. infatti danneggia gli altri privandoli dei loro beni materiali. Però, nonostante le conseguenze del prendere i beni altrui non siano gravi quanto quelle dell’assassinio, anche rubare è comunque un’azione negativa che comporterà pesanti conseguenze per quanti la compiono.

A volte si determinano situazioni in cui, sebbene abbiamo compiuto delle azioni altruistiche, non possiamo goderne i risultati nel corso della nostra vita. Infatti il potere della legge di causa ed effetto non si limita unicamente alla vita attuale ma investe anche quelle future. Spesso, persone che non hanno una vera conoscenza della legge karmica notano che una persona gentile e religiosa è afflitta da infiniti problemi mentre l’esistenza di altri individui, che invece sovente indulgono in azioni negative, sembra proprio non risentirne. E quindi giungono alla conclusione che non esiste alcuna legge karmica. Altri invece cadono nell’estremo opposto e diventano superstiziosi pensando che ogni malattia è dovuta all’azione di spiriti malevoli. Se queste persone fossero discepoli di un maestro Kadampa, dovrebbero essere picchiate con un bastone. È anche possibile che la potente forza delle azioni negative riesca prematuramente a bruciare il karma positivo accumulato con azioni virtuose.

Decidere di non lasciarsi andare ad azioni negative non basta. Questa decisione dovrebbe sempre essere accompagnata da un’autentica comprensione di quanto sia importante per noi stessi vivere con la consapevolezza della legge del karma. Se avrete accumulato le cause, senza alcun dubbio ne godrete gli effetti. Se desiderate un particolare risultato, lavorate per produrre le sue cause e viceversa. Dovreste riflettere attentamente sulla legge di causa ed effetto in questo modo:

1. esiste una diretta e precisa relazione tra la causa e l’effetto che produce;

2. nessuna azione che non avete commesso potrà mai produrre un risultato;

3. una volta fatta, un’azione non perderà il suo potenziale grazie allo scorrere del tempo. Quindi, se desiderate godere dei frutti desiderabili, dovrete accumulare le cause appropriate e viceversa.

Non pensate che la legge del karma dipenda dal Buddha. Si tratta piuttosto di una delle tante leggi di natura. Sebbene gli aspetti più sottili del karma non li possiamo vedere senza l’ausilio di determinate conoscenze spirituali, ci sono tuttavia altri aspetti più evidenti che possiamo conoscere anche grazie al solo ragionamento.

Per poter raggiungere questa comprensione è importante sviluppare fin da subito una fede e una fiducia profonde nel Buddha. E questo non può avvenire dicendo semplicemente che il Buddha è onnisciente o cose del genere. La fiducia e la fede di cui sto parlando sono quelle che derivano dall’aver analizzato gli insegnamenti del Buddha e averli trovati giusti e profondi. Solo una fede del genere sarà quella utile per voi. Dovrete essere in grado di vedere il Buddha come un essere che raggiunse l’Illuminazione attraverso la sua conoscenza e la forza di una compassione sviluppata nel corso di un lungo periodo di tempo.

Per poter comprendere come un Buddha giunge a essere perfetto, si deve capire che la coscienza ha un enorme potenziale di crescita. La corretta comprensione della buddhità» necessita di un’appropriata comprensione del Dharma, la quale, a sua volta, dipende da un’appropriata comprensione delle Quattro Nobili Verità, la cui conoscenza più profonda dipende dalla conoscenza delle Due Verità. Senza capire le Quattro Nobili Verità, non potrete comprendere davvero la dottrina buddista e se non capite cosa in effetti significhi prendere rifugio, sarà per voi alquanto difficile sviluppare una profonda fiducia nella validità della legge di causa ed effetto.

Se, a causa della vostra ignoranza o di altri fattori, commetterete azioni negative, dovreste correre ai ripari usando immediatamente la forza dei quattro poteri per purificarle.

(I quattro poteri sono:

1. il potere delle basi;

2. il potere del pentimento;

3. il potere del vero antidoto;

4. il potere della decisione di non indulgere mai più in tali azioni.

Per una dettagliata spiegazione su questi temi, cfr. The Union of Bliss and Emptiness, cit.)

Esistono diversi metodi di purificazione, quali la recitazione dei mantra, la meditazione sulla vacuità, le prosternazioni, lo yoga della divinità, le offerte e, in particolare in determinati giorni, prendere i voti Mahayana. Ma il punto più importante è pentirsi. Se ci riuscite, la vostra pratica di purificazione sarà un successo. Per riuscire a sviluppare un autentico pentimento per le azioni negative che abbiamo commesso, è fondamentale poter vedere la loro natura distruttiva. Così, siate certi che proverete un pentimento genuino che vi aiuterà a prendere la decisione di non ripetere in futuro quelle azioni. Per esempio, se soffrite di una malattia grave e complessa, probabilmente per curarvi non sarà sufficiente una medicina composta di un unico ingrediente. In modo analogo dovete usare ogni possibile mezzo per domare la mente che sia sotto l’influenza dell’ignoranza. Rabbia, odio e desiderio fanno a gara per controllarvi. Non si può domare la mente usando un mezzo unico. Tutti gli insegnamenti buddisti hanno come fine quello di domare e disciplinare la mente. Poiché questo viene fatto con l’ausilio dei più svariati mezzi abili, è ovvio che nelle scritture buddiste si possono trovare molti differenti approcci.

Innumerevoli azioni negative, tutte causate dall’ignoranza, vengono compiute attraverso le tre porte del corpo, della parola e della mente. Grosso modo, però, seguendo gli insegnamenti del Buddha, le possiamo classificare in dieci gruppi fondamentali. Astenersi da queste dieci azioni negative è la pratica delle dieci azioni positive. Dopo aver compiutamente riconosciuto le dieci azioni negative, dovreste riflettere sulla loro natura distruttiva e provare il forte impulso di non compierle mai più.

Le tre azioni negative del corpo sono:

uccidere,

rubare,

praticare una scorretta vita sessuale.

Le quattro della parola sono:

mentire,

pronunciare discorsi settari,

usare parole offensive,

indulgere in pettegolezzi.

Le tre della mente sono:

cupidigia,

aggressività,

avere idee perverse.

Se avete compiuto azioni di questo genere, come conseguenza rinascerete nei reami inferiori. Ci sono anche altri tipi di effetti, come quelli ambientali, e il perpetuare tendenze negative nelle vite future. Gli effetti ambientali sono gli effetti secondari del karma che risulta esternamente nell’ambiente naturale in cui si rinascerà. Questo effetto in genere è il risultato del karma collettivo di molte persone. Per esempio, il nostro karma personale ha avuto un impatto sull’evoluzione del pianeta Terra.

Riflettendo sulla natura distruttiva di queste azioni e sulle loro nefaste conseguenze, potrete coltivare una forte determinazione a non ripetere gli errori del passato e non indulgere più in queste azioni negative. È qui, in ultima analisi, che si trova l’essenza della moralità che dovrete usare come fondamento per la vostra pratica. Per riuscire a ottenere una effettiva cessazione, è fondamentale astenersi dalle forme esteriori che sono conseguenza di queste illusioni e ridurre a poco a poco la loro influenza sui vostri pensieri. Praticare la moralità, e, quindi, astenersi dalle dieci azioni negative costituisce un precetto della presa di rifugio. Qui si conclude la pratica dell’addestramento nella sua prima fase, vale a dire domare la mente negli stadi del sentiero comuni ai praticanti di capacità iniziale.