Sua Santità il Dalai Lama: Il Sentiero verso la Liberazione
27 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama del Lamrim del Panchen Lobsang Choekyi Gyaltsen a Dharamsala, in India, marzo 1988.
Sua Santità il Dalai Lama
Lungo il Sentiero verso la Liberazione dovete mutare il corso dell’esistenza ciclica. Per poterlo fare bisognerà eliminare le illusioni. Sebbene ci possano essere visioni differenti riguardo all’ignoranza, dovute alle diverse interpretazioni della vacuità, se sarete in grado di eliminare completamente le illusioni sottili – in modo particolare il più sottile livello di ignoranza – avrete la possibilità di liberarvi di tutte le illusioni. Ma se combattete, con gli antidoti opportuni, solo le illusioni più grossolane, non potrete mai raggiungere una totale liberazione. Le illusioni sottili possono essere comprese solo tramite lo studio dei testi della più sofisticata delle scuole filosofiche buddiste, la Madhyamika Prasangika.
Di tutte le illusioni, la peggiore è l’ignoranza riguardo all’autentica modalità d’essere dei fenomeni. Questa è di due tipi, uno correlato alla persona e l’altro ai fenomeni stessi. Vede infatti gli oggetti come esistenti in modo indipendente e con una loro natura inerente. La forza che può sconfiggere una tale ignoranza è la saggezza che identifica queste visioni errate e dimostra perché sono sbagliate. Ma senza un opportuno antidoto non potrete sradicarla ed eliminarla. Dal momento che l’ignoranza postula una natura inerente dei Fenomeni, dovrete far ricorso alla saggezza che percepisce correttamente i fenomeni come privi di una natura inerente.
La saggezza di cui stiamo parlando dovrebbe essere in grado di unire una stabile calma a una speciale visione interiore. Per poter coltivare uno stato meditativo fermo e tranquillo dovreste innanzitutto condurre una vita moralmente ineccepibile e astenervi dalle azioni negative.
Quindi mettere in pratica i tre addestramenti:
quello che necessita della moralità come fondamento,
quello della stabilizzazione meditativa come elemento complementare,
e il sentiero costituito dall’addestramento della saggezza.
Sviluppando al massimo la pratica della saggezza, riuscirete a eliminare completamente le illusioni, in modo particolare l’ignoranza che fraintende il modo di essere dei fenomeni.
Se il praticante è motivato a raggiungere l’Illuminazione per la sua esclusiva salvezza può ottenere lo stato di liberazione dalle illusioni, la condizione di arhat, o «distruttore del nemico». Ma nel nostro caso siamo impegnati nel sentiero che è comune ai praticanti di media capacità e che ha come scopo quello di giungere alla condizione di bodhisattva. Quindi in questo contesto verrà spiegata una sola pratica, ovvero l’addestramento alla moralità, mentre le pratiche dei due rimanenti addestramenti verranno spiegate più avanti.
È importante cominciare con la pratica della rinuncia. Sebbene lo scopo primario sia lavorare per il bene degli altri, per poter sviluppare la necessaria compassione, dobbiamo all’inizio concentrarci sulle nostre personali sofferenze e sentirle come intollerabili. Quindi la rinuncia è una causa che in seguito indurrà alla compassione.
Una volta che il vostro impegno alla rinuncia è divenuto potente, l’attenzione dovrà essere spostata dalle vostre sofferenze personali a quelle degli altri. Avendo compreso le vostre sofferenze dovreste ora paragonarle a quelle altrui e pensare che tutti gli esseri senzienti sono uguali a voi nel desiderare di liberarsi dal dolore e ottenere la Felicità.
Per poter seguire una pura condotta morale è Importante comprendere quei fattori che non sono in sintonia con essa, come le dieci azioni non virtuose, e astenersi dal seguirle. Poiché l’ignoranza è una porta che conduce ad azioni negative, è indispensabile comprendere bene quali sono i fattori su cui si basa, indipendentemente dai voti, laici o monacali, che avete preso. Senza una simile conoscenza, anche se penserete di non aver infranto alcun voto, a causa dell’ignoranza potreste averlo fatto inconsapevolmente. Quindi l’ignoranza deve essere superata e per poterlo fare dovreste leggere con attenzione i testi che riguardano i voti.
La mancanza di rispetto è un’altra porta verso le azioni negative. Dovreste coltivare un profondo rispetto per il Buddha e la sua dottrina, riflettendo sulla sua gentilezza e sulle sue qualità. Se rispetterete il Buddha, potrete mantenere i voti e seguire la sua dottrina.
Anche la mancanza di coscienza porta ad azioni negative e a infrangere i voti. Sebbene possiamo opporre le forze appropriate alle illusioni, alcuni di noi sono vittime di emozioni particolarmente intense, come la rabbia o il desiderio, e in questi casi si dovrebbe porre una grande attenzione a contrastare queste emozioni negative con gli appropriati antidoti. La meditazione sull’amore, per la rabbia; la respirazione, per l’ansia, e così via. In genere dovreste pensare: «Sono un discepolo del Buddha e sono un essere spirituale.» Questo vi aiuterà ad astenervi dal compiere le azioni negative e vi proteggerà da esse, perfino nei sogni. Ecco come osservare la pura moralità.
Ogni sentiero che vi porta a purificare la mente dalle negatività è un sentiero che conduce alla liberazione. Non dovreste ritenere che la liberazione è un luogo lontano da raggiungere. Liberazione non è altro che la cessazione dell’ignoranza all’interno della vostra mente. È chiamata liberazione proprio perché vi libera dalla schiavitù della sofferenza e dell’illusione. Nonostante si tratti di un livello elevatissimo, il suo ottenimento non segna il completo raggiungimento delle proprie aspirazioni. Poiché, sebbene a questo punto un individuo abbia ottenuto una stabile pace, essendosi liberato dall’esistenza ciclica e avendo eliminato l’illusione, non è ancora libero dalle influenze sottili e dalle residue impronte lasciate nella psiche da queste illusioni. Tali impronte, infatti, sono ancora in grado di alterare le apparenze dei fenomeni e di causare una visione dualistica impedendoci così di ottenere lo stato di onniscienza. Dunque, in termini di realizzazione, lo stato di arhat – quello della liberazione individuale – non è il definitivo.