Sua Santità il Dalai Lama: La realtà della guerra

Sua Santità il Dalai Lama

E’ del tutto evidente che la guerra e le organizzazioni militari sono la causa principale della violenza nel mondo. Che abbiano uno scopo difensivo o offensivo, queste potenti organizzazioni hanno un unico obiettivo: uccidere esseri umani. Dobbiamo riflettere attentamente sulla realtà della guerra. Molti di noi sono stati condizionati a guardare alla guerra come a qualcosa di eccitante e affascinante, un’opportunità per dimostrare il proprio coraggio e la propria abilità. Dal momento che le armi sono legali, riteniamo che la guerra sia accettabile. In generale, nessuno pensa che la guerra sia un atto criminale e che accettarla sia un atteggiamento criminale. Infatti, ci hanno fatto il lavaggio del cervello. La guerra non ha nulla di affascinante né di attraente. E’ semplicemente mostruosa.

La sua natura è quella della tragedia e della sofferenza. La guerra è come un fuoco nella comunità umana e il suo combustibile sono gli esseri umani. Trovo questa similitudine particolarmente appropriata e utile. Le guerre moderne si combattono principalmente con differenti forme di fuoco, ma siamo così condizionati a considerarle come qualcosa di eccitante che parliamo di queste o quelle armi come di meravigliosi prodotti tecnologici, dimenticandoci che, quando vengono usati, bruciano esseri viventi. La guerra assomiglia al fuoco anche nel modo in cui si propaga. Se una zona diventa debole, vengono inviate truppe per rafforzarla. E questo è come gettare vite umane nel fuoco. Ma visto che ci hanno fatto il lavaggio del cervello, non prendiamo in considerazione la sofferenza dei soldati. Nessun soldato vuole essere ferito e tanto meno ucciso. Nessuna delle persone che gli stanno a cuore vorrebbe che gli capitasse qualcosa di male. Se un soldato viene ucciso, o menomato a vita, ci ne saranno almeno altre cinque o dieci che soffriranno: i suoi amici, i suoi parenti. Dovremmo provare tutti orrore per la vastità di questa tragedia, ma siamo troppo confusi.

A essere sincero, anch’io da bambino ero attratto dal mondo militare. Le uniformi mi sembravano così belle e affascinanti. Ed è proprio da qui che la seduzione ha inizio: i bambini cominciano a fare giochi che un giorno li metteranno nei guai. Eppure esistono tantissimi altri divertimenti e costumi da indossare che non si basano sul fatto di uccidere altri esseri umani. Lo ripeto: se noi adulti non fossimo così sedotti dalla guerra, capiremmo facilmente che permettere ai bambini di assuefarsi ai giochi di guerra e violenza è estremamente pericoloso. Alcuni ex soldati mi hanno detto che quando hanno ucciso per la prima volta si sono sentiti male, ma continuando ad uccidere la cosa per loro è diventata quasi normale. Con il tempo, si fa l’abitudine a qualsiasi cosa.

Purtroppo non è solo in tempo di guerra che le organizzazioni militari sono distruttive. La loro stessa esistenza rappresenta la più grande violazione dei diritti umani, e i primi a subirne le conseguenze sono proprio i soldati. Dopo che un ufficiale in capo ha dato splendide spiegazioni sull’importanza delle forze armate, della disciplina e della necessità di sconfiggere i nemici, i diritti della maggior parte dei soldati vengono completamente alienati. I soldati sono costretti ad abbandonare la propria volontà individuale e, alla fine, sacrificare la propria vita. Inoltre, quando un esercito diventa particolarmente potente, esiste il rischio concreto che possa distruggere addirittura la felicità del Paese a cui appartiene.

In ogni società esistono persone con atteggiamenti distruttivi e la tentazione di prendere il controllo di un’organizzazione in grado di soddisfare i loro desideri può essere soverchiante.  Ma per quanto malvagi e diabolici possano essere i dittatori criminali che ancora oggi opprimono i propri Paesi e creano problemi a livello internazionale, è ovvio che essi non sarebbero in grado di compiere del male o distruggere un numero incalcolabile di vite umane se non avessero dalla loro parte organizzazioni militari legalizzate e considerate socialmente accettabili. Finché ci saranno gli eserciti ci sarà sempre il rischio di una dittatura. Se riteniamo la dittatura una forma di governo deplorevole e distruttiva, allora dobbiamo anche riconoscere che l’esistenza delle forze armate ne è una delle cause principali.

Il militarismo è costosissimo. Cercare la pace attraverso la forza militare grava l’intera società di un peso opprimente. I governi spendono crescenti cifre astronomiche per armi sempre più sofisticate anche se, nella realtà, nessuno vorrebbe davvero usarle. E non si sperperano soltanto risorse economiche, ma anche energie e intelligenza umana; e nel frattempo aumenta la paura.

Vorrei però chiarire un punto: sebbene io sia profondamente contrario alla guerra, non sono certo un sostenitore della resa incondizionata. A volte è necessario assumere una posizione ferma per contrapporsi a un’aggressione ingiusta. Credo che sia chiaro a tutti, per esempio, che la Seconda Guerra mondiale sia stata totalmente giustificabile. Per citare Winston Churchill, “ha salvato la civiltà” dalla tirannia della Germania nazista. Dal mio punto di vista, la stesa cosa vale per la guerra di Corea, dal momento che ha dato alla Corea del Sud l’opportunità di sviluppare gradualmente la democrazia. Tuttavia è solo con il senno di poi che possiamo giudicare se un conflitto sia stato dettato  da un presupposto morale. Solo oggi, per esempio, possiamo comprendere che la Guerra Fredda e l’effetto deterrente provocato dalla proliferazione nucleare abbiano avuto un qualche effetto positivo. Ma la guerra è violenza e la violenza è imprevedibile, quindi è meglio evitarla il più possibile e non presumere di sapere in anticipo se l’esito di un conflitto sarà di beneficio oppure no.

Nel caso della Guerra Fredda, ad esempio, sebbene la politica della dissuasione abbia aiutato a promuovere una certa stabilità, di sicuro non ha creato una pace autentica. Negli ultimi quarant’anni in Europa abbiamo assistito semplicemente all’assenza della guerra, che non è sinonimo di pace, ma è un suo surrogato fondato sulla paura.
Nella migliore delle ipotesi, produrre armi per mantenere la pace è semplicemente una misura temporanea. Finché i fronti contrapposti non si fidano l’uno dell’altro, basta davvero poco per minare un equilibrio precario. Una pace duratura non può che basarsi su una autentica fiducia reciproca.

http://it.dalailama.com/messages/world-peace/the-reality-of-war