Sua Santità il Dalai Lama: Una mente non obiettiva non è in grado di comprendere la realtà

Sua Santità il Dalai Lama nella moschea Shia a Leh, Ladakh (India), il 27 luglio 2016. (Foto di Tenzin Choejor/OHHDL)

Sua Santità il Dalai Lama

Sono estremamente felice di prendere parte a questo seminario sulla “Preservazione dell’armonia religiosa, la coesistenza e la pace universale”, organizzato dall’International Association for Religious Freedom (IARF), gruppo del Ladakh. Vi ringrazio per avermi raccontato la storia della vostra associazione, le vostre attività, gli obiettivi e la loro importanza nel secolo presente. Non ho molto da aggiungere a quanto hanno già detto i relatori che mi hanno preceduto, ci sono solo alcuni punti che vorrei discutere. Siamo nel XXI secolo. La ricerca sul mondo esteriore e interiore ha raggiunto livelli piuttosto elevati, grazie agli incredibili passi in avanti permessi dallo sviluppo tecnologico e dall’intelligenza umana.

Tuttavia, come qualche relatore ha già accennato, il mondo sta anche affrontando molti problemi, la maggior parte dei quali causati dall’uomo. La causa-radice di questi problemi è l’incapacità degli esseri umani di controllare la propria mente agitata. I modi per controllare questi stati mentali sono insegnati dalle diverse religioni del mondo.

Sono un praticante, seguo il Buddhismo. Sono passati più di mille anni da quando le grandi religioni si sono diffuse nel mondo, compreso il Buddhismo. Durante tutti questi anni, il mondo è stato attraversato da numerosi conflitti a cui hanno preso parte anche i fedeli delle diverse religioni. Da praticante, sono consapevole del fatto che le religioni hanno fornito diversi metodi per tenere a bada le nostre menti agitate, ma nonostante questo, penso che non siamo ancora stati in grado di sviluppare pienamente il nostro potenziale.

Dico sempre che ogni individuo su questo pianeta è libero di seguire o non seguire una religione. L’una o l’altra cosa vanno bene. Ma una volta che vi riconoscete in un credo, è estremamente importante riuscire a concentrare su questo la vostra mente e metterne in pratica gli insegnamenti con grande onestà nella vostra vita quotidiana. E’ sotto gli occhi di tutti la nostra tendenza a manifestare delle preferenze, dicendo cose come “Io appartengo a questa o a quella religione” piuttosto che sforzarci di mantenere sotto controllo la nostra mente irrequieta. Questo uso inappropriato della religione, dettato dalla nostra mente disturbata, talvolta crea persino dei problemi.

Un fisico cileno mi ha detto che uno scienziato non deve essere di parte nei confronti della scienza, a causa del proprio amore e della propria dedizione. Io sono un praticante buddhista e ho grandissima fede e rispetto per gli insegnamenti del Buddha. Tuttavia, se il mio amore per il buddhismo si mescolasse all’attaccamento, allora la mia mente diventerebbe faziosa; e una mente faziosa, che non riesce ad avere una visione vasta, è una mente che non è in grado di comprendere la realtà. Qualsiasi azione dettata da una simile condizione mentale non è in accordo con la realtà e, di conseguenza, può causare molti problemi.

Secondo la filosofia buddhista, la felicità è il risultato di una mente illuminata, mentre la sofferenza è causata da una mente distorta. E’ un’affermazione molto importante. Una mente distorta, a differenza di una illuminata, non è in armonia con la realtà.

Qualsiasi questione – politica, economica o religiosa – gli esseri umani si trovino ad affrontare, dovrebbe essere approfonditamente studiata e compresa, prima di esprimere un giudizio. E’ fondamentale conoscere le cause ed essere capaci di avere una visione il più possibile completa, che ci permetta di capire tutta la storia. Gli insegnamenti proposti dal buddhismo si basano sulla razionalità e per questo penso siano davvero utili.

Qui, oggi, sono presenti molte persone dai background religiosi differenti. In ogni religione vi sono aspetti trascendenti che vanno oltre la nostra capacità di comprensione e di cui è difficile parlare. Il concetto di Dio per il Cristianesimo e l’Islam, ad esempio, o il corpo di saggezza nel Buddhismo, sono di natura metafisica, difficili da realizzare per persone comuni come noi. E’ una difficoltà condivisa da ogni religione. E’ insegnato da qualunque religione – cristianesimo, buddhismo, induismo, buddhismo, islam – che la verità ultima è guidata dalla fede.

Voglio sottolineare che è estremamente importante per i praticanti credere con sincerità alla propria religione. Di solito aggiungo che è altrettanto importante distinguere tra la “fede in una religione” e la “fede nelle religioni” perché la prima affermazione contraddice direttamente la seconda. Dunque, dobbiamo risolvere definitivamente queste contraddizioni. E ciò è possibile soltanto tenendo conto del contesto. In un dato contesto una contraddizione può non essere la stessa che in un altro. In termini individuali, una singola verità è strettamente legata a una singola fonte di rifugio, è indispensabile sia così. Tuttavia, nel contesto di una società o di un gruppo di persone è giusto avere più fonti di rifugio, religioni e verità.

In passato questo non è mai stato un problema perché le nazioni erano totalmente disinteressate le une delle altre e ciascuno aveva la propria fede. Oggi, in questo mondo sempre più  stretto e interconnesso, esistono tante differenze tra le varie religioni e dobbiamo quindi ricomporre ogni divergenza. Negli ultimi mille anni, per esempio, l’India ha visto diffondersi numerose religioni, alcune delle quali autoctone, altre provenienti da paesi stranieri eppure tutte sono state in grado di coesistere e il principio dell’Ahimsa (nonviolenza, ndr) è davvero radicato in questo paese. Tutt’ora ogni religione è guardata con grande rispetto e di questo l’India dovrebbe essere davvero orgogliosa.

Il Ladakh è stato prevalentemente buddhista per molti secoli, ma anche altre religioni – islam, cristianesimo, religione sikh e induismo – vi hanno trovato spazio. Sebbene il popolo del Ladakh continui ad amare e a sentirsi legato alla propria religione, questa è una regione davvero pacifica, raramente toccata da problemi di intolleranza religiosa. Durante la mia prima visita in Ladakh, ho sentito dei musulmani anziani usare nelle loro conversazioni espressioni come “la comunità del sangha”; termini inusuali per l’Islam e tuttavia emblematici della fiducia che queste persone avevano nei confronti dei buddhisti. Individui dai background religiosi più diversi in Ladakh vivono a stretto contatto e in perfetta armonia.

Per quanto li riguarda, è appropriato per i musulmani avere una totale devozione per Allah mentre pregano nelle moschee. Lo stesso vale per i buddhisti, quando pregano il Buddha nei templi. Una società multireligiosa dovrebbe avere molti profeti e fonti di rifugio, e il rispetto reciproco e l’armonia tra i vari praticanti dovrebbero prevalere sempre. E’ importante però distinguere tra “credo” e “rispetto”. Il credo si riferisce alla fede che si ha nella propria religione, allo stesso tempo però si deve avere rispetto per tutte le altre. La tradizione di credere nella propria fede e allo stesso tempo rispettare tutte le altre esiste nel Ladakh dal tempo dei vostri antenati. Dunque non avete nulla di nuovo da inventare, ma solo preservare e promuovere questa tradizione. Vi ringrazio per l’impegno che ci mettete e vi chiedo di andare avanti così anche in futuro.

La creazione di relazioni armoniose tra società e religioni nell’attuale mondo multietnico, multireligioso e multiculturale sarà sicuramente d’esempio anche per gli altri. Tuttavia, se tutte le parti diventano negligenti, c’è il rischio che si verifichino dei problemi: in una società multietnica il problema principale infatti è quello della relazione tra maggioranza e minoranze. A Leh, per esempio, i buddhisti costituiscono la maggioranza della popolazione mentre i musulmani sono in minoranza. La maggioranza dovrebbe considerare la minoranza come un ospite benvenuto. La minoranza, da parte sua, dovrebbe cercare di familiarizzare con la maggioranza. In altre parole, entrambe le parti dovrebbero vivere in armonia, senza sottovalutare le questioni considerate sensibili per l’altra parte. La maggioranza dovrebbe essere attenta e apprezzare i punti di vista e le opinioni della minoranza. Entrambe le parti dovrebbero dialogare ed esprimere con onestà quello che pensano del punto di vista e delle opinioni degli altri. D’altro canto la minoranza, dovrebbe essere prudente nel giudicare quali siano le questioni sensibili della maggioranza e a manifestare qualsiasi perplessità venga loro in mente. Se in problemi si risolvono in modo amichevole, tutti ne hanno da guadagnare; la diffidenza reciproca invece danneggia entrambe le comunità.

Dunque è davvero importante vivere in armonia e cercare di capire le ragioni cui si basano le convinzioni degli altri. E il modo migliore per farlo è il dialogo, il dialogo e ancora il dialogo.

Estratto dal discorso di Sua Santità il Dalai Lama al seminario interreligioso organizzato dalla International Association for Religious Freedom, gruppo del Ladakh, Leh 25 agosto.