6 Insegnamenti di S. S. il Dalai Lama Londra 1988

6 Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Londra 1988

Sua Santità il Dalai Lama

LA PRATICA TANTRICA AVANZATA: SUPREMO YOGA TANTRA

INTRODUZIONE GENERALE

Per noi tibetani, il Supremo yoga tantra è una sorta di dieta giornaliera, perciò abbiamo maggiore familiarità con questa classe del tantra. Le pratiche di Vajradhatu e di Vairocanabhisambodhi sono fiorenti in Giappone, e si può supporre che là vi siano molti praticanti delle classi inferiori del tantra. Ma sembra che la pratica del Supremo yoga tantra si trovi solo nella tradizione tibetana. Per questo non posso essere del tutto sicuro. Gli adepti principali per i quali fu concepito il Supremo yoga tantra sono gli esseri umani di questo pianeta, appartenenti al mondo del desiderio e il cui corpo fisico è composto di sei costituenti vitali.

Questi sono i tre – osso, midollo e fluido rigenerativo – provenienti dal padre e i tre – carne, pelle e sangue – provenienti dalla madre. Caratteristica peculiare della pratica del Supremo yoga tantra è il fatto che esso impiega nel sentiero profondo varie tecniche meditative che hanno somiglianza non solo con lo stato risultante della buddhità, cioè con i tre kaya ma soprattutto con le basi della purificazione al livello ordinario dell’esistenza umana – per esempio, morte, stato intermedio e rinascita. Inoltre, come ho accennato in precedenza, il significato del tantra acquista maggiore profondità nel Supremo yoga tantra in quanto esso viene inteso dalla prospettiva di tre sfere dette i tre tantra. Queste sono:

1) tantra causale: la base;

2) tantra-metodo: il sentiero;

3) tantra risultante: il frutto.

Sua Santità il Dalai Lama

TANTRA CAUSALE

Tutti e tre i livelli sorgono in ultima analisi dalla fondamentale mente innata di chiara luce. L’importanza di questo fatto, quando compreso correttamente, è che si apprezza l’interpretazione peculiare della tradizione Sakya quando parla di tantra causale – detto base di tutto, o base fondamentale – con cui si intende il mandala residenziale e le divinità residenti. Tutti questi di fatto sorgono dalla base fondamentale.

Secondo questa concezione, all’interno della base fondamentale – cioè, all’interno di questa facoltà basilare che tutti possediamo – tutti i fenomeni della base (il livello della vita ordinaria) sono presenti nella forma delle loro caratteristiche; tutti i fenomeni del sentiero sono presenti nella forma di qualità illuminate; tutti i fenomeni dello stato risultante di buddhità sono presenti in forma di potenziale.

EQUANIMITÀ DELLA BASE E DEL RISULTATO

Similmente, per quanto detto sopra, troviamo nelle scritture delle scuole Nyingma, o Antica Tradizione, espressioni come “equanimità della base e del risultato”. Dal momento che tutti i fenomeni che appartengono allo stato risultante sono presenti e completi in forma di potenziale all’interno della base fondamentale, possiamo comprendere affermazioni come “il corpo supremo e la saggezza suprema non possono essere né congiunti né individuati”. Per corpo e saggezza di un essere illuminato si intendono i due kaya – rupakaya, o Corpo di Forma e dharmakaya, o Corpo di Verità.

E bene tenere a mente tutto ciò come significato ultimo quando leggiamo nello Uttaratantra di Maitreya che i difetti della mente sono avventizi e accidentali, mentre le qualità positive sono naturalmente presenti al suo interno. Ciò non significa che tutte le qualità positive e le realizzazioni della mente siano già presenti all’interno della mente. Piuttosto, esistono in forma di potenziale all’interno della fondamentale mente innata di chiara luce.

E’ dunque importante comprendere attentamente e correttamente queste espressioni e i concetti relativi, altrimenti si rischia di incorrere in un errore simile a quello della scuola non buddhista Samkhya, che sostiene che il germoglio è già presente nel seme, ma è invisibile. Tenendo presenti questi punti di vista possiamo anche comprendere affermazioni come quella che asserisce che, se si riconosce se stessi nel modo giusto, si è pienamente illuminati. Vi sono altri brani simili nel tantra. Nello Hevajra Tantra è detto: “… Benché‚ gli esseri senzienti siano pienamente illuminati, tuttavia, essi sono oscurati da corruzioni avventizie…”. Anche il Kalachakra Tantra parla espressamente della fondamentale mente innata di chiara luce, ma usa una diversa terminologia; la chiama infatti l’onni-pervadente spazio-vajra. E per queste ragioni che nel Pancakrama (Cinque Stadi), opera di commento sui cinque Stadi del completamento del Guhyasamaja Tantra, Nagarjuna dice che il praticante, mentre dimora nella meditazione illusoria, percepisce tutti i fenomeni con lo stesso aspetto. L’implicazione qui è che un praticante allo Stadio di Completamento, quando è in grado di sorgere nel corpo estremamente sottile – tecnicamente chiamato corpo illusorio, che è della natura dell’energia e della mente più sottili – estende la sua percezione a comprendere tutti i fenomeni e li percepisce come manifestazioni, ossia gioco, della fondamentale mente innata di chiara luce. Può essere ragionevole percepire tutti gli esseri viventi come manifestazioni o gioco della mente innata fonda mentale, giacché‚ alla fin fine è da questa origine fonda mentale che tutti gli esseri viventi sono sorti; perciò essa è l’origine.

POSSIAMO CHIEDERCI, TUTTAVIA, IN CHE MODO DOVREMMO CONCEPIRE L’UNIVERSO INTERO, COMPRESO L’AMBIENTE NATURALE, COME MANIFESTAZIONE O GIOCO DELLA FONDAMENTA LE MENTE INNATA DI CHIARA LUCE.

Certo non dobbiamo intenderlo secondo la scuola Cittamatra, o Solo Mente, che sostiene che il mondo che ci circonda e i fenomeni esterni non hanno altra realtà che quella di semplici proiezioni della mente. Questa scuola di pensiero considera tutti i fenomeni esterni solo come riflessi della nostra mente e nega che esista una realtà esterna strutturata in atomi. Qui, nel Pancakrama di Nagarjuna, il significato è leggermente diverso. Ambiente e fenomeni esterni devono essere intesi come manifestazioni, o apparenze, di questa mente fondamentale, anziché‚ essere della sua natura. Quando una persona sperimenta chiaramente questa mente innata fondamentale di chiara luce, il livello più sottile della mente, tutti i processi mentali grossolani e le corrispondenti energie si sono dissolti, o assorbiti e non sono più operativi. Quello che appare a questa mente sottile viene detto pura vacuità perché‚ assomiglia all’esperienza, o stato, di equilibrio meditativo che realizza direttamente la vacuità. Il Supremo yoga tantra spiega diverse tecniche per utilizzare la mente innata fondamentale di chiara luce, che si manifesta in modo naturale al momento della morte. Si può usare questa mente per scopi positivi concretizzandola in un pensiero virtuoso o in un aspetto del sentiero.

Sua Santità il Dalai Lama

L’ESPERIENZA DI CHIARA LUCE

Nel sistema dei sutra si sostiene che questo ultimo sottile momento di coscienza, la coscienza al momento della morte, è invariabilmente neutro, né virtuoso né non virtuoso. Ma il tantra contempla metodi per utilizzarlo in modo che esso non resti tale, ma venga invece trasformato in uno stato virtuoso. Viene detto che, a paragone degli stati negativi della mente, gli stati positivi sono assai più potenti perché hanno valide basi di sostegno e sono provati e non erronei. Inoltre, gli stati positivi della mente possono essere sviluppati e prolungati al momento della morte o in altre occasioni in cui l’esperienza della chiara luce si verifica spontaneamente; al contrario, gli stati negativi della mente non possono diventare manifesti o restare presenti al momento della morte o in qualunque altro momento in cui si manifesti lo stato di chiara luce. Sia la visione di Mahamudra, o Grande Sigillo, nella tradizione Kagyu, sia la concezione della pratica definita “passare attraverso” dalla scuola della Grande Perfezione pervengono allo stesso punto: l’esperienza della fondamentale mente innata di chiara luce. Nella presentazione dei nove veicoli offerta dalla tradizione Nyingma, la Grande Perfezione, o Dzog-chen, si trova alla sommità di tutti gli altri veicoli. E considerato il veicolo più elevato perché nella pratica della Grande Perfezione si utilizza la consapevolezza primordiale anziché la mente ordinaria, come negli altri otto veicoli. Ma se le cose stanno così, come si spiega che queste diverse visioni – Mahamudra, pratica del “passare attraverso” dello Dzog-chen, Supremo yoga tantra – giungano allo stesso punto: la fondamentale mente innata di chiara luce?

Una risposta a questa domanda è stata offerta da Dodrup Jigme Tenpai Nyima, il quale afferma che sì, è vero che il Supremo yoga tantra sottolinea con forza l’esplorazione e lo sviluppo della fondamentale mente innata di chiara luce, come fanno anche gli insegnamenti dello Dzog-chen. Ma la differenza sta nel metodo. Nella pratica del Supremo yoga tantra, le tecniche di esplorazione e sviluppo della mente fondamentale sono spiegate come un processo graduale che inizia con lo Stadio della Generazione e alla fine conduce al conseguente Stadio di Completamento della meditazione e alla realizzazione della chiara luce. Invece, nella pratica della Grande Perfezione, sviluppo e potenziamento della mente fondamentale di chiara luce non avvengono tramite un processo graduale, ma vengono ottenuti immediatamente, come se si percepisse la mente di chiara luce stessa, in modo diretto, fin dall’inizio, attraverso l’utilizzazione della propria consapevolezza primordiale.

Sua Santità il Dalai Lama

DECIFRARE I TANTRA: LE CHIAVI INTERPRETATIVE

Studiando il Supremo yoga tantra dovremmo sempre tenere a mente che anche una singola parola ha diversi livelli d’interpretazione, nello stesso modo in cui nei sutra della saggezza esistono due livelli di interpretazione:

1. il significato esplicito e

2. il significato implicito.

In verità, nel caso dei tantra, il processo interpretativo deve essere assai più approfondito, perché vi sono molti livelli diversi con gradi assai maggiori di complessità.

Un singolo termine o una espressione nel tantra possono avere quattro diversi significati, corrispondenti ai quattro livelli di interpretazione denominati i quattro modi di comprensione, che sono:

1) significato letterale;

2) significato generale;

3) significato nascosto;

4) significato definitivo.

Per significato letterale si intende il significato esplicito di una affermazione, che può essere compreso sulla base delle convenzioni letterarie e della struttura grammaticale della frase. Per significato generale si intende il livello di significato relativo alle pratiche meditative e al modo di procedimento comuni ai tantra inferiori. In questo contesto, dunque, generale possiede una connotazione di frequenza. Per quanto riguarda il terzo livello, vi sono tre tipi di significato nascosto:

1) il metodo segreto di utilizzare il desiderio nel sentiero;

2) le apparenze segrete, per esempio, apparenza bianca, accrescimento rosso, quasi – conseguimento nero;

3) la verità convenzionale segreta, il corpo illusorio.

Sua Santità il Dalai Lama

IL SIGNIFICATO DEFINITIVO

Nonostante questi argomenti siano di grande rilievo nelle scritture del Supremo yoga tantra, nei tantra inferiori non sono espliciti, ma vi si accenna solo in modo indiretto. Il quarto modo è il significato definitivo. Definitivo qui si riferisce alla chiara luce e alla profonda unione che sono gli oggetti ultimi di tutte le scritture e le pratiche del Supremo yoga tantra. I tantra citano anche un altro strumento interpretativo che può aiutarci ad avvicinare un testo del Supremo yoga tantra. Questo è il riconoscimento dei sei parametri. Si tratta di tre coppie di antitesi che in modo naturale circoscrivono l’essere significativo di un testo:

1) i parametri dell’interpretabile e del definitivo;

2) i parametri dell’intenzionale e del non intenzionale;

3) i parametri del letterale e del non letterale.

Come conseguenza di questo approccio a più livelli di interpretazione ai testi e agli insegnamenti tantrici esistono, nella fase di effettivo insegnamento del tantra, due modi di spiegazione:

1. il tipo di spiegazione dato in una lezione a un gruppo di discepoli e

2. quello dato nel contesto del rapporto maestro-discepolo.

Sua Santità il Dalai Lama

COMPRENDERE LE DUE VERITÀ

Allo scopo di autenticare la pratica del tantra come genuina pratica buddhista, che conduce alla fine al conseguimento della buddhità, i trattati tantrici presentano sempre il loro contenuto in conformità e sulla base del modo di procedimento del sentiero dei sutra. Tutte le sottili complessità e differenze presenti nei vari tantra sorgono in risposta a differenze di disposizione mentale, inclinazioni naturali e caratteristiche fisiche dei praticanti. Questo è il motivo per cui la maggior parte dei tantra sono preceduti da una sezione preliminare che tratta principalmente dei requisiti e delle credenziali necessarie al praticante. Si citano diversi tipi di praticante, e il tipo migliore è il praticante “simile a un gioiello”. Lo scopo di spiegare il tantra a qualificati adepti in modo così complesso è quello di mettere ogni adepto nella condizione di comprendere le due verità. Le due verità cui ci si riferisce qui non sono le due verità spiegate nel sistema dei sutra, bensì la verità assoluta e la verità convenzionale secondo il Supremo yoga tantra. Questo modo di avvicinare e interpretare le scritture ed i trattati tantrici è esposto in grande dettaglio nel tantra esplicativo detto Compendio della saggezza vajra (Jnanavajrasamuccayanamatantra). Un altro carattere distintivo dei tantra è il fatto che quasi tutti iniziano con le due sillabe E e VAM. Queste due sillabe racchiudono l’essenza e il significato di tutti i tantra, non solo nel loro significato letterale, ma anche in quello definitivo. Ogni tantra, in quanto testo, è composto da molte sillabe diverse, che in ultima analisi possono essere ridotte tutte a vocali e consonanti. Perciò, tutte le sillabe sono contenute nelle due sillabe E-VAM. Poiché‚ l’intero significato del tantra può essere condensato nei tre fattori:

1. base,

2. sentiero,

3. risultato,

anche tutti gli aspetti della base, del sentiero, del risultato sono contenuti nel significato di E -VAM.

E – VAM COMPRENDE L’INTERO CONTENUTO DEL TANTRA

Dunque, E -VAM di fatto comprende l’intero contenuto del tantra. Similmente, Chandrakirti riassume succintamente l’intero significato del tantra nei versi iniziali del suo notissimo commento al Guhyasamaja Tantra intitolato Pradlpoddyotananamataka (Chiara lampada). In questi versi, Candrakirti scrive che, per realizzare il corpo della divinità,

1. il primo stadio della pratica tantrica è lo Stadio della Generazione;

2. il secondo stadio è la meditazione sulla natura della mente;

3. il terzo stadio è il conseguimento di una stabile verità convenzionale;

4. il quarto stadio è la purificazione della verità convenzionale.

5. Il quinto stadio è la combinazione delle due verità, che viene detta unione.

Queste sono le branche del tantra. In essenza, esse abbracciano l’intero contenuto del Supremo yoga tantra. Il trattato di Chandrakirti spiega l’intero sentiero tantrico in termini di cinque stadi: primo, lo Stadio della Generazione, cui seguono i quattro Stadi del Completamento, come abbiamo esposto sopra. Come vi sono diversi stadi del sentiero, vi sono anche diverse iniziazioni, che costituiscono i fattori maturanti corrispondenti ai vari stadi

L’iniziazione che dà al praticante il potere di intraprendere la pratica dello Stadio della Generazione è l’iniziazione del vaso.

La seconda iniziazione, l’iniziazione segreta, è quella che consente al praticante di impegnarsi nella pratica del corpo illusorio. Il sentiero del corpo illusorio include anche i tre isolamenti: stabilizzazione meditativa

1. del corpo isolato,

2. della parola isolata,

3. della mente isolata.

Questi sono i preliminari alla pratica del corpo illusorio.

Con la terza iniziazione, l’iniziazione della conoscenza di saggezza, il praticante viene autorizzato a intraprendere la meditazione sulla chiara luce, che purifica il corpo illusorio nella chiara luce.

E con la quarta iniziazione, iniziazione della parola, il praticante ottiene il permesso di intraprendere le pratiche meditative dell’unione.

LA PRATICA TANTRICA AVANZATA: SUPREMO YOGA TANTRA BEATITUDINE E VACUITÀ

In termini generali, nel Supremo yoga tantra il termine unione viene usato in due modi principali:

1. unione delle due verità e

2. unione di beatitudine e vacuità.

Nel contesto dell’unione delle due verità, l’indivisibile unione di beatitudine e vacuità, descritta più avanti, è essa stessa una singola entità – la verità ultima – che è unificata con il corpo illusorio – la verità convenzionale. Quando queste due sono inseparabilmente congiunte, si è raggiunta la perfetta unione delle due verità. Per unione di beatitudine e vacuità si intende la indivisibile unione della saggezza che realizza la vacuità e di una profonda esperienza di beatitudine. In tale unione, la saggezza che realizza la vacuità precedentemente ottenuta viene generata all’interno di uno stato mentale colmo di beatitudine; così entrambe – saggezza e beatitudine vengono esperite all’interno di una singola entità di coscienza. Questa unione può verificarsi anche mediante l’utilizzazione di una profonda esperienza di beatitudine per realizzare la vacuità in modo differente. In altre parole, due sono le sequenze possibili per conseguire l’unione di beatitudine e vacuità. Alcuni praticanti potranno esperire uno stato mentale di beatitudine come conseguenza dello scioglimento delle gocce vitali all’interno dei canali di energia e questa esperienza di beatitudine alla fine li condurrà alla realizzazione della vacuità. Per la maggior parte dei praticanti del Supremo yoga tantra, tuttavia, la realizzazione della vacuità precede l’effettiva esperienza della grande beatitudine. Alcuni praticanti possono avere una visione della vacuità che non è completa come quella della scuola Madhyamaka-Prasangika, ma è vicina piuttosto alle concezioni proposte dalle scuole Yogacara o Madhyamaka Svatantrika. Applicando particolari tecniche meditative del tantra, come lo sviluppo del calore interiore o la penetrazione dei punti vitali del corpo tramite lo yoga delle arie psichiche (prana), il praticante può esperire uno scioglimento degli elementi all’interno del corpo che provoca un esperienza di beatitudine – raggiungendo alla fine lo stato in cui si è in grado di dissolvere i livelli grossolani della mente e le energie corrispondenti.

Con questo livello profondo di esperienza meditativa, congiunto con una sia pure incompleta comprensione della vacuità, il praticante può riuscire a progredire verso una più sottile comprensione di questa, giungendo infine a percepire che ogni fenomeno è pura attribuzione mentale, una semplice designazione attribuita a una base. L’esperienza della grande beatitudine può aiutare il praticante a percepire tutte le cose e gli eventi come semplici manifestazioni della beatitudine, o “gioco” delle sottili arie psichiche. In questo modo il meditatore può realizzare la più sottile esperienza della vacuità. In tal caso prima avviene il conseguimento dell’esperienza di beatitudine, poi sorge la realizzazione della vacuità. Di norma, un praticante dovrebbe avere raggiunto una profonda comprensione della vacuità prima di essere iniziato al Supremo yoga tantra. In questo caso, la saggezza che realizza la vacuità è conseguita prima dell’esperienza della beatitudine. Tale praticante di facoltà superiori, durante l’effettiva sessione di meditazione sul “sé” o “io”, utilizza i metodi per far sorgere il calore interiore, praticare lo yoga della divinità o penetrare i punti vitali del corpo attraverso la manipolazione delle energie sottili, e così via. Il meditatore scioglie le gocce, gli elementi essenziali all’interno del corpo, e attraverso la forza del desiderio generato in origine, sperimenta uno stato di grande beatitudine. A questo punto, il meditatore ri-conosce la precedente esperienza della vacuità e unifica questa realizzazione con l’esperienza della grande beatitudine.

Sua Santità il Dalai Lama

COME SI GENERA L’ESPERIENZA DELLA GRANDE BEATITUDINE?

Quando le gocce si sciolgono all’interno del corpo, si prova una sensazione molto particolare, che ha origine all’interno del canale centrale. Questa fa sorgere una possente esperienza di beatitudine fisica che, a sua volta, porta la mente a un livello di esperienza estremamente sottile, che è infuso di beatitudine mentale. Se a questo punto si riflette sulla propria esperienza della vacuità, tale beatitudine mentale viene automaticamente unificata con essa. Questo è il metodo per unificare beatitudine e vacuità. Nel tantra è importante comprendere il significato esatto di ogni termine ed espressione, soprattutto considerando la molteplicità di significati che variano a seconda dei diversi contesti. Generalmente si distinguono tre tipi distinti di beatitudine:

1) la beatitudine causata dall’emissione dei fluidi rigenerativi;

2) la beatitudine derivata dal fluire degli elementi vitali all’interno dei canali dell’energia; e infine

3) la beatitudine detta nel tantra beatitudine immutabile.

Nella pratica tantrica, i tipi utilizzati per realizzare la vacuità sono gli ultimi due:

1. la beatitudine provocata dal movimento degli elementi nei canali e

2. la beatitudine immutabile.

Data l’importanza che nella pratica tantrica assume l’utilizzazione della beatitudine ai fini della realizzazione della vacuità, nel Supremo yoga tantra molte divinità di meditazione sono raffigurate in unione sessuale. Come abbiamo detto sopra, questa beatitudine è molto diversa da quella sperimentata nel corso dell’ordinario rapporto sessuale.

Sua Santità il Dalai Lama

MORTE, STATO INTERMEDIO E RINASCITA

Poiché‚ la pratica del Supremo yoga tantra è intesa principalmente per praticanti che hanno un corpo fisico composto da sei costituenti vitali, anche il modo di procedere sul sentiero viene strutturato sulla base dei processi ordinari di morte, stato intermedio e rinascita e ha caratteri simili a detti processi. Data la specifica struttura fisica del loro corpo umano, gli esseri umani che vivono su questo pianeta passano in modo naturale attraverso gli stadi di morte, stato intermedio e rinascita. La morte è lo stato in cui tutti i livelli grossolani di mente ed energia alla fine si dissolvono nei livelli più sottili. A questo punto l’individuo sperimenta la chiara luce della morte. Da questo stato di chiara luce si assume poi un corpo sottile detto “stato intermedio”; quando questo essere dello stato intermedio assume un corpo più grossolano e diventa visibile agli altri, questa transizione segna la rinascita in una nuova vita. Poiché nella nostra ordinaria esperienza di vita su questa terra, tutti noi sperimentiamo questi tre stati, nei loro commentari sul tantra e nelle loro istruzioni quintessenziali Nagarjuna e Aryadeva illustrano le tecniche attraverso cui il praticante può utilizzare gli stadi naturali di morte, stato intermedio e rinascita per scopi più elevati. Invece di passare attraverso questi stadi senza averne alcun controllo, l’individuo può giungere a controllarli e utilizzarli per conseguire i tre corpi risultanti della buddhità:

1. il Corpo di Verità,

2. il Corpo di Completa Beatitudine e

3. il Corpo di Emanazione.

I quali hanno rispettivamente caratteri simili:

1. alla morte,

2. allo stato intermedio e

3. alla rinascita.

Perciò nel Supremo yoga tantra morte, stato intermedio e rinascita vengono denominati i tre kaya della base. Come è spiegato nel sentiero del Supremo yoga tantra, ogni pratica dello Stadio della Generazione deve includere la meditazione sui tre corpi dello stato risultante illuminato: la buddhità.

Sua Santità il Dalai Lama

LE TRE STABILITÀ MEDITATIVE

Tuttavia, nei testi della scuola Nyingma, o Antica Traduzione, viene usata una terminologia diversa: la meditazione sui tre kaya viene denominata le tre stabilità meditative. Esse sono:

1. la stabilità meditativa della talità,

2. la stabilità meditativa dell’apparenza di ogni cosa,

3. la stabilità meditativa causale.

Le pratiche dello Stadio della Generazione, comuni sia allo Yoga tantra sia al Supremo yoga tantra, vengono spesso spiegate in termini di tre stabilità meditative:

1. lo stadio iniziale,

2. il re supremo del mandala e

3. il re supremo delle azioni.

Questi tre stadi tuttavia sono diversi dalle tre stabilità meditative descritte dalla scuola della Antica Tradizione. In breve, la meditazione sui tre kaya è la meditazione in cui i processi di morte, stato intermedio e rinascita diventano parte del sentiero. Per esempio, si prende la morte nel sentiero come dharmakaya, o Corpo di Verità, immaginando il vero e proprio processo della morte dall’interno di uno stato di meditazione. Nell’immaginazione si dissolvono e si ritirano tutti i processi della mente e le corrispondenti energie delle arie psichiche. Il processo della morte inizia con la dissoluzione degli elementi all’interno del corpo. Ha otto stadi, che iniziano con la dissoluzione dell’elemento terra, quindi dell’elemento acqua, dell’elemento fuoco e dell’elemento aria. Queste quattro dissoluzioni sono seguite dall’esperienza di altri quattro stadi: apparenza bianca, accrescimento rosso, quasi conseguimento nero e chiara luce della morte. Durante lo Stadio della Generazione, l’esperienza di questi processi di dissoluzione avviene solo nell’immaginazione. Durate lo Stadio del Completamento, invece, via via che il praticante o la praticante avanzano nelle realizzazioni, le esperienze di questi processi si fanno gradualmente più profonde e realistiche. Alla fine il praticante è in grado di sperimentare, in meditazione, gli effettivi processi di dissoluzione in particolare l’esperienza della chiara luce estremamente sottile, proprio come si verificheranno al momento effettivo della morte.

IL CORPO NON SI DECOMPONE

Alcuni scienziati moderni hanno condotto ricerche sulle esperienze e gli eventi che si verificano durante il processo della morte. Si può ottenere qualche risultato se si concentra la ricerca su individui che sperimentano il processo della morte in modo lento e graduale, giacché in questo caso i segni della dissoluzione sono assai più chiari ed evidenti. Tale processo lento e graduale si verifica in modo naturale, per esempio quando una persona muore dopo lunga malattia. Il praticante tantrico che abbia ottenuto elevate realizzazioni è in grado di riconoscere gli stadi del processo della morte al loro verificarsi e di utilizzarli a scopi positivi, mantenendo al tempo stesso la piena consapevolezza dei medesimi, senza esserne sopraffatto. Questa capacità deriva dall’aver praticato la meditazione durante la vita.

Le persone normali restano di solito nella chiara luce della morte per un massimo di tre giorni, ma vi sono meditatori che riescono a rimanere in questo stato per una settimana o anche, in casi eccezionali, per alcune settimane. Il segno esteriore da cui si riconosce il permanere nello stato di chiara luce è il fatto che l’individuo può essere dichiarato clinicamente morto, ma il corpo non si decompone. Ho un amico medico che vuole condurre esperimenti su questi meditatori nel momento in cui passano attraverso l’esperienza della morte. Proprio a questo scopo mi ha lasciato uno strumento apposito, ma la questione non è priva di ironia: per condurre l’esperimento devo aspettare che un meditatore stia per morire!

Sua Santità il Dalai Lama

IMPEGNARSI NELL’EQUILIBRIO MEDITATIVO SULLA VACUITÀ

Nella pratica dello Stadio della Generazione, quando si è giunti al punto in cui si sperimenta la chiara luce a livello immaginario, bisogna impegnarsi nell’equilibrio meditativo sulla vacuità. Questa è la meditazione sul Corpo di Verità – il fattore che purifica la morte ordinaria. Come nell’esperienza ordinaria l’individuo, dopo aver sperimentato la chiara luce della morte, entra nello stato intermedio e assume un corpo sottile, così il praticante tantrico dello Stadio di Generazione, dopo esser sorto dall’equilibrio meditativo sulla vacuità, assume un corpo sottile a livello immaginario. Questa è la meditazione sul Corpo di Fruizione, il fattore che purifica lo stato intermedio dell’esperienza ordinaria. Poi, come l’essere ordinario lascia lo stato intermedio assume un corpo fisico grossolano e rinasce in una nuova vita, allo stesso modo il praticante dello Stadio della Generazione sorge dal Corpo di Fruizione e assume il Corpo di Emanazione. Questa meditazione sul Corpo di Emanazione è il fattore che purifica la rinascita ordinaria. Esistono molti manuali che spiegano la pratica della generazione di sè come divinità nello Stadio della Generazione. Secondo alcune pratiche prima si verifica il sorgere del detentore causale del vajra che poi si trasforma nel detentore risultante del vajra. In altri casi l’autogenerazione avviene attraverso un processo noto come “cinque chiarificazioni” o abhisanbodhi.

Sua Santità il Dalai Lama

DIVERSI METODI PER AUTO GENERARSI COME DIVINITÀ

Esistono dunque diversi metodi per generare se stessi come divinità. Nelle varie sadhane e pratiche dello Stadio della Generazione, esistono numerose visualizzazioni diverse della divinità, e così via. Sono tutte essenziali, ma la più importante è la meditazione sul vasto e sul profondo, nella quale si coltiva la chiarezza della visualizzazione unificata con l’orgoglio divino. Come abbiamo già affermato, il praticante dovrebbe coltivare la chiara apparenza della divinità e poi, su tale base, coltivare l’orgoglio divino, cioè l’identificazione con la divinità. Quando intraprende queste meditazioni, il praticante serio deve costantemente verificare i propri stati mentali e il proprio livello di realizzazione. E necessario essere sempre vigili, perché‚ la meditazione non diventi preda dell’intorpidimento o della sovraeccitazione mentale. La meditazione va condotta in modo intenso e consapevole. I maggiori ostacoli al conseguimento e al mantenimento della concentrazione univoca sono le distrazioni provocate dai pensieri estranei. Esse comprendono una quantità di stati mentali diversi, tra cui la dispersione mentale e varie forme di eccitazione.

LA RIFLESSIONE SULLA NATURA INSODDISFACENTE DELL’ESISTENZA SAMSARICA

Tra queste ultime, l’ostacolo più grande è lo stato di sovraeccitazione mentale che sopraggiunge quando la mente è attratta da un oggetto desiderabile, oppure quando la meditazione diventa troppo intensa. Per contrastare e vincere l’azione di disturbo della sovraeccitazione si raccomanda al meditatore di utilizzare tecniche che rilassano la mente, per esempio ritrarre l’attenzione dagli oggetti esterni, al fine di ridurre il livello di intensità della mente. Una tecnica utile a questo riguardo è la riflessione sulla natura fondamentalmente insoddisfacente dell’esistenza samsarica, riflessione che aiuta a ridurre il livello di eccitazione generale. Per sviluppare una salda e stabile concentrazione univoca occorre anche avere una chiara percezione dell’oggetto di meditazione. Senza chiarezza, anche se si è in grado di ritrarre la mente dagli oggetti esterni, non si potrà ottenere tale concentrazione. La chiarezza è di due tipi:

1. chiarezza dell’oggetto percepito e

2. chiarezza della coscienza che percepisce, cioè dell’esperienza soggettiva stessa.

Il fattore che interrompe la chiarezza mentale è il calo di attenzione. Quando si nota un venire meno dell’attenzione bisogna applicare tecniche che accrescono lo stato di presenza mentale. Quando ci si impegna nella meditazione sulla concentrazione univoca è, dunque, necessario tenere sotto controllo lo stato della propria mente, il proprio stato d’animo, la propria emotività e così via e valutare se vi sia un’eccessiva intensità o presenza mentale oppure un’eccessiva rilassatezza o intorpidimento. Si può allora valutare da sè in che misura intraprendere le varie tecniche che servono a coltivare una tale stabile concentrazione.

Sua Santità il Dalai Lama

MANTENERE LA COSTANTE CONSAPEVOLEZZA DELLA VACUITÀ

Nella pratica del Supremo yoga tantra, data la particolarità dell’oggetto di meditazione (se stessi nella forma di divinità) e lo specifico sito in cui viene focalizzata l’attenzione univoca (vari punti all’interno del corpo), il meditatore e in grado di far muovere gli elementi vitali all’interno del corpo. Conosco personalmente meditatori che hanno compiuto esperienze mistiche e me ne hanno parlato. Io insegno loro le tecniche di meditazione, ed essi mi raccontano le loro esperienze. Non è male come scambio, non è vero? Quando si è in grado di mantenere una chiara immagine della divinità nella propria mente, per un lungo periodo di tempo e con inflessibile concentrazione univoca, questo stesso fatto impedisce l’insorgere di percezioni‚ idee ordinarie, e conduce alla sensazione di orgoglio divino. E importante che in tutti gli stadi della meditazione si mantenga la costante consapevolezza della vacuità attraverso un continuo riaffermare la propria iniziale comprensione della medesima. Tanto serio impegno nella pratica meditativa avrà come risultato che il praticante riuscirà a visualizzare l’intero mandala e le divinità al suo interno come se li vedesse con i propri occhi.

Questo segna il conseguimento del primo livello dello Stadio della Generazione.

Quando, come risultato di ulteriore meditazione, si raggiunge lo stadio in cui all’interno di un singolo momento di coscienza si ha la chiara visualizzazione anche delle divinità sottili che sono state generate da parti del proprio corpo, si è ottenuto il secondo livello dello Stadio della Generazione.

Quindi, una volta raggiunta una salda stabilità di concentrazione univoca, ci sono varie pratiche che consentono di migliorare la padronanza di questa facoltà: per esempio, emanare divinità dal proprio cuore e poi tornare a dissolverle in esso, e cos via. Queste meditazioni comportano la visualizzazione di simboli sottili, o mudra, all’apertura superiore del canale centrale e di gocce sottili e sillabe-seme all’estremità inferiore del canale centrale. In tali meditazioni, quando si giunge al punto in cui ci si sente stanchi, la sadhana prevede che si passi alla ripetizione del mantra. Nel Supremo yoga tantra esistono molti differenti generi di ripetizione di mantra: la ripetizione di mantra dell’impegno, la ripetizione cumulo di luce, la ripetizione simile a un palanchino, la ripetizione irata e cos via.

Sua Santità il Dalai Lama

IL PERIODO POST-MEDITATIVO

Alla recitazione di mantra seguono le pratiche del periodo post-meditativo. Dal momento che il praticante del tantra non dovrebbe mai essere distolto nella vita quotidiana dalla pratica dell’unione di metodo e saggezza, anche il periodo post-meditativo riveste la sua importanza. Il tantra espone tutta una serie di pratiche yoga post-meditative, come lo yoga del sonno, del mantenere una dieta appropriata, del lavarsi, e cos via. Per un meditatore seriamente impegnato vi sono pratiche che possono essere applicate anche all’atto di urinare, di defecare e così via. I grandi maestri sostengono che i progressi ottenuti durante le sessioni di meditazione devono essere completati e confermati dalle pratiche del periodo post-meditativo e viceversa. Durante il periodo post-meditativo ognuno può giudicare da sé se la pratica svolta durante la sessione di meditazione è stata utile. Se scoprite che il vostro modo di pensare e di vivere, le vostre attività abituali, il vostro comportamento nella vita di tutti i giorni non mutano ma restano gli stessi nonostante anni di intensa pratica meditativa, è ovvio che qualcosa non funziona.

Quando prendiamo una medicina, non sono il gusto, il colore, la quantità che contano; ciò che importa è l’effetto benefico di quella medicina sul nostro fisico. Se non vediamo alcun effetto anche dopo un lungo periodo di tempo, è inutile continuare la cura. Estesa o breve che sia, la vostra pratica dovrebbe servire a operare una certa trasformazione, un mutamento in meglio, dentro di voi.

Sua Santità il Dalai Lama

LO STADIO DEL COMPLETAMENTO

Sulla base della pratica dello yoga della divinità allo Stadio della Generazione, il praticante può intraprendere varie attività che hanno funzione preparatoria agli Stadi del Completamento. Impegnandosi in queste pratiche avanzate dello Stadio della Generazione, il meditatore inizia a sperimentare particolari effetti fisici benefici all’interno del proprio corpo. Quando si cominciano a sperimentare questi effetti fisici, per esempio l’esperienza della grande beatitudine indotta dal disciogliersi degli elementi vitali, questo segna il conseguimento del primo livello dello Stadio del Completamento. Vi sono varie pratiche relative allo Stadio del Completamento, per esempio lo yoga del fuoco interiore, lo yoga dei venti o arie psichiche, lo yoga delle quattro gioie e così via. Lo yoga delle arie psichiche comprende tecniche come trattenere il respiro – nota come respirazione del vaso – e una tecnica denominata ripetizione-vajra o recitazione-vajra. Dopo essere passati dallo Stadio della Generazione ai livelli iniziali dello Stadio del Completamento, i praticanti laici possono ricercare ulteriore impulso a progredire nel sentiero impegnandosi nella pratica di unione sessuale con un o una consorte. Tuttavia, per i praticanti che hanno preso i voti monastici – cioè i monaci e le monache – non è ancora il momento di impegnarsi in tale unione.

Sua Santità il Dalai Lama

CONOSCENZA DEI CANALI, VENTI PSICHICI O PRANA

Per poter compiere le profonde pratiche dello Stadio del Completamento, il praticante deve innanzi tutto acquisire piena dimestichezza con la natura sottile del corpo. Deve dunque sviluppare una conoscenza dei canali, dei venti psichici, o prana, che fluiscono all’interno dei canali, e delle gocce sottili che si trovano in particolari punti all’interno del corpo. Per quanto riguarda i canali, i tantra generalmente parlano di tre canali principali – il canale centrale e i canali destro e sinistro – e di cinque centri del canale centrale, detti cakra.

I tre canali principali si diramano in tutto il corpo; le scritture tantriche parlano di 72.000 canali, mentre secondo alcuni sutra, per esempio l’Ingresso di Nanda nel grembo (Nandagarbhavakrantinirdesha), i canali del corpo umano sono 80.000. Per quanto riguarda le energie che fluiscono nei canali, di solito la suddivisione tiene conto di dieci tipi: i cinque venti maggiori e i cinque venti minori. Le gocce indicano l’elemento bianco e l’elemento rosso. Il Kalacakra Tantra, però, cita quattro tipi di gocce:

1) la goccia che si trova nel centro della fronte, ossia tra i sopraccigli che si manifesta nel periodo di veglia;

2) la goccia alla gola, che si manifesta nello stato di sogno;

3) la goccia al cuore, che si manifesta nello stato di sonno profondo;

4) la goccia all’ombelico, che si manifesta nel quarto stadio (l’orgasmo o culmine dell’esperienza sessuale).

La spiegazione contenuta nel Kalacakra Tantra è assai circostanziata; in effetti, l’intera struttura del corpo del praticante, ossia canali, flussi di energia e gocce, viene detta Kalacakra interno. Secondo le pratiche di questo tantra, il Kalacakra interno costituisce la base della purificazione.

Il Kalacakra Tantra espone tre tipi di Kalacakra, o ruota del tempo:

1. esterno,

2. interno e

3. alternativo.

Quando ha raggiunto una profonda percezione intuitiva della natura sottile del proprio corpo, il meditatore individua i punti essenziali all’interno del corpo e li penetra mediante la meditazione. Da questo risulta la capacità di dissolvere e ritirare i flussi e i processi dei livelli grossolani della mente e i corrispondenti venti di energie. Alla fine il meditatore è in grado di sviluppare il livello più sottile di chiara luce, vale a dire la chiara luce della morte, nella entità del sentiero, la saggezza che realizza la vacuità. Ottenere tale realizzazione è come trovare la chiave che apre ogni scrigno di tesori. Con questa chiave si può conseguire la completa illuminazione della buddhità attraverso il sentiero di Guhyasamaja, manifestando il corpo illusorio per mezzo dei metodi spiegati nel Guhyasamaja Tantra; si può raggiungere l’illuminazione secondo il sentiero spiegato nel Kalacakra Tantra, ottenendo la forma vuota; oppure si può realizzare l’illuminazione per mezzo delle pratiche del corpo di arcobaleno, come spiegato nel Chakrasamvara Tantra o negli insegnamenti dello Dzogchen. Una volta che il praticante abbia ottenuto la padronanza sulla mente e sia in grado di utilizzarla per praticare il sentiero durante gli stati di veglia, potrà usarla anche durante lo stato di sogno. Queste meditazioni sono denominate nove combinazioni:

1. tre durante lo stato di veglia,

2. tre durante lo stato di sogno,

3. tre durante la morte.

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SEI YOGA DI NAROPA

E’ detto che il miglior praticante del Supremo yoga tantra è colui che è in grado di ottenere la piena illuminazione nel corso di una vita; il praticante di livello intermedio la consegue durante lo stato intermedio; il praticante di livello inferiore la ottiene in una vita futura. Ai praticanti che si trovano nelle due ultime categorie viene insegnata la pratica del trasferimento della coscienza.

Esiste anche un’altra pratica simile, denominata “entrare in una città”, che è un genere di resurrezione in cui la coscienza individuale abbandona il vecchio corpo ed entra nel corpo di un essere senziente appena deceduto. Tutte queste tecniche appartengono a un insieme di pratiche meditative noto come Sei yoga di Naropa; si tratta delle istruzioni che il maestro indiano Naropa ha estratto da una quantità di tantra diversi e che costituiscono il nucleo centrale della tradizione meditativa del lignaggio Kagyu. Anche la tradizione Ghelu sottolinea la pratica dei Sei yoga di Naropa e tali meditazioni si trovano anche nella pratica Sakya detta Sentiero e Fruizione, ovvero Lam-dre. Inoltre, troviamo gli elementi essenziali di questa pratica anche nella pratica Nyingma, nota come “goccia del cuore”.

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